[…] Era il 9 luglio 1944. Malgrado avessimo fatto saltare i ponti della strada che porta a Perinaldo, dal campanile della chiesa che usavamo come posto di osservazione, percepimmo la pressione dei nazifascisti. Scorgemmo bruciare Langan [località di Castelvittorio (IM)] e i tedeschi avventurarsi ogni giorno di più sulla strada di Massabò [località di Perinaldo (IM)].
Ci ritirammo dal paese e qui devo ricordare un episodio che mi provocò non pochi dubbi. Ho già detto che eravamo arrivati a più di 40 partigiani, ma quando decidemmo di ritornare nei boschi e abbandonare il “lusso” dell’albergo” … ritornammo a essere 6 o 7. Ci ritirammo dapprima ai Negi [località di Perinaldo (IM)] e poi, spostandoci in continuazione, ritornammo a Vallecrosia (IM) dando vita alla resistenza cittadina.
Un giorno, comuni cittadini ci accusarono di compiere rapine e saccheggi in casa della gente di Vallecrosia Alta e San Biagio della Cima (IM). “I partigiani rubano nelle case!”.
Ci informammo e venimmo a sapere che in realtà un gruppo di uomini di Vallecrosia Alta comandati da un sanremese, certo Tullio, saccheggiava e rapinava, specialmente cibarie. Per evitare di essere mal considerati dalla popolazione per fatti ai quali eravamo completamente estranei, prendemmo contatto con questo Tullio che ci propose una “azione congiunta”. La vittima era il grossista di salumi di Vallecrosia che aveva qualche magazzino lungo la via provinciale. In casa di Tullio, sfollato a Vallecrosia Alta, consumammo una lauta cena, per quei tempi assolutamente inusuale, in compagnia del suo vice, un tale del paese che portava sempre una picozza nella cinta dei pantaloni. Tullio chiese a FrancescoCè Garini di poter comandare l’operazione. Cé acconsentì. Al termine ci recammo a Soldano e trattammo con mulattieri locali una ventina di muli predisposti con i “garosci”[bigonce]. Evitando la strada provinciale, raggiungemmo il pianoro sulla riva sinistra del torrente Verbone, di fronte al cimitero di Vallecrosia. Parcheggiata la carovana dei muli, con una mossa improvvisa Cè Garini disarmò Tullio della rivoltella con un laconico “Se permetti adesso comando di nuovo io!”, mentre io sfilai la picozza dalla cinta dell’altro. Intimammo il “mani in alto!” a tutta la squadra. I nostri disarmarono la banda, che venne rispedita a casa con la minaccia che, se avessero ripetuto simili “azioni”, li avremmo passati per le armi; trattenemmo Tullio e il suo vice e ne disponemmo il trasferimento al comando di Langan per essere giudicati. Senza dubbio sarebbero stati passati per le anni, però i nazifascisti attaccarono la postazione e i garibaldini preferirono liberarsi a calci nel sedere di questi due manigoldi, per non essere intralciati nella difesa delle posizioni.
Renato Dorgia, “Plancia”, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Racconta Sergio Marcenaro, all’epoca giovane (classe 1931) staffetta partigiana della SAP di Vallecrosia e fratello di Pietro Girò Gerolamo, che in zona imperversava nel periodo indicato da Dorgia anche un bandito, forse subito non riconosciuto come tale dai comandi partigiani; e che in un’occasione suo fratello si liberò delle pessime intenzioni di quel figuro, nel quale si era imbattuto quando era solo e disarmato, con l’abile stratagemma di simulare con una mano la presenza di una pistola in una tasca dei pantaloni. Adriano Maini
Una mappa d’epoca della zona di frontiera a mare tra Italia e Francia, presumibilmente in dotazione dell’agente francese Joseph Manzone, dit le Fou (1)
(1) […] Joseph Manzone, dalla cui temerarietà il gruppo C.F.L.N. da lui diretto prese il nome di Joseph le Fou, da dicembre 1944 alla fine della guerra svolse 51 missioni dietro le linee tedesche […] Il 16 ottobre 1944 i tedeschi sorpresero sul pianoro della Ceva, vicino a Fontan, Emile Grac, F.F.I. del gruppo C.F.L. Parent, che stava effettuando una ricognizione dietro le linee nemiche, e lo abbatterono […] Pierre-Emmanuel Klingbeil, Le front oublié des Alpes-Maritimes (15 août 1944 – 2 mai 1945), Ed. Serre, 2005
La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo Rossi. Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [o Gireu, Pietro Gerolamo Marcenaro di Vallecrosia (IM), capo di una squadra della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi della II^ Divisione “Felice Cascione”], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo, molto più vicina a Seborga (IM) che a Perinaldo, in ogni caso subito alle spalle di Bordighera (IM)]. Dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto Gigetto Sequi a Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del C.L.N. di Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona, tra queste, quelle sotto il comando di Cekoff [Mario Alborno di Bordighera] e di Gino[Luigi Napolitano di Sanremo (IM) (1)]
(1) [ Luigi Gino Napolitano di Sanremo (IM). Dalle formazioni autonome di “Mauri” a marzo 1944 passò definitivamente alle formazioni Garibaldi dell’estremo ponente ligure. Per le sue doti di coraggio e spirito combattivo veniva subito nominato comandante di un Distaccamento che, per l’aumentato numero di volontari, divenne poi Battaglione. Come risulta da un rapporto, era considerato dai nazi-fascisti “elemento assai pericoloso”. Protagonista di un gran numero di battaglie tra le quali: Carpenosa, Giugno 1944; Badalucco, 29 giuno 1944; Ceriana, Agosto 1944; Carmo Langan, 8 ottobre 1944 e febbraio 1945; Baiardo, marzo 1945. Ferito in combattimento a Baiardo. Commissario politico del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata. Da fine gennaio 1945 vice comandante della V^ Brigata d’Assalto Partigiana Garibaldi “Luigi Nuvoloni”. Insignito di Medaglia d’argento al V.M. Vittorio Detassis su Isrecim ].
Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona.A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vittò[Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto anche “Ivano” o “Vitò“, in quel momento comandante della V^ Brigata, dal 19 dicembre 1944 comandante della II^ Divisione]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva aderito alla Resistenza. Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P. : io fui nominato suo agente e collaboratore. In novembre mi aggregai al battaglione di Gino Napolitano a Vignai, ma dopo alcune operazioni di collegamento tra Vallebona e il comando di Vignai, il comando mi richiamò ad operare nel Gruppo Sbarchi di Vallecrosia.
[Il racconto del testimone Renzo Biancheri prosegue con la narrazione di altri episodi di vita partigiana, soprattutto con la sua partecipazione al trasporto clandestino via mare in Francia del comandante Stefano “Leo” Carabalona, già gravemente ferito in un agguato nemico]
Il nostro ritorno fu programmato subito con il motoscafo di Giulio “Corsaro” Pedretti e di Cesar, con il quale si dovevano recuperare anche alcuni prigionieri alleati; ma il motoscafo in mare aperto andò in panne e non ne volle sapere di riavviarsi. Eravamo in balia delle onde: Renzo Rossi, Pedretti e Cesar sotto un telo, al chiarore di una lampada, rabberciarono alla meglio il motore. Quasi albeggiava e la missione fu annullata perché ormai troppo tardi. Sulla spiaggia di Vallecrosia il Gruppo Sbarchi attese invano con i 5 piloti. I piloti vennero trasferiti in Francia nei giorni successivi da Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e Achille [Achille “Andrea” Lamberti]. Io, Renzo Rossi, Achille Lamberti e Girò ritornammo in un’altra occasione dalla Francia con un carico di armi. Per sbarcare dovemmo attendere il segnale dalla riva, ma, come altre volte, non arrivò alcun segnale. Sbarcammo proprio davanti alla postazione dei bersaglieri, vicino al bunker. Pochi giorni dopo, senza Achille, che rimase a dirigere il Gruppo a Vallecrosia, effettuai con Girò un’altra traversata, accompagnando “Plancia” [Renato Dorgia] a prendere armi e materiale. Il ritorno lo effettuammo con la scorta di una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco; i nemici non si accorsero della nostra presenza e passarono oltre. Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali” (1) [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò accompagnò ugualmente a terra tutta la comitiva, mentre io tornai a bordo della vedetta, perché nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua.Le difese di quel tratto di costa erano così composte: un bunker alla foce del torrente Borghetto, uno nei pressi della foce del Verbone, un altro quasi alla foce del Nervia. Tra il bunker del Borghetto e quello del Verbone, era tutto un campo di mine, eccetto, giusto alla metà tra i due bunker, un passaggio largo meno di un metro, dalla battigia fino al rio Rattaconigli. Sbarcarono a Rattaconigli e superarono il campo minato attraverso quel sentiero. Quella sera dal bunker di Vallecrosia fino alla foce del Nervia era tutto un pullulare di tedeschi e fascisti. Ci aspettavano. La fortuna fu dalla nostra.
Renzo Gianni Biancheri, detto anche “Rensu u Longu“, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007 >
(1) <15 gennaio 1945 – Dal Comando Militare Unificato della Liguria al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Si chiedevano chiarimenti circa il fermo effettuato ai danni del capitano Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione], si ricordava che vi era stata l’unificazione di tutti i comandi combattenti della Liguria, si sottolineava che “nella Liguria la parte operativa viene riassunta nelle persone di Miro [Anton Ukmar], Ferrero e Balbi [Tenente Colonnello Giulio Bertonelli ]” e veniva intimato il rilascio del capitano Bartali.<11 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Veniva comunicato l’imminente sbarco di Bartali [Giovanni Bortoluzzi] e veniva ordinato di tenere a disposizione dello scrivente comando eventuale materiale arrivato nel frattempo via mare.
<14 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Veniva comunicato che Bartali, sbarcato il giorno 11, stava proseguendo verso la zona della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” per incontrare R.C.B. [capitano Bentley] e che il 20 avrebbe avuto luogo una riunione tra le formazioni garibaldine, R.C.B. [capitano Bentley] e i CLN interessati.
<17 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Venivano annunciati l’arrivo di Bartali con una radio trasmittente e di 2 istruttori di sabotaggio, dei quali 1 <l’agente Raina> doveva essere indirizzato verso la VI^ Divisione.
<24 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Scriveva che “il capitano “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l’incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione “capitano Roberta” [capitano Bentley]. Si prega di fornire “Bartali” di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla II^ Divisione“.
< 30 maggio 1945 – Da H.Q. Allied Liaison Mission I^ Ligurian Zone a “Ramon” [Raymond Rosso, capo di Stato Maggiore della VI^ Divisione] – Veniva espresso il ringraziamento del Capitano “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi], vice comandante della missione inglese nella I^ Zona, per la collaborazione accordata nei mesi passati.
da documentiIsrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998 – 1999
Parallelamente agli aviolanci nel mese di aprile del 1945, ma in modo più assiduo, nella zona del ponente ligure provenienti dalla Francia avvenivano sbarchi di materiale bellico (diversi Bren, Sten e Breda) a Vallecrosia. Sulla costa, nei punti di incontro stabiliti, garibaldini della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” o della locale SAP effettuavano a piccoli intervalli, a partire dalle ore 23 nelle notti concertate previe comunicazioni segrete, segnalazioni luminose all’indirizzo dei natanti di volta in volta in arrivo. Rocco Fava, Op. cit., Tomo I
Una vista sull’abitato di Perinaldo (IM); dietro ancora, Baiardo
Nei giorni che seguirono l’armistizio dell’8 settembre 1943 numerosi soldati sbandati dell’ex Regio Esercito passarono sul territorio del comune di Perinaldo (IM). Ovunque essi vennero accolti ed assistiti dalla popolazione e aiutati nella loro fuga verso casa. Ben quattordici di loro tuttavia furono catturati dai tedeschi e deportati in Germania. I contadini raccolsero le armi da loro abbandonate per consegnarle in seguito ai partigiani… ben sette cittadini di Perinaldo combatterono nel Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.)… Alla fine di settembre 1943 un primo presidio tedesco costituito da un plotone di soldati si stabilì in località Massabò… Nel febbraio 1944 un altro forte presidio di trecento soldati tedeschi si insediò in permanenza nel centro abitato… La Resistenza fu animata da un CLN costituitosi nei primi mesi del 1944 per iniziativa dei tre militanti comunisti Pietro Guglielmi, Guglielmo Guglielmi e Armando Cassini. Le attività di questo Comitato furono volte essenzialmente a raccogliere viveri, denaro e indumenti per i partigiani, oltre al consueto lavoro di propaganda contro i tedeschi e i fascisti e a favore della guerriglia patriottica. Esso ebbe anche parte importante nella costituzione di una banda armata locale nel giugno 1944, banda prima composta da sette e poi da diciassette elementi, comandata inizialmente da Aniello Scarano [alla figura di Scarano, come a quella del dottor Giuseppe Leone, che, benché segretario comunale di Perinaldo, fu attivissimo patriota e collaboratore di Scarano, sono dedicate due ampie relazioni in data 20 maggio 1945, oggi, come si apprende da Biga-Iebole, Op. di cui infra, documenti Isrecim, di Kimi Ivar Oddone, commissario politico della II^ Divisione] e poi da Giobatta Guglielmi fino alla Liberazione. Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016
… 1944… 20 giugno – …. La scorsa notte, circa 200 uomini, fra richiamati e operai della Todt, hanno preso la via della montagna per raggiungere i ribelli che, oggi, hanno fatto saltare il ponte di Perinaldo. Caterina Gaggero Viale, Diario di Guerra della Zona Intemelia 1943-45, Edizioni Alzani, Pinerolo, 1988
Perinaldo in una cartolina d’epoca (Archivio: Giulio Rigotti di Bordighera – Rielaborazione: Luca Nifosi di Bordighera)
Garibaldini della predetta brigata [V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”] distruggono con mine un ponte sulla rotabile Perinaldo-Apricale. Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio Isrecim, Milanostampa Editore – Farigliano, 1977
Otto giorni dopo [il 27 giugno 1944]Argo [Altorino Iezzoni] moriva in un’operazione a Baiardo (IM). Fu il primo schiaffo che ricevetti dalla realtà della mia guerra di partigiano. Fummo segnati su un grosso registro e arruolati al comando di Vittò [Vitò/Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo]… Con altri 6 o 7 scendemmo in Alpicella, vicino a Perinaldo (IM), dove c’era un rudere di caserma con i muri perimetrali, ma senza tetto. Qui si radunarono fino a più di 40 partigiani. Per la fame, facevamo da mangiare in una enorme vecchia marmitta, ma avevamo poco o niente da mettere dentro. Decidemmo di andare in una osteria del paese (era di un noto fascista), l’albergo “Da Milano”. Erano i primi di luglio del 1944… Renato “Plancia“ Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia <ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [o Gireu, Pietro Gerolamo Marcenaro di Vallecrosia (IM)], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo]. Dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto Sequi a Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del C.L.N. di Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona, tra queste, quelle sotto il comando di Cekoff [o Cecof, Mario Alborno di Bordighera] e di Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM)]. Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona. A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vitò… Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P.: io fui nominato suo agente e collaboratore. RenzoGianniBiancheri, “Rensu u Longu“, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
A sinistra, la località Alpicella di Perinaldo (IM)
Alla fine di luglio del 1944 dei Distaccamenti della V Brigata garibaldina vennero a stabilirsi nel territorio del Comune e ivi operarono con largo appoggio della popolazione. I loro caposaldi furono le località Negi, Alpicella, Suseneo e un vecchio convento al centro dell’abitato… Una lettera inviata al comandante Vitò, datata 28 settembre 1944 e firmata con lo pseudonimo Vespa, ci informa che a Perinaldo già a partire dal precedente luglio era stato formato un embrione di Giunta Comunale clandestina… Un’importante riunione clandestina avveniva nel pomeriggio dell’8 ottobre 1944 con la presenza di Nuccia [dottor Eugenio Kahnemann di Sanremo (IM)] e Ormea… Francesco Biga e Ferruccio Iebole, Op. cit.
Il 1° settembre [1944] operammo divisi in tre colonne una discesa su Perinaldo. L’azione si svolse fulminea. Giungemmo in paese alle prime luci dell’alba, bloccammo le strade e in pochi minuti eravamo padroni dell’abitato. Per alcuni giorni si rimase a Perinaldo… la popolazione fraternizzava con noi… FerruccioRagnoCorte in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975
Uno scorcio di Negi
Ci spostammo a Perinaldo [(IM)] perché là era troppo pericoloso. La stessa notte i tedeschi rastrellarono Seborga e uccisero [era il 9 settembre 1944]il pilota inglese… Eravamo al comando di Cekoff, comandante partigiano che da borghese abitava a Bordighera. I problemi erano tanti e tutti molto seri. Eravamo 30 partigiani tra cui una ragazza, Sascia [Ada Pilastri, che lasciò su L’epopea dell’esercito scalzo, di Mario Mascia, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975, una vivida testimonianza delle difficoltà incontrate dai partigiani dell’imperiese per trovare rifornimenti, passando sulle montagne innevate, nel gelido novembre 1944], ma la metà era disarmata. Proposi a Cekoff un piano per recuperare un po’ di armi e ne discutemmo a lungo. Alla fine accettò… Il gelataio Eccolo (Renzo Pirotelli) mi prestò il triciclo fatto a barchetta, con il quale durante l’estate vendeva i gelati sul lungomare di Bordighera e Vallecrosia. Mi procurai anche un attrezzo da scasso e un piccone, depositai tutto nel portone di casa mia e attesi la notte… Piano piano, per fare meno rumore possibile, forzai la porta. Proprio nell’ingresso era in bella mostra la rastrelliera dei fucili con casse di munizioni. Tre alla volta li caricai nel ventre della barchetta e al quindicesimo caricai le scatole di munizioni. Il triciclo era quasi colmo… Pedalai e pedalai con fatica sulla leggera salita per arrivare fino a Massabò, dove mi aspettava Franco Palombi, un amico di Bordighera che mi aiutò a spingere lungo i tornanti per Perinaldo. Senza il suo aiuto non ce l’avrei fatta. Arrivammo stremati in cima alla collina … un urlo di gioia ci accolse. Baci, abbracci e strette di mano. La V^ Brigata partigiana Garibaldi era tutta armata! Angelo Athos Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Quando le campane di Bordighera [(IM)] suonarono le 23.00, il 6 gennaio del 1945 il gruppo di sbarco composto dal caporale Mac Dougall, Mimmo [Domenico Dònesi], Nino [Alberto Guglielmi] e me, era riunito su di un battello pneumatico. Avendo ricevuto dalla spiaggia il segnale di via libera, aiutati da Giulio [Giulio Corsaro/Caronte Pedretti, responsabile del gruppo clandestino di partigiani di Ventimiglia, operanti via mare con gli alleati nella Missione Corsaro] con il suo battello, ci dirigemmo verso la riva… A Vallecrosia prendemmo la mulattiera per Negi che raggiungemmo alle 03.30. L’8 gennaio alle 4 lasciammo Negi per salire a Monte Bignone… capitano Robert Bentley in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
… le armi [arrivate via mare a Vallecrosia] venivano avviate in montagna a Negi dove Cekof [o Cecof, Mario Alborno di Bordighera] le riceveva per inoltrarle alle formazioni; distribuite agli uomini di Bordighera o per mezzo di Piero (Angelo Amato), René (Renato Magni) e i Laura delle Sap di Ospedaletti … Mario Mascia, Op. cit.
4 gennaio 1945 – Dal comando del I° Battaglione “Mario Bini”, prot. n° 32, al comando della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” – Relazione militare: … a Perinaldo si era portata una squadra di 20 tedeschi per riparare la strada Perinaldo-San Romolo [Frazione di Sanremo (IM)].
12 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 425, alla Sezione SIM della V^ Brigata – Segnalava che la Brigata Nera il giorno dopo alle 5 avrebbe lasciato Sanremo per dirigersi ad Imperia e e ricongiungersi con altre forze nazifasciste a Perinaldo…
19 aprile 1945 – Dalla sezione SIM [responsabile Brunero, Francesco Bianchi] della V^ Brigata al Comando della I^ Zona Operativa Liguria – Segnalava che… ad Isolabona vi erano 50 tedeschi, ad Apricale 25, a Perinaldo 60-70 ma con alcuni pezzi di artiglieria, che sussistevano lavori in corso nelle postazioni nemiche di Località Alpicella [di Perinaldo] e che sul fronte italo-francese …
20 aprile 1945 – Da “Fedé” al SIM della V^ Brigata – Segnalava che “… Da Perinaldo truppe tedesche d’artiglieria lasciano la zona, forse dirette a Genova…“.
24 aprile 1945 – Dal C.L.N. di Perinaldo al comando della II^ Divisione [Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante] – Scriveva: “Comunichiamo che una nostra staffetta ha preso oggi contatto con un piccolo nucleo di degollisti dentro Ventimiglia. Tutta questa zona è tranquilla“.
da documentiIsrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), “La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945)” – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999
Negi 1. 5/1945 Egr. Sig. Marchesi Vi faccio presente che oggi 17 maggio ci sono le votazioni in Perinaldo così che anche la Fraz. Negi é invitata a votare. Siccome la popolazione é contraria nessuno ha partecipato. Date conferma Distinti saluti Il Partigiano VITTORIO Documento desegretato OSS: il comandante della II^ Divisione Giuseppe Vittorio Guglielmo (Vittò/Ivano) riferiva a Salvatore Marchesi, membro del CLN di Sanremo, del referendum annessionistico indetto dalle truppe francesi che in quel periodo occupavano la zona
Mio fratello Piero [nome di battaglia Pierino, citato da Don Allaria Olivieri anche in altre parti del libro qui sotto menzionato, ma già pure nel rapporto di G.K. Long, già documento segreto, riferito ad una parte della missione alleata “Flap“, missione che aveva avuto contatti anche con i partigiani combattenti in difesa della libera Repubblica Partigiana di Pigna (IM) ed i cui componenti riuscirono con l’aiuto dei patrioti del ponente ligure a rientrare, parte via montagna, parte via mare, nelle loro linee in Costa Azzurra ai primi di ottobre del 1944, accompagnati da ex prigionieri di guerra alleati] da oltre due mesi era in territorio francese. Con Gianni (Katiuscia) [Giovanni Leuzzi, anche Catuscia, commissario di Distaccamento], mio compagno a Pigna [(IM), Alta Val Nervia] e a Testa d’Alpe, decidemmo di attraversare il fronte con una barca; trovai subito Bric Brac [Amilcare Allegretti], pescatore; la barca c’era, non era sua, ma la vendette come fosse stata di sua proprietà; pagai con quanto mi rimaneva. A sera nel magazzino, con la barca, trovammo dieci giovani nascosti che volevano fuggire e chiesero di portarli con noi: ricordo fra questi il caro amico Giacomo Amalberti (Giacurè); non dicemmo di no. Andammo in casa della famiglia di Pascalin. Incontrai il cap. Gino [Punzi], tipo di poche parole, forse un napoletano; portava con sé una borsa nera rigonfia che mai abbandonava. Anche i miei genitori giunsero con le loro poche cose. Improvvisamente giunse Scipio da Mentone e appresi che viveva alla Villa Citroniers con mio fratello e Pascalin […] Con Bric e Brac e suo nipote lavorammo tutta la notte per chiudere le fessure con stoppa e stucco. Verso le due di notte tentammo l’uscita in mare: eravamo in sei.La zona era pericolosa e percorsa da pattuglie di un reparto di bersaglieri repubblichini. Ci imbarcammo e ci allontanammo dalla spiaggia e presto ci rendemmo conto che l’acqua entrava; armati di due recipienti riuscimmo a travasare l’acqua mentre un remo si ruppe. Con un mare non calmo ci portammo al largo per non essere intercettati da terra; superata la punta di Mortola facemmo rotta a mezza costa tra Cap Martin e Mentone; notte calma senza spari, cupa. Verso Carnoles approdammo presso la Palce d’Armes […]
[…] Gli ufficiali britannici non ci abbandonarono; dopo pochi giorni ci fecero trasferire nel braccio dei prigionieri militari; ci rifornivano di viveri e di sigarette e continuarono a farlo per tutto il tempo che fummo ospitati presentandosi, a giorni alterni con un sacco di iuta ripieno di viveri; i secondini, in maggioranza corsi, divennero anch’essi gentili. In quei giorni fummo raggiunti da un altro ventimigliese, Pippo; in cella si creò un trio; Pippo parlava di Nettu [Ernesto Corradi] [C’è una riunione di capi partigiani: Ernesto Corradi è nominato capo banda e inviato al confine francese sul monte Grammondo… Giorgio Lavagna (Tigre), Dall’Arroscia alla Provenza Fazzoletti Garibaldini nella Resistenza, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – ed. Cav. A. Dominici – Oneglia – Imperia, 1982] e dell’infausto episodio tragico del Grammondo. Dopo una ventina di giorni ci liberarono; ci portarono ai loro magazzini in St. Augustin in Nizza. Bagno, barbiere e D.D.T.; divisa completa, zaino, basco nero e il coltello di ordinanza. Da Nizza, attraverso il posto di blocco, controllato dalla F.M., che era poco prima del bivio di Cap Ferrat, ci inoltrammo nella penisoletta, rimanendo sul lato della baia di Villafranca.
Da sinistra Villa Iberia e Villa Le Petit Rocher
La Villa Petit Rocher divenne il nostro nuovo indirizzo: aveva un porto sotterraneo con saracinesca, con molo privato, con due cabinati ormeggiati e due marinai della Royal Navy, che provvedevano alla manutenzione dei due battelli battenti bandiera britannica; c’era una costruzione di legno, tinteggiata di verde; qui noi ci esercitammo alla scuola di sabotaggio e altre cose concernenti la nostra nuova attività. Il tenente Burton provvedeva varie volte alla settimana ad impartirci lezioni riguardanti lo svolgimento del nostro impegno. […]
Ampelio Elio Bregliano all’imbarcadero di Villa Le Petit Rocher
Giunsero da Bordighera Elio [Ampelio Bregliano], Luciano [Luciano RosinaMannini] e Mimmo [Domenico Dònesi] [ Mannini e Dònesi erano già passati una prima volta in Francia con la Missione Kahnemann, salpata da Vallecrosia la notte del 14 dicembre 1944. Bregliano non viene indicato come membro di tale Missione, ma in una sua testimonianza egli colloca in ogni caso il suo primo arrivo in Costa Azzurra a dicembre 1944]. Elio si fermò con noi e gli altri proseguirono per Nizza [Loi potrebbe, dunque, essersi riferito al mese di marzo 1945].
Un documento O.S.S.
[…] Ogni tanto ispezione del comandante a Nizza, quale responsabile del settore: si chiamava magg. Bettes [invero, Betts, come si può notare dalla copia del documento sopra allegato], corpulento nella sua uniforme della RAF; con il suo seguito veniva a far visita alla piccola base.Paolo Pollastro Loi, testimonianza raccolta da Don Nino Allaria Olivieri ** in Ventimiglia partigiana… in città, sui monti, nei lager 1943-1945, a cura del Comune di Ventimiglia, Tipolitografia Stalla, Albenga, 1999, ripubblicata in Quando fischiava il vento. Episodi di vita civile e partigiana nella Zona Intemelia, Alzani Editore – La Voce Intemelia – A.N.P.I. Sezione di Ventimiglia (IM), 2015
Un ufficiale americano di collegamento della Missione Alleata, di nome Harris Walker, abbattuto col suo apparecchio nel novembre del 1944 sopra Casale Monferrato, preso prigioniero e portato a Genova dai Tedeschi, riuscì a fuggire e dopo varie peripezie raggiunse in dicembre il 3° battaglione “C. Queirolo” comandato da “Gori” (V brigata) ove rimase fino alla Liberazione perché non si riuscì a trasportarlo in Francia, come aveva ordinato il comandante “Vittò” [Giuseppe Vittorio Guglielmo] alla V brigata il 3 gennaio. (Lettera del 3.1.1945, prot. n. 496/F/6). Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura dell’Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio Isrecim, Milanostampa Editore – Farigliano, 1977
[…] Il 3 Aprile 1945 improvvisi movimenti al Petit Rocher fecero supporre che qualcosa stava per accadere; di fatto un paio di jeep cariche di sacchi vennero scaricate nel cortile. La sera del 4 due vallecrosini: Renato [Dorgia] e Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] si uniscono a noi, indossando (loro!) uniformi inglesi; arriva anche lo stato maggiore: il Maggiore Betters della RAF ne è il capo; con lui il cap. Lamb e il ten. Burton; da Nizza, intanto giungeva il “Chris Craft“, un motoscafo molto veloce: era condotto da Jean di Monaco. Caricammo il materiale e i battelli di gomma e, venuta la notte, con Pippo mi accomodai sui sedili poppieri; un coro di saluti, strette di mani e in bocca al lupo. Lasciammo Elio [Ampelio Bregliano] e Gianni a guardia della “proprietà“. Con veloce navigazione, superati il Cap Ferrat e la punta di Mortola, si giunse in quel di Vallecrosia, nei paraggi del Seminario di Bordighera. Nessun segnale da terra. Motori al minimo, gonfiati i battelli e calati in mare, caricammo tutto il materiale e lentamente remammo verso riva. Approdammo e messi i battelli in secca ci coricammo sulla spiaggia; Renato [Dorgia] e un collega [Pietro Gerolamo Marcenaro] andarono alla ricerca di quelli che dovevano aspettarci e raggiuntili ci allontanammo dalla spiaggia; sentimmo il motoscafo che si portava verso il largo. Ci nascondemmo fuori Vallecrosia e il giorno dopo, 6 aprile [1945], si riprese la montagna: [passando per] Negi [Frazione di Perinaldo (IM)], sino a San Faustino [Molini di Triora (IM)] in valle Argentina. Nuova vita partigiana!Paolo Pollastro Loi, Op. cit.
Al Petit Rocher predisponemmo tutto sulla banchina per stivare il carico sul motoscafo che ci avrebbe riportato a Vallecrosia. Dovemmo anche imbarcare due agenti di Ventimiglia (Paolo Loi ed un altro che non ricordo), che aveano seguito un corso per sabotatori imparando a maneggiare l’esplosivo al plastico. Per fare posto ai due sabotatori, lasciammo a terra i viveri e il vestiario, imbarcando solo le armi e i medicinali, contro la volontà degli ufficiali inglesi. […] Arrivati al largo di Vallecrosia nessun segnale ma Girò [Gireu/Giraud, Pietro Gerolamo Marcenaro] mise ugualmente in acqua i due canotti e disse che per maggior sicurezza saremmo approdati nel tratto di spiaggia davanti alla sua abitazione. Era meno sorvegliato dai fascisti perché… minato [zona Rattaconigli al confine con Bordighera]. Come maggior sicurezza non era male! Ma Girò conosceva il posizionamento delle mine. Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia <ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Comune di Vallecrosia (IM), Provincia di Imperia, Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007 >
9 aprile 1945 – Dal comando della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” al Comando Operativo della I^ Zona Liguria – Comunicava … l’arrivo di 2 garibaldini dalla Francia dove avevano seguito un corso d’istruzione come sabotatori; che questi garibaldini avevano preannunciato il prossimo invio di materiale bellico via mare da parte degli alleati… da documentoIsrecim in Rocco Fava, di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999
* Luigi Gino Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare, nato ad Acquafondata (Frosinone) nel 1917, già del 5° reggimento di artiglieria alpina, combattè nei Balcani.
[ L’8 settembre 1943 colse Punzi nella IV^ armata italiana, presente nel sud-est della Francia. Probabilmente combattè in quei frangenti contro le occupanti truppe naziste e, benché ferito, riuscì a fuggire per unirsi in Costa Azzurra a costituende formazioni partigiane composte di francesi e di connazionali. Una testimonianza scritta, rilasciata in Imperia dal sottocitato Panascì alla fine della guerra, come riportato in Francesco Biga < Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. III, Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, Milanostampa, 1977>, lascia emergere che, arrestato a Ventimiglia (IM) nel dicembre 1943, il capitano aveva potuto esibire, per salvarsi, altresì aiutato in questo tentativo dall’interessamento inopinato degli agenti di polizia Antonino Panascì e Gaetano Iannacone, documenti rilasciatigli dal Comando di Milizia Confinaria; che era già attivo nel tentativo di creare una rete clandestina antifascista in provincia di Imperia; che aveva continuato ad operare nel mentovato senso nel ponente ligure, soprattutto tenendo contatti con il già rammentato Panascì. Punzi combatté, poi, valorosamente, alla fine di agosto 1944 con i partigiani francesi del Nizzardo per la liberazione di Peille e dintorni. ]
Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Tra queste operazioni vi fu la tragica “Operazione Leo”, a seguito della “Operazione Gino“, di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione. Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
<<< Dal 21 al 24 agosto [1944] alcune pattuglie andarono in ricognizione tra il Col de Braus e il Col des Calmettes. Esse riuscirono a rendersi conto che dei contingenti motorizzati di truppe tedesche stavano ripiegando su Sospel. Il 24 agosto, fu deciso che avrebbe avuto luogo un’azione militare contro queste truppe. Questa fu condotta dal capitano Gino [Punzi], al comando di un effettivo di 20 uomini… La posizione dell’imboscata fu decisa il 25 agosto, alle 4. Verso le 5, una colonna d’una dozzina di camion fu assaltata approfittando della sorpresa e della concentrazione dei fuochi. Perdite importanti furono inflitte al nemico. I combattenti raggiunsero il campo di Peira-Cava la notte successiva… Dopo qualche giorno passato a Peira-Cava e Lucéram, dove Henri riorganizzò le Milizie Patriottiche locali perché garantissero la sicurezza, fu deciso di trasportare il campo vicino a La Turbie… le truppe tedesche, cacciate da Nizza per l’insurrezione del 28 agosto, ripiegarono sulle Cornici. I partigiani attraversarono Peille per attestarsi a La Turbie il 30 agosto… Alcuni gruppi di combattimento comandati da Arthur, Albert, Muntzer, Gino [Punzi], circondarono molte di queste postazioni e si impadronirono delle armi automatiche: una dozzina di tedeschi furono uccisi… L’insurrection de Peille: 15-20 août 1944>>>
[ Ormai stabilmente operativo con l’O.S.S. americano a Villa Petit Rocher, in quel sito il capitano Punzi dovrebbe avere conosciuto Stefano LeoCarabalona, colà giunto (o ritornato) il 10 dicembre 1944 in qualità di responsabile (con vice Lolli, Giuseppe Longo) della Missione dei partigiani del ponente ligure presso il Comando Alleato. ]
– … conobbe anche il capitano Gino Punzi [Ponzi nell’originale] un ufficiale italiano che aveva incontrato all’Hotel de Palmiers. Questi rapporti furono su base amichevole. Quando gli Alleati arrivarono nel sud della Francia, il soggetto accompagnò con la sua automobile Punzi in una località vicina a La Turbie confinante con la zona partigiana. Apprese dopo la liberazione che Punzi era morto vicino a Ventimiglia (vedere OSS SI-Nice Mission Eros-Gino) … 24. Capt. Gino PONZI: Subject met him at the Hotel de Palmiers. Later killed by … in Ventimiglia. (JRX-595, 635-A)… documento OSS, i servizi segreti statunitensi del tempo di guerra: il soggetto in questione, Karl Weilbacher, era un agente dell’Abwher tedesco, che dal 1925 aveva svolto diverse attività economiche in Sanremo (IM) e che era stato interrogato dopo il conflitto sui suoi più recenti trascorsi quale spia.
… Il 4 gennaio 1945 a Ventimiglia fu ucciso Gino Punzi, mentre cercava di effettuare una missione per i servizi di informazione alleati, quella che avrebbe poi riguardato il capitano Bentley… Pierre-Emmanuel Klingbeil, Le front oublié des Alpes-Maritimes (15 août 1944 – 2 mai 1945)
5 gennaio 1945 – … Nei giorni scorsi dicevano che alla Marina vi era stato un morto e che in un portone si vedevano delle macchie di sangue… Caterina Gaggero Viale, Diario di Guerra della Zona Intemelia 1943-45, Edizioni Alzani, Pinerolo, 1988
… di essere venuto a conoscenza, subito dopo l’arresto dello Iannacone e dei Chiappa, precisamente dal figlio minore Aldo Chiappa, che il capitano Punzi era stato ucciso dal pescatore… di Ventimiglia, padre di una spia e spia delle SS di Sanremo, il primo arrestato e tradotto in Francia dallo Iannacone ed il secondo fu arrestato per ordine dello Iannacone stesso e messo a disposizione del Comando francese SROI di Sanremo, dipendente del servizio OSS americano. Antonino Panascì (documento Isrecim) in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, Milanostampa, 1977
Riferirono [Renzo StiencaRossi e Luciano RosinaMannini] che ‘un agente locale di nome Gino era stato ucciso e trovato in possesso di appunti scritti con nomi di agenti e ubicazione di rifugi nell’area di Bordighera’ e che questo fatto spiegava il ‘tradimento’di Irene. Sir Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013
<1 gennaio 1945 – Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria, prot. n° 44, al comando della II^ Divisione “Felice Cascione” –Veniva richieste informazioni sul capitano Gino, [Luigi Punzi], che affermava di fare parte della Missione Alleata. <11 gennaio 1945 – Dal C.L.N. di Sanremo (IM), prot. N° 200/CL, al comando della II^ Divisione – In risposta ad un quesito del 28 dicembre 1944 inerente il cap. Gino, [Luigi Punzi], si precisava che non risultava avesse mai operato nel circondario di Sanremo.
Senza data – Testimonianza sul capitano Gino della missione alleata, che aveva fatto da collegamento anche con i maquisard francesi, in cui si sosteneva che il capitano Gino era stato attirato in un tranello ed ucciso dai tedeschi il 6 gennaio 1945 [in effetti il capitano Punzi venne ucciso il 4 gennaio a Marina San Giuseppe di Ventimiglia]. da documento dell’Archivio del Comune di Sanremo (IM) in Rocco Fava, Op. cit.
** Don Antonio Allaria Olivieri “Poggio“, nato ad Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM), il 19.11.1923. Nel 1943, ventenne, studente di teologia presso il Seminario di Bordighera. Nel mese di ottobre, rifiutato l’arruolamento nella Repubblica di Salò, in montagna. Con lo pseudonimo di “Poggio”, nella formazione di Guglielmo Vittorio “Vitò” presso Loreto di Triora. Incorporato nelle formazioni garibaldine con prevalenti compiti di staffetta e servizio informazioni. Il 25 maggio 1944 arrestato ad Andagna nel corso di un rastrellamento. Riuscito a fuggire grazie alla complicità di un soldato austriaco, tornato al Distaccamento. Il 18.6.1944 partecipe della battaglia di Carpenosa che vide la liquidazione del presidio tedesco. Il 25 Aprile 1945 a Sanremo con il I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” comandato da Vincenzo Orengo “Figaro”. da Vittorio Detassis su Isrecim
Il teatro di mare su cui operavano di notte i partigiani del mare
[A metà dicembre del 1944 vennero ufficializzati con la Missione Kanheman i rapporti tra i partigiani del ponente ligure con gli alleati, ormai attestati sul vecchio confine italo francese. Due gruppi italiani operavano clandestinamente via mare in collaborazione con gli alleati, entrambi sotto la responsabilità di Stefano Leo Carabalona. La Missione Corsaro, guidata da Giulio Pedretti, con radici in Ventimiglia (IM). Di quello di Vallecrosia, Gruppo Sbarchi, faceva parte l’estensore della presente testimonianza]
Nell’estate 1944 i servizi segreti americani avevano inviato sulla costa una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi .
Dovendo tornare in Francia, per attraversare le linee [non era certo la prima volta] Gino Punzi si avvalse della collaborazione di un passeur, dal quale, poiché era passato al soldo dei tedeschi, durante il viaggio venne ucciso [nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 1945 in zona Marina San Giuseppe a Ventimiglia]. Il comandante tedesco si infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a conoscenza del fatto che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti alleati.
I tedeschi predisposero una trappola e quando arrivò il telegrafista “Eros” lo catturarono ferendolo. Si avvalsero di lui per trasmettere falsi messaggi al comando alleato di Nizza.
Con questi falsi messaggi fu richiesto l’invio di un’altra missione: la missione “Leo”.
Al centro della fotografia Stefano Leo Carabalona nella baia di Villefranche-sur-Mer
[ Luciano “Rosina” Mannini in Mario Mascia, Op. cit., definisce, invece, come si è letto qui sopra, “Missione Leo” la vera e propria presa di contatto di Carabalona, comandante della Missione Militare (dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria) presso il Comando Alleato, con gli Alleati, Missione perfezionata il 15 dicembre 1944 con l’arrivo tra gli Alleati della Missione partigiana Kanheman; nella missione Leo erano – lo si ripete, sempre secondo Mannini – coinvolti, tra gli altri, Giulio “Caronte” o “Corsaro” Pedretti e Pasquale Pirata Corradi di Ventimiglia (IM), della Missione o Gruppo Corsaro di Ventimiglia, nonché Lolli, Giuseppe Longo, vice comandante di Carabalona, e lui stesso, Mannini (di Vallecrosia); rientrarono, dopo adeguata preparazione fornita dagli Alleati, a metà gennaio 1945, come si può leggere anche in Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013, che definisce tale rientro come una missione dell’OSS statunitense ].
La missione andò a rotoli con il ferimento[era l’8, forse il 9, febbraio 1945] di “Leo” [Stefano Carabalona], che venne nascosto nella cantina di casa mia.
I tedeschi rastrellarono tutta la zona cercando “Leo”; “visitarono” anche la mia casa: sulla porta rimasero le impronte dei chiodi degli scarponi di quando sfondarono l’ingresso a calci.
Ma non cercarono in cantina. Si limitarono ad arraffare del cibo dalla cucina. Con Renzo Rossi nascondemmo tutti i documenti del SIM e del CNL nel mio giardino, preparandoci al trasferimento di “Leo” in Francia.
Il Gruppo Sbarchi Vallecrosia aveva frattanto predisposto una barca. Renzo Rossi con Lotti [Aldo Levis Lotti, commissario della squadra S.A.P. di Vallecrosia] avevano preavvisato i bersaglieri della necessità di effettuare l’imbarco quanto prima possibile.
La collaborazione dei bersaglieri fu determinante per tutte le operazioni del Gruppo Sbarchi. Il sergente Bertelli comandava un gruppo di bersaglieri a Collasgarba – sopra Nervia di Ventimiglia – e aveva manifestato la volontà di aderire alla Resistenza. Fu avvicinato dai fratelli Biancheri [martiri della Resistenza], detti Lilò, per stabilire le modalità della diserzione, quando il plotone fu distaccato alla difesa costiera giusto sulla costa di Vallecrosia in prossimità del bunker alla foce del Verbone.
Una vecchia fotografia, tratta da Gruppo Sbarchi Vallecrosia, Op. cit. infra, attinente il presidio dei bersaglieri a Vallecrosia (IM)
I Lilò convinsero allora i bersaglieri a non disertare, ma ad operare dall’interno per consentire ed agevolare le nostre operazioni. Alla data convenuta, in pieno giorno trasferimmo “Leo” a Vallecrosia, facendolo sedere sulla canna della bicicletta di Renzo. In pieno giorno, perché approfittammo di un furioso bombardamento. Le strade erano deserte, solo granate che esplodevano da tutte le parti. Ricoverammo “Leo” in casa di Achille [Achille Lamberti di Vallecrosia, “Andrea“], aspettando la notte. Al momento opportuno ci trasferimmo sul lungomare; il soldato tedesco di guardia, come al solito, era stato addormentato da Achille con del sonnifero fornito dal dr. [Salvatore] Marchesi [nomi di battaglia “Turi“, “Salibra“, “Salvamar“, ispettore circondariale del CLN di Sanremo, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista e figura di spicco della Resistenza a livello nazionale], laureato in chimica.
[ 7 aprile 1945 - Dal CLN di Sanremo a Turi Salibra ed al CLN di Bordighera - L'ufficiale addetto al Comando, Piero [Pietro De Andreis], sarebbe stato con il CLN di Bordighera al momento dello sbarco per la ripartizione delle armi provenienti dalla Francia. In base agli accordi le armi sarebbero state assegnate per il 25% alle SAP di Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera e per il restante alle SAP di Ospedaletti, Sanremo, Taggia e Riva-Santo Stefano [allora comune unico]... da un documentoIsrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999 ]
I bersaglieri ci aiutarono a mettere in acqua la barca e a caricare “Leo” ferito. Cominciammo a remare, ma, dopo poche centinaia di metri, la barca cominciò ad imbarcare acqua. Non potevamo tornare indietro. Mentre io e “Rosina” (Luciano Mannini) remavamo, “Leo” e Renzo [Renzo Rossi] si misero di buona lena a gottare, con una sassola che, per puro caso, avevamo portato con noi.
Riuscimmo a tenere il mare e ad arrivare al porto di Monaco. Con la pila facemmo i soliti segnali, ma non ricevemmo alcuna risposta; entrammo nel porto e accostammo alla banchina. Chiamammo una ronda di passaggio, che ci portò al comando di polizia, dove chiedemmo di informare Milou, l’agente di collegamento.
Arrivarono gli inglesi e “Leo” fu finalmente ricoverato al Pasteur di Nizza. Anche io e “Rosina” ci facemmo medicare il palmo delle mani piagate dal remare.
Renzo Gianni Biancheri (2), detto anche “Rensu u Longu“, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007 >
(2) ... Anche io fui condotto a Montecarlo, con Renzo Rossi, Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e Renzo Biancheri, già allora sordo come una campana. Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit Rocher... Renzo Biancheri chiese di poter usare il telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo stupore generale iniziò a cantare Polvere di Stelle. Renzo era sordo e come tutti i duri d’orecchio cantava bene. Sussurrava la melodia d’amore di “Polvere di Stelle”, alle orecchie di una interlocutrice, evidentemente conosciuta in qualche precedente missione e con la quale di certo non scambiava lunghe conversazioni:
Sometimes I wonder why I spend
The lonely night dreaming of a song
Renato Plancia Dorgia inGiuseppe Mac Fiorucci, Op.cit.Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività… Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976