Le prime voci di antifascismo a Vallecrosia si ebbero nel 1940/41 da parte di Achille [Achille Lamberti, “Andrea”], di Francesco “Cè” Garini, di “Girò” [n.d.r.: o “Gireu”, Pietro Gerolamo Marcenaro, il quale ultimo risultava latitante già nel verbale della Questura (fascista) di Imperia del 15 giugno 1944, riferito alle indagini ed agli arresti effettuati verso la fine di maggio nella zona di Ventimiglia e di Bordighera a danno del costituendo CLN di Ventimiglia, del già esistente CLN di Bordighera, del gruppo antifascista “Giovane Italia” e di altri patrioti collegati < da un documento edito in don Nino Allaria Olivieri, Ventimiglia partigiana… in città, sui monti, nei lager 1943-1945, a cura del Comune di Ventimiglia, Tipolitografia Stalla, Albenga, 1999, pp. 9, 24>], di Aldo Lotti e di altri. Un antifascismo molto riservato, anche perché le ritorsioni erano molto dure, come nel caso di Alipio Amalberti, zio materno di Girò, che per aver gridato in un bar di Vallecrosia “Viva la Francia” venne dapprima schedato e successivamente costantemente perseguitato, fino a essere fucilato per ritorsione dopo essere stato preso come ostaggio. Sono nato nel 1925 e nel 1943 ero uno studente, che frequentava con profitto il liceo classico di Sanremo, sempre promosso e anche un po’ imbevuto di fanatismo fascista, specialmente dopo la guerra di Spagna. A causa della propaganda di allora parteggiavo per i franchisti. Ero renitente alla leva, ma non c’era ancora una resistenza organizzata. […] Approfittando del bando che sospendeva la fucilazione per i disertori che si fossero presentati spontaneamente all’arruolamento, mio padre mi venne a prendere e col treno ritornai con lui fino ad Arma di Taggia [Taggia (IM)], poi da Arma a Vallecrosia in bicicletta, fortunatamente senza essere mai fermati. Nel frattempo Girò, Achille Lamberti ed altri avevano organizzato un principio di Resistenza. Attraverso mio padre, presi contatto con loro e assieme ci demmo alla macchia. […] Restammo a Langan un paio di giorni e depositammo le armi che ci eravamo procurati a Vallecrosia, tanto avevamo possibilità di averne altre, recuperandole tra quelle nelle caserme abbandonate o gettate dai soldati dell’armata italiana in rotta dal fronte francese dopo l’8 settembre. […] L’organizzazione dell’Operazione Sbarchi non fu cosa semplice. Bisognò innanzitutto trovare natanti idonei a raggiungere la costa francese per le necessità di trasporto dall’Italia alla Francia; in senso inverso provvedevano gli alleati con potenti motoscafi pilotati da Pedretti. Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2017
Pierre Velsch, veterano del gruppo francese di sbarco (da Natalini denominato Commandos d’Afrique) in Provenza, gruppo che andò in avanscoperta rispetto all’Operazione alleata Dragoon con Philippe Natalini, fonte, su Facebook, di questa fotografia, scattata davanti al monumento ricordo dell’evento
L’Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia, presieduta da Giuseppe “Mac” Fiorucci, ha portato alle stampe una interessante ed inedita pubblicazione sui Gruppi da Sbarco di Vallecrosia. Si tratta di una serie di testimonianze di partigiani protagonisti di una singolare vicenda resistenziale e la descrizione di fatti la cui originalità è rimasta alquanto sconosciuta. Dopo lo sbarco nel giugno 1944 delle truppe alleate in Normandia, il territorio francese, soprattutto il centro-sud, fu abbandonato dalle truppe tedesche e conseguentemente occupato dagli alleati. Nel mese di settembre l’esercito di liberazione francese e gli alleati raggiunsero Mentone. Il vecchio confine delle Alpi Marittime tra Italia e Francia assumeva così la caratteristica di una linea di guerra, avendo i tedeschi e i repubblichini occupato tale confine con una armata militare molto agguerrita nel timore che le truppe alleate, coadiuvate da uno sbarco di truppe e mezzi annunciato sulla Costa Azzurra, invadessero l’Italia del nord, circondando quindi le truppe tedesche che combattevano gli alleati nel centro Italia. Nella realtà dei fatti i tedeschi non ebbero mai occasione di subire attacchi da parte degli alleati, mentre alle spalle dovevano fare i conti con le organizzazioni partigiane che, nella primavera del ’44, avevano creato la prima zona operativa nel ponente della Liguria e con coraggio e determinazione combattevano alle spalle i tedeschi con apprezzabili risultati. Avvenuto lo sbarco in Normandia e liberata la Francia, il comando partigiano del ponente ligure insieme al CLN locale, ritenne necessario aprire una via di comunicazione con la Francia liberata, al fine di creare un coordinamento strategico che consentisse di isolare i tedeschi. Era chiaro che l’unica via di comunicazione possibile era il mare. Nasce da questa scelta l’impegno organizzativo dei Gruppi da Sbarco. Furono circa una ventina i partigiani che in varie circostanze si collegarono via mare con il comando alleato. […] La riuscita, anche se qualche volta molto rischiosa, dei primi collegamenti portò il Comando partigiano a chiedere agli alleati un contatto permanente ed una strategia operativa che consentisse ai partigiani di contare su aiuti soprattutto di armi e di munizioni, indispensabili per gli attacchi ai nazifascisti e per la difesa dai rastrellamenti che gli stessi nazifascisti organizzavano periodicamente. I francesi soprattutto e gli alleati stessi, non accolsero subito con simpatia e disponibilità tali iniziative. Ma la costanza dei comandi partigiani e dei responsabili del CLN ebbe la meglio, ed i viaggi iniziarono con frequenza riadattando barche di pescatori nascoste, ma soprattutto creando una rete segreta di contatti con alcuni responsabili repubblichini del servizio di vigilanza della costa che, decisi a lasciare i loro reparti per collegarsi con i partigiani, rimasero con grande rischio al loro posto, consentendo quindi la copertura, nelle ore notturne concordate, della partenza e dell’arrivo dei natanti. Di tutte le vicende narrate ho scelto due episodi che dimostrano l’importanza di questa rischiosa attività e i risultati ottenuti. Gli alleati avevano trasmesso una direttiva al sistema resistenziale italiano al fine di far rientrare nelle loro nazioni i soldati prigionieri che, con l’8 settembre ’43, erano scappati dai campi di prigionia. Molti prigionieri aiutati dai civili e dai partigiani scelsero i passaggi via terra ma, quando nell’estate del 1944 i tedeschi occuparono la frontiera, il transito clandestino fu bloccato, rimase soltanto la via del mare ed in molte circostanze i Gruppi da Sbarco portarono in Francia militari ex prigionieri restituendoli alla libertà. Un altro episodio descritto da Domenico Donesi “Mimmo”, racconta la disavventura vissuta da un Gruppo da Sbarco. Dopo le prime esperienze portate positivamente a termine, nel comando della “Felice Cascione” maturò l’idea di costituire una Commissione che doveva portarsi in Francia presso i Comandi alleati, per sollecitare l’invio di attrezzatura bellica e per combinare azioni militari congiunte contro i nazifascisti. Nacque così la Missione Kanhemann (partigiano “Nuccia”) con la supervisione del comandante Nino Siccardi “U Curtu”. Di questa missione [n.d.r.: partita da Vallecrosia (IM) nella notte tra il 14 ed il 15 dicembre 1944] faceva parte certo Jean Gérard, dichiaratosi ingegnere venuto in Italia a seguito della TODT, la società tedesca che costruiva le difese militari. La missione dopo vari tentativi andati male per le condizioni del mare, riuscì una notte a partire. Dopo vari sforzi la barca approdò a Monaco dove i gendarmi ignari degli obiettivi della missione, condussero il gruppo alla gendarmeria di Nizza. Subito fu prelevato Kanhemann, capo della missione e portatore di tutti i documenti attestanti la loro identità politica e con lui anche il francese Gérard. Gli altri furono presi e portati nelle Nouvelles Prisons di Nizza in attesa di eventi. Gérard risultò essere un collaborazionista tedesco con la conseguenza che tutti i partecipanti alla missione furono sottoposti a severi interrogatori e trattati con metodi anche violenti. Tutto ciò perché Gérard, per salvare se stesso, aveva affermato che gli italiani erano fascisti venuti in Francia per fare atti di sabotaggio. I partigiani italiani seppero resistere alle accuse e dimostrare la loro vera identità. Aiutati dai maquis francesi furono consegnati al Comando alleato il quale, accogliendo le proposte avanzate dal Comando della “Felice Cascione”, organizzò una sede di appoggio per rifornimenti in una villa di Cap-Ferrat provvista anche di un alloggiamento coperto per un motoscafo, col quale numerosi furono i viaggi in mare per portare rifornimenti, armi e piani strategici. Gli alleati compresero l’importanza di questa iniziativa e concordarono l’invio in Italia di un ufficiale inglese con un collaboratore dotato di una potente radio trasmittente. La notte del 6 gennaio 1945 tutto il gruppo Kanhemann ed il capitano Bentley partirono via mare per Vallecrosia. Due giorni dopo Bentley era al comando della “Felice Cascione” dove, in permanente contatto col Comando alleato, nell’ultima parte del periodo resistenziale, si realizzò una piena collaborazione strategica degli alleati e delle formazioni partigiane […] Manfredo Manfredi (Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia), E ci furono persino i “gruppi da sbarco” partigiani, Patria Indipendente, 8 aprile 2007
Il distaccamento SAP di Vallecrosia era nato negli ultimi giorni di luglio ’44 […] I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra […] In parallelo agli aviolanci alleati, ma con con maggiore assiduità, avevano luogo sbarchi di materiale bellico nella zona di Vallecrosia-Bordighera. I volontari che si occuparono di tali trasporti appartenevano al gruppo di “Leo”, che fungeva da tramite tra i garibaldini e la missione alleata in Francia. Giulio Pedretti fu il partigiano che più di ogni altro si impegnò in tali operazioni, al punto che alla fine della guerra aveva effettuato 27 traversate per recapitare armi e uomini attraverso il tratto di mare prospicente la zona di confine italo-francese. Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio/30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998/1999
La zona a mare di Camporosso (IM) e, dietro, Vallecrosia: una vista dalla zona Nervia di Ventimiglia
[…] uno scritto che dietro mia richiesta è stato gentilmente preparato dal dottor Ilo Martini, ex ufficiale dell’esercito, nominato Comandante della Divisione SAP “G.M. Serrati”. Lo scritto ciclostilato è intitolato Appunti, memorie e ricordi del Comandante Ilo Martini (Rolando) e porta la data dell’ottobre 1969: “[…] In primavera [del 1944] mi recai verso Arma di Taggia ove, tramite il CLN provinciale e quello locale, era stato fissato un incontro con il comandante ed il commissario di quel gruppo di azione partigiana […] Era importante prendere accordi sul piano operativo, coordinando le azioni con il CLN locale, il CLN provinciale, il Comando di zona delle formazioni partigiane e il nostro Comando Divisione “G.M. Serrati” […] Insistetti sulla necessità dei collegamenti zonali e settoriali, oltreché centrali, e diedi le istruzioni per prendere contatto con le formazioni di Sanremo, Bordighera, Ventimiglia, Riva e San Lorenzo, sino ad Imperia. Diedi incarico di organizzare un incontro con il Comando delle formazioni SAP di Sanremo e con quello di Bordighera e di Ventimiglia-confine. Fu anche ipotizzato un incontro con le forze operanti sulla costa francese di Mentone e Villafranca sino a Nizza […]” Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992
Dalla primavera del 1944 mio fratello [Alberto “Nino” Guglielmi] iniziò a fare qualche furtiva visita nottetempo. Confabulava con mio padre, poi spariva di nuovo. Spesse volte con mio padre ritornavamo alla casa al mare [in Camporosso (IM)] e a volte papà partiva per raggiungere la Francia con la barca. La cantina a volte era piena di merci le più varie, una volta persino dei datteri. Credo a settembre del 1944, Nino una notte portò a casa, a Vallecrosia Alta, una radio e la nascose nell’armadio a muro nell’ultima stanza. Qualche tempo dopo arrivò all’imbrunire, furtivamente come suo solito, si recò nella stanza della radio e mi chiese di andare dalla vicina di casa, Marinetta, chiudendomi dietro tutte le porte […] Il giorno dopo papà nascose in un altro nascondiglio la radio. Venne la polizia rovistarono dappertutto ma fu facile dire che non sapevamo niente della radio e che non sapevamo dove Nino fosse fuggito forse con la radio stessa. Aumentarono le nostre visite alla casa sulla costa. […] Diverse volte tra i garofani mio padre nascondeva casse che nottetempo erano sbarcate sulla costa. Compresi che quando era in previsione uno sbarco pernottavamo al mare a dispetto dei cannoneggiamenti da Monte Agel, e al mattino ritornavamo ripetendo la manfrina delle ceste dei garofani invenduti al mercato. Da quei giorni nella cantina della casa al mare furono custodite anche strane casse. Sono certa che sbarcarono o si imbarcarono anche altri soldati alleati. In particolare ricordo che prima di Natale del 1944 una notte riapparve Nino accompagnato da un uomo alto, biondo come uno svedese e due baffoni. Erano appena sbarcati dalla barca, perché i pantaloni erano bagnati, e avevano anche diverse casse che nascosero in cantina e che vennero recuperate nei giorni successivi dagli amici di Nino: Achille [Achille “Andrea” Lamberti], Lotti e altri. Ancora a notte partirono per Negi. La notte della Epifania riapparve mio fratello Nino con Mimmo (Domenico Dònesi) e un ufficiale inglese [il capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] bagnato fradicio. Era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina poi si incamminarono di nuovo […] Emilia Guglielmi, sorella di Alberto “Nino” Guglielmi, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007
Caramia Francesco (Franco) che dal primo C.L.N. Sanremese e per esso più precisamente da Salvatore Marchesi [Salvamar, Turi Salibra, delegato del CLN di Sanremo a seguire la zona di Bordighera] e da Adolfo Siffredi ebbe incarico di arruolarsi nella milizia per esperire opera di informatore e di disgregatore e che lascerà tale incarico dopo circa tre mesi per entrare direttamente alle dipendenze del CLN circondariale, per il quale dall’ottobre 1944 in poi presterà servizio di staffetta per il collegamento con Bordighera Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) – Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
[…] il distaccamento SAP di Vallecrosia nato negli ultimi giorni di luglio ’44. nota 63 a pagina 136 di Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998/1999
Nella mia Resistenza passata a Perinaldo partecipai all’attacco [3 settembre 1944] al campo di Vallecrosia insieme ai sappisti di Vallecrosia. Angelo “Athos” Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Durante il periodo di attesa a PIGNA il comandante dei Partigiani della zona noto come LEO [Stefano Carabalona] ci parlò della possibilità di passare in FRANCIA in barca da VENTIMIGLIA e suggerì di inviare uno dei suoi uomini sulla costa per fare delle indagini […] I pescatori ci portarono vogando, senza ulteriori incidenti, in 3 ore e mezza a Monte Carlo dove sbarcammo [quindi, approssimativamente alle ore 4 del 9 ottobre 1944, data in ogni caso indicata da Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013] e ci arrendemmo alla guarnigione F.F.I. La mattina seguente ci recammo a Nizza e facemmo rapporto al Maggiore H. GUNN delle Forze Speciali […] A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana. capitano G. K. Long, artista di guerra, documento britannico Mission Flap, copia di Giuseppe Mac Fiorucci
Un giorno mi fu ordinato di sorvegliare la strada per Pigna perché dovevano scendere dei partigiani, forse perché accompagnavano ufficiali alleati. Mi lasciarono sul ponte del Nervia al bivio per Rocchetta [Nervina (IM)] con due pecore e due capre per fingermi pastore al pascolo. Tutto andò bene, solo che alla sera le bestie non volevano saperne di ritornare al paese. Dopo quella avventura, Girò [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] mi disse che occorreva mandare partigiani dagli alleati nella Francia liberata per stabilire rapporti e trasportare armi per i garibaldini. Come? Di notte, con un gozzo, remando da Vallecrosia a Monaco. Ampelio “Elio” Bregliano in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Novembre 1944 mio passaggio in Francia perché in qualità di cap. pilota avrei potuto prospettare lanci nella zona. Per equivoco al mio arrivo fui arrestato e sottoposto a duri interrogatori da parte della polizia francese delle Nouvelle Prisons di Nizza. Chiarito l’equivoco, mi offro volontario per essere sbarcato da solo nella Val Nervia per preparare la ricezione della missione alleata capeggiata dal cap. Bentley. Sbarcato alle 2 di notte da un motoscafo inglese, mi trovai sulla spiaggia di Val Nervia solo per 6 giorni. Presi poi i contatti con Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM), in quel periodo commissario del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] e Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]. Segnalai per varie notti consecutive a mezzo di lampadina elettrica la possibilità di sbarco della missione. Il 6 gennaio 45 la missione sbarcava… Antonio “Tonino” Capacchioni, manoscritto, documento IsrecIm, pubblicato in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
… si intende fare un ulteriore accenno ai rapporti intercorrenti tra i garibaldini dell’imperiese, I^ Zona Operativa Liguria, e la presenza anglo-americana in Costa Azzurra. Le relazioni si intensificarono con il dicembre 1944, quando il giorno 10, come riportato in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), vol. III, Da agosto a dicembre 1944, pp. 514-515, 1994, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1977, “il garibaldino Leo [nome di battaglia di Stefano Carabalona, già eroico comandante di Distaccamento della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” nelle battaglie partigiane per Rocchetta Nervina (IM) e per Pigna (IM), responsabile della Missione Militare presso il Comando Alleato, con vice comandante Lolli (Giuseppe Longo)], Boia [Tullio Anfosso, comandante di Distaccamento della V^ Brigata], Corsaro [o Caronte, Giulio Pedretti, della V^ Brigata], i compagni Giulio Colombo Licasale [della V^ Brigata], Luigi Sirena Gastaudo [capo di una squadra della V^ Brigata], Katiuscia [Giovanni Leuzzi, anche Catuscia, commissario di un Distaccamento della V^ Brigata], Luciano Mannini (Rosina) [della V^ Brigata] ed altri per mezzo di una barca salparono clandestinamente da una località costiera di Vallecrosia (IM) e raggiunsero Villafranca [Villefranche-sur-Mer, dipartimento delle Alpes-Maritimes, regione francese Provence-Alpes-Côte d’Azur] all’alba incolumi e si insediarono nella base di Ville Petit Rocher“. Rocco Fava, Op. cit., Tomo I
Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività. […] A dicembre 1944 alla S.A.P. di Vallecrosia si aggregarono alcuni partigiani scesi dalla montagna… Giovanni Strato, Op. cit.
L’attività della Squadra di azione patriottica di Vallecrosia-Bordighera fu indubbiamente una delle più ardite più pericolose… I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Stienca Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra. Dopo la costituzione della missione Leo [Stefano Carabalona] e l’arrivo in Italia del Cap. Bentley, ufficiale di collegamento alleato, la squadra collaborò con la missione Leo stessa e col cap. Gino [Luigi Punzi] allo scopo di preparare una zona di sbarco a Vallecrosia, dopo i tentativi effettuati ad Arma di Taggia allo stesso scopo, tutti falliti, e l’assassinio del Gino. Preparare una zona di sbarco a pochi chilometri dal fronte, su una costa strettamente sorvegliata dal nemico, era impresa difficilissima, quasi disperata… Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia
Trascorso il plenilunio, la notte del 14 [dicembre 1944] partiva da Vallecrosia con un’altra barca anche il partigiano dott. Kahnemann (Nuccia) con la pianta di tutte le postazioni tedesche del primo schieramento costiero e le coordinate delle principali fortificazioni, ricevute a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] da un incaricato della Divisione Felice Cascione. Su interessamento del comando della I^ Brigata Silvano Belgrano [della Divisione Silvio Bonfante], rientravano dal Piemonte nella prima decade di novembre e, con l’aiuto di Corsaro [Giulio Pedretti], dopo qualche giorno seguivano Nuccia verso la Francia anche due soldati R.T. americani, fuggiti ai tedeschi in Alta Italia, con il compito di sollecitare presso il Comando alleato l’invio di apparecchi radio ricetrasmittenti. Il tenente Antonio Capacchioni del gruppo Kanhemann veniva incaricato di preparare, in collaborazione con la S.A.P. di Vallecrosia, l’arrivo presso la Divisione Felice Cascione del capo della Missione alleata, il capitano inglese Robert Bentley. Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005
Fra i componenti [missione Kahnemann] furono assunti fra gli altri (non li ricordo tutti) Alberto Guglielmi “Nino” e Luciano Mannini “Rosina”. Io, perché ufficiale dell’esercito, a conoscenza delle lingue francese e inglese, studiate a scuola e poi coltivate privatamente. Nino e Luciano perché conoscevano la zona a menadito, soprattutto i camminamenti tra le mine sulla spiaggia. Fu incluso nella missione anche certo Jean Gérard, francese… Non l’avessimo mai fatto, come dirò dopo!!! […] La gendarmeria di Monaco, informata dello scopo della nostra missione, si mise subito in contatto con quella di Nizza […] nelle prime ore del mattino successivo stavamo già nella sede della gendarmeria di Nizza […] Quasi subito fu prelevato Kanhemann, capo della nostra missione e portatore di tutti i documenti referenziali attestanti la nostra identità politica Domenico “Mimmo” Donesi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Raggiunti gli alleati, Mimmo [Domenico Dònesi] e Nino [Alberto Guglielmi] furono ingaggiati dai servizi inglesi, sottoposti ad un breve addestramento e preparati alla missione di invio dell’ufficiale di collegamento presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, il capitano Robert Bentley, del SOE britannico. Dopo Natale [1944] Nino fu inviato a preparare lo sbarco di Bentley. appunti inediti di Giuseppe Mac Fiorucci
Poi finalmente Girò [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] e gli amici prepararono la barca e partimmo. Era dicembre [1944] e tra i compagni di viaggio ricordo sicuramente Luciano “Rosina” Mannini. Ampelio “Elio” Bregliano in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Rosina (Luciano Mannini) racconta: “Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. Il capitano Leo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre – parte attraverso i valichi alpini e parte via mare – in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta”. […] La missione Leo alla quale appartenevano Rosina, Lolli [Giuseppe Longo], Giulio [Corsaro/Caronte] Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [il 10] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall’infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l’altro, l’uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno… Mario Mascia, Op. cit.
Intanto a Sanremo e a Bordighera viene costituita la Missione “Kahnemann”, di cui fa parte il tenente Capacchioni [Antonio Tonino Capacchioni], il quale viene incaricato di preparare in collaborazione con le SAP di Vallecrosia l’arrivo di una Missione Alleata (inglese) [quella del capitano Robert Bentley] con lo scopo di fornire armi alla Resistenza. Il Comando tedesco, avvertito dell’operazione che stava per svolgersi, aumenta la sua sorveglianza predisponendo nuove postazioni lungo la spiaggia, organizzate tra un campo di mine e l’altro, in modo da tenere tutta la costa sotto la più stretta sorveglianza diurna e notturna. Inoltre il nemico emana disposizioni per il ritiro e la distruzione di tutte le barche. Pertanto l’operazione da intraprendere diventa molto più rischiosa, per cui si deve stabilire come base centrale di operazione un tratto di costa maggiormente battuto dalle artiglierie franco-americane e quindi meno sorvegliato. Dopo le prime esperienze portate positivamente a termine, nel comando della “Felice Cascione” maturò l’idea di costituire una Commissione che doveva portarsi in Francia presso i Comandi alleati, per sollecitare l’invio di attrezzatura bellica e per combinare azioni militari congiunte contro i nazifascisti. Trascorso il plenilunio, la notte del 14 [dicembre 1944] partiva con un’altra barca anche il partigiano Eugenio Kahneman (Nuccia) con la pianta di tutte le postazioni tedesche del primo schieramento costiero e le coordinate delle principali fortificazioni, ricevute a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] da un incaricato della Divisione Felice Cascione. Su interessamento del comando della I^ Brigata Silvano Belgrano, rientravano dal Piemonte nella prima decade di novembre e, con l’aiuto di Corsaro [Giulio Pedretti], dopo qualche giorno seguivano Nuccia verso la Francia anche due soldati R.T. [radiotelegrafisti] americani, fuggiti ai tedeschi in Alta Italia, con il compito di sollecitare presso il Comando alleato l’invio di apparecchi radio ricetrasmittenti. Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Op. cit.
La missione Kahneman salpò da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944, dopo tre giorni di attesa per un via libera dato dal comandante del distaccamento, che collaborava clandestinamente con i partigiani del mare, di bersaglieri di guardia sul litorale, sergente Bertelli, che avvisò per tempo che in quel giorno il suo reparto sarebbe stato impegnato a Ceriana (IM) con commilitoni tedeschi. Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
La guerra partigiana intanto manifestava alcuni pesanti difetti organizzativi; c’erano contatti con gli alleati che erano sbarcati a St. Raphael in Provenza e, a settembre 1944, erano arrivati a Mentone, ma erano scarsamente coordinati. […] Lanci di paracadute con armi finiti in dirupi inaccessibili o addirittura in mano ai tedeschi. Inoltre l’inverno giunse in anticipo sulle montagne e i collegamenti con gli alleati, che avvenivano attraverso i sentieri alpini, erano resi impossibili. Si ipotizzò anche di tentare con i sommergibili, ma non ci fu nessun serio risultato. Si poteva tentare soltanto via mare. Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Robert Bentley, ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano e finalmente la notte fra il 6 e il 7 gennaio 1945 sbarcò Bentley con il radiotelegrafista John Mac Dougall. […] Con lo sbarco [notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945] del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte Giulio Corsaro Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. […] Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Tra queste operazioni vi fu la tragica “Operazione Leo“, a seguito della “Operazione Gino” [capitano Luigi Punzi], di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione. Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
La missione via mare di Bentley riuscì ad infiltrarsi nella notte del 6-7 gennaio 1945, dopo otto tentativi di sbarco, sulla spiaggia nei pressi di Bordighera […] Antonio Martino, La missione alleata “Indelible” nella II^ Zona Operativa savonese in Storia e Memoria, rivista dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 2011-1
La missione Saki, guidata dal capitano Robert Bentley, giunse in Liguria non via aria, come siamo abituati, ma via mare. Il capitano aveva già tentato di entrare in Italia diverse volte passando dalla frontiera con la Francia, all’altezza di Nizza, in maniera simile a quanto fatto da O’Regan e la Donum. Tuttavia, questi tentativi erano tutti andati a monte per il maltempo e, alla fine, si era deciso di sbarcare la Saki sulla costa ligure usando una piccola barca a motore. Tuttavia, anche questo metodo si rivelò non facile da attuare. La costa ligure, infatti, era pesantemente sorvegliata dal nemico, che temeva un possibile sbarco alleato come quello che era avvenuto in Provenza e che avrebbe potuto tagliare le sue retrovie sul fronte italiano. Redazione, Episodio 39 – Saki, Racconti dal nascondiglio, 1 maggio 2021
Nel febbraio del 1945 un agente telegrafista di una radio rice-trasmittente clandestina che operava nella nostra zona venne scoperto e catturato. La scoperta del telegrafista bloccò il flusso di informazioni militari tra i partigiani e gli alleati. Viste le mie qualifiche militari di “operatore radio”, il CLN dispose il mio trasferimento nella vicina Francia liberata […] Angelo “Athos” Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Renzo [Renzo Stienca/Gianni Rossi] si accreditò presso l’OSS a Nizza. In seguito fece 4 viaggi [recando armi, documenti, uomini di collegamento, materiale vario] via mare dalla Francia [alla costa di Vallecrosia]… Renzo propose una nuova procedura con la quale si potevano avvisare i partigiani in attesa sulla costa italiana. Procedura che consisteva nello sparare due razzi da Cap Martin di modo che fossero visibili dall’area di Bordighera. Un compito che fu affidato al comando francese di Mentone. Il 17 marzo un battello, che portava due pacchi di armi e di munizioni per i partigiani, partiva da Villefranche con a bordo Renzo ed altri 2 uomini. Ma nessun razzo venne sparato, non ci fu nessuno ad accogliere in Italia quella piccola spedizione ed il battello tornò indietro. L’operazione venne ritentata con successo due notti più tardi, quella del 19 marzo… Renzo tornò definitivamente in Italia la notte del 27 aprile 1945, sbarcando a Sanremo… Sir Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013
Renzo Rossi entra in contatto con le Special Forces e continua l’opera di Leo, trasportando in Italia armi automatiche e munizioni… le armi venivano avviate in montagna a Negi dove Cekof le riceveva per inoltrarle alle formazioni; distribuite agli uomini di Bordighera o per mezzo di Piero (Angelo Amato), René (Renato Magni) e i Laura delle Sap di Ospedaletti. Mario Mascia, Op. cit.
Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze. […] Iniziò ufficialmente una più stretta collaborazione tra la Resistenza italiana e le forze alleate. Al Belgrano, antico palazzo-maniero di Nizza ove risiedeva il comando interalleato, presentai le mie credenziali e fummo accolti e considerati a tutti gli effetti come “collaboratori”, anche se non ancora “alleati”. Facemmo presente anche che il nostro impegno alla lotta della liberazione dell’Italia era dettato da motivi ideali e non da convenienze personali. Chiarimmo anche con gli altri agenti italiani che già operavano con i servizi alleati, in gran parte contrabbandieri ed avventurieri, che non era nostra intenzione rischiare la pelle per fare le spie prezzolate, ancorché dalla parte giusta. Tutti si dichiararono entusiasti di partecipare alla lotta per la liberazione dell’Italia dai nazifascisti. Il contributo dei contrabbandieri alla Resistenza fu enorme ed è bene che venga reso pubblico e riconosciuto. Quando necessario partecipavamo alle riunioni dei comandi alleati. Compito della Resistenza era quello di raccogliere quante più informazioni possibili sul dislocamento e sui movimenti delle forze nazifasciste e sul posizionamento dei campi minati lungo la costa. I viaggi tra la Francia e Vallecrosia si intensificarono, con l’invio di armi ed equipaggiamenti per i partigiani. L’invio di armi era sempre stato un problema. l lanci con i paracadute quasi un disastro, e, quando andavano a buon fine, le armi si rivelavano inadeguate. Su indicazione del commissario Mascia di Sanremo rappresentai con insistenza la necessità che ci venissero fornite armi e munizioni compatibili con la preda bellica tedesca che riuscivamo a sottrarre ai nazifascisti. Per quanto possibile cercammo di evitare i bombardamenti per abbattere i ponti e gli altri obiettivi militari, perché creavano troppi danni alla popolazione civile. Venimmo incaricati di far saltare ponti e rendere inagibili altre strutture. Da Vallecrosia verso la Francia furono trasportati prigionieri di guerra alleati fuggiti dai campi di prigionia dopo l’8 settembre ’43 e partigiani italiani ricercati dai fascisti. Renzo “Stienca” Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo [Stienca] Rossi. Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo]. Dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto [Gigetto] Sequi a Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del C.L.N. di Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona, tra queste, quelle sotto il comando di Cekoff [Mario Alborno di Bordighera] e di Gino [Luigi Napolitano] […] La collaborazione dei bersaglieri fu determinante per tutte le operazioni del Gruppo Sbarchi. Il sergente Bertelli comandava un gruppo di bersaglieri a Collasgarba – sopra Nervia di Ventimiglia – e aveva manifestato la volontà di aderire alla Resistenza. Fu avvicinato dai fratelli Biancheri, detti Lilò, per stabilire le modalità della diserzione, quando il plotone fu distaccato alla difesa costiera giusto sulla costa di Vallecrosia in prossimità del bunker alla foce del Verbone. I Lilò convinsero allora i bersaglieri a non disertare, ma ad operare dall’interno per consentire ed agevolare le nostre operazioni. […] Il nostro ritorno [6 marzo 1945] fu programmato subito con il motoscafo di Giulio “Corsaro” Pedretti e di Cesar, con il quale si dovevano recuperare anche alcuni prigionieri alleati; ma il motoscafo in mare aperto andò in panne e non ne volle sapere di riavviarsi. Eravamo in balia delle onde: Renzo Rossi, Pedretti e Cesar sotto un telo, al chiarore di una lampada, rabberciarono alla meglio il motore. Quasi albeggiava e la missione fu annullata perché ormai troppo tardi. Sulla spiaggia di Vallecrosia il Gruppo Sbarchi attese invano con i 5 piloti. […] Pochi giorni dopo, senza Achille [Achille “Andrea” Lamberti], che rimase a dirigere il Gruppo a Vallecrosia, effettuai con Girò un’altra traversata, accompagnando “Plancia” [Renato Dorgia] a prendere armi e materiale. Il ritorno lo effettuammo con la scorta di una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco; i nemici non si accorsero della nostra presenza e passarono oltre. Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò accompagnò ugualmente a terra tutta la comitiva, mentre io tornai a bordo della vedetta, perché nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua. Renzo “Gianni” Biancheri, “Rensu u Longu” in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
I tedeschi aumentarono notevolmente la sorveglianza e con essa le nostre difficoltà. Finalmente portammo i battelli al mare e i 7 passeggeri, (i 5 piloti alleati e i due passeur). Prima di partire, uno dei passeur volle “collaudare” le barche per verificare che tenessero il mare. Imbarcati tutti, partirono in 9 guidati da Achille e un altro, che non ricordo se Girò o Renzo Rossi o altri. Credo Renzo Rossi, che era il capo di tutta l’organizzazione sbarchi. Arrivarono sani e salvi e questa operazione accrebbe non poco la considerazione degli alleati per la Sezione Sbarchi di Vallecrosia. Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
24 gennaio 1945 – Dal C.L.N. di Sanremo, prot. N° 219/CL, al comando della V^ Brigata – Si comunicava che la zona di competenza del C.L.N. di Sanremo comprendeva la zona costiera da Ventimiglia a Santo Stefano al Mare (IM). 14 febbraio 1945 – Dal Comando Operativo [comandante “Curto” Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando della Divisione “Silvio Bonfante” – Comunicava che erano imminenti alcuni sbarchi di materiali da parte degli alleati sulle coste controllate dalla II^ Divisione “Luigi Nuvoloni” e precisava i criteri di distribuzione dei medesimi. 10 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 410, al CLN di Bordighera – Segnalava che il Comando Operativo della I^ Zona Liguria desiderava inviare alcuni documenti in Francia tramite “Leo” [Stefano Carabalona, che, ferito, dal 5 marzo era già stato portato in salvo in Costa Azzurra] e di conseguenza chiedeva la data in cui fosse stato disponibile “Leo”. 19 aprile 1945 – Dal dottor “Turi Salibra” [dottor Salvatore Marchesi] al commissario “Orsini” [Agostino Bramè] della V^ Brigata – Riferiva che i partigiani di Vallecrosia comunicavano che il capitano “Lemme” aveva autorizzato “Renzo” [Renzo Rossi] a trattenere 12 sten per armare le SAP di Vallecrosia [Gruppo Sbarchi Vallecrosia] “che rischiano notte per notte la vita durante l’imbarco e lo sbarco dei nostri organizzati” e che al CLN di Sanremo erano stati consegnati tramite “Piero” 14 sten, 2 Breda oltre che varie munizioni e 2 pacchi di bombe a mano [arrivati con i predetti sbarchi]. da documentiIsrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
Una Vallecrosia (IM) d’anteguerra – Fonte: Fiorucci, Op. cit.
… urgente necessità di cautelarsi con le forze alleate della vicina Francia per una maggior collaborazione e soprattutto coordinamento… Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze… Renzo Stienca Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)>, 2007
Venne fissata la segnalazione da Radio Londra per la coordinazione dell’attacco: “la neve cade sui monti”, stabilito il luogo, Baiardo, il giorno 17 marzo [1945], e l’ora, le 7 del mattino. […] I nostri erano discretamente armati, grazie specialmente ai rifornimenti giunti nelle ultime settimane in montagna via mare. Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975
Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]
e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] accompagnò ugualmente a terra tutta la missione, mentre io tornai a bordo della vedetta, e nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua. Le difese di quel tratto di costa erano così composte: un bunker alla foce del torrente Borghetto, uno nei pressi della foce del Verbone, un altro quasi alla foce del Nervia. RenzoGianniBiancheri, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
12 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 424, al “capitano Roberta” [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] – Comunicava che… quel giorno stesso il CLN di Bordighera aveva avvertito che “Leo” [Stefano Carabalona] e “Rosina” [Luciano Mannini], accompagnati da altri due partigiani [Renzo Biancheri e Renzo Rossi], erano, nella notte tra il 5 ed il 6 marzo [una notte prima, dunque, rispetto alla data indicata da altre fonti] partiti per la Francia; che “Leo” era sempre ferito; che il suo passaggio in Francia era stato affrettato…
14 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 436, a “R.C.B.” [Robert Bentley] – Comunicava che … i garibaldini partiti tra il 5 ed il 6 marzo per la Francia non erano ancora rientrati.
4 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale rappresentante dell’Alto Comando Alleato al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“] – Veniva conferito incarico al commissario in indirizzo di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni alle ore 23.15 del giorno 4 stesso per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12 dovevano iniziare alle ore 24. L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti. Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco.
7 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini – Venivano chiesti, dietro protesta del capitano Robert Bentley, chiarimenti circa la distribuzione di armi arrivate in tre differenti sbarchi, circostanze sulle quali non erano state fatte le dovute relazioni.
11 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Comunicava che quella notte sarebbe sbarcato al “solito posto” di Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione], che “CapitanoRoberta” [capitano Bentley] chiedeva di essere accompagnato a raggiungere il comando della VI^ Divisione e che eventuale altro materiale ricevuto via mare doveva essere tenuto a disposzione del comando zona, che ne avrebbe curato in seguito la distribuzione.
13 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini – Si sollecitava maggiore attenzione nell’individuare per tempo e nell’avvertire di movimenti del nemico rispetto alla tematica sbarchi, in quanto il motoscafo di Renzo [Renzo Stienca Rossi], ricevuta una segnalazione sospetta dalla costa, era appena tornato indietro.
13 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, forse in zona Rattaconigli, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti]
14 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Veniva comunicato che Bartali, sbarcato il giorno 11, stava proseguendo verso la zona della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” per incontrare R.C.B.[capitano Bentley] e che il 20 avrebbe avuto luogo una riunione tra le formazioni garibaldine, R.C.B. e i CLN interessati.
17 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Venivano annunciati l’arrivo di Bartali con una radio trasmittente e di 2 istruttori di sabotaggio, dei quali 1 <l’agente Raina> doveva essere indirizzato verso la VI^ Divisione.
18 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Veniva criticato il fatto che non era ancora pervenuto l’elenco del materiale arrivato con gli sbarchi.
19 aprile 1945 – Dal dottor “Turi Salibra” * al commissario “Orsini” [Agostino Bramè] della V^ Brigata – Riferiva che i partigiani di Vallecrosia comunicavano che il capitano “Lemme” [forse, invece, il maggiore Lamb] aveva autorizzato “Renzo” [Renzo Rossi] a trattenere 12 sten per armare le SAP di Vallecrosia [Gruppo Sbarchi Vallecrosia] “che rischiano notte per notte la vita durante l’imbarco e lo sbarco dei nostri organizzati” e che al CLN di Sanremo erano stati consegnati tramite “Piero” 14 sten, 2 Breda oltre che varie munizioni e 2 pacchi di bombe a mano [arrivati con i predetti sbarchi].
22 aprile 1945 – Dal comando della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” al Comando della I^ Zona Operativa Liguria – Comunicazione attinente l’attività della SAP di Vallecrosia (IM) , nella quale si sosteneva che, riguardo ai 12 sten in dotazione alla S.A.P. di Vallecrosia (IM), risultava accertata l’autorizzazione del capitano “Lemme“, “responsabile inglese a Nizza degli imbarchi” [clandestini per e dall’Italia], di trattenere le armi per la sicurezza della cittadina; che anche una lettera di “Salibra” * confermava la decisione; che seguiva l’elenco del materiale ricevuto in tre sbarchi; che l’ultimo sbarco non era potuto avvenire per l’incidente accaduto all’imbarcazione; che risultavano pervenuti in totale 35 sten, 1 bren, 2 mitragliatrici Breda ed una cassetta di munizioni [ come ricorda la staffetta partigiana Sergio Sergio Marcenaro una cassetta di munizioni pesava in media 50 Kg. ] per sten .**
da documentiIsrecim inRocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999
* [Salvatore Marchesi, attivo anche con i nomi di battaglia “Turi” e “Salvamar”, chimico, ispettore circondariale del CLN di Sanremo per la zona Bordighera–Ventimiglia, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista, a sua volta impegnato nella Resistenza a livello nazionale < un esempio: 7 aprile 1945 – Dal CLN di Sanremo a Turi Salibra ed al CLN di Bordighera – L’ufficiale addetto al Comando, Piero, sarebbe stato con il CLN di Bordighera al momento dello sbarco per la ripartizione delle armi provenienti dalla Francia. In base agli accordi le armi sarebbero state assegnate per un 25% alle SAP di Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera e per il restante alle SAP di Ospedaletti, Sanremo, Taggia e Riva-Santo Stefano [allora comune unico]… Rocco Fava, Op. cit. >]
**[Composizione, secondo quanto riportato in Mario Mascia, “L’epopea dell’esercito scalzo“, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975, del [IX°] Distaccamento S.A.P. di Vallecrosia (IM): Achille Andrea Lamberti, comandante, Aldo LevisLotti, commissario, Nino Toro Alampi, Ezio Amalberti, Renzo Biancheri, Antonio Tom Demonte, Renato Plancia Dorgia, Saverio Ficara, Eraldo Mura Fullone, Francesco Cé Garini, Mario Grossi, Secondino Maccario, Biagio Maiolino, Agostino Marcenaro, Domenico Marenco, Maria Martini, Gino Moro, Giobatta Ravera, Pietro Raimondo, Enrico Rondelli, Renzo Stienca Rossi, Ennio Sasso, Giacomo Sasso, Giuseppe Spagarino. Si trattava di un Distaccamento dipendente dalla V^ Brigata S.A.P. “Giacomo Matteotti” [comandante Fortunato Carretta, vice comandante Eugenio Carugati, commissario Vincenzo Riveta], con sede a Sanremo (IM), della Divisione S.A.P. “Giacinto Menotti Serrati”].
Aldo Lotti, Achille Lamberti, Pietro Gerolamo Marcenaro e Renzo Biancheri in Bordighera (IM), 30 aprile 1945 – Fonte: G. Fiorucci, Op. cit.
Alberto Nino Guglielmi
[ Per le azioni del Gruppo Sbarchi Vallecrosia (si veda a questo link) che si intrecciarono con quelle della richiamata S.A.P. erano attivi, tra gli altri, Pietro Gerolamo Girò Marcenaro, suo fratello Sergio Marcenaro, quattordicenne staffetta, Luciano Mannini (Rosina), Alberto Nino Guglielmi, i fratelli Bartolomeo (Lilò – Volpe) ed Ettore (Lilò – Lupo) Biancheri, Enzo Giribaldi, Francesco Cè Bussi, Renato Plancia Dorgia, Angelo Athos Mariani, Eraldo Mura Fullone. Azioni che si coordinarono al meglio, come ben sottolineato in una sua testimonianza da Paolo Pollastro Loi, con i componenti della Missione Corsaro. Due squadre dirette da Stefano Leo Carabalona [già comandante di un Distaccamento della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”: in tale veste si era particolarmente distinto nelle battaglie di Rocchetta Nervina (IM) e di Pigna (IM); comandante poi, per l’appunto, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] sino all’agguato nemico in cui rimase gravemente ferito in Vallecrosia, l’8 febbraio 1945: gli subentrò Renzo Stienca Rossi. Molti dei patrioti presenti nei due raggruppamenti erano già stati combattenti in montagna ]
Il mese di agosto 1944 è destinato a chiudersi con una netta vittoria garibaldina: Pigna (IM). Il 29 agosto la V^ Brigata d’Assalto “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” dopo uno scontro a fuoco con i nazisti entrò nel centro della Val Nervia tra la popolazione esultante.
Rimasti in possesso del paese, i garibaldini organizzarono la sua difesa. Principalmente impegnati furono il 1° distaccamento, che presidiava Passo Muratone, il 5° distaccamento, di cui una parte occupava Pigna ed una parte Gola di Gouta, ed infine il 10° distaccamento, rinforzato da una formazione S.A.P. di Castelvittorio (IM), che controllava la linea Monte Vetta-Monte Bonda.
I partigiani diedero al territorio libero di Pigna un ordinamento democratico sull’esempio di Montefiorino, riuscendo a salvaguardarlo per 40 lunghi giorni dagli attacchi tedeschi.
Nel comando della Brigata “Luigi Nuvoloni” vi era anche Armando Izzo * (“Fragola-Doria“), che a proposito del libero territorio controllato dai suoi uomini ricorda: “Abbiamo avuto nella Resistenza la Repubblica di Domodossola, e nessuno ha parlato di quella di Pigna; eppure nulla ha da invidiare a quella di Domodossola per l’asprezza dei combattimenti e per la lunga resistenza opposta ai tedeschi“. Proprio nei giorni di fine estate 1944, proveniente dal Piemonte, transitava nella zona della “Libera Repubblica di Pigna” una missione alleata, la Missione Flap, formata da ufficiali inglesi e canadesi, diretta in Francia. Gli alleati poterono assistere ad uno dei molti scontri di quei giorni tra i garibaldini ed i tedeschi. Il corrispondente di guerra canadese si congratulò – come rammenta Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria). Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992 – con una bizzarra frase trilingue: “Vous êtes été magnifiques, una wery well bataille, viva garibaldini“. Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998 – 1999
[…] un’azione particolarmente fortunata, presso Bordighera, permette ai partigiani di impadronirsi di una notevole quantità di armi e munizioni. Pochi giorni prima avevano conquistato il controllo del valico del monte Vetta. Sono così in grado di sferrare una battaglia per Pigna, che […] passa sotto il diretto controllo delle formazioni garibaldine. Nella battaglia cadono molti partigiani e la V Brigata garibaldina si riduce a poco più di 200 uomini. Nel giro di un mese si arruolano 600 volontari, molti dei quali sono militi del battaglione San Marco che disertano la formazione fascista e si uniscono ai garibaldini, rivelandosi “ottimi combattenti partigiani”, come afferma la relazione del 5 ottobre 1944 dell’ispettore della zona [I^ Zona Liguria]. Sul documento non c’è traccia del nome dell’ispettore [con ogni probabilità si trattava di Simon, detto anche Manes, Carlo Farini] […] La stessa relazione informa delle gravi difficoltà nei rapporti con la formazione autonoma del maggiore “Mauri”, che ha la sua base in Piemonte, ma si estende fino alla Liguria… Il 20 settembre i rappresentanti garibaldini vengono invitati in Piemonte per incontrare la missione inglese [la qui citata Missione Flap], che si trova presso il comando Mauri. [ Verso la fine di settembre del 1944, a fronte del rafforzamento della presenza tedesca in Valle Impero e della scarsità di armi e di vestiario che affliggeva le formazioni partigiane dell’imperiese, Simon Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria, si recò in Piemonte per conferire con il maggiore inglese Temple, capo della missione alleata colà già insediata. Farini chiese l’invio, tramite avio lanci, di materiale bellico per i partigiani della II^ Divisione “Felice Cascione”, come già avveniva per i partigiani [badogliani] del Piemonte. I lanci nel ponente ligure, tuttavia, iniziarono soltanto nel marzo del 1945… Rocco Fava, Op. cit. ]. La relativa relazione del 5 ottobre riferisce che il maggiore inglese si è dimostrato molto interessato alla documentazione delle azioni svolte dalle formazioni Garibaldi e ha dovuto constatare che “contrariamente alle informazioni che aveva ricevuto fino allora, la nostra era una vera e propria organizzazione militare dipendente da Comandi di regione e di zona, efficiente e capace di condurre azioni di una certa importanza”. La missione inglese assiste anche al tentativo fatto dai tedeschi di rioccupare Pigna, e alla brillante azione con cui i garibaldini li rigettano. La propaganda spietatamente anticomunista del maggiore Mauri viene così totalmente neutralizzata […]1944 – Le Repubbliche Partigiane
[…] L’imboscata ad un autocarro tedesco che viaggiava tra VENTIMIGLIA e SAN REMO e la cattura di un archivio contenente documenti (circa 100 pagine di testo) e piani relativi ai campi minati sulle spiagge, alle fortificazioni litoranee, alle posizioni delle M.G. con relativi raggi d’azione e spazi di fuoco, ai cavi telegrafici lungo la principale strada costiera da SAN REMO ad IMPERIA e lungo la strada IMPERIA – PIEVE [Pieve di Teco (IM)]. I due ufficiali tedeschi e gli O.R. [O.R., other ramks, altri graduati] che viaggiavano sull’autocarro vennero allontanati ed in seguito fucilati. Questi piani sono attualmente a PIGNA e possono essere ottenuti sia dai Comandanti LEO o MUSSO o da GUILDO LITTARDI [Luigi Littardi, vice sindaco di Pigna, della libera Repubblica di Pigna] all’Albergo Commercio. Noi ritenemmo di portare questo archivio con noi ma in secondo momento pensammo che sarebbe stato protetto solo da Sanremo e quindi era più sicuro lasciarlo nelle mani dei Partigiani. Era impossibile farne una copia a causa della natura intricata delle mappe. Il danneggiamento mediante esplosivi di ponti e strade nelle aree di PIGNA – TRIORA [(IM)] – PIAGGIA [(CN)]. L’esatta ubicazione è stata consegnata agli Americani a Nizza e al Maggiore H. GUNN, No.4 S.F. a Nizza. Prima del nostro arrivo le forze tedesche e fasciste operanti da ISOLABONA [(IM)] e DOLCEACQUA [(IM)] avevano tentato 3 volte senza successo di entrare a PIGNA. Durante il terzo attacco riuscirono a prendere un villaggio molto vicino a PIGNA situato nella stessa valle. Lo saccheggiarono e bruciarono. Durante il nostro soggiorno vennero fatti ulteriori due tentativi. Come per il morale della 5° Brigata Partigiani [la V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”] che opera in questa area PIGNA – COLLA – LANGAN [nel comune di Castelvittorio (IM)] (quartier generale della Brigata). La storia dell’ultimo attacco è un’indicazione interessante: per mezzo di un civile i tedeschi inviarono un ultimatum che diceva che avevano 300 granate per [da sparare contro] i partigiani se non si fossero ritirati da PIGNA. I partigiani rifiutarono di assentire ed a mezzogiorno i Tedeschi cominciarono [4 ottobre 1944] ad aprire il fuoco dalle colline che circondano PIGNA. Continuarono così durante il resto del giorno e ad intervalli durante la notte, e per tutta la mattina seguente. Usando air bursts [bombe “shrapnel”, che esplodono in aria] (88 mm) e granate italiane di circa 81 mm tentarono di mettere fuori combattimento le postazioni Partigiane, la cui posizione avevano individuato attraverso una spia Fascista. Durante questa operazione un partigiano fu ferito in un piede da una scheggia. Alle 13 i Tedeschi attaccarono, ma entro le 16 si ritirarono lasciando molti feriti e due morti. I Partigiani in quest’area sono armati con fucili e hanno 5 Breda LMG. In tutta l’operazione i partigiani si comportarono con calma risparmiando il loro fuoco (senza dubbio a causa della carenza di munizioni). Il giorno seguente si rivalsero attaccando ISOLABONA e catturando 2 mortai da 71 mm con diverse casse di bombe… rapporto del capitano Geoffrey Long sulla Missione Flap, documento rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci, autore di Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)
[…] Il rapporto del Ten. Col. Robert Peter McMullen, redatto il 23 maggio 1945, comandante della missione “Clover” (M.11) per la Liguria e la parte occidentale dell’Emilia, ci informa di come una missione dedicata alla Liguria di Ponente fosse stata pianificata nel settembre 1944, subito dopo l’operazione “Dragoon” […] A tal fine, la N. 1 Special Force, la sezione italiana del SOE, organizzò l’invio di una missione, comandata dal capitano Robert C. Bentley, denominata “Saki”, che dal confine francese si sarebbe portata nella provincia di Imperia. Bentley avrebbe studiato la possibilità di approvvigionamenti alle forze partigiane via mare, e avrebbe cercato di collegarsi con lamissione “Flap” che era già operativa nel Piemonte meridionale e al confine con la provincia di Savona. […] Inizialmente la missione doveva essere paracadutata nella zona di Cuneo dove sarebbe stata contattata dal maggiore Temple della missione “Flap”, e successivamente avrebbe preso contatto con la 2° Divisione Ligure a nord di Imperia. La missione Flap era in contatto con le formazioni autonome del Maggiore Enrico Martini “Mauri” dell’Esercito di Liberazione Nazionale. Ma siccome nelle intenzioni dei garibaldini imperiesi, dopo la ritirata delle forze nemiche, c’era l’occupazione delle città della Liguria occidentale da Albenga al confine francese, i compiti della missione erano militari (misure antistorch, cioè la protezione degli impianti, del personale, delle infrastrutture dalle possibili distruzioni dei tedeschi) e politiche, cioè l’organizzazione successiva delle autorità amministrative, dei partigiani, il mantenimento dell’ordine pubblico in attesa dell’arrivo delle truppe alleate e dell’AMG. Le istruzioni operative descrivono dettagliatamente gli scopi, i metodi, la consistenza delle forze nemiche e dei partigiani, la presenza di altre missioni alleate, la politica da adottare con i partigiani, i mezzi finanziari di cui la missione avrebbe disposto, i collegamenti con la base. […] Antonio Martino, La missione alleata “Indelible” nella II^ Zona Operativa savonese, pubblicato su Storia e Memoria, rivista dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Genova, 2011-1
Il 4 ottobre 1944 ingenti forze tedesche attaccarono la Repubblica di Pigna. I partigiani della V^ Brigata respinsero l’assalto dopo alcune ore di lotta accanita. Il giorno successivo Pigna subì un furioso bombardamento che durò fino al tardo pomeriggio, diretto da batterie piazzate a Isolabona (IM). Rocco Fava, Op. cit.
Approfittammo della tregua per porre in salvo la missione alleata, la quale venne accompagnata fino ad un punto di ritrovo in prossimità del fronte germanico, ove le staffette già predisposte avrebbero dovuto guidarla, attraverso le linee nemiche, fino alla terra di Francia. Come fummo in seguito informati dal comando alleato, l’operazione venne effettuata con pieno successo e senza la perdita di un solo uomo. Durante la stessa notte [7 ottobre 1944] il nemico si pose in movimento. Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975
La grande battaglia che seguì si protrasse fino all’8 ottobre 1944, quando i partigiani, dopo una strenua resistenza e infliggendo gravi perdite al nemico, furono costretti a ritirarsi dal paese sulla linea Carmo Langan – Cima Marta. Iniziò così la ritirata strategica del grosso delle forze garibaldine della I^ Zona Operativa Liguria verso il Piemonte, terminata il 18 ottobre 1944 a Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN). Dopo il ripiegamento dei partigiani della I^ Zona Liguria su Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN)… 20 ottobre 1944… Nei primi giorni di permanenza a Fontane avvenne l’incontro tra il comandante Nino Siccardi (Curto) ed il maggiore inglese Temple (Wareski): “Curto” chiese un consistente aiuto militare per le sue formazioni: la riunione si concluse, tuttavia, con un nulla di fatto… Rocco Fava, Op. cit.
* Armando “Fragola Doria” Izzo (Afragola (NA), 12 giugno 1916 – Afragola (NA), 19 dicembre 2004). Si laureò in legge pochi giorni prima che venisse chiamato con la leva obbligatoria a combattere nella zona di Mentone con il grado di sottotenente. Cominciò subito a lavorare per il Tribunale Militare di Guerra della Quarta Armata a Breil-sur-Roya, e proprio grazie a questa esperienza cominciarono a maturare in lui forti dubbi sul momento politico italiano nel quale viveva. Dopo l’8 settembre 1943, avvenuto l’armistizio, con l’aiuto di partigiani francesi, Izzo riuscì a fuggire e, attraverso i passi alpini, giunse a Cima Marta e quindi passò a Triora (IM). Armando Izzo entrò nelle formazioni partigiane col soprannome di “Fragola Doria”. Fu chiamato “Fragola” perché di Afragola, “Doria” per il colore dei capelli, in realtà più rossi che dorati . Inizialmente fu inquadrato nella IX^ Brigata “Felice Cascione” comandata da Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, organizzatore di uno dei primi distaccamenti partigiani in provincia di Imperia, dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata Garibaldi “Luigi Nuvoloni”, dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”] e successivamente nella V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”. Partecipò a numerose azioni contro i nazifascisti come ufficiale alle operazioni. Distintosi per il coraggio e per lo sprezzo del pericolo, a dicembre del 1944 prese il comando della V^ Brigata, sostituendo Vitò, passato a dirigere la II ^Divisione “Felice Cascione”; tenne il comando fino alla Liberazione. Tra l’altro diresse l’attacco a Breil-sur-Roya, fece saltare il viadotto tra Digne e Nizza, appena ricostruito dai tedeschi, partecipò all’occupazione di Pigna, contribuendo alla nascita della Libera Repubblica di Pigna. Insieme a Silla [Ferdinando Peitavino di Isolabona (IM), come da circolare del comando della II^ Divisione del 29 gennaio 1945, vice commissario politico – in precedenza per l’appunto responsabile stampa e propaganda della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”] fu il creatore e l’animatore del giornale “Il Garibaldino”, stampato a Realdo, Frazione di Triora (IM): tra i redattori del giornale vi fu anche Italo Calvino, allora giovane aderente alla lotta partigiana proprio nella V^ Brigata. L’8 ottobre 1944 era stato ferito gravemente in località Prealba vicino a Pigna, durante uno scontro a fuoco con i tedeschi; ritenuto morto, furono celebrati i suoi funerali. Era stato invece trovato da abitanti del luogo e portato in una baita in alta montagna, dove fu curato… da Vittorio Detassis su Isrecim
[…] uno scritto che dietro mia richiesta è stato gentilmente preparato dal dottor Ilo Martini, ex ufficiale dell’esercito, nominato Comandante della Divisione SAP “G.M. Serrati”. Lo scritto ciclostilato è intitolato Appunti, memorie e ricordi del Comandante Ilo Martini (Rolando) e porta la data dell’ottobre 1969: “[…] In primavera [del 1944] mi recai verso Arma di Taggia ove, tramite il CLN provinciale e quello locale, era stato fissato un incontro con il comandante ed il commissario di quel gruppo di azione partigiana […] Era importante prendere accordi sul piano operativo, coordinando le azioni con il CLN locale, il CLN provinciale, il Comando di zona delle formazioni partigiane e il nostro Comando Divisione “G.M. Serrati” […] Insistetti sulla necessità dei collegamenti zonali e settoriali, oltreché centrali, e diedi le istruzioni per prendere contatto con le formazioni di Sanremo, Bordighera, Ventimiglia, Riva e San Lorenzo, sino ad Imperia. Diedi incarico di organizzare un incontro con il Comando delle formazioni SAP di Sanremo e con quello di Bordighera e di Ventimiglia-confine. Fu anche ipotizzato un incontro con le forze operanti sulla costa francese di Mentone e Villafranca sino a Nizza […]” Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992
… di Sanremo… Caramia Francesco (Franco) che dal primo C.L.N. Sanremese e per esso più precisamente da Salvatore Marchesi e da Adolfo Siffredi ebbe incarico di arruolarsi nella milizia per esperire opera di informatore e di disgregatore e che lascerà tale incarico dopo circa tre mesi per entrare direttamente alle dipendenze del CLN circondariale, per il quale dall’ottobre 1944 in poi presterà servizio di staffetta per il collegamento con Bordighera... Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività…Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese(I^ zona Liguria) – Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
A quel proclama [quello del generale Alexander del 13 novembre 1944] rispose duramente Carlo Farini [Simon], … incitando i partigiani a serrare le fila e a combattere ancora più duramente contro i nazifascisti, rinfacciando altresì agli alleati la scarsissima consistenza degli aiuti inviati ai garibaldini, sporadicamente, e fino ad allora solo per mare con una minuscola imbarcazione che sbarcava nella zona tra Bordighera e Ventimiglia. Sandro Badellino, Mia memoria partigiana <Esperienze di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese (1944-1945)>, edizioni Amadeo, Imperia, 1998
Rosina (Luciano Mannini) racconta: Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“] di ufficiali americani ed inglesi [della Missione alleata Flap, che contribuì a gettare le basi della Missione Corsaro] giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. […] Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975
Fonte: Partigiani d’Italia
[…] della nostra denominata Corsaro. I componenti, tornati a Ventimiglia col materiale necessario, fra cui due ricetrasmittenti […] Accettando l’incarico di capo dell’Ufficio Operazioni della Missione in zona nemica, tramite Corsaro il comandante Stefano Carabalona (Leo) poteva inviare da Pigna (IM) al Comando alleato le informazioni necessarie sui dispositivi di difesa tedeschi, allestiti lungo la costa e nel retroterra, da distruggere con bombardamenti aerei… Carabalona, ancora nella zona di Pigna, da una loro lettera apprendeva che il generale americano Alexander aveva incaricato il capitano inglese Robert Bentley (Bob) di raggiungere, con il sergente radiotelegrafista John Mac Dougall (Mac) munito di ricetrasmittente, il comando della Divisione Garibaldi… Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016
Le relazioni si intensificarono con il dicembre 1944, quando il giorno 10, come riportato in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), vol. III, Da agosto a dicembre 1944, pp. 514-515, 1994, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1977, “il garibaldino Leo [nome di battaglia di Stefano Carabalona, già eroico comandante di Distaccamento della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” nelle battaglie partigiane per Rocchetta Nervina (IM) e per Pigna (IM), responsabile <si veda Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975> della Missione Militare presso il Comando Alleato, con vice comandante Lolli (Giuseppe Longo)]*, Boia [Tullio Anfosso, comandante di Distaccamento della V^ Brigata], Corsaro [o Caronte, Giulio Pedretti, della V^ Brigata], i compagni Giulio Colombo Licasale [della V^ Brigata], Luigi Sirena Gastaudo [capo di una squadra della V^ Brigata], Katiuscia [Giovanni Leuzzi, anche Catuscia, commissario di un Distaccamento della V^ Brigata], Luciano Mannini (Rosina) [della V^ Brigata] ed altri per mezzo di una barca salparono clandestinamente da una località costiera di Vallecrosia (IM) e raggiunsero Villafranca [Villefranche-sur-Mer, dipartimento delle Alpes-Maritimes, regione francese Provence-Alpes-Côte d’Azur] all’alba incolumi e si insediarono nella base di Ville Petit Rocher“. Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio / 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia (Anno Accademico 1998/1999)
Il quadro sopra descritto ricevette definitivo suggello con il successo della Missione Kahnemann (dal nome del responsabile, dottor Eugenio Kahnemann, il cui appellativo di battaglia era Nuccia, come ad esempio racconta lo stesso capitano Robert Bentley, ufficiale di collegamento degli alleati con i partigiani, in alcune sue conversazioni con Mario Mascia, Op. cit., Missione Kahnemann partita anch’essa da Vallecrosia (IM), la notte del 14 dicembre 1944. Due gruppi italiani operavano, pertanto, clandestinamente via mare in interazione con la figura di Stefano Leo Carabalona. Quello di Ventimiglia (IM), guidato da Pedretti, che dava vita alla Missione Corsaro: Giulio Corsaro Pedretti divenne presto, tuttavia, sostanzialmente addetto alla guida di motoscafi alleati che facevano la spola con l’estremo ponente ligure, anche a prescindere dal Gruppo Sbarchi di Vallecrosia: ed alla fine del conflitto aveva totalizzato ben ventisette traversate clandestine via mare. E con gli uomini della SAP di Vallecrosia, invece, costretti talvolta ad improvvisare i loro viaggi anche con mezzi di fortuna. Su tutte queste vicende qui di seguito si produce qualche ulteriore esempio. Lo stesso arrivo di Bentley venne preparato in questo contesto. La supervisione di questa missione fu logicamente del SOE britannico. Le altre operazioni che coinvolsero i partigiani del ponente ligure furono spesso predisposte dall’OSS statutinense. Come nel caso della Missione Gino, il cui tragico esito comportò altre tristi conseguenze per i resistenti, come il ferimento di Leo Carabalona in un agguato nemico in Vallecrosia l’8 febbraio 1945 (per altre fonti, il 9 febbraio), nascosto, curato e portato poi in salvo a Monaco da uomini del Gruppo Sbarchi. Dopo quest’ultima data responsabile del collegamento con gli alleati divenne a tutti gli effetti Renzo StiencaRossi. Adriano Maini
Ruolo di primo piano rivestirono i partigiani del distaccamento S.A.P. ** di Vallecrosia (IM), nato negli ultimi giorni di luglio 1944, che ebbero, tra l’altro, l’incarico di accogliere il capo della missione alleata tra i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, capitano Robert Bentley. Rocco Fava, Op. cit.
… su interessamento del comando della I^ Brigata “Silvano Belgrano” [n.d.r.: a quella data ancora facente parte della II^ Divisione Garibaldi “Felice Cascione”, e non ancora della Divisione “Silvio Bonfante”, perché questa non era ancora stata formta] due soldati radiotelegrafisti americani, sfuggiti ai tedeschi in Alta Italia e fatti scendere in Riviera nella prima decade di novembre [1944], con l’aiuto di Pedretti seguivano dopo qualche giorno il Kahnemann verso la Francia anche con il compito di sollecitare presso il Comando Alleato l’invio di apparecchi ricetrasmittenti. Infine, il tenente Antonio Capacchioni (Tonino), del gruppo Kahnemann, veniva incaricato di preparare, in collaborazione con le SAP di Ventimiglia [invero, di Vallecrosia], il trasferimento via mare del capitano Bentley presso la Divisione “F. Cascione”. Francesco Biga e Ferruccio Iebole, Op. cit.
Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze. Renzo Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia < Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Con lo sbarco del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte GiulioPedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. RenatoPlanciaDorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
L’attività della Squadra di azione patriottica di Vallecrosia-Bordighera fu indubbiamente una delle più ardite più pericolose… I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Stienca Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra. Dopo la costituzione della missione Leo e l’arrivo in Italia del Cap. Bentley, ufficiale di collegamento alleato, la squadra collaborò con la missione Leo stessa e col cap. Gino *** [Luigi Punzi] allo scopo di preparare una zona di sbarco a Vallecrosia, dopo i tentativi effettuati ad Arma di Taggia allo stesso scopo, tutti falliti, e l’assassinio del Gino. Preparare una zona di sbarco a pochi chilometri dal fronte, su una costa strettamente sorvegliata dal nemico, era impresa difficilissima, quasi disperata… Mario Mascia, Op. cit.
Nel febbraio del ’45 un agente telegrafista di una radio ricetrasmittente clandestina che operava nella nostra zona venne scoperto e catturato. Viste le mie qualifiche di “operatore radio”, il CLN dispose il mio trasferimento nella vicina Francia liberata per il necessario addestramento… il mio trasferimento sarebbe dovuto avvenire imbarcandomi a Vallecrosia su un piccolo natante per raggiungere il largo, essere trasbordato su di un sottomarino o sul motoscafo di Pedretti e quindi essere sbarcato in Francia. Con Achille [Achille Andrea Lamberti] e Girò [Gireu/Giraud, Pietro Gerolamo Marcenaro] ci imbarcammo di notte su un canotto e ci dirigemmo pagaiando verso il largo. Nè sottomarino. nè motoscafo. Tornare indietro era pericoloso. Girò decise di continuare pagaiando di buona lena… Inzuppati e fradici giungemmo al porto di Monaco… portato a Nizza dove mi abbigliarono con divisa americana. Angelo Athos Mariani, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Il Gruppo Sbarchi (1), di Vallecrosia, emanazione in ultima istanza della locale SAP, ma interagente con varie strutture patriottiche, tra le quali il C.L.N. circondariale di Sanremo tramite il CLN di Bordighera ed il comando della V^ Brigata, comprendeva, tra gli altri, Pietro Gerolamo Girò Marcenaro, citato in diverse testimonianze, come, ad esempio, quella di cui a questo link, di Paolo Pollastro Loi, Achille Andrea Lamberti, comandante del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia, Aldo Levis Lotti, commissario del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia, Renzo Stienca Rossi, Renzo Biancheri (dai compagni di lotta ricordato sempre nelle testimonianze da loro rese come Rensu u Longu, mentre il nome di battaglia era Gianni), Luciano Mannini (Rosina), Alberto Nino Guglielmi, i fratelli Bartolomeo (Lilò – Volpe) ed Ettore (Lilò – Lupo) Biancheri, Ampelio Elio Bregliano, Renato Plancia Dorgia, Angelo Athos Mariani, Eraldo Mura Fullone, Nino Toro Alampi, Enzo Giribaldi, Francesco Cé Bussi, il quattordicenne Sergio Marcenaro, fratello di Girò, impiegato come staffetta. Da sottolineare la preziosa collaborazione clandestina di un gruppo di bersaglieri, guidati dal sergente Bertelli, l’impegno particolare del dottor Salvatore Marchesi (Turi Salibra/Salvamar), ispettore circondariale del CLN di Sanremo, l’interazione con il Distaccamento SAP di Vallecrosia… E Sergio Marcenaro (classe 1931) racconta che almeno saltuariamente ed almeno agli inizi della sua specifica attività tra i contatti che egli doveva tenere come staffetta per il Gruppo Sbarchi vi erano anche Angelo Calcagno di Camporosso Mare, Romano [“Mano/Mario“] Rondelli, floricoltore, di Camporosso, in seguito sindaco della città nella Giunta della Liberazione insediata il 26 aprile 1945, Annibale [“Pichepein“] Vedovati, di Vallecrosia, falegname in Bordighera. Adriano Maini
… “Leo” dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale [per via della grave ferita ricevuta, come si riporta a questo link, l’8 febbraio 1945 > secondo altre fonti il 9 febbraio> in un agguato nazista in Vallecrosia (IM)] e diversi altri nascosto in due differenti case di patrioti , la prima a Bordighera di Renzo “il lungo” Gianni Biancheri, la seconda a Vallecrosia di Achille Andrea Lamberti, venne fatto fuggire dalla S.A.P. (2) di Vallecrosia, che riuscì ad organizzare il suo passaggio in Francia [avvenuto nella notte tra il 5 ed il 6 marzo 1945] con l’impegno dei patrioti Renzo “il lungo” [Renzo Gianni Biancheri], Renzo [Stienca] Rossi, “Rosina” [Luciano Mannini] e “Caronte” [o “Corsaro“, Giulio Pedretti], il quale ultimo compì ben ventisette traversate dall’Italia alla Francia. Rocco Fava, Op. cit.
12 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Sanremo all’ispettore della I^ Zona Operativa Liguria – Comunicava l’elenco dei C.L.N. comunali e rionali costituiti o in via di riconoscimento. Nel comune di Sanremo Bussana, Poggio, San Martino, Centro e Borgo ed altri 3 in corso di riconoscimento. Informava che i Comitati dei comuni di Taggia, Bordighera e Ventimiglia erano già funzionanti, mentre quello di Vallecrosia era in via di riconoscimento. Aggiungeva che i Comitati di Arma di Taggia, Ospedaletti e Coldirodi [rionale] erano già stati riconosciuti. 14 febbraio 1945 – Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” – Comunicava che “sono imminenti alcuni sbarchi di materiali da parte degli alleati sulle coste controllate dalla II^ Divisione e che i materiali andranno distribuiti tra le Divisioni a seconda delle esigenze…“ 26 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2, al comandante Curto [Nino Siccardi comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Informava che il Comitato era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea; che Leo era poi stato ferito [8 febbraio 1945] da agenti dell’U.P.I. [Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò] in seguito a una delazione del suo radiotelegrafista… che Leo aveva parlato della presa di contatto del dottor Kahnemann con il Comando inglese, al quale aveva reso per iscritto i profili di 53 capi delle II^ Divisione, e che Kanheman si era presentato come capo della stessa Divisione… che Leo aveva confermato di essere passato il 10 dicembre 1944 in Francia, dove aveva preso contatto con il Comando americano di Nizza e con il capitano Roberta [capitano inglese Bentley, ufficiale incaricato del collegamento degli alleati con i partigiani del ponente ligure]; che quest’ultimo volle avere molte notizie sugli uomini della II^ Divisione “Felice Cascione”… 1 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. 350/SIM, al “Capitano Roberta” [Robert Bentley] – Comunicava che nell’occasione venivano inviati i lucidi richiesti in relazione alle operazioni di sbarco materiali progettate dalla Missione Alleata, esprimendo, altresì, rammarico per il ritardo con cui si era proceduto a tale inoltro, ritardo determinato dal rastrellamento nemico del 18 febbraio. [ … Sergio [Giovanni Sibelli, membro del CLN di Alassio e comandante sapista], mercoledì 21 marzo [1945] segnalava a Giorgio [Giorgio Olivero, comandante della VI^ Divisione “Silvio Bonfante”] l’avvenuta sostituzione di persona di un agente segreto degli Alleati con uno spione tedesco. Appena sbarcato nei pressi di Ventimiglia, l’agente alleato, un italiano nativo di Parma, era stato ferito, catturato e ricoverato ad Alassio in un’infermeria tedesca. Un temerario, appartenente ai servizi segreti germanici, aveva assunto le generalità dell’agente ferito e raggiunto i partigiani in qualche distaccamento montano, con una radio ricetrasmittente per accreditare la sua falsa identità. L’efficiente rete ‘sapista’ alassina aveva permesso di segnalare tempestivamente il caso, contribuendo così in modo determinante a sventare la pericolosa infiltrazione… Francesco Biga e Ferruccio Iebole, Op. cit.] 4 aprile 1945 – Dal Rappresentante Alleato [capitano Bentley] al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] – Veniva conferito l’incarico di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni “alle ore 23.15 del giorno 4 c.m. per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12 p.v. dovevano iniziare alle ore 24. L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti“. Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo 1945 con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco. 24 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione “Felice Cascione” – Scriveva che “il capitano “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l’incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione “capitano Roberta” [capitano Bentley]. Si prega di fornire “Bartali” di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla Divisione”. da documentiIsrecimin Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
Parallelamente agli aviolanci nel mese di aprile del 1945, ma in modo più assiduo, nella zona del ponente ligure provenienti dalla Francia avvenivano sbarchi di materiale bellico (diversi Bren, Sten e Breda) a Vallecrosia. Sulla costa, nei punti di incontro stabiliti, garibaldini della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” o della locale SAP effettuavano a piccoli intervalli, a partire dalle ore 23 nelle notti concertate previe comunicazioni segrete, segnalazioni luminose all’indirizzo dei natanti di volta in volta in arrivo. Rocco Fava, Op. cit., Tomo I
… Rossi [Renzo Rossi] si accreditò [7 o 8 marzo 1945] presso l’OSS a Nizza. In seguito fece 4 viaggi [recando armi, documenti, uomini di collegamento, materiale vario] via mare dalla Francia [alla costa di Vallecrosia]. Tornò definitivamente in Italia la notte del 27 aprile 1945, sbarcando a Sanremo…Sir Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013
Un’altra missione partiva tra il 22 e il 23 marzo, la quale tornava tra il 4 e il 5 aprile, con armi e munizioni che erano date in consegna alle SAP di Sanremo. In questo periodo sbarchi ed imbarchi si effettuavano fortunosamente, ora in un luogo, ora in un altro […] le SS, consce di tale collegamento, ma incapaci di sapere alcunché di preciso, effettuavano un rastrellamento in Bordighera, catturando i fratelli Biancheri […] Giungono ancora armi nella notte tra il 10 e l’11, tra il 15 e il 16, e tra il 20 e il 21 del mese di aprile 1945. In questo periodo si attuano collegamenti giornalieri con il CLN di Sanremo, con il comando della Divisione “F. Cascione” e con il Comando I Zona Operativa. Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Grafiche Amadeo, 2005
* secondo don Ermando Micheletto, La V ^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975, Augusto Gianni Bracco era invece il coordinatore della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato
** A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto anche "Ivano", in quel momento comandante della V^ Brigata d'Assalto "Luigi Nuvoloni", da dicembre 1944 comandante della II^ Divisione Garibaldi "Felice Cascione"]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva aderito alla Resistenza. Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P.: io fui nominato suo agente e collaboratore... Renzo Gianni Biancheri, "Rensu u Longu", in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
*** Nell’estate 1944 i servizi segreti americani avevano inviato sulla costa una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi. Dovendo tornare in Francia, per attraversare le linee Gino Punzi si avvalse della collaborazione di un passeur, dal quale, poiché era passato al soldo dei tedeschi, durante il viaggio venne ucciso. Il comandante tedesco si infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a conoscenza del fatto che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti alleati. I tedeschi predisposero una trappola... RenzoGianniBiancheri, "Rensu u Longu", in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Tra queste operazioni vi fu la tragica "Operazione Leo", a seguito della "Operazione Gino", di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione. Renato "Plancia" Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit
Luigi Gino Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare, nato ad Acquafondata (Frosinone) nel 1917, già del 5° reggimento di artiglieria alpina, combattè nei Balcani. Luigi Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione: Combattente in territorio oltre confine non si arrendeva ai tedeschi ed in impari lotta opponeva fiera resistenza mantenendo alto l’onore e il valore del soldato italiano. Benché ferito riusciva a sfuggire alla cattura e unitosi al movimento clandestino francese organizzava la partecipazione al “Maquis” di formazioni partigiane composte di connazionali in Francia. A Peille, Peiracava e alla Turbie si univa ad essi ed eseguiva ardite missioni per collegare e coordinare nella zona di frontiera ed in quella rivierasca l’azione dei partigiani francesi e italiani. Mentre rientrava alla base di ritorno da una missione particolarmente rischiosa, veniva proditoriamente colpito da un sicario prezzolato che lo finiva a colpi di scure. Cadeva nel compimento del dovere dopo aver riassunto nella sua opera le belle virtù come militare e partigiano d’Italia - Alpi Marittime - Ventimiglia, 8 settembre 1943 - 6 gennaio 1945 [in effetti il capitano Punzi venne ucciso il 4 gennaio 1945]
L’8 settembre 1943 colse Punzi nella IV^ armata italiana, presente nel sud-est della Francia. Probabilmente combattè in quei frangenti contro le occupanti truppe naziste e, benché ferito, riuscì a fuggire per unirsi in Costa Azzurra a costituende formazioni partigiane composte di francesi e di connazionali. Una testimonianza scritta, rilasciata in Imperia dal sottocitato Panascì alla fine della guerra, come riportato in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, 1977, lascia emergere che, arrestato a Ventimiglia (IM) nel dicembre 1943, il capitano aveva potuto esibire, per salvarsi, altresì aiutato in questo tentativo dall’interessamento inopinato degli agenti di polizia Antonino Panascì e Gaetano Iannacone, documenti rilasciatigli dal Comando di Milizia Confinaria; che era già attivo nel tentativo di creare una rete clandestina antifascista in provincia di Imperia; che aveva continuato ad operare nel mentovato senso nel ponente ligure, soprattutto tenendo contatti con il già rammentato Panascì. Punzi combatté, poi, valorosamente, alla fine di agosto 1944 con i partigiani francesi del Nizzardo per la liberazione di Peille e dintorni. Ormai stabilmente operativo con l’O.S.S. americano a Villa Petit Rocher, in quel sito dovrebbe avere conosciuto Stefano Leo Carabalona, colà giunto (o ritornato) il 10 dicembre 1944 in qualità di responsabile (con vice Lolli, Giuseppe Longo) della Missione dei partigiani del ponente ligure presso il Comando Alleato.
... In questo frattempo arrivò dalla Francia il Cap. Gino [Luigi Punzi: vedere sopra] per mettere il piano <la missione del capitano inglese Robert Bentley quale ufficiale di collegamento degli alleati con i garibaldini> in esecuzione. La base di sbarco doveva essere il giro del Don, tra Arma di Taggia e Riva Ligure. Mi procurai una casetta nelle vicinanze come punto di appoggio. Tutto era pronto e si attendeva il primo sbarco, quando... saputo che l'ufficiale aveva con sé una forte somma lo rapinò e lo uccise... Domenico Gori Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione in Mario Mascia, Op. cit
Da sinistra, i garibaldini Francesco Cé Garini ed Ampelio Elio Bregliano a Negi - Fonte: Fiorucci, Op. cit.
(2) Composizione, anche secondo quanto riportato in Mario Mascia, "L'epopea dell'esercito scalzo", Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975, del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia (IM): oltre Achille Lamberti e Lotti, Nino Toro Alampi, Ezio Amalberti, RenzoGianni Biancheri, Antonio Tom Demonte, Renato Plancia Dorgia, Saverio Ficara, Eraldo Mura Fullone, Francesco Cé Garini, Mario Grossi, Secondino Maccario, Biagio Maiolino, Agostino Marcenaro, Sergio Sergio Marcenaro (quattordicenne staffetta), Domenico Marenco, Maria Martini, Gino Moro, Giobatta Ravera, Pietro Raimondo, Enrico Rondelli, Renzo Stienca Rossi, Ennio Sasso, Giacomo Sasso, Giuseppe Macal Spagarino. Questo Distaccamento S.A.P. faceva capo alla V^ Brigata S.A.P. “Giacomo Matteotti” [con sede a Sanremo (IM), comandante Fortunato Tonio Carretta [che fino dai primi momenti dell'occupazione tedesca lavorò ad organizzare la Resistenza per incarico del PCI, funzionò poi da informatore per il CLN e, a cominciare dal 1° ottobre 1944, darà la sua opera, per il PCI, all'organizzazione del Fronte della Gioventù...Giovanni Strato, Op. cit.] vice comandante Eugenio Carugati, commissario Vincenzo Riveta] della Divisione S.A.P. “Giacinto Menotti Serrati”, unica in provincia di Imperia.
Il teatro di mare su cui operavano di notte i partigiani del mare
Nell’estate 1944 i servizi segreti americani avevano inviato sulla costa una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi .
Dovendo tornare in Francia, per attraversare le linee [non era certo la prima volta] Gino Punzi si avvalse della collaborazione di un passeur, dal quale, poiché era passato al soldo dei tedeschi, durante il viaggio venne ucciso [n.d.r.: ferito nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 1945 in una casa in zona Marina San Giuseppe a Ventimiglia, agonizzante, ricevette il colpo di grazia per ordine di un agente dei servizi segreti della Marina da Guerra tedesca]. Il comandante tedesco si infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a conoscenza del fatto che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti alleati.
I tedeschi predisposero una trappola e quando arrivò il telegrafista “Eros” lo catturarono ferendolo. Si avvalsero di lui per trasmettere falsi messaggi al comando alleato di Nizza.
Con questi falsi messaggi fu richiesto l’invio di un’altra missione: la missione “Leo”. Renzo Biancheri, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Al centro della fotografia Stefano Leo Carabalona nella baia di Villefranche-sur-Mer
Luciano “Rosina” Mannini in Mario Mascia, L’Epopea dell’esercito scalzo (ed. ALIS, 1945), definisce, invece, “Missione Leo” la vera e propria presa di contatto di Carabalona, comandante della Missione Militare (dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria) presso il Comando Alleato, con gli Alleati, Missione perfezionata il 15 dicembre 1944 con l’arrivo tra gli Alleati della Missione partigiana Kanheman; nella missione Leo erano – sempre secondo Mannini – coinvolti, tra gli altri, Giulio “Caronte” o “Corsaro” Pedretti e Pasquale Pirata Corradi di Ventimiglia (IM), della Missione o Gruppo Corsaro di Ventimiglia, nonché Lolli, Giuseppe Longo, vice comandante di Carabalona, e lui stesso, Mannini (di Vallecrosia); rientrarono, dopo adeguata preparazione fornita dagli Alleati, a metà gennaio 1945, come si può leggere anche in Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013, che definisce tale rientro come una missione dell’OSS statunitense. Adriano Maini
La missione andò a rotoli con il ferimento[era l’8, forse il 9, febbraio 1945] di “Leo” [Stefano Carabalona], che venne nascosto nella cantina di casa mia.
I tedeschi rastrellarono tutta la zona cercando “Leo”; “visitarono” anche la mia casa: sulla porta rimasero le impronte dei chiodi degli scarponi di quando sfondarono l’ingresso a calci.
Ma non cercarono in cantina. Si limitarono ad arraffare del cibo dalla cucina. Con Renzo Rossi nascondemmo tutti i documenti del SIM e del CNL nel mio giardino, preparandoci al trasferimento di “Leo” in Francia.
Il Gruppo Sbarchi Vallecrosia aveva frattanto predisposto una barca. Renzo Rossi con Lotti [Aldo Levis Lotti, commissario della squadra S.A.P. di Vallecrosia] avevano preavvisato i bersaglieri della necessità di effettuare l’imbarco quanto prima possibile.
La collaborazione dei bersaglieri fu determinante per tutte le operazioni del Gruppo Sbarchi. Il sergente Bertelli comandava un gruppo di bersaglieri a Collasgarba – sopra Nervia di Ventimiglia – e aveva manifestato la volontà di aderire alla Resistenza. Fu avvicinato dai fratelli Biancheri [martiri della Resistenza], detti Lilò, per stabilire le modalità della diserzione, quando il plotone fu distaccato alla difesa costiera giusto sulla costa di Vallecrosia in prossimità del bunker alla foce del Verbone.
Una vecchia fotografia, tratta da Gruppo Sbarchi Vallecrosia, Op. cit. infra, attinente il presidio dei bersaglieri a Vallecrosia (IM)
I Lilò convinsero allora i bersaglieri a non disertare, ma ad operare dall’interno per consentire ed agevolare le nostre operazioni. Alla data convenuta, in pieno giorno trasferimmo “Leo” a Vallecrosia, facendolo sedere sulla canna della bicicletta di Renzo. In pieno giorno, perché approfittammo di un furioso bombardamento. Le strade erano deserte, solo granate che esplodevano da tutte le parti. Ricoverammo “Leo” in casa di Achille [Achille Lamberti di Vallecrosia, “Andrea“], aspettando la notte. Al momento opportuno ci trasferimmo sul lungomare; il soldato tedesco di guardia, come al solito, era stato addormentato da Achille con del sonnifero fornito dal dr. [Salvatore] Marchesi [nomi di battaglia “Turi“, “Salibra“, “Salvamar“, ispettore circondariale del CLN di Sanremo, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista e figura di spicco della Resistenza a livello nazionale], laureato in chimica. Renzo Biancheri, Op. cit.
7 aprile 1945 - Dal CLN di Sanremo a Turi Salibra ed al CLN di Bordighera - L'ufficiale addetto al Comando, Piero [Pietro De Andreis], sarebbe stato con il CLN di Bordighera al momento dello sbarco per la ripartizione delle armi provenienti dalla Francia. In base agli accordi le armi sarebbero state assegnate per il 25% alle SAP di Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera e per il restante alle SAP di Ospedaletti, Sanremo, Taggia e Riva-Santo Stefano [allora comune unico]... da un documentoIsrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999
I bersaglieri ci aiutarono a mettere in acqua la barca e a caricare “Leo” ferito. Cominciammo a remare, ma, dopo poche centinaia di metri, la barca cominciò ad imbarcare acqua. Non potevamo tornare indietro. Mentre io e “Rosina” (Luciano Mannini) remavamo, “Leo” e Renzo [Renzo Rossi] si misero di buona lena a gottare, con una sassola che, per puro caso, avevamo portato con noi.
Riuscimmo a tenere il mare e ad arrivare al porto di Monaco. Con la pila facemmo i soliti segnali, ma non ricevemmo alcuna risposta; entrammo nel porto e accostammo alla banchina. Chiamammo una ronda di passaggio, che ci portò al comando di polizia, dove chiedemmo di informare Milou, l’agente di collegamento.
Arrivarono gli inglesi e “Leo” fu finalmente ricoverato al Pasteur di Nizza. Anche io e “Rosina” ci facemmo medicare il palmo delle mani piagate dal remare.
Renzo Biancheri, Op. cit.
... Anche io fui condotto a Montecarlo, con Renzo Rossi, Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e Renzo Biancheri, già allora sordo come una campana. Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit Rocher... Renzo Biancheri chiese di poter usare il telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo stupore generale iniziò a cantare Polvere di Stelle. Renzo era sordo e come tutti i duri d’orecchio cantava bene. Sussurrava la melodia d’amore di “Polvere di Stelle”, alle orecchie di una interlocutrice, evidentemente conosciuta in qualche precedente missione e con la quale di certo non scambiava lunghe conversazioni:
Sometimes I wonder why I spend
The lonely night dreaming of a song
Renato Plancia Dorgia inGiuseppe Mac Fiorucci, Op.cit.Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività… Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976