Quando le campane di Bordighera suonarono le 23.00

Documento segreto inglese del 13 gennaio 1945 (rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit. infra) che confermava l’arrivo del capitano Bentley tra i partigiani imperiesi

Neve [Luigi Pozzi] passò in Francia attraverso un viaggio avventuroso con un compagno di cui non è stato possibile decifrare il nome, passando dal col d’Arnas, nelle valli di Lanzo, dove si era incontrato con un capitano dell’esercito alleato, per proseguire successivamente alla volta di Grenoble e, a fine novembre, di Nizza, dove venne in contatto con “Bet” (alias Geoffrey Leach) che gli propose di accompagnare in Italia il capitano Bentley. «Alla presenza di “Tasso” (51), che conosceva Bet, partì con un carico di armi e munizioni, ma con guide inefficienti. Bentley raggiunse, comunque, l’Italia». Neve, dopo altre peripezie, riuscì a raggiungere a Siena la sede della Special Force, il 7 gennaio, per poi tornare alla base (forse Monopoli?) per un’altra missione.

51 Federico Tessiore “Franco”, “Tasso”, nato a Chieri (To) nel 1917; segnalato come membro del Cln di Roma fino al marzo 1944; istruttore sabotatore nella IV divisione “Gl” e poi dal mese di novembre nella I divisione “Gl”; nello stesso periodo è segnalato presso il maggiore Hamilton, capo della missione britannica a Grenoble. Si veda GIULIO BOLAFFI, Partigiani in Val di Susa. I nove diari di Aldo Laghi, a cura di Chiara Colombini, Milano, Franco Angeli, 2014, p. 100, nota 48.

Marilena Vittone, “Neve” e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, in “l’impegno”, n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia

Il tenente Antonio Capacchioni del gruppo Kanhemann veniva incaricato di preparare, in collaborazione con la S.A.P. di Vallecrosia, l’arrivo presso la Divisione Felice Cascione del capo della Missione alleata, il capitano inglese [del SOE] Robert BentleyFrancesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005

Ad ogni modo presi contatto con Leo [Stefano Carabalona], che era appunto appena sbarcato in Francia in quel tempo, e poi con Kahnemann (Nuccia), il quale era pure passato [partendo con il suo gruppo da una spiaggia di Vallecrosia la notte del 14 dicembre 1944] a Nizza e mi posi immediatamente al lavoro. Tonino [Antonio Capacchioni], Mimmo [Domenico Dònesi] e Nino [Alberto Guglielmi] mi furono di grande ausilio durante la fase preparatoria. Le difficoltà di una traversata erano grandissime… decidemmo di inviare Nino perché preparasse il terreno… Nino venne tagliato fuori… Decidemmo di inviare Tonino…    Robert Bentley in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura IsrecIm

Quando le campane di Bordighera [(IM)] suonarono le 23.00, il 6 gennaio del 1945 il gruppo di sbarco composto dal caporale Mac Dougall, Mimmo [Domenico Dònesi], Nino [Alberto Guglielmi] e me, era riunito su di un battello pneumatico.  Avendo ricevuto dalla spiaggia il segnale di via libera […] Il 7 gennaio alle 8,15 iniziammo il nostro viaggio verso l’entroterra. Io e Tonino partimmo per primi, seguiti a 100 iarde dal caporale Mac Dougall e da Mimmo […] Da lì in poi numerosi Gerrys [tedeschi] ci incrociarono facendosi gli affari loro e curandosi poco di noi. A Vallecrosia prendemmo la mulattiera per Negi [Frazione di Perinaldo (IM)] che raggiungemmo alle 03.30. L’8 gennaio alle 4 lasciammo Negi per salire a Monte Bignone […] Robert Bentley, documento autografo, pubblicato in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM),  2007

5 gennaio 1945 Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante”, prot. n° 88, al Comando della I^ Zona Operativa LiguriaComunicava che erano state occultate delle armi nei pressi di Nasino [(SV)]. Materiale bellico frutto di un lancio inglese fatto per il capitano ‘Roberta’ [capitano del SOE britannico Robert Bentley, responsabile della missione alleata nella I^ Zona Operativa Liguria]…” // 11 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 273, al capitano Roberta (Robert Bentley) – documento scritto in inglese – Il capitano Bentley veniva ringraziato per la sua partecipazione al convegno di Beusi. A Bentley veniva anche annunciata la preparazione di alcune piantine segnaletiche di postazioni nemiche. // 13 febbraio 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” – Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano Bentley] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima. // 15 febbraio  1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” – Trasmetteva i ringraziamenti del capitano Roberta [capitano Robert Bentley] per la prontezza con cui era stato realizzato il collegamento con il colonnello Stevens e assicurava che il medesimo avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di fare bombardare Ormea (CN), come suggerito dal comando destinatario. // 1 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. 350/SIM, al “Capitano Roberta” [Robert Bentley] – Comunicava che nell’occasione venivano inviati i lucidi richiesti in relazione alle operazioni di sbarco materiali progettate dalla Missione Alleata, esprimendo, altresì, rammarico per il ritardo con cui si era proceduto a tale inoltro, ritardo determinato dal rastrellamento nemico del 18 febbraio. // 9 marzo 1945 – Dalla Sezione SIM della V^ Brigata, prot. n° 327/SIM, al CLN di Sanremo, Sez. SIM – Avvisava che il capitano Roberta [capitano Bentley]  per ragioni cospirative aveva cambiato il nome di battaglia in R.C.B. // 28 marzo 1945Dal Rappresentante Alleato [capitano Robert Bentley] al comando della I^ Zona Operativa Liguria – La comunicazione conteneva il preavviso di prossimi ordini del Comando Alleato riguardanti un attacco generale delle due Divisioni [la II^ e la VI^], con tutte le forze a disposizione, per occupare le principali città e mantenere l’ordine pubblico. Aggiungeva la direttiva di seguire nel frattempo le azioni già programmate. // 3 aprile 1945Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria, ispettore Giulio [anche Mario, Raffaello Paoletti], al Comando Militare Unificato Regionale LigureVeniva segnalato che “… 500 partigiani pronti per ricevere i lanci… per diversi motivi, tra cui anche la nebbia, si erano avuti sino ad allora solo 3 lanci…in proposito si erano avute divergenze, poi chiarite, con il responsabile della missione alleata [capitano Robert Bentley], che, in aderenza all’interpretazione corrente della direttiva del generale Clark voleva fare interrompere i lanci, in quanto gli effettivi garibaldini avevano superato le 2000 unità…” // 5 aprile 1945 Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al Comando Militare Unificato Regionale Ligure Istanza per un intervento di quel Comando presso la Missione Alleata [capitano Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento]  per conseguire un aumento del numero dei lanci. // 7 aprile 1945Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata] – Venivano chiesti, dietro protesta di R.C.B. [capitano Robert Bentley] chiarimenti circa la distribuzione di armi arrivate in tre differenti sbarchi, circostanze sulle quali non erano state fatte le dovute relazioni. // 13 aprile 1945Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Chiedeva di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, forse in zona Rattaconigli, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti]. // 14 aprile 194Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della II^ Divisione – Veniva comunicato che Bartali, sbarcato il giorno 11, stava proseguendo verso la zona della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” per incontrare R.C.B. [capitano Bentley] e che il 20 avrebbe avuto luogo una riunione tra le formazioni garibaldine, R.C.B. e i CLN interessati. // 18 aprile 1945Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della VI^ DivisioneInvito a mandare sollecitamente il materiale del lancio in pari data al capitano Roberta [Robert Bentley] e ordine di mettere a disposizione di R.C.B. [sempre il capitano Bentley]  i paracadute in seta. // 24 aprile 1945 – Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della II^ Divisione “Felice Cascione” – Comunicava che “il capitano “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l’incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione “capitano Roberta” [capitano Bentley]. Si prega di fornire “Bartali” di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla VI^ Divisione“.  da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), “La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945)” – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 – 1999

Da parte alleata gli aiuti furono del tutto inesistenti fino al terminare dell’anno 1944. Ai primi del 1945 vennero inviati presso le nostre formazioni di montagna ufficiali di collegamento, la cui opera fu talvolta preziosa più dal punto di vista morale che materiale… fu soltanto nel marzo del ’45, a poche settimane dalla liberazione che qualche limitato invio di armi automatiche si effettuò da parte alleata, via mare, grazie, peraltro, al coraggio ed alla determinazione dei nostri ragazzi, e solo una prima volta volta in marzo… lanci…    Mario Mascia, Op. cit.

Al pari di tutte le altre attività dello SOE, anche per l’invio di missioni di collegamento era necessaria una notevole preparazione organizzativa, che risentiva della scarsa disponibilità di mezzi della Special Force, trovando ostacoli per la pianificazione e l’esecuzione, e che costringeva a scegliere le priorità. […] Nel novembre del 1944 il maggiore Vincent tracciava un ottimo rapporto sulla situazione delle missioni nell’area in cui operava, ma soprattutto si faceva portavoce di quegli ambienti della Special Force che erano ambienti critici rispetto al decentramento operativo […] In verità una gestione centralizzata era impossibile se anche all’interno delle formazioni gli inviati britannici erano costretti a delegare parte dei loro compiti a figure di cornice come l’Italian Intelligence Liaison Officer […] Nel relazionarsi con le formazioni invece i Liaison Officers [ufficiali di collegamento] erano aiutati dal fatto di condividerne la stessa vita. Ciò permetteva loro di non essere percepiti come burocrati militari estranei alla guerriglia. Alcune volte le difficoltà erano date dalla scarsa disponibilità a collaborare dei partigiani, espressione di un risentimento che non si dirigeva verso l’Inghilterra, ma solo verso gli ufficiali: “[…] il sentimento antibritannico ed antialleato non esisteva, quello del Partito Comunista e del Partito d’Azione era diretto esclusivamente verso la missione”. Un atteggiamento acuito dalla questione dei rifornimenti. Un lancio mancato, o semplicemente in ritardo, aveva delle ripercussioni sul morale delle formazioni screditando gli ufficiali dello SOE […] I BLO [ufficiali britannici di collegamento] non avevano possibilità di comunicare direttamente con la centrale della Special Force e nemmeno con la squadra aerea in missione. Le richieste raggiungevano la propria destinazione solo dopo essere stato ripetute numerose volte, con una conseguente dilazione temporale. Le coordinate indicate per il rifornimento potevano essere soggette ad errori di trascrizioni o di ricezione. Anche nel migliore dei casi però erano sempre vaghe, visto che fotografavano una situazione in costante mutamento, che avrebbe potuto cambiare in breve tempo non corrispondendo più ai dati in possesso dallo squadrone aereo […] Grazie ai Liaison Officers gli italiani non si percepivano abbandonati, anche perché si adoperavano concretamente per migliorarne la situazione […]  Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Pistoia, QF, 2007, n° 3