I partigiani assaltarono a Pigna i locali dell’ammasso dell’olio

Pigna (IM): la zona di Lago Pigo e di Via San Rocco

Il 15 giugno 1944 i partigiani di Langan scesero a Pigna e assaltarono, senza incontrare la resistenza dei fascisti della GNR di stanza alla caserma Manfredi, i locali dell’ammasso dell’olio siti in via San Rocco [n.d.r.: adiacente a Lago Pigo, citato più avanti], poco oltre le due strade. Molti abitanti del paese si unirono agli stessi partigiani per razziare l’olio che costituì per i mesi a venire una preziosa riserva alimentare. L’episodio viene menzionato nel “Notiziario della Guardia nazionale repubblicana” del 28 giugno: “Il 15 corrente, verso le 19.30, a Pigna, oltre 300 banditi muniti di armi automatiche, invasero la caserma del distaccamento G.N.R e quella della brigata Finanza. Un altro numeroso gruppo di banditi si portò verso la caserma della G.N.R. Confinaria, sparando raffiche di armi automatiche a distanza. Dalla caserma del distaccamento G.N.R., i malviventi prelevarono il comandante, vicebrigadiere Antonio Bressanelli e sei militi, asportando armi e effetti di casermaggio; altrettanto fecero nella caserma della Guardia di Finanza, ove furono catturati nove militari. Successivamente aprirono il magazzino dell’ammasso dell’olio, asportandone alcuni quintali, invitando la popolazione a riprendersi l’olio che aveva consegnato in precedenza. Non consta, finora, che vi siano stati morti o feriti. La popolazione è allarmata”.
Il 2 luglio 1944 a Castelvittorio, probabilmente per punire la spavalderia dei partigiani, ci fu un’irruzione di un drappello di tedeschi appartenenti al 3° Hochgebirgs-Jäger-Bataillon <302. L’azione si inquadrava in una più ampia manovra tedesca atta allo sfondamento delle linee partigiane, con il conseguente accerchiamento delle forze ribelli che gravitavano su Langan e sulle montagne dell’alta valle Argentina. Le direttrici dell’attacco erano due: la prima Rezzo-Colle del Pizzo-Andagna e la seconda Pigna-Castelvittorio-Langan. Avvicinatesi a Castel Vittorio le avanguardie tedesche vennero accolte da tiri di fucileria da parte di partigiani, che ne rallentarono la marcia fermandole sul ponte di Lago Pigo. Appostati tra i ripari offerti dai parapetti della strada e dalle campagne circostanti, i Gebirgsjäger risposero al fuoco e una raffica di mitraglia pesante colpì a morte Luigi Orengo (fu Agostino, classe 1901).
Nella notte il paese venne accerchiato e, alle prime luci dell’alba, occupato dai tedeschi, decisi a punire la popolazione civile. La rappresaglia ebbe inizio, molte case vennero incendiate dopo che i pochi beni di valore erano stati trafugati, muli e buoi trovati nelle stalle requisiti, e ciò che non era trasportabile venne dato alle fiamme.
Il rastrellamento organizzato nelle campagne circostanti causò lo sbandamento del distaccamento di «Carlin», e l’uccisione di civili incappati nell’azione ordinata dal comando germanico <303.
Tra il 2 luglio e il 5 luglio anche Rocchetta Nervina <304, Molini di Triora e Triora furono oggetto di tragiche rappresaglie. Nel corso dell’azione su Castelvittorio venne arrestato il sacrestano della parrocchia di San Michele di Pigna, Giacomo Rebaudo «Badò», accusato di aver segnalato l’arrivo del contingente tedesco suonando le campane della chiesa proprio quando i camion della Wehrmacht transitavano lungo la strada provinciale e furono oggetto degli spari provenienti da Castelvittorio. In realtà Badò aveva certamente suonato le campane, ma nel corso della solita messa pomeridiana nel momento in cui l’officiante impartiva la benedizione ai fedeli.
L’arresto del sacrestano è ricordato dall’allora chierichetto Giovanni Lanza «Jannot»: durante la messa del vespro, mentre serviva l’officiante don Bono, vide entrare in chiesa in assetto da guerra una dozzina di militari tedeschi, che con passo minaccioso percorsero i due lati della navata e si avventarono sull’inconsapevole Badò, che si trovava proprio dietro l’altare, con le funi in mano, pronto a far nuovamente risuonare le campane per la fine della messa. I pochi fedeli presenti, il sacerdote e il chierichetto stesso pensarono bene di ritornare precipitosamente alle proprie case <305.
Gli ultimi giorni di agosto videro l’ulteriore intensificarsi dell’attività partigiana. Il 25 un gruppo di garibaldini, comandati da Fuoco [Marco Dino Rossi], minarono e fecero saltare il “ponte degli Erici” <306, isolando Pigna dalla parte bassa della valle del Nervia; in montagna venivano presidiati con forze cospicue i passaggi che potevano permettere al nemico di avvicinarsi al paese, ovviando all’interruzione stradale conseguente alla distruzione del ponte degli Erici. Questa vitalità delle bande partigiane fu una diretta conseguenza dello sbarco alleato avvenuto nella notte del 15 agosto a Saint-Raphael che, di fatto, apriva un terzo fronte occidentale che si andava ad aggiungere a quello del nord-est della Francia conseguente allo sbarco in Normandia e, a quello sonnecchiante, della linea gotica. Le truppe americane e della «Francia Libera» avanzavano con una certa lena liberando le città della Costa Azzurra; in poche settimane avrebbero raggiunto la frontiera franco-italiana e, presumibilmente, utilizzando zone in mano ai partigiani, avrebbero potuto proseguire verso la Riviera ligure.
Lo sbarco alleato sulla Costa Azzurra dell’agosto 1944 ebbe come conseguenze dirette l’abbandono della Francia meridionale da parte della 19^ Armata tedesca ordinato dall’OKW <307, che riteneva utile disporre di nuove grandi unità per la difesa dei confini occidentali del Reich, ora minacciati più concretamente dalle armate alleate che, dalla Francia, premevano verso la frontiera della Germania. Lo sbarco alleato era stato comunque previsto dall’OKW, anche se mancava una precisa indicazione su dove tale evento si sarebbe verificato; in Liguria (fra Savona o Ventimiglia), in Adriatico (fra Fiume e l’Istria), in Francia fra Mentone e Cannes-Tolone? Per ovviare a tale eventualità, l’OKW rafforzò con nuove grandi unità la zona: la 42^ Jager Division venne inviata in Liguria; la 19^ Feld Luftwaffe Division, proveniente dal Belgio, fu dislocata fra Novi Ligure e Alessandria; il 3° e il 4° battaglione Hoch Gebirge Jager fra Albenga e Taggia; sul retro degli Appennini liguri di ponente andò la 34^ Divisione di fanteria a sostegno dello schieramento avanzato della 42^ e della 135^ brigata da fortezza. Il battaglione di Cacciatori Alpini di montagna, unitamente ad un battaglione di fucilieri distaccato dalla 34^ Divisione, costituivano il reggimento Cacciatori di montagna «Alpenmeer» al comando del Maggiore Ruffin, mentre la 34^ si frazionava in gruppi di combattimento (Kampf Gruppe), occupando i passi appenninici e le più importanti posizioni che dal mare di Liguria conducono verso il Piemonte. Contemporaneamente a questi movimenti veniva dato inizio alla costruzione di una linea difensiva «Sperrstellung Ligurischer Appennin», realizzando postazioni fortificate, rinforzando le preesistenti, creando zone d’interruzione sui passi appenninici e alpini di Nava, Tenda, Pieve di Teco, Montalto Ligure, Cadibona, Turchino, Giovi, Carcare, Melogno, Colle S. Bernardo. Le grandi unità della 19^ Armata, che si ritiravano dalla Costa Azzurra, si diressero a nord verso l’Alsazia e la Lorena, mentre venivano dirottate in Italia le divisioni 148^ (gen. Otto Fretter Fico), 157^ (gen. Karl Pflaum) e l’11° battaglione del 3° reggimento «Brandemburg».
Nel contempo entrava in linea l’AOK «Ligurien» <308 al comando del generale Max Pemsel. Nizza venne liberata il 30 agosto, dopo che il 28, uomini del F.T.P.F. (Franc Tireurs Partisans Français), alcuni di essi italiani, avevano dato inizio ad un’insurrezione che costrinse i tedeschi a ritirarsi verso est. Il 3 settembre viene conquistato il forte di Mont Agel. Il 6 elementi della resistenza locale e commandos della 1^ S.S.F. (Special Service Français) entrarono in Mentone; la retroguardia tedesca ripiegò, attestandosi sul confine di ponte San Luigi.
Terminava così la prima fase della battaglia per la liberazione delle Alpi Marittime, mentre i pionieri tedeschi demolivano le opere stradali e ferroviarie tra Mentone e Ventimiglia.
[NOTE]
302 Nel 1942 l’Alto Comando della Wehrmacht prese la decisione di formare dei battaglioni indipendenti di truppe Alpine che avessero in tutto e per tutto l’organizzazione di quelli in seno alle divisioni Gebirgsjäger. Il personale di queste unità era costituito da alpinisti e sciatori esperti, addestrati successivamente alle operazioni in alta quota. Nel giugno 1944 Hochgebirgs-Jager Btg 3, proveniente da Cassino, fu inviato in Valle Arroscia, sull’Appennino ligure, poi nella zona di Ventimiglia-Bordighera e fu impegnato in alcuni rastrellamenti in Valle Argentina e nelle rappresaglie contro i paesi di Rocchetta Nervina e Castelvittorio. Rimase in zona poche settimane venendo sostituito dall’Hochgebirgs-Jager Btg 4, che nel luglio 1944, con il Div. Füs. Batl. 34, gruppo esplorante della 34^ divisione di fanteria, costituì il Gebirgsjäger-Regiments-Stab “Meeralpen”, sotto il comando del maggiore von Ruffin; nell’agosto 1944, dopo l’arrivo dell’Hochgebirgs-Lehr-Bataillon Mittenwald, che sostituì il gruppo esplorante 34, il reggimento “Meeralpen” si dislocò fra il Colle di Tenda ed il mare, sostenendo scontri contro i partigiani francesi e italiani. Nel novembre 1944 i due battaglioni furono trasferiti sulla Linea Gotica. La fine della guerra vide l’Hochgebirgs Battaillon 4 arrendersi alle truppe brasiliane FEB (Força Expedicionaria Brasiliera) il 29 aprile 1945: ne furono comandanti Major Baron Franz von Ruffin (20 Nov 1943 – Luglio 1944) e Hauptmann Andreas Schönleben (luglio 1944 – aprile 45)
303 Nei pressi della chiesetta di San Luigi vennero fucilati Giuseppe Balbis (fu Antonio, classe 1875) e Giacomo Rebaudo (fu Giacomo, classe 1895); in regione Astè, lungo il torrente Gordale, venne ucciso Giovanni Faissola (fu Serafino, classe 1880) colpito alla fronte mentre stava innaffiando il suo orto; la stessa sorte per Giacomo Torre (fu Domenico, classe 1901), Giuseppe Piccone (fu Giovanni, classe 1870) e Giuseppe Millo (fu Stefano, classe 1883), sorpresi lungo la strada che sale verso Langan.
304 A Rocchetta furono fucilati in zona lago di Morghe ed in regione Passerina, Domenico Basso, Giuseppe Basso, Giuliano Brigasco e Agostino Basso. A Triora vennero saccheggiate e incendiate alcune abitazioni, a Molini, un intero quartiere del paese fu dato alle fiamme insieme ai suoi abitanti e nel rogo perirono tredici persone (Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese -vol. II, Ist. Storico della Resistenza, Imperia, 1992, pp. 154-180)
305 Lo sfortunato sacrestano fu destinato ai lavori obbligatori in Germania; alcune settimane dopo ritornò in paese dopo essere stato rilasciato dalle autorità germaniche. Raccontò di essere stato liberato quando era già giunto a Bolzano e di essere ritornato avventurosamente utilizzando sia il treno che camminando per lunghi tratti.
306 Ponte degli Erici, in alcuni testi ponte di Bunda, lungo la strada provinciale, tra Isolabona e Pigna, poco dopo i prati di Ganté
307 OKW Ober Komando der Wehrmacht
308 AOK «Ligurien» si articolava sul 75 AK (gen. Hans Schlemmer) con la 5^ Gebirges Jager (gen. Max Sranck; successivamente gen. Hans Steets), la Divisione «Littorio» (gen. Tito Agosti), parte della 4^ Divisione alpina «Monterosa» (gen. Mario Carloni) e la 34^ Divisione di fanteria (gen. Theobald Lieb) e la Divisione «San Marco». I reparti di supporto comprendevano reparti autonomi della RSI (Btg. Moschettieri delle Alpi, Rtg. Arditi Paracadutisti «Folgore», Btg. alpini «Cadore», il 1° Btg. Bersaglieri e il 4° battaglione mobile delle Brigate Nere). La Divisione «San Marco» fu la più sacrificata, poiché oltre alla difesa costiera da Imperia a Savona, dovette garantire le retrovie del fronte, subendo continui agguati da parte dei partigiani.
Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016

n.d.r.: altri lavori di Giorgio CaudanoGiorgio Caudano (con Paolo Veziano), Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria – Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024; Giorgio Caudano, L’immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell’Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 – 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016

Autore: adrianomaini

Pensionato di Bordighera (IM)

Lascia un commento