La Resistenza a Bordighera (IM): cenni

La propaganda antifascista e antitedesca fu praticata nella zona di Bordighera da Renato Brunati e da me in un contempo indipendentemente, senza che nemmeno ci conoscessimo: ma nel 1940 ci incontrammo e d’impulso associammo i nostri ideali e le nostre azioni, legati come ci trovammo subito anche da interessi intellettuali ed artistici.
La vera azione partigiana s’iniziò dopo il fatale 8 settembre 1943, allorchè Brunati e la sig. Maiffret [n.d.r.: cfr. Sarah Clarke, Lina Meiffret: storia di una partigiana sanremese deportata nei lager nazisti e dei suoi documenti… le vicende di Lina Meiffret e del suo compagno Renato Brunati, attivi militanti della lotta di liberazione dal nazifascismo. Renato Brunati morirà tragicamente fucilato al Turchino nel maggio del ’44. Lina Meiffret conoscerà invece gli orrori del campo di deportazione… L’importante testimonianza, pubblicata sull’organo del PCI sanremese diretto da Italo Calvino… Italinemo] subito dopo l’occupazione tedesca organizzarono un primo nucleo di fedeli e racimolarono per le montagne, sulla frontiera franco-italiana e nei depositi, armi e materiali: armi e materiali che essi vennero via via accumulando a Bajardo in una proprietà della Maiffret, che servì poi sempre di quartier generale in altura, mentre alla costa il luogo di ritrovo e smistamento si stabiliva in casa mia ad Arziglia e proprio sulla via Aurelia. Nei giorni piovosi di settembre ed ottobre 1943 i trasporti d’armi e munizioni, furon particolarmente gravosi: occorreva (ai due capi) far lunghissimi rigiri per evitar le pattuglie ed i curiosi, sempre pronti alle indiscrezioni e delazioni: così i nostri patrioti conobbero a fondo l’asprezza e le insidie della zona Negi, Monte Caggio, Bajardo […] L’armamento della banda, ormai numerosa di circa 40 elementi, raggiunse i 30 moschetti e le 5 mitragliatrici, più bombe a profusione e forti riserve di munizioni. Verso la metà di novembre [1943] due ufficiali inglesi, fuggiaschi del campo di ferma vennero a capitar nella zona di Bajardo, ricoverati e confortati dai nostri, sistemati poi nottetempo in un casolare di vetta  […] Purtroppo il 14 febbraio 1944 Brunati e la Maiffret, venivano definitivamente presi dai repubblicani, su denuncia di (……) Garzo partigiano traditore, ex camicia nera rientrato nella guardia repubblicana per inimicizia coi 2 eroici capi: la denuncia era tale da comportar pronta esecuzione capitale, ma l’intervento d’un agente bene intenzionato, faceva sospender le condanne e vi sarebbe riuscito del tutto se il console Bussi vigliaccamente non avesse distratto le pezze a scarico, consegnando i 2 capi alla S.S. tedesca. Sappiamo dolorosamente che Brunati e la Maiffret vennero bestialmente seviziati: il 1° fu poi fucilato il … maggio a … la seconda deportata in Germania ove languì per 10 mesi: ora essa è salva, il che ha del miracoloso. Io fui nell’ottobre ’43 interessato dal dott. Ronga di S. Remo a formare in Bordighera il Comitato di liberazione e più tardi, per incarico del noto cap. Gino [Luigi Punzi], iniziai i collegamenti col defunto gen. Pognisi, con il rev. Don Pellorese ed il dott. Marchesi [Salvatore Marchesi, Salibra, partecipe, come il citato dott. Ronga, del primo gruppo patriottico di Sanremo, connotato anche con i nomi di battaglia “Turi” e “Salvamar”, chimico, in seguito ispettore circondariale del CLN di Sanremo (IM) per la zona Bordighera  Ventimiglia, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista, a sua volta impegnato nella Resistenza a livello nazionale], ma per la morte del 1° e la non continua permanenza del 2° l’organizzazione restò imperfetta. Più tardi il dott. Marchesi, raccolte le fila di vari gruppi mi sollecitò nuovamente a costituire un nuovo comitato, ma la presenza in casa mia dei 2 ufficiali inglesi pur consentendomi i collegamenti con ufficiali del S.I.M. e di partigiani, non mi permetteva d’assumere posizioni ufficiali: avevo promesso a Brunati ed alla Maiffret di portare in salvo ad ogni costo i 2 alleati. Il cap. Gino ufficiale di collegamento cogli alleati e più volte sbarcato ad Arziglia aveva prescelto la mia casa per l’installazione radio trasmittente onde riferire oltre frontiera; 2 giorni prima del suo ritorno con gli apparecchi veniva ucciso da un colpo di scure vibratogli a tradimento da un marinaio rinnegato. Nel gennaio 1945 la Signora Marchesi, moglie del capo comunista Concetto Marchesi, e la figlia sposata Mendelssohn con un ebreo americano, venivano ricoverate in casa mia coll’aiuto del dott. Marchesi, fratello di Concetto; esse sottostavano alla taglia di 1 milione, già applicata a Concetto Marchesi; fuggito questo in Svizzera le sue familiari rilevarono il funesto privilegio. Esse restarono in casa mia 25 giorni mentre ivi albergavano pure i 2 ufficiali inglesi; la prudenza e infinite cautele oltre al volere degli ospiti stranieri ci obbligarono ad occultare la presenza di questi alle signore Marchesi: e ci riuscimmo. Il 24 gennaio il dott. Marchesi precipitatosi in casa mia comunicò che i tedeschi dovevan partire entro 2 giorni, prelevando tutti i designati ostaggi di cui io risultai capolista. Si impose una fuga generale; Marchesi collocò altrove cognata e nipote, noi ci rifugiammo nella villa di Kurt Hermann… nazista, naturalmente a sua insaputa: i 2 ufficiali inglesi, guidati da mio figlio pei monti, di notte, raggiunsero rifugi ignoti, mentre mio figlio scendeva la costa in attesa degli avvenimenti. La notizia dataci risultò imprecisa, chè la fuga tedesca tardò ancora 3 mesi. Ma i 2 inglesi dopo romanzesche avventure in montagna e sulla costa di Vallecrosia raggiunsero la Francia e si misero finalmente al sicuro. Giuseppe Porcheddu, manoscritto (documento Isrecim) edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019

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Renato Brunati

Alipio Amalberti, figura storica dell’antifascismo del Ponente ligure, già nei primi giorni seguenti l’8 settembre mette in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stanno formando in montagna insieme a Renato Brunati e Lina Meiffret. Preso come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, viene fucilato a Badalucco, come ritorsione ad un’azione del distaccamento di “Artù”, Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio, il 6 giugno 1944.
Giorgio Caudano [ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall’Autore, 2016  ]

La spiaggia tra Bordighera e Vallecrosia

Le prime voci di antifascismo a Vallecrosia si ebbero nel 1940/41 da parte di Achille [Achille Lamberti, “Andrea”], di Francesco “Cè” Garini, di “Girò” [n.d.r.: o “Gireu”, Pietro Gerolamo Marcenaro], di Aldo Lotti e di altri.
Un antifascismo molto riservato, anche perché le ritorsioni erano molto dure, come nel caso di Alipio Amalberti, zio materno di Girò, che per aver gridato in un bar di Vallecrosia “Viva la Francia” venne dapprima schedato e successivamente costantemente perseguitato, fino a essere fucilato per ritorsione dopo essere stato preso come ostaggio.
Renato Plancia Dorgia  in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2017

Una vista da Bordighera su Vallecrosia e Costa Azzurra

… il generale Cesare Rossi, che in Bordighera aveva allora la sua residenza. Mario Zino e il Caldani, in seguito ad una lettera del 2 gennaio 1944, inviata da Ferruccio Parri… erano venuti appositamente da Genova a Bordighera, dietro indicazione del generale Panizzi, anch’egli aderente alla Resistenza… Il generale Rossi aderì alle proposte… ma si trasferì nella sua casa di Genova… entrerà poi a fare parte del Comando militare del CLN regionale… infine arrestato dai nazifascisti il 4 gennaio 1945… e morrà il 24 aprile 1945, mentre incatenato con altri… è dai tedeschi fuggiaschi trasportato verso l’interno della pianura padana.  
Giovanni StratoStoria della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) – Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Una vista su Vallecrosia e Bordighera

Imperia
Il 1° corrente, in Bordighera e San Remo, vennero rinvenuti manifestini stampati a ciclostile e firmati “Comitato sindacale segreto provinciale e gruppi di difesa della donna per l’assistenza ai combattenti della libertà”, invitanti le masse lavoratrici allo sciopero generale.
Il 1° corrente, in Vallecrosia, furono rinvenuti affissi ai muri manifestini incitanti gli operai allo sciopero.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 10 marzo 1944, p. 6, Fondazione Luigi Micheletti

Nei primi mesi della lotta di liberazione si era anche formato un gruppo partigiano "Giustizia e Libertà", ossia del Partito d'Azione: era comandato dal capitano Umberto (Candido Bertassi) e in un certo momento giunse ad avere anche 200 uomini.
Operava fra Bordighera e Sanremo, sulla fascia collinare e montana in prossimità della costa. In seguito, verso la fine dell'ottobre '44 e i primi di novembre, fu per qualche tempo alle dipendenze del CLN circondariale sanremese.
"Si sciolse dopo il rastrellamento di San Romolo" (14 novembre 1944); ed i sui uomini "in parte passarono alle formazioni garibaldine, in parte si misero a disposizione del CLN di Sanremo, in parte si sbandarono". <49
49 Note ricavate da "L'epopea dell'esercito scalzo, Mascia, pag. 204. Sentite pure varie persone.
Giovanni  Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Anche Ventimiglia ha i suoi dolorosi ricordi: Alessandro Rubini, capostazione: carceri d’Oneglia, di Marassi, campo di Fossoli, di Bolzano e poi di Mauthausen; infine la morte il 17 dicembre 1944.
Il manovale Giuseppe Palmero, invece, non ebbe tempo per i trasferimenti ed a Fossoli morì.
A Bordighera il capitano Silvio Tomasi ed il tenente Giovanni Garibaldi toccarono Fossoli, anch’essi provenienti da Marassi. Anche per questi due patrioti il maledetto campo non rappresentò che una sosta prima di Mauthausen ed il sacrificio supremo.
Ettore Renacci, Tommaso Frontero e Angelo Schiva facevano parte di un gruppo comunista formatosi già all’inizio del 1943 in Bordighera. Nel dicembre dello stesso anno, tale gruppo assunse la denominazione di «Comitato Comunista di Settore» e si unì ad elementi di altre correnti e partiti antifascisti. In seguito all’attività comune fu creato il CLN di Bordighera per la lotta resistenziale, ma la rete clandestina venne scoperta e sgominata. Frontero e Renacci furono arrestati nelle rispettive abitazioni verso le 8 del 23 maggio 1944. Subirono maltrattamenti e furono condotti a Imperia: se ne decise la fucilazione per il 25 maggio. Ma la Gestapo li considerava elementi troppo preziosi e cercò di indurli a rivelare notizie utili sull’organizzazione antifascista. Frontero e Renacci raggiunsero quindi le carceri di Marassi e, nel giugno, fecero parte di un gruppo di 59 prigionieri trasferiti da Genova a Fossoli per mezzo di camion. A Fossoli il Renacci venne fucilato ed il Frontero inviato nei Lager in Germania. Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

È noto, altresì, che, sotto la stessa data [22 gennaio 1945] l’Ufficio di Polizia di Ospedaletti si trasferiva a Bordighera. Il provvedimento è stato preso in dipendenza dell’importanza assunta da quel Comune per effetto dell’aumento della popolazione dovuto al continuo affluire di sfollati dalle località viciniori e comune di Ventimiglia.
Sergiacomi, Questore di Imperia, Al capo della Polizia – Sede di campagna (visto di arrivo del Ministero dell’Interno della RSI in data 7 marzo 1945), Relazione mensile sulla situazione politica, militare ed economica della Provincia di Imperia, 1 febbraio 1945. Documento “MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4” dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma

Salvatore Marchesi, dottore in chimica e ammogliato, già combattente nella prima guerra mondiale, fu alla direzione degli sbarchi clandestini nella zona di Bordighera durante la Resistenza, fratello di Concetto Marchesi, il professore grande umanista e latinista, rettore dell’Università di Padova, il quale invitò i giovani studenti, durante l’apertura dell’anno di studio 1943 – 1944, a salire in montagna per combattere per la libertà.
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, da Isrec, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora)

11 febbraio 1945 – COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE SANREMO S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] prot. n° 276 –  Oggetto: informazioni sui risultati dei bombardamenti alleati. Alla Sezione S.I.M. della V^ Brigata Z.O. –  p.c. Ispettorato Militare I^ Zona Z.O. e Delegazione di zona militare Imperia  –  Vi preghiamo di comunicare al cap. Roberto [capitano Robert Bentley del SOE britannico, ufficiale di collegamento degli alleati presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] i risultati degli ultimi bombardamenti aereo-navali alleati nella zona di nostra competenza: … BORDIGHERA: martedì 6 febbraio = bombardamento aereo: le bombe sono cadute nei pressi del municipio uccidendo tre persone. Nessun obiettivo militare colpito. mercoledì 7 febbraio = bombardamento aereo = le bombe sono cadute a circa 8 metri dall’ospedale = 1 persona uccisa = obiettivo militare più vicino: radio goniometro a circa 400 metri di distanza. Con riserva di ulteriori comunicazioni. Fraterni saluti.  C.LN. = SANREMO il responsabile del SIM (Mimosa) [Emilio Mascia]

Documento, in data 10 febbraio 1945, del capo di Stato Maggiore del 1° Gruppo di Battaglioni del Raggruppamento Alpino Sud della I^ Armata Francese, da cui si estrapola la seguente frase: “Il 7 l’aviazione ha bombardato Bordighera”.

17 marzo 1945 – Dalla Sezione SIM della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni“, prot. n° 344, al Comando Operativo [comandante Nino “CurtoSiccardi] della I^ Zona Liguria ed al comando della II^ Divisione “Felice Cascione” [comandante Giuseppe Vittorio ‘Vittò/IvanoGuglielmo] – Riferiva che “… A Bordighera continua il bombardamento della città“.

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo I – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 – 1999

… Il Comune di Bordighera ebbe complessivamente 25 caduti partigiani… Moscone [Basilio Mosconi, comandante del II° Battaglione “Marco Dino Rossi” della V^ Brigata  “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] con il suo reparto occupa Bordighera il 25 aprile 1945. La situazione non era brillante. I francesi (per lo più con truppe senegalesi), che erano avanzati con gli inglesi dai fortini di confine, pretendevano di occupare la zona occidentale della Riviera dei Fiori sino a Sanremo e minacciavano rappresaglie. Dovettero intervenire le autorità del C.L.N. [circondariale di Sanremo (IM)] e americane per definire dei confini provvisori… don Ermando MichelettoOp. cit.

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[  Altri partigiani e patrioti di Bordighera (IM), caduti  su vari fronti: BERSIA TERESIO, NATO IL 29/11/1921 A BORDIGHERA, DECEDUTO IL 15/1/1945, sepolto nel CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE DI MONACO DI BAVIERA, come da ricerca di ROBERTO ZAMBONI su Dimenticati di Stato – BIANCHERI MULLER GIULIO – CATELANI FLAMINIO – COSTAMAGNA FRANCESCO – FOCA FRANCESCO –  MANASSERO CARMEN – MANASSERO GIOCONDA – MIRAGLIO FELICE – MIRANDA ABDON – MORETTA GIUSEPPE – OLIVA GIOVANNI – OLIVIERI CARLO – OLIVO GIOVANNI – PALLANCA LUIGI – POGGI ENRICO – RAINERI GIACOMO – RAMELLA ENRICO – SCARPARI RICCARDO – VERRANDO VINCENZO – ZAMBONI EMILIO  ]

 

La base alleata in Francia era a Saint-Jean-Cap-Ferrat

[ Con gli Alleati, ormai insediati a ridosso del confine italo-francese dai primi di settembre, le relazioni dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria si intensificarono a partire dal dicembre 1944. In effetti, i servizi di informazione alleati (OSS americano, N°1 Special Forces e Intelligence Service inglesi e DGSS francesi) avevano cominciato ad operare con l’invio di agenti oltre le linee, specialmente nel cuneese, ma anche in provincia di Imperia. Per il mancato coordinamento, queste operazioni crearono qualche problema alla Resistenza italiana. Nel dicembre 1944 il comando partigiano ed il CLN decisero di inviare clandestinamente una missione presso gli alleati, preceduta il 10 dicembre dallo sbarco in Costa Azzurra di Stefano Leo Carabalona, comandante della Missione Militare Partigiana presso gli Alleati, che a tale scopo si avvaleva della Missione Corsaro e del Gruppo Sbarchi Vallecrosia. Il 14 dicembre 1944, dopo alcuni giorni di attesa, sia per le cattive condizioni atmosferiche, sia per l’intensificata sorveglianza lungo la costa, nottetempo, da Vallecrosia (IM) salpò con una barca a remi la missione Kahnemann. ]

Rosina (Luciano Mannini) racconta: Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni“] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. Il capitano Leo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre – parte attraverso i valichi alpini e parte via mare – in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta. La missione Leo alla quale appartenevano Rosina, Lolli [Giuseppe Longo], Giulio Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [il 10] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall’infaticabile «Caronte» [anche Corsaro] Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l’altro, l’uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno… in Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975. 

[ A taluni di questi aspetti, in particolare alle attività del Gruppo di Vallecrosia, fa riferimento la testimonianza che segue ]

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[…] Erano i primi di luglio del 1944 e un giorno, per volontà del partigiano “Piè veloce[Francesco Boeri] che ci comandava, scendemmo a Soldano, non ricordo per quale motivo. Certamente niente di importante. […]

FrancescoGarini fu catturato nell’autunno, ma, grazie all’appoggio del segretario comunale Scrascia ottenuto dalla sua famiglia, riuscì ad evitare guai peggiori.

La guerra partigiana intanto manifestava alcuni pesanti difetti organizzativi; c’erano contatti con gli alleati che erano sbarcati a St. Raphael in Provenza e, a settembre 1944, erano arrivati a Mentone, ma erano scarsamente coordinati. […] Lanci di paracadute con armi finiti in dirupi inaccessibili o addirittura in mano ai tedeschi.
Inoltre l’inverno giunse in anticipo sulle montagne e i collegamenti con gli alleati, che avvenivano attraverso i sentieri alpini, erano resi impossibili.
Si ipotizzò anche di tentare con i sommergibili, ma non ci fu nessun serio risultato. Si poteva tentare soltanto via mare.
Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Robert Bentley
[inglese, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria], ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano e finalmente la notte fra il 6 e il 7 gennaio 1945 sbarcò Bentley con il radiotelegrafista John Mac Dougall.

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La costa era presidiata in forze dalle truppe nazifasciste e sorvegliata metro per metro.

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Lo stato attuale dell’edificio situato alla foce del torrente Verbone in Vallecrosia (IM), dove erano dislocati di guardia i bersaglieri citati in questa testimonianza.
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Una vecchia fotografia, tratta dall’opuscolo qui in calce richiamato, attinente, a sinistra il presidio dei bersaglieri, al centro il vecchio mattatoio: a Vallecrosia (IM)

La sorveglianza del tratto di costa di Vallecrosia (IM) era affidata a un distaccamento di circa 25 bersaglieri accasermato [ed a fianco della sede del loro presidio c’era il vecchio mattatoio, punto di riferimento, citato in altre fonti, per gli arrivi notturni via mare di tante spedizioni] sul lungomare alla foce del torrente Verbone.
Tra i bersaglieri c’era il sergente Bertelli, di Genova, che sembrava nutrire qualche simpatia per la Resistenza. Il Bertelli frequentava la barberia di Aldo Lotti
[commissario del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia] e nei discorsi da … barbiere fece qualche allusione antifascista.
Fu avvisato il C.L.N.
[quello di Bordighera (IM)], che incaricò i fratelli Biancheri di Bordighera,  soprannominati Lilò, di prendere i necessari contatti.
I bersaglieri volevano disertare e unirsi ai partigiani in montagna. I
Lilò li convinsero a rimanere nel presidio sul lungomare ed a collaborare con la Resistenza nel nascente Gruppo Sbarchi.
Renzo
[Stienca] Rossi di Bordighera [subentrato nel comando della missione presso gli alleati a Stefano Leo Carabalona, rimasto gravemente ferito in un agguato l’8 febbraio 1945 proprio in Vallecrosia] organizzò un idoneo servizio per effettuare sbarchi di materiale e uomini da piccoli natanti provenienti dalla vicina Francia liberata.
Venne il momento della prima operazione e bisognava concordarne i particolari con i bersaglieri.
Tra di noi serpeggiava ancora qualche timore sulla fede dei bersaglieri. E se fosse stata una trappola?
Commovente fu la posizione di Aldo Lotti
. Era cardiopatico, e in maniera seria. Disse “Vado io. Se è una trappola pazienza, tanto ne ho più per poco!”. Comunque, non era una trappola.
L’
Operazione Sbarchi ebbe inizio. Girò  [o Gireu, più alla francese, Pietro Gerolamo Marcenaro, già commissario di Distaccamento della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] mi cambiò anche il nome di battaglia da “Riccardo” a “Plancia“.[…]

Con lo sbarco del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte Giulio Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. […]

L’operazione più importante alla quale partecipai fu la fuga di 5 ex prigionieri alleati che trasportammo in Francia. […]

L’organizzazione dell’Operazione Sbarchi non fu cosa semplice.
Bisognò innanzitutto trovare natanti idonei a raggiungere la costa francese per le necessità di trasporto dall’Italia alla Francia; in senso inverso provvedevano gli alleati con potenti motoscafi pilotati da Pedretti
[Corsaro, o Caronte, Giulio Pedretti di Ventimiglia (IM)] e Oscar.
Con l’inizio delle ostilità di guerra le autorità italiane avevano disposto la rimozione di tutti i natanti dal lungomare.
In parte vennero ricoverati sotto le volte dell’edificio che era sede dell’ufficio postale lungo la via Aurelia, nel lato sud dell’area sotto strada posta tra il torrente Verbone e la Casa Valdese, ancora oggi adibita al parcheggio degli autobus. 

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Il Seminario di Bordighera (IM), posto proprio sul confine con Vallecrosia, visto dal mare
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Nottetempo, due compagni venivano messi di sentinella, uno all’altezza del Seminario [di Bordighera (IM)] e l’altro in piazza d’Armi [nel comune di Camporosso (IM)], e gli altri prelevavano una barca e la portavano nel parco della villa dell’avvocato Biancheri. Per i lavori di preparazione dei natanti usavamo la casa a fianco della villa detta dei “Bagnai”, soprannome della famiglia allora sfollata che l’abitava.
Quelle barche erano fuori dall’acqua da anni: dovemmo calafatarle e renderle idonee a tenere il mare. Una alla volta “
sequestrammo” 7 o 8 barche. Credo che i proprietari ne fossero poi indennizzati con 22.000 lire.
Quando lo scafo era pronto, sempre di notte, lo portavamo al mare lungo la via che dall’albergo Impero porta al mare (allora Via IX Maggio, adesso: Via I Maggio), in 6, 3 per lato, camminando il più velocemente possibile!
Quei 300/400 metri li percorrevamo quasi in apnea.
Ancora oggi, quando ci penso, trattengo il respiro. Solo verso la fine riuscimmo a trovare un carretto e rendere così l’apnea un po’ più breve …
Le barche furono tutte usate e rimasero in Francia.
Gli imbarchi, come pure gli sbarchi, avvenivano nei punti concordati con i bersaglieri.
Per gli sbarchi, chi conduceva
[spesso era Pedretti] il motoscafo alleato arrivava fino a 500/600 metri dalla riva ed attendeva il nostro segnale convenuto di lampi brevi e lunghi, fatto con una torcia a pile. Dal motoscafo si rispondeva in codice. Quindi si provvedeva a trasbordare il carico su un canotto,  qualche volta su piccole bettoline portate a traino. Poi si raggiungeva la riva…
I canotti a volte rimanevano a noi ed allora furono usati per consentirci di raggiungere la costa francese quando non erano disponibili altre barche.

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Da sinistra, in una foto d’epoca, i garibaldini del Gruppo Sbarchi Vallecrosia Francesco Garini ed Ampelio Elio Bregliano a Negi

Le merci sbarcate venivano nascoste e successivamente trasportate a Negi [Frazione di Perinaldo (IM)] e consegnate ai garibaldini di “Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Liguria].  Sovente ero incaricato del trasporto a Negi.
Tra gli altri carichi ricordo una macchina da scrivere.
Era pesante, pesava quanto un mortaio; ricordo che, nella fatica, dovetti sforzarmi non poco per convincermi che per vincere la guerra fosse necessaria anche una macchina da scrivere e superare la tentazione di buttarla in una scarpata.
Chi dirigeva tutte le operazioni era Renzo Rossi detto “Rensu u Curtu” per distinguerlo da Renzo Biancheri “U Longu” […]

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Una vista di Saint-Jean-Cap-Ferrat – Fonte: Wikipedia
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Da sinistra Villa Iberia e Villa Le Petit Rocher

La base alleata [per la partenza per l’Italia, ed il ritorno, dei motoscafi alleati] in Francia era a Saint-Jean-Cap-Ferrat, baia di Villafranca, nella Villa Le Petit Rocher.

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Ampelio Elio Bregliano, terzo da sinistra, nella baia di Villafranca


Da Vallecrosia si partiva, naturalmente di notte, e si raggiungeva il porto di Montecarlo
[Principato di Monaco], facilmente individuabile perché era l’unico illuminato.
All’ingresso del porto una vedetta intimava l’alt e accompagnava il natante all’approdo sotto stretta sorveglianza.
Qui il nostro equipaggio forniva alle sentinelle alleate dello scalo del Principato di Monaco solo un numero di telefono o di codice e il nome dell’ufficiale di collegamento dell’Intelligence Service.
In meno di un’ora i partigiani erano presi in consegna dai servizi segreti alleati.
Anch’io fui condotto a Montecarlo, con Renzo
Stienca Rossi, Girò e Renzo [Gianni] Rensu u Longu Biancheri, quest’ultimo già allora sordo come una campana.
Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata. […]

Renato Plancia Dorgia, in Gruppo Sbarchi Vallecrosia di Giuseppe Mac Fiorucci  < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

2 aprile 1945 – Dalla V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“, Sez. S.I.M. (Servizio Informazioni Militari), prot. n° 370, al Comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della II^ Divisione – Venivano comunicate notizie riferite da un non meglio specificato interprete di Bordighera. Truppe tedesche e fasciste in allarme di 2° grado... Dalla punta di Sant’Ampelio di Bordighera a Ventimiglia vi era un bunker ogni 800 metri, ognuno dei quali  presidiato da 11 fascisti, di cui un sergente, ed un tedesco…

9 aprile 1945 – Dal comando della V^ Brigata al Comando della I^ Zona Operativa Liguria – Nella relazione si riferivano diverse notizie tra le quali anche che “erano giunti dalla Francia 2 garibaldini che hanno colà eseguito un periodo d’istruzione e che hanno preannunciato un prossimo arrivo di materiale bellico”.

13 aprile 1945 – Dal  C.L.N. di Sanremo, prot. n° 581, al S.I.M. della V^ Brigata – Si rendeva informazione anche sul fatto che le armi sono ancora a Bordighera da dove si provvederà alla distribuzione.

18 aprile 1945 – Dal comando della II^ Divisione al comando della V^ Brigata – Informava che due garibaldini che avevano frequentato la scuola alleata dei sabotatori in Francia stavano per rientrare presso il comando di quella Brigata per istruire altri partigiani.

23 aprile 1945 – Dal comando della VI^ Divisione “Silvio Bonfante“, prot. n° 330, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria – Segnalava che in pari data era giunto presso lo scrivente comando il capitano Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] della Missione Alleata.

24 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione “Felice Cascione” – Scriveva che “il capitano Bartali” [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l’incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione “capitano Roberta” [capitano Bentley]. Si prega di fornire “Bartali” di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla II^ Divisione“. 

da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999

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