La missione Flap ed i partigiani del ponente ligure

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[Qui di seguito si fa largo riferimento ad un rapporto segreto inglese, redatto dal capitano Geoffrey K. Long, artista di guerra, relativo ad una parte della Missione Flap, condotta tra i Partigiani, nel Basso Piemonte, del comandante Mauri e, con culmine ai primi di ottobre 1944, tra i Partigiani della I^ Zona Operativa Liguria. Il documento in questione venne rintracciato, ma non pubblicato, a cura di Giuseppe “Mac” Fiorucci per la preparazione del suo “Gruppo Sbarchi Vallecrosia” [Partigiani del mare], ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007.]

Verso la fine di settembre del 1944, a fronte del rafforzamento della presenza tedesca in Valle Impero e della scarsità di armi e di vestiario che affliggeva le formazioni partigiane dell’imperiese, Simon Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria, si recò in Piemonte per conferire con il maggiore inglese Temple, capo della missione alleata colà già insediata. Farini chiese l’invio, tramite avio lanci, di materiale bellico per i partigiani della II^ Divisione “Felice Cascione”, come già avveniva  per i partigiani [badogliani] del Piemonte. I lanci nel ponente ligure, tuttavia, iniziarono soltanto nel marzo del 1945… Dopo il ripiegamento dei partigiani della I^ Zona Liguria su Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN)… 20 ottobre 1944… Nei primi giorni di permanenza a Fontane avvenne l’incontro tra il comandante Nino Siccardi (Curto) ed il maggiore inglese Temple (Wareski): “Curto” chiese un consistente aiuto militare per le sue formazioni: la riunione si concluse, tuttavia, con un nulla di fatto… Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo I – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999

 Rosina (Luciano Mannini) racconta: Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni“] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. […] Il capitano Leo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre – parte attraverso i valichi alpini e parte via mare – in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta. La missione Leo alla quale appartenevano Rosina, Lolli [Giuseppe Longo], Giulio Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [il 10] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall’infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l’altro, l’uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno […]  Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Della Missione Flap, quantomeno dei gruppi della medesima che, unitamente ad altro personale alleato, sfuggito alla cattura nemica, e a patrioti del Piemonte, che intendevano recarsi a Roma per conferire con esponenti del governo Bonomi, per rientrare nelle loro linee, passarono da Pigna, dove ricevettero dai garibaldini imperiesi anche alcune indicazioni logistiche, scrisse inoltre il capitano Paul Morton, canadese, corrispondente di guerra, in Mission Inside, ma pubblicato solo nel 1979 a Cuneo da L’Arciere, soprattutto per le insistenze di partigiani piemontesi.

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Del documento citato in premessa qui si intende sottolineare, ed integrare, solo qualche aspetto particolare, riferito alla I^ Zona Operativa Liguria.

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Il comandante “Leo“, Stefano Carabalona, che, impegnato in quei giorni come comandante di Distaccamento nella strenua, ancorché vana, ma gloriosa, difesa di Pigna (IM) e dell’appena sorta, omonima Repubblica, era già in grado di indicare ai componenti della Missione un modo per rientrare nelle linee alleate via mare. E Carabalona ben presto assunse la carica di comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato in Costa Azzurra.

Il trasferimento a Ventimiglia (IM) del relatore del dossier “Flap“, capitano G. K. Long,  del capitano Paul Morton, corrispondente di guerra, di un britannico, ex prigioniero di guerra, William McClelland, delle Guardie Scozzesi, e di Bob La Roche, sergente mitragliere americano. Aiutati da una guida, Pietro Pierino Loi. Loi, capo gruppo in seno alla già citata V^ Brigata e in procinto di divenire, con altri patrioti, membro della Missione Corsaro, con sede a Ventimiglia (IM), guidata da Giulio Caronte Pedretti. Loi accompagnò per la maggior parte del percorso su colline questi alleati. Alcuni di loro, il capitano Lees, comandante della Missione, con molti documenti, due altri statunitensi delle forze dell’aviazione (tutti gli americani qui citati erano stati abbattuti, ma si erano salvati ed erano riusciti a sfuggire ai nazifascisti) ed altri tre ex-prigionieri britannici, tentarono, invece, con successo in due turni di raggiungere la Francia ormai liberata per le vie dei monti (Tenda, Olivetta San Michele)]. I due ufficiali del  gruppo accompagnato da Loi entrarono in Ventimiglia (IM), vestiti da contadini.bregliano.f2a

E vestito da contadino, un contadino che accudiva degli ovini al bivio di Dolceacqua (IM) per Rocchetta Nervina (IM) in modo da rendere sicuro il loro passaggio in loco fu anche Ampelio Elio Bregliano, dell’altro costituendo gruppo di contatti operativi con gli Alleati, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, anche questo coordinato di lì a poco da Leo.

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La spiaggia di Marina San Giuseppe di Ventimiglia (IM), da cui Pedretti e Corradi partirono per portare in Francia i militari alleati

A Ventimiglia il gruppo di Loi incontrò Giulio Caronte Pedretti, detto anche “Corsaro“, l’uomo che alla Liberazione recò sulle spalle il peso di 27 traversate in mare per trasportare ex-prigionieri alleati in fuga, altri uomini di coegamento tra i partigiani e gli alleati, armi, munizioni, ecc.

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Pedretti  portò materialmente, insieme a Pasquale, Pascalin per gli amici, Corradi, nome di battaglia Pirata, e a Loi direttamente  a Montecarlo nel Principato di Monaco, un viaggio di cui aveva già appurato la disponibilità “Leo“, in barca a remi, con arrivo, il 9 ottobre 1945, nelle prime ore del mattino, come sembra di capire da Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013, un viaggio di cui aveva, per l’appunto, già appurato la possibilità “Leo“.

In effetti, le fonti che hanno letto il libro di Morton, riferiscono un approccio alquanto pittoresco del gruppo alleato che raggiunse Monaco tramite l’aiuto dei richiamati abitanti di Ventimiglia. Ad esempio, Don Nino Allaria Olivieri * in Ventimiglia… sentieri della speranza, ANPI – Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia>, Nante Edizioni, Imperia, 2006 > riporta che gli alleati comprarono l’imbarcazione, pagandola 500 dollari, con l’intermediazione del pescatore Bric e Brac, mentre un altro pescatore, il vero venditore fece una proposta: Ho un figlio robusto e un suo amico ancor più robusto che vorrebbero passare in Francia. Se accettate di portarli con voi vi prometto che remeranno per tutto il tragitto. Sono persino tentato di ridurre un po’ il prezzo della barca.

In ogni caso, quell’approdo di italiani in Costa Azzurra, indotto dalla Missione Flap, fu foriero di successive valide, ancorché talvolta tormentate, specie con i francesi, relazioni dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria con gli Alleati.

Sempre secondo Brooks Richards, Op. cit., Pedretti e Corradi, una volta portati a destinazione i loro compagni di viaggio, vennero ingaggiati dall’istanza OSS americana di Nizza, una struttura in cui operavano già circa 25 italiani, un aspetto, questo, su cui si tornerà con alcune testimonianze.

Adriano Maini

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Pagina di un documento firmato in data 3 agosto 1944 dal comandante, a quella data, della I^ e della II^ Zona Operativa Liguria, poi ispettore della I^ Zona, Carlo Simon Farini, documento in cui si fa riferimento alla presenza di Biagio tra i partigiani della II^ Divisione “Felice Cascione” – Fonte: Fondazione Gramsci

Al posto di sbarco di Voltri arrivava nel febbraio del ’44 [il 1° febbraio] una prima missione capitanata da un certo Siro [Cavallino Italo, tenente del genio guastatori] con un istruttore di sabotaggio portante il nome di Annibale [Bellegrandi Nino, sottotenente di artiglieria] (che fu poi fucilato dalle S.S. [a Cravasco]) e dal R.T. Biagio [Balestri Secondo, sottocapo r.t.]. Siro e il R.T. furono avviati nella zona di Mondovì e messi a disposizione della organizzazioni partigiane del Basso Piemonte alle dipendenze dell’ufficiale di collegamento responsabile di zona Repetto; l’Annibale tenuto a disposizione ed utilizzato in vari settori (anche a Genova città) come istruttore di sabotaggio. La missione era denominata LLL2-CHARTERHOUSE, proveniva da Bastia con un MAS italiano e operò, fino all‟arresto di “Siro” avvenuto il 13 marzo 1944, comunicando alla base informazioni per i lanci di rifornimenti alle formazioni operanti in Val Pesio, Val Ellero, Val Corsaglia e Val Casotto. “Biagio” fu arrestato il 22 aprile, fu costretto con le minacce e le torture a trasmettere alla base false notizie date dai tedeschi, ma riuscì a cambiare alcuni gruppi cifrati ed a far capire, in questo modo, di essere in mano delle SS. Riuscì a fuggire il 31 luglio e a riprendere contatto con i partigiani garibaldini operanti a nord di Imperia. Verso la metà di settembre, attraversò il confine con la Francia insieme al capitano Michael Lees, comandante della missione FLAP2-BARSTON, e da Avignone, in aereo tornò a Bari il 15 settembre 1944. A Balestri è stata conferita la Medaglia d’argento al valor militare… Antonio Martino, L’attività di intelligence dell’Organizzazione OTTO nella relazione del prof. Balduzzi, pubblicato su Quaderni savonesi. Studi e ricerche sulla Resistenza e l’età contemporanea dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della Provincia di Savona, n. 24, Savona, 2011

Dal richiamato documento Flap, invece, si estrapolano ancora le seguenti affermazioni: Alle 6 di sera del [giorno non indicato, ma dovrebbe essere il 7 ottobre 1944: si veda infra] partimmo per ROCCHETTA [Rocchetta Nervina (IM)] dove giungemmo dopo quattro ore di marcia. Ripartimmo di nuovo a mezzanotte con la guida PIERINO LOI che ci diresse attraverso la parte principale delle postazioni armate tedesche raggiungendo la periferia di VENTIMIGLIA dopo sei ore di marcia. Qui rimanemmo in un piccolo riparo dietro alla casa dei genitori della guida… Noi avevamo viaggiato da PIGNA in vestiti civili e siccome stava piovendo dalle 6 di sera quando dovemmo attraversare la città, potemmo indossare dei sacchi sulla testa nel modo in cui lo facevano i contadini, il che si aggiunse al nostro travestimento. Camminammo 2-3 chilometri lungo la strada principale che costeggia il fiume ROIA ed attraversammo il ponte nella città vecchia passando oltre le sentinelle tedesche senza sollevare il minimo sospetto ed andando alla casa del pescatore sulla spiaggia. Qui rimanemmo dalle 7 di sera fino a mezzanotte… A mezzanotte portammo la barca (lunga approssimativamente 14 piedi con quattro remi) per una strada e giù attraverso la spiaggia di ciottoli – l’unica area non minata – fino al mare. I pescatori ci portarono vogando, senza ulteriori incidenti, in 3 ore e mezza a Monte Carlo (MONACO) dove sbarcammo [quindi, approssimativamente alle ore 4 del 9 ottobre 1944, data in ogni caso indicata da Brooks Richards, Op.cit.] e ci arrendemmo alla  guarnigione F.F.I. La mattina seguente guidammo fino a Nizza e facemmo rapporto al Maggiore H. GUNN delle Forze Speciali … A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana circa la squadra dei quattro prigionieri di guerra che ci avevano lasciato per TENDA. Fino a quel momento non era arrivata nessuna loro notizia attraverso le pattuglie americane in quell’area… A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana circa la squadra dei quattro prigionieri di guerra che ci avevano lasciato per TENDA. Fino a quel momento non era arrivata nessuna loro notizia attraverso le pattuglie americane in quell’area… I pescatori erano in grado di fornire informazioni preziose alla Sezione di Interpretazione Fotografica del quartier generale americano sulla Forza Tedesca, posizioni delle armi, campi minati, ecc. a VENTIMIGLIA. (Mr. Paul Morton ha i nomi e i documenti di questi due uomini che darà senza dubbio alla Rappresentativa delle Forze Speciali n. 1 con P.W.B. a Roma). Questi uomini furono poi consegnati dal Maggiore GUNN al Capitano Jones, Esercito Americano a Nizza… PIERINO LOI, la guida procurata da LEO, mise su un’operazione straordinaria e non perse nemmeno una volta la pista durante le sei difficili ore di marcia da ROCCHETTA a VENTIMIGLIA… I pescatori sono sicuri che questo percorso  (Ventimiglia – Monaco o Mentone) potrebbe essere usato con successo in entrambi i sensi. Essi affermano che si potrebbero evacuare da VENTIMIGLIA fino a venti persone alla volta se fosse disponibile un’imbarcazione più grande. Ciò vedemmo ed annotammo, e si può attestare che i pescatori condussero a termine il loro piano di evacuazione senza alcuna deviazione…  Adriano Maini

… sarà ancora il Loi che potrà, tramite conoscenze in Nizza iscrivere in forza al comando americano dell’OSS il gruppo [Pedretti, Corradi ed altri] operante alla Marina di San Giuseppe  [di Ventimiglia]… fece il suo inizio la Missione Corsaro [di cui si scriverà in prossimi articoli] Don Nino Allaria Olivieri * in Ventimiglia Partigiana – ANPI – Sezione di Ventimiglia

In effetti la relazione di Long, dopo la premessa che la Missione al completo lasciò Prea, Frazione di Roccaforte Mondovì in provincia di Cuneo, sede della medesima, il 27 settembre 1944 per passare attraverso montagne innevate in Liguria, tratteggia subito le linee di fuga verso la Francia.

Ancora qualche pertinente esempio di partigiani e situazioni citati nella relazione di Long. Su altri ancora si tornerà in seguito.

Vitò, Vittorio Giuseppe Guglielmo, comandante in quel frangente della V^ Brigata Garibaldi, prima ancora organizzatore di uno dei primi distaccamenti partigiani in provincia di Imperia, da dicembre del 1944, poi, comandante della II^ Divisione “Felice Cascione”: di lui nel citato documento Flap si dice che era stato prigioniero politico del fascismo.

Nino Siccardi, “Curto“,  comandante in quel momento della II^ Divisione d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”, da dicembre 1944, poi, comandante della “Prima Zona Operativa Liguria”, compresa tra Ventimiglia e l’Albenganese.

La miseria della popolazione dell’entroterra, la penuria di generi alimentari, gli scarsi armamenti dei partigiani, che a loro volta scontano i primi due aspetti.

L’incontro con alcuni civili che reggono la Repubblica di Pigna, costituita il 18 settembre 1944.

L’ammirazione per il comportamento in battaglia dei partigiani. Sull’eroismo dei patrioti combattenti a Pigna (IM) esiste, invero, una discreta letteratura, che discende in larga misura proprio dalle parole entusiaste (una sua frase pittoresca Vous êtes été magnifiques, una wery well bataille, viva garibaldini era già stata riportata in Mario Mascia, Op. cit.), che in merito mise nel suo libro il capitano Morton.  Adriano Maini

… relazione del 5 di ottobre <1944> dell’ispettore della zona. Sul documento non c’è traccia del nome [n.d.r.: si trattava di Simon, detto anche Manes, Carlo Farini, ispettore, per l’appunto, della I^ Zona Operativa Liguria]. La stessa relazione informa delle gravi difficoltà nei rapporti con la formazione autonoma del maggiore “Mauri” **, che ha la sua base in Piemonte, ma si estende fino alla Liguria… Il 20 settembre i  rappresentanti garibaldini vengono invitati in Piemonte per incontrare la missione inglese <la Missione Flap>, che si trova presso il comando Mauri. La relativa relazione del 5 ottobre riferisce che il maggiore inglese si è dimostrato molto interessato alla documentazione delle azioni svolte dalle formazioni Garibaldi e ha dovuto constatare che “contrariamente alle informazioni che aveva ricevuto fino allora, la nostra era una vera e propria organizzazione militare dipendente da Comandi di regione e di zona, efficiente e capace di condurre azioni di una certa importanza”. La missione inglese assiste anche al tentativo fatto dai tedeschi di rioccupare Pigna, e alla brillante azione con cui i garibaldini li rigettano. La propaganda spietatamente anticomunista del maggiore  Mauri viene così totalmente neutralizzata… da 1944 – Le Repubbliche Partigiane

[…] quando nei primi giorni di agosto 1944  Mauri fu catturato nelle Langhe, immediatamente giunse dal comando di Verona un inviato di Harster, il capitano Adolf Wiessner, anch’egli un esperto in materia, il quale non per caso in precedenza aveva operato a Kiew contro il movimento partigiano nazionalista ucraino e che probabilmente fu tra gli artefici della politica di “assorbimento” attuata dai servizi tedeschi nei loro confronti. Wiessner elaborò un piano semplicissimo il cui contenuto lo possiamo ricavare da una serie di appunti vergati a mano su di un registro del comando generale SS di Karl Wolff che recita: “Il capobanda Mauri [è stato] arrestato [e si trova presso il comando] SD di Cuneo. Wiesner [sic] attualmente a Cuneo per le trattative […] Mauri ritorna [presso le sue formazioni partigiane]. Accordo: niente attacchi contro la Wm [ovvero la Wehrmacht]; informazioni sui gruppi comunisti; rastrellamento e presidio delle aree comuniste; prima i comunisti e poi Mauri”.  Con quali intenzioni il comandante autonomo, il cui anticomunismo è ben noto, abbia effettivamente condotto queste trattative è una domanda alla quale, in mancanza dei documenti del comandante partigiano, non possiamo rispondere. E nemmeno siamo in grado di dire se egli abbia intuito la parte del piano tedesco riassunta nell’espressione “prima i comunisti e poi Mauri”. Probabilmente, da comandante abile e astuto quale egli era, lo fece. Appare tuttavia evidente che la versione ufficiale fornita da Mauri, fuga rocambolesca dalle mani naziste durante il trasferimento a Torino, sia da considerare una chiara falsificazione. Dobbiamo infine anche considerare il fatto che, al di là di come egli intendesse regolarsi al suo rientro presso le sue formazioni, la presenza di una missione inglese, giunta proprio durante la sua breve assenza,
non poté non influire sulla sua decisione di continuare la lotta nel movimento di Liberazione. Carlo Gentile in AA.VV, a cura di Paolo Ferrari e di Alessandro Massignani, Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Franco Angeli Edizioni, 2010

… Approfittammo della tregua per porre in salvo la missione alleata, la quale venne accompagnata fino ad un punto di ritrovo in prossimità del fronte germanico, ove le staffette già predisposte avrebbero dovuto guidarla attraverso le linee nemiche, fino alla terra di Francia. Come fummo in seguito informati dal comando alleato l’operazione venne ef­fettuata con pieno successo e senza la perdita di un sol uomo… Doria [Fragola Doria, Armando Izzo, capo di Stato Maggiore della V^ Brigata, da dicembre 1944 comandante della V^ Brigata] in Mario Mascia, Op. cit.

*  Don Antonio Allaria Olivieri “Poggio“, nato ad Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM), il 19.11.1923. Nel 1943, ventenne, studente di teologia presso il Seminario di Bordighera. Nel mese di ottobre, rifiutato l’arruolamento nella Repubblica di Salò, in montagna. Con lo pseudonimo di “Poggio”, nella formazione di Guglielmo Vittorio “Vitò” presso Loreto di Triora. Incorporato nelle formazioni garibaldine con prevalenti compiti di staffetta e servizio informazioni. Il 25 maggio 1944 arrestato ad Andagna nel corso di un rastrellamento. Riuscito a fuggire grazie alla complicità di un soldato austriaco, tornato al Distaccamento. Il 18.6.1944 partecipe della battaglia di Carpenosa che vide la liquidazione del presidio tedesco. Il 25 Aprile 1945 a Sanremo con il I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” comandato da Vincenzo Orengo “Figaro”.  Vittorio Detassis su Isrecim

** Quando gli alleati si resero conto dell’importanza che la Resistenza italiana avrebbe potuto avere nel sostenere le operazioni militari e l’avanzata angloamericana nel complicato teatro di guerra della Campagna d’Italia, appoggiarono e sostennero le formazioni partigiane con rifornimenti e missioni dietro le linee tedesche, organizzate dagli esponenti dei Servizi segreti alleati in Italia: l’OSS (Office of Strategic Services) americano e il SOE (Special Operations Executive) britannico. Essi misero in piedi un’efficiente rete di spionaggio su tutto il territorio ancora sotto l’occupazione nazifascista, in particolare nella fase in cui il fronte si fermò per lunghi mesi sul fronte della Linea Gotica. Una rete che si avvalse anche dell’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana), un servizio di intelligence autonoma con funzioni di collegamento fra i partigiani del CLNAI e il quartier generale delle armate alleate. Le missioni alleate compiute in appoggio alla Resistenza italiana, secondo i dati da fonte statunitense (History of Special Operations) indicano un totale di 4.280 voli compiuti, di cui 2.652 riusciti.  […] La missione più significativa, sia per numero di componenti che per quantità e qualità dei rifornimenti fu quella [n.d.r.: quella che per l’appunto si era incrociata con la già ampiamente citata Missione Flap] lanciata dal Number 1 Special Force britannico nel Cuneese, presso le formazioni autonome del maggiore Enrico Martini “Mauri”, guidata dal maggiore Neville Darewski, che si avvalse anche di un campo di aviazione nelle Langhe. […] Gabriele RonchettiLe montagne dei Partigiani (150 luoghi della Resistenza in Italia), Viaggi nella Storia, Mattioli 1885, 2011

Autore: adrianomaini

Pensionato di Bordighera (IM)