Il partigiano Nino e la missione Bentley

Vallecrosia Alta
Vallecrosia Alta

[…] A tal fine, la  N. 1 Special Force, la sezione italiana del SOE, organizzò l’invio di una missione, comandata dal capitano Robert C. Bentley, denominata “Saki”, che dal confine francese si sarebbe portata nella provincia di Imperia. Bentley avrebbe studiato la possibilità di approvvigionamenti alle forze partigiane via mare, e avrebbe cercato di collegarsi con la missione “Flap che era già operativa nel Piemonte meridionale e al confine con la  provincia di Savona. Dopo una ulteriore missione, denominata “Clarion”, comandata dal maggiore Duncan Lorne Campbell, sarebbe stata paracadutata per svolgere compiti di collegamento nella zona montagnosa a sud delle Langhe, egli avrebbe preso il comando del personale britannico nelle province di Imperia e Savona. […] Inizialmente la missione doveva essere paracadutata nella zona di Cuneo dove sarebbe stata contattata dal maggiore Temple della missione “Flap”, e successivamente avrebbe preso contatto con la 2° Divisione Ligure a nord di Imperia. La missione Flap era in contatto con le formazioni autonome del Maggiore Enrico Martini “Mauri” dell’Esercito di Liberazione  Nazionale. […] Il vice comandante sarebbe stato il capitano Bentley, ma la missione Clarion  non iniziò come previsto. Nelle istruzioni operative  della missione “Saki” del capitano Bentley, redatte un mese dopo, il 30 ottobre 1944, troviamo che la sua missione sarebbe arrivata via mare, avrebbe raggiunto le formazioni garibaldine della Div. “Cascione” sulle montagne imperiesi e solo dopo il suo insediamento sarebbe stata paracadutata la missione Clarion del maggiore Campbell. Al suo arrivo Bentley avrebbe lasciato il comando della missione a Campbell. Ma anche la missione Saki  non ebbe luogo secondo quanto pianificato  per le cattive condizioni climatiche. La missione Clarion venne paracadutata l’8 dicembre 1944: era composta dal maggiore Campbell, dal capitano Irving-Bell, dal tenente Clark e da due operatori radio.          Antonio Martino, La missione alleata “Indelible” nella II^ Zona Operativa savonese, pubblicato su Storia e Memoria, rivista dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Genova, 2011-1

n.d.r.: la testimonianza che qui segue concerne lo sbarco clandestino di Robert Bentley, capitano del SOE britannico, incaricato della missione alleata di collegamento con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, sbarco avvenuto la sera del 6 gennaio 1945 su una spiaggia dell’estremo ponente ligure. Un’azione perfezionata da parte del comando partigiano e degli alleati anche con la Missione Kahneman, salpata da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944. Della Missione Kahneman facevano parte anche Alberto Nino Guglielmi e Domenico Mimmo Dònesi. Raggiunti gli alleati, Mimmo e Nino furono ingaggiati dai servizi inglesi, sottoposti ad un breve addestramento e preparati alla missione di invio di Bentley. Dopo Natale 1944 Nino, preceduto per l’assolvimento di altre incombenze logistiche da Antonio Tonino Capacchioni, fu inviato a preparare lo sbarco di Bentley   ]

… Il giorno dopo papà nascose in un altro nascondiglio la radio. Venne la polizia, che rovistò dappertutto, ma fu facile dire che non sapevamo niente della radio e che non sapevamo dove Nino [il fratello Alberto Guglielmi] fosse fuggito (forse con la radio stessa).
Aumentarono le nostre visite alla casa sulla costa [nella zona a mare di Camporosso (IM)]. Accompagnavo mio padre con in braccio mio fratellino Bruno per rendere più facile il passaggio al posto di blocco all’altezza della caserma Bevilacqua di Vallecrosia (IM). Sorpassavamo di lato la sbarra e i tedeschi e i fascisti di guardia ci salutavano dalla guardiola. A volte trascinavamo il carretto con sopra le ceste dei fiori. A Vallecrosia Alta coltivavamo un piccola piantagione di garofani. Spesse volte tra i garofani mio padre nascondeva casse che nottetempo erano sbarcate sulla costa.
Compresi che quando era in previsione uno sbarco pernottavamo al mare a dispetto dei cannoneggiamenti da Monte Agel, e al mattino ritornavamo ripetendo la manfrina delle ceste dei garofani invenduti al mercato. Da quei giorni nella cantina della casa al mare furono custodite anche strane casse.
Sono certa che sbarcarono o si imbarcarono anche altri soldati alleati. In particolare ricordo che prima di Natale del 1944 una notte riapparve Nino accompagnato da un uomo alto, biondo come uno svedese e due baffoni. Erano appena sbarcati dalla barca, perché i pantaloni erano bagnati, e avevano anche diverse casse che nascosero in cantina e che vennero recuperate nei giorni successivi dagli amici di Nino: Achille [“Andrea” Lamberti,  comandante del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia (IM)], Lotti [Aldo Levis Lotti, commissario del distaccamento S.A.P.] e altri. Ancora a notte partirono per Negi.

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La zona vicino al mare in cui abitava la famiglia Guglielmi

[La missione via mare di Bentley riuscì ad infiltrarsi nella notte del 6-7 gennaio 1945, dopo otto tentativi di sbarco, sulla spiaggia nei pressi di Bordighera …
Antonio Martino, La missione alleata “Indelible” nella II^ Zona Operativa savonese, pubblicato su Storia e Memoria, rivista dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Genova, 2011-1 ]

La notte della Epifania [del 1945] riapparve mio fratello Nino con “Mimmo” [Domenico Dònesi] e un ufficiale inglese [il capitano Robert Bentley, inglese, che doveva assumere per l’appunto l’incarico del collegamento degli Alleati con la I^ Zona Partigiana Liguria], bagnato fradicio, che era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina, poi si incamminarono di nuovo… L’indomani di buona ora con mio padre e mio fratellino Bruno ci incamminammo per Vallecrosia Alta. Era una strana carovana che procedeva dalla costa verso la collina di Santa Croce fino all’attuale via Orazio Raimondo. Io, mio padre con mio fratellino sulle spalle e un carretto con delle ceste di fiori all’interno delle quali forse era nascosta una radio ricetrasmittente o altre casse, procedemmo  lungo la via provinciale per passare il posto di blocco. Ampeglio “Elio” Bregliano, Mimmo, Nino, il capitano Bentley e Mac, il marconista, lungo il versante della collina, nascosti tra i pini e sotto i pergolati delle coltivazioni di verde ornamentale proprio dietro la caserma Bevilacqua lungo il sentiero del Nespolo. Davanti e dietro altri partigiani. All’altezza del cimitero di Vallecrosia incontrammo Achille Lamberti [nome di battaglia Andrea, comandante del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia], e Lotti [Aldo Levis Lotti, comandante del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia], che avevano fatto da staffetta e portato un po’ di pane. Arrivò anche Eraldo [nome di battaglia Mura] Fullone con un carro e una mula per caricare le ceste di fiori. Con mio padre e Bruno mi fermai a casa a Vallecrosia Alta. Nino, Mimmo, Elio e gli inglesi procedettero fino a Soldano (IM) con Lotti, Achille e Eraldo che li precedevano di vedetta contro eventuali incontri di tedeschi […] Il 10 gennaio 1945 nella chiesa parrocchiale venne officiata la Santa Messa dell’anniversario della morte di mia madre. A cerimonia appena iniziata apparve Nino, il quale si sedette qualche banco davanti a me. Dal mio posto ad un tratto vidi una donna, che era dietro di lui e che non riconobbi, toccare lievemente Nino sulla schiena. Come fosse un segnale convenuto, senza voltarsi, mio fratello si alzò e si allontanò confondendosi tra la gente: fu l’ultima volta che vidi mio fratello. La mattina del 25 gennaio 1945 mio padre arrivò trafelato a casa, ordinandomi di vestire di corsa Bruno e di prendere un po’ di vestiario. Ci imbacuccammo con ogni possibile indumento e di fretta uscimmo dal paese verso la collina. Camminammo fino ai Negi, dove sostammo a casa di una conoscente. Ci aspettavano Elio e Mimmo.  A sera ci incamminammo per raggiungere la spiaggia di Vallecrosia. Traversammo una piantagione di limoni: mio padre, Elio e Mimmo si riempirono le tasche di limoni. Faceva freddo, molto freddo. Al mare ci aspettava una barca. Il mare era mosso e ci vollero tutta l’esperienza e l’abilità di mio padre per governare la barca. Il vento ogni tanto ci spruzzava sul volto la spuma delle onde. Mentre stringevo Bruno dicendogli di non aver paura, Mimmo e Elio divorarono tutti i limoni nel vano tentativo di sottrarsi al mal di mare. Giungemmo a Monaco e gli alleati ci soccorsero. Dapprima fummo ospitati a Nizza da parenti, poi preferimmo stabilirci a Beausoleil.
Mimmo venne sovente a trovarci portandoci qualche genere di conforto.
Il 26 aprile 1945 mio padre decise di ritornare a Vallecrosia.
Giunti a Ponte San Luigi, non ci lasciarono rientrare in Italia. Non avevamo documenti!
Come facevamo ad avere documenti se eravamo fuggiti clandestini?
La guerra era appena finita e la burocrazia ottusa già manifestava tutta la sua forza.
Ritornammo a Beausoleil e mio padre affermò “Ritorniamo in Italia come ne siamo scappati”.
Un suo amico pescatore di Monaco, forse anche lui contrabbandiere, gli mise a disposizione una barca e la notte del 27 ci imbarcammo per ritornare in Italia.
Sbarcammo clandestini come clandestini eravamo partiti. Sebbene la guerra fosse finita non avevo notizie di Nino. Fu allora che alle mie pressanti richieste mio padre mi mise al corrente che Nino era morto il 20 gennaio. Fu ammazzato a Baiardo (IM), sulla strada per Vignai. [La documentazione ufficiale indica che Alberto Nino Guglielmi venne fucilato dai tedeschi a Sella Carpe di Baiardo (IM) il 18 gennaio 1945]. Riuscii ad andare a Baiardo accompagnata dalla mia amica Manon per cercare dove fosse sepolto Nino… Emilia Guglielmi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia <ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

La mattina del 18 gennaio 1945 mentre eseguivano una missione di trasporto lungo la strada che da Vignai porta a Passo Ghimbegna, all’altezza del bivio per Monte Ceppo, Nino e Mimmo vennero intercettati da militi della RSI. Nino venne ferito, fatto prigioniero e quindi trucidato.  Mimmo riuscì a fuggire e avvisò la famiglia di Nino che abitava, sfollata, a Vallecrosia Alta. Nell’attesa che i partigiani di Vallecrosia, il Gruppo Sbarchi, preparasse un’imbarcazione, Mimmo, l’anziano padre di Nino, la sorella diciottenne Emilia e il fratellino Bruno di 4 anni si nascosero a Negi, Frazione di Perinaldo, sfuggendo ai fascisti che li ricercavano. La notte del 25 gennaio del 1945 la famiglia di Nino fu portata in salvo con una barca a remi da Mimmo ed Ampelio Elio Bregliano. Raggiunsero la costa di Beausoleil e Mimmo ritornò al comando alleato a Nizza; per alcune volte incontrò ancora Emilia, poi un giorno dei primi di aprile del ’45 gli alleati decisero che aveva dato abbastanza e lo rimpatriarono nella Napoli liberata.
appunti inediti di Giuseppe Mac Fiorucci, autore Op. cit.