Aiutati dai maquis francesi

Una vista sul Principato di Monaco

Le prime voci di antifascismo a Vallecrosia si ebbero nel 1940/41 da parte di Achille [Achille Lamberti, “Andrea”], di Francesco “Cè” Garini, di “Girò” [n.d.r.: o “Gireu”, Pietro Gerolamo Marcenaro, il quale ultimo risultava latitante già nel verbale della Questura (fascista) di Imperia del 15 giugno 1944, riferito alle indagini ed agli arresti effettuati verso la fine di maggio nella zona di Ventimiglia e di Bordighera a danno del costituendo CLN di Ventimiglia, del già esistente CLN di Bordighera, del gruppo antifascista “Giovane Italia” e di altri patrioti collegati < da un documento edito in don Nino Allaria Olivieri, Ventimiglia partigiana… in città, sui monti, nei lager 1943-1945, a cura del Comune di Ventimiglia, Tipolitografia Stalla, Albenga, 1999, pp. 9, 24>], di Aldo Lotti e di altri.
Un antifascismo molto riservato, anche perché le ritorsioni erano molto dure, come nel caso di Alipio Amalberti, zio materno di Girò, che per aver gridato in un bar di Vallecrosia “Viva la Francia” venne dapprima schedato e successivamente costantemente perseguitato, fino a essere fucilato per ritorsione dopo essere stato preso come ostaggio.
Sono nato nel 1925 e nel 1943 ero uno studente, che frequentava con profitto il liceo classico di Sanremo, sempre promosso e anche un po’ imbevuto di fanatismo fascista, specialmente dopo la guerra di Spagna. A causa della propaganda di allora parteggiavo per i franchisti.
Ero renitente alla leva, ma non c’era ancora una resistenza organizzata.
[…] Approfittando del bando che sospendeva la fucilazione per i disertori che si fossero presentati spontaneamente all’arruolamento, mio padre mi venne a prendere e col treno ritornai con lui fino ad Arma di Taggia [Taggia (IM)], poi da Arma a Vallecrosia in bicicletta, fortunatamente senza essere mai fermati. Nel frattempo Girò, Achille Lamberti ed altri avevano organizzato un principio di Resistenza.
Attraverso mio padre, presi contatto con loro e assieme ci demmo alla macchia.
[…] Restammo a Langan un paio di giorni e depositammo le armi che ci eravamo procurati a Vallecrosia, tanto avevamo possibilità di averne altre, recuperandole tra quelle nelle caserme abbandonate o gettate dai soldati dell’armata italiana in rotta dal fronte francese dopo l’8 settembre.
[…] L’organizzazione dell’Operazione Sbarchi non fu cosa semplice. Bisognò innanzitutto trovare natanti idonei a raggiungere la costa francese per le necessità di trasporto dall’Italia alla Francia; in senso inverso provvedevano gli alleati con potenti motoscafi pilotati da Pedretti.
Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2017

Pierre Velsch, veterano del gruppo francese di sbarco (da Natalini denominato Commandos d’Afrique) in Provenza, gruppo che andò in avanscoperta rispetto all’Operazione alleata Dragoon con Philippe Natalini, fonte, su Facebook, di questa fotografia, scattata davanti al monumento ricordo dell’evento

L’Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia, presieduta da Giuseppe “Mac” Fiorucci, ha portato alle stampe una interessante ed inedita pubblicazione sui Gruppi da Sbarco di Vallecrosia.
Si tratta di una serie di testimonianze di partigiani protagonisti di una singolare vicenda resistenziale e la descrizione di fatti la cui originalità è rimasta alquanto sconosciuta.
Dopo lo sbarco nel giugno 1944 delle truppe alleate in Normandia, il territorio francese, soprattutto il centro-sud, fu abbandonato dalle truppe tedesche e conseguentemente occupato dagli alleati.
Nel mese di settembre l’esercito di liberazione francese e gli alleati raggiunsero Mentone. Il vecchio confine delle Alpi Marittime tra Italia e Francia assumeva così la caratteristica di una linea di guerra, avendo i tedeschi e i repubblichini occupato tale confine con una armata militare molto agguerrita nel timore che le truppe alleate, coadiuvate da uno sbarco di truppe e mezzi annunciato sulla Costa Azzurra, invadessero l’Italia del nord, circondando quindi le truppe tedesche che combattevano gli alleati nel centro Italia.
Nella realtà dei fatti i tedeschi non ebbero mai occasione di subire attacchi da parte degli alleati, mentre alle spalle dovevano fare i conti con le organizzazioni partigiane che, nella primavera del ’44, avevano creato la prima zona operativa nel ponente della Liguria e con coraggio e determinazione combattevano alle spalle i tedeschi con apprezzabili risultati.
Avvenuto lo sbarco in Normandia e liberata la Francia, il comando partigiano del ponente ligure insieme al CLN locale, ritenne necessario aprire una via di comunicazione con la Francia liberata, al fine di creare un coordinamento strategico che consentisse di isolare i tedeschi.
Era chiaro che l’unica via di comunicazione possibile era il mare.
Nasce da questa scelta l’impegno organizzativo dei Gruppi da Sbarco. Furono circa una ventina i partigiani che in varie circostanze si collegarono via mare con il comando alleato.
[…] La riuscita, anche se qualche volta molto rischiosa, dei primi collegamenti portò il Comando partigiano a chiedere agli alleati un contatto permanente ed una strategia operativa che consentisse ai partigiani di contare su aiuti soprattutto di armi e di munizioni, indispensabili per gli attacchi ai nazifascisti e per la difesa dai rastrellamenti che gli stessi nazifascisti organizzavano periodicamente. I francesi soprattutto e gli alleati stessi, non accolsero subito con simpatia e disponibilità tali iniziative. Ma la costanza dei comandi partigiani e dei responsabili del CLN ebbe la meglio, ed i viaggi iniziarono con frequenza riadattando barche di pescatori nascoste, ma soprattutto creando una rete segreta di contatti con alcuni responsabili repubblichini del servizio di vigilanza della costa che, decisi a lasciare i loro reparti per collegarsi con i partigiani, rimasero con grande rischio al loro posto, consentendo quindi la copertura, nelle ore notturne concordate, della partenza e dell’arrivo dei natanti.
Di tutte le vicende narrate ho scelto due episodi che dimostrano l’importanza di questa rischiosa attività e i risultati ottenuti.
Gli alleati avevano trasmesso una direttiva al sistema resistenziale italiano al fine di far rientrare nelle loro nazioni i soldati prigionieri che, con l’8 settembre ’43, erano scappati dai campi di prigionia. Molti prigionieri aiutati dai civili e dai partigiani scelsero i passaggi via terra ma, quando nell’estate del 1944 i tedeschi occuparono la frontiera, il transito clandestino fu bloccato, rimase soltanto la via del mare ed in molte circostanze i Gruppi da Sbarco portarono in Francia militari ex prigionieri restituendoli alla libertà.
Un altro episodio descritto da Domenico Donesi “Mimmo”, racconta la disavventura vissuta da un Gruppo da Sbarco. Dopo le prime esperienze portate positivamente a termine, nel comando della “Felice Cascione” maturò l’idea di costituire una Commissione che doveva portarsi in Francia presso i Comandi alleati, per sollecitare l’invio di attrezzatura bellica e per combinare azioni militari congiunte contro i nazifascisti.
Nacque così la Missione Kanhemann (partigiano “Nuccia”) con la supervisione del comandante Nino Siccardi “U Curtu”. Di questa missione [n.d.r.: partita da Vallecrosia (IM) nella notte tra il 14 ed il 15 dicembre 1944] faceva parte certo Jean Gérard, dichiaratosi ingegnere venuto in Italia a seguito della TODT, la
società tedesca che costruiva le difese militari. La missione dopo vari tentativi andati male per le condizioni del mare, riuscì una notte a partire. Dopo vari sforzi la barca approdò a Monaco dove i gendarmi ignari degli obiettivi della missione, condussero il gruppo alla gendarmeria di Nizza. Subito fu prelevato Kanhemann, capo della missione e portatore di tutti i documenti attestanti la loro identità politica e con lui anche il francese Gérard. Gli altri furono presi e portati nelle Nouvelles Prisons di Nizza in attesa di eventi. Gérard risultò essere un collaborazionista tedesco con la conseguenza che tutti i partecipanti alla missione furono sottoposti a severi interrogatori e trattati con metodi
anche violenti. Tutto ciò perché Gérard, per salvare se stesso, aveva affermato che gli italiani erano fascisti venuti in Francia per fare atti di sabotaggio. I partigiani italiani seppero resistere alle accuse e dimostrare la loro vera identità. Aiutati dai maquis francesi furono consegnati al Comando alleato il quale, accogliendo le proposte avanzate dal Comando della “Felice Cascione”, organizzò una sede di appoggio per rifornimenti in una villa di Cap-Ferrat provvista anche di un alloggiamento coperto per un motoscafo, col quale numerosi furono i viaggi in mare per portare rifornimenti, armi e piani strategici. Gli alleati compresero l’importanza di questa iniziativa e concordarono l’invio in Italia di un ufficiale inglese con un collaboratore dotato di una potente radio trasmittente. La notte del 6 gennaio 1945 tutto il gruppo Kanhemann ed il capitano Bentley partirono via mare per Vallecrosia.
Due giorni dopo Bentley era al comando della “Felice Cascione” dove, in permanente contatto col Comando alleato, nell’ultima parte del periodo resistenziale, si realizzò una piena collaborazione strategica degli alleati e delle formazioni partigiane […]
Manfredo Manfredi (Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia), E ci furono persino i “gruppi da sbarco” partigiani, Patria Indipendente, 8 aprile 2007

Il distaccamento SAP di Vallecrosia era nato negli ultimi giorni di luglio ’44 […] I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra […] In parallelo agli aviolanci alleati, ma con con maggiore assiduità, avevano luogo sbarchi di materiale bellico nella zona di Vallecrosia-Bordighera. I volontari che si occuparono di tali trasporti appartenevano al gruppo di “Leo”, che fungeva da tramite tra i garibaldini e la missione alleata in Francia. Giulio Pedretti fu il partigiano che più di ogni altro si impegnò in tali operazioni, al punto che alla fine della guerra aveva effettuato 27 traversate per recapitare armi e uomini attraverso il tratto di mare prospicente la zona di confine italo-francese.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio/30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998/1999

Il partigiano Mimmo e la Missione Kahnemann

Vallecrosia (IM) e Bordighera (IM), viste dalla collina di Collasgarba, citata nell'articolo
Vallecrosia (IM) e Bordighera (IM), viste dalla collina di Collasgarba

Intanto a Sanremo e a Bordighera viene costituita la Missione “Kahnemann” di cui fa parte il tenente Capacchioni [Antonio Tonino Capacchioni: vedere infra] il quale viene incaricato di preparare in collaborazione con le SAP di Vallecrosia l’arrivo di una Missione Alleata (inglese) con lo scopo di fornire armi alla Resistenza. Il Comando tedesco, avvertito dell’operazione che stava per svolgersi, aumenta la sua sorveglianza predisponendo nuove postazioni lungo la spiaggia, organizzate tra un campo di mine e l’altro, in modo da tenere tutta la costa sotto la più stretta sorveglianza diurna e notturna. Inoltre il nemico emana disposizioni per il ritiro e la distruzione di tutte le barche. Pertanto l’operazione da intraprendere diventa molto più rischiosa, per cui si deve stabilire come base centrale di operazione un tratto di costa maggiormente battuto dalle artiglierie franco-americane e quindi meno sorvegliato.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005

[ Alla Missione Kahnemann fa riferimento gran parte della seguente testimonianza  ]

L’8 settembre 1943 ero sottotenente dei Bersaglieri al Deposito dell’8° Reggimento a Verona… Ritornai a Piacenza e qui incontrai per caso un mio commilitone con il quale avevo frequentato il corso allievi ufficiali a Siena… Lo misi al corrente della mia intenzione di arruolarmi nella resistenza. Si informò sui miei dati personali e mi confidò che ero adatto… (con la famiglia nell’Italia già liberata, quindi non ricattabile dai nazifascisti con la minaccia di ritorsioni verso i famigliari, come erano solite fare le polizie italiane e tedesche della RSI)… dovevo arruolarmi nei bersaglieri della Repubblica fascista. Dovevo cercare di andare a Genova per dare notizie sul sistema difensivo tedesco della costa ligure. Riuscii nell’intento e quasi alla fine del ’43 venni inquadrato col grado di sottotenente nel primo battaglione di difesa costiera tra Nervi e Montesignano. Collaborai con il C.L.N. di Genova al quale fornii tutte le copie delle mappe di tutte le batterie costiere e dei campi minati. Successivamente fui trasferito al comando di una compagnia nei pressi di Ceva…
Pochi giorni dopo venni catturato dai partigiani in casa della mia fidanzata di Savona, figlia del proprietario dei Magazzini 900, che si trovava in quella zona per sfuggire ai bombardamenti. Li misi al corrente della mia vera situazione. Passò quasi un mese finchè non arrivò da Genova la conferma del mio racconto.
Fui inquadrato in un distaccamento partigiano che si avvicinò alla provincia di Imperia.
Qui fui assegnato alla IV^ Brigata “Elsio Guarrini” della II^ Divisione “Felice Cascione“…

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Fonte: Cumpagnia d’i Ventemigliusi

In questo periodo [una volta occupata dagli Alleati tutta la Francia Meridionale], dalle alture di Vallecrosia (IM) e Bordighera (IM), si poteva notare una nave, proveniente dal sud marittimo della Francia, che cannoneggiava in continuazione ma non si riusciva a capire in quale zona specifica della costa italiana.   Da questa situazione nacque l’idea, nel comando della “Felice Cascione”, di una nostra missione, che dovesse portarsi in Francia presso i Comandi Alleati per sollecitare l’invio di divise, viveri, armi e munizioni. E per combinare azioni militari congiunte contro le forze nazifasciste nella nostra zona. Così nacque la Missione Kahnemann, con la supervisione del comandante “U Curtu” [Nino Curto Siccardi]. Fra i componenti furono assunti fra gli altri (non li ricordo tutti) Alberto Guglielmi “Nino[destinato a tragica morte subito dopo aver contribuito in modo rilevante all’arrivo tra i partigiani imperiesi del già mentovato capitano Bentley] e Luciano ManniniRosina“. Io, perché ufficiale dell’esercito, a conoscenza delle lingue francese e inglese, studiate a scuola e poi coltivate privatamente. Nino e Luciano perché conoscevano la zona a menadito, soprattutto i camminamenti tra le mine sulla spiaggia.  Domenico Mimmo Donesi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007 >

La missione Kahnemann salpò da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944, dopo tre giorni di attesa per un via libera dato dal comandante del distaccamento, che collaborava clandestinamente con i partigiani del mare, di bersaglieri di guardia sul litorale, sergente Bertelli, che avvisò per tempo che in quel giorno il suo reparto sarebbe stato impegnato a Ceriana (IM) con commilitoni tedeschi.  Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

La gendarmeria di Monaco, informata dello scopo della nostra missione, si mise subito in contatto con quella di Nizza […] nelle prime ore del mattino successivo stavamo già nella sede della gendarmeria di Nizza […] Quasi subito fu prelevato Kahnemann, capo della nostra missione e portatore di tutti i documenti referenziali attestanti la nostra identità politica […] La notte del 6 gennaio 1945 la missione con tutti noi e con il capitano Bentley e il suo marconista ripartì per Vallecrosia […]      Domenico Mimmo Donesi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

[ Della Missione Kahnemann faceva parte anche Alberto Nino Guglielmi.
Raggiunti gli alleati, Mimmo e Nino furono ingaggiati dai servizi inglesi, sottoposti ad un breve addestramento e preparati alla missione di invio dell’ufficiale di collegamento presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, il capitano Robert Bentley, del SOE  britannico. Dopo Natale Nino fu inviato a preparare lo sbarco di Bentley, che avvenne il 6 gennaio 1945, sempre sulla spiaggia di Vallecrosia.

E su alcune circostanze relative all’arrivo di Bentley fu importante anche il ruolo di Antonio Tonino Capacchioni, una figura su cui occorre tornare con un prossimo articolo.

Su Donesi, ancora un documento:

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Attestazione su Donesi, rilasciata da Fragola Doria, Armando Izzo

S E G R E T O

Capt. G.M.T. Jones,
Distaccamento OSS,
NIZZA

Rif: OP/I/19

30 Gennaio 1945

In riferimento al nostro OB/I/19 del 13 Gennaio, segue un ulteriore resoconto.

Due pattuglie di corrieri ed una pattuglia di agenti sono state inviate via terra oltre frontiera sin dal 13 Gennaio. Uno dei corrieri ha preso contatto con organizzazioni partigiane più lontane di quelle contattate in precedenza e ha riportato informazioni riguardo le centrali idroelettriche e i centri di ditribuzione in VAL MAIRA e in VAL VARAITA.

È nostra intenzione organizzare una squadra antisabotaggio con riferimento speciale per queste strutture. Il contatto radio con la nostra missione nell’area Settentrionale è eccellente.

Il nostro Ufficiale di Collegamento Britannico [Robert Bentley] nella Liguria Occidentale è stato disturbato dalla pressione Tedesca sulla Divisione [la II^ Divisione “Felice Cascione“] a cui è stato inviato.

Il contatto radio è stato interrotto a causa dei suoi spostamenti, ma un certo ammontare di informazioni tecniche ci è stato trasmesso da lui e successivamente passato a voi.

Il clima gli ha impedito l’infiltrazione di rifornimenti in questo mese, ma nel mese di Febbraio è previsto un certo numero di operazioni al riguardo.

Firmato: M.P. LAM. Capt.

per S/Ldr,
Distaccamento OC 20
N° 1 Forze Speciali

documento d’epoca rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci, autore di “Gruppo Sbarchi Vallecrosia“, Op. cit.  ]