I partigiani responsabili degli sbarchi dovevano segnalare alle ore 23.15

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Vallecrosia (IM): Monumento ai Partigiani del Mare

A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva aderito alla Resistenza. Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P.: io fui nominato suo agente e collaboratore….
Renzo “Gianni” Biancheri, “Rensu u Longu“, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia < Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

Rosina (Luciano Mannini) racconta: “Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. Il capitano Leo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre – parte attraverso i valichi alpini e parte via mare – in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta”.
Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

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Vallecrosia (IM): uno scorcio della zona (tra il Torrione, la ferrovia, la spiaggia e il confine con Bordighera) che verso la fine della guerra era stata minata dai tedeschi

A dicembre 1944 alla S.A.P. di Vallecrosia si aggregarono alcuni partigiani scesi dalla montagna…
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) – Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

La missione Leo [n.d.r.: dal nome di battaglia del responsabile, il comandante Stefano Carabalona] alla quale appartenevano Rosina [Luciano Mannini], Lolli [Giuseppe Longo], Giulio [Corsaro/Caronte] Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [nella notte tra il 10 e l’11] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall’infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l’altro, l’uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno…
Mario Mascia, Op. cit.

Con lo sbarco [n.d.r.: notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945] del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte Giulio Corsaro Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. […]
Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Tra queste operazioni vi fu la tragica “Operazione Leo”, a seguito della “Operazione Gino”, di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione.
RenatoPlanciaDorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

In parallelo agli aviolanci alleati, ma con maggiore assiduità, avevano luogo sbarchi di materiale bellico nella zona di Vallecrosia-Bordighera. I volontari che si occuparono di tali trasporti appartenevano al gruppo di “Leo”, Stefano Carabalona, che fungeva da tramite tra i garibaldini e la missione alleata in Francia. Giulio Pedretti, “Corsaro”, fu il partigiano che più di ogni altro si impegnò in tali operazioni, al punto che alla fine della guerra aveva effettuato 27 traversate per recapitare armi e uomini attraverso il tratto di mare prospicente la zona di confine italo-francese.     Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 – 1999

14 febbraio 1945 – Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della Divisione “Silvio Bonfante” – Comunicava che erano imminenti alcuni sbarchi di materiali da parte degli alleati sulle coste controllate dalla II^ Divisione “Felice Cascione” e precisava i criteri di distribuzione dei medesimi. da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II

… Rossi [Renzo Stienca Rossi] si accreditò [8 o 9 marzo 1945] presso l’OSS a Nizza. In seguito fece 4 viaggi [recando armi, documenti, uomini di collegamento, materiale vario] via mare dalla Francia [alla costa di Vallecrosia]. Tornò definitivamente in Italia la notte del 27 aprile 1945, sbarcando a Sanremo… Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013

4 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale rappresentante dell’Alto Comando Alleato [capitano Robert Bentley] al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] – Veniva conferito incarico al commissario in indirizzo di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni alle ore 23.15 del giorno 4 stesso per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12  dovevano iniziare alle ore 24.  L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti.  Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco.

11 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione  – Veniva comunicato l’imminente sbarco di Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] e veniva ordinato di tenere a disposizione dello scrivente comando eventuale materiale arrivato nel frattempo via mare.

13 aprile 1945 – Dal  C.L.N. di Sanremo, prot. n° 581, al S.I.M. della V^ Brigata – Informava anche sul fatto che le armi, arrivate via mare, erano ancora a Bordighera da dove poi si sarebbe provveduto alla distribuzione.

13 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] – Si sollecitava maggiore attenzione nell’individuare per tempo e nell’avvertire di movimenti del nemico rispetto alla tematica sbarchi, in quanto il motoscafo di Renzo [Renzo Stienca Rossi], ricevuta una segnalazione sospetta dalla costa, era appena tornato indietro.

18 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Veniva criticato il fatto che non era ancora pervenuto l’elenco del materiale arrivato con gli sbarchi.

da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II

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Vallecrosia (IM): una vista verso Bordighera dalla spiaggia di Rattaconigli

Il ritorno lo effettuammo con la scorta di una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco; i nemici non si accorsero della nostra presenza e passarono oltre. Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi] e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò accompagnò ugualmente a terra tutta la comitiva, mentre io tornai a bordo della vedetta, perché nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua. Le difese di quel tratto di costa erano così composte: un bunker alla foce del torrente Borghetto [n.d.r.: che sfocia in Bordighera, Piani di Borghetto], uno nei pressi della foce del Verbone [Vallecrosia], un altro quasi alla foce del Nervia [tra Ventimiglia e Camporosso].
Tra il bunker del Borghetto e quello del Verbone , era tutto un campo di mine, eccetto, giusto alla metà tra i due bunker, un passaggio largo meno di un metro, dalla battigia fino al rio Rattaconigli. Sbarcarono a Rattaconigli e superarono il campo minato attraverso quel sentiero. Quella sera dal bunker di Vallecrosia fino alla foce del Nervia era tutto un pullulare di tedeschi e fascisti. Ci aspettavano. La fortuna fu dalla nostra.
Renzo Biancheri in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

… aveva riallacciato i collegamenti con la Francia

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Vallecrosia (IM): una spiaggia vicina al luogo di sbarco del capitano Bentley ed all’abitazione (zona Casette di Camporosso Mare) della famiglia di Alberto Nino Guglielmi

Inoltre l’inverno giunse in anticipo sulle montagne e i collegamenti con gli alleati, che avvenivano attraverso i sentieri alpini, erano resi impossibili. Si ipotizzò anche di tentare con i sommergibili, ma non ci fu nessun serio risultato. Si poteva tentare soltanto via mare. Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Robert Bentley, ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano […]
Renato Dorgia in Giuseppe Mac FiorucciGruppo Sbarchi VallecrosiaIstituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2007

Io sono partito per la Francia il 10 dicembre 1944; giunto colà presi contatto con il Comando Americano di Nizza con il quale già ero in relazione da circa due mesi.
Stefano “Leo” Carabalona in una lettera a Enzo Siccardi (Curto), comandante della I^ Zona Operativa Liguria, acclusa al dispaccio prot. n° 2 del CLN di Bordighera del 26 febbraio 1945, documento IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II -, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Fui inquadrato in un distaccamento partigiano che si avvicinò alla provincia di Imperia. Qui fui assegnato alla IV^ Brigata “Elsio Guarrini” della II^ Divisione Garibaldi “Felice Cascione” […] Da questa situazione nacque l’idea, nel comando della “Felice Cascione”, di una nostra missione, che dovesse portarsi in Francia presso i Comandi Alleati per sollecitare l’invio di divise, viveri, armi e munizioni. E per combinare azioni militari congiunte contro le forze nazifasciste nella nostra zona. Così nacque la Missione Kahnemann, con la supervisione del comandante “U Curtu” [Nino Curto Siccardi]. Fra i componenti [la missione Kahnemann] furono assunti fra gli altri (non li ricordo tutti) Alberto Guglielmi “Nino” e Luciano Mannini “Rosina”. Io, perché ufficiale dell’esercito, a conoscenza delle lingue francese e inglese, studiate a scuola e poi coltivate privatamente. Nino e Luciano perché conoscevano la zona a menadito, soprattutto i camminamenti tra le mine sulla spiaggia. Fu incluso nella missione anche certo Jean Gérard, francese… Non l’avessimo mai fatto, come dirò dopo!!! […] La gendarmeria di Monaco, informata dello scopo della nostra missione, si mise subito in contatto con quella di Nizza […] nelle prime ore del mattino successivo stavamo già nella sede della gendarmeria di Nizza […] Quasi subito fu prelevato Kanhemann, capo della nostra missione e portatore di tutti i documenti referenziali attestanti la nostra identità politica.  
Domenico Mimmo Donesi in Giuseppe Mac Fiorucci,  Gruppo Sbarchi VallecrosiaIstituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2007

Raggiunti gli alleati, Mimmo (Domenico Dònesi) e Nino (Alberto Guglielmi) furono ingaggiati dai servizi inglesi, sottoposti ad un breve addestramento e preparati alla missione di invio dell’ufficiale di collegamento presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, il capitano Robert Bentley, del SOE   britannico. Dopo Natale Nino fu inviato a preparare lo sbarco di Bentley.
appunti inediti di Giuseppe Mac Fiorucci, per Op. cit.

Ripassai in Francia e studiai un piano per entrare in Italia via mare… i vostri uomini di Bordighera e Vallecrosia, Leo [Stefano Carabalona], Renzo Rossi, Rosina [Luciano Mannini], Caronte [detto anche Corsaro, Giulio Pedretti], Renzo Biancheri hanno seguito la stessa via numerose volte. Ad ogni modo presi contatto con Leo, che era appunto appena sbarcato in Francia in quel tempo, e poi con Kahnemann (Nuccia), il quale era pure passato [n.d.r.: partendo con il suo gruppo da una spiaggia di Vallecrosia la notte del 14 dicembre 1944] a Nizza e mi posi immediatamente al lavoro. Tonino [Antonio Capacchioni], Mimmo [Domenico Dònesi] e Nino [Alberto Guglielmi] mi furono di grande ausilio durante la fase preparatoria. Le difficoltà di una traversata erano grandissime… decidemmo di inviare Nino perché preparasse il terreno…
capitano Robert Bentley in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

La notte della Epifania [del 1945] riapparve mio fratello Nino con Mimmo (Domenico Dònesi) e un ufficiale inglese [n.d.r.: il capitano Robert Bentley] bagnato fradicio. Era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina poi si incamminarono di nuovo […] Emilia Guglielmi, sorella di Alberto “Nino” Guglielmi, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi VallecrosiaIstituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2007

La stazione trasmittente sotto il controllo del capitano Robert Bentley aveva riallacciato i collegamenti con la Francia. Venne pertanto stabilito dal comando operativo di zona un primo attacco combinato fra le nostre forze e l’aviazione nemica contro un caposaldo avversario, quale esperimento. Venne fissata la segnalazione da Radio Londra per la coordinazione dell’attacco: “la neve cade sui monti”, stabilito il luogo, Baiardo, il giorno 17 marzo [1945], e l’ora, le 7 del mattino.  […] I nostri partirono dalla base di Ciabaudo: circa 120 uomini al comando di Gino Napolitano (Gino), Lorenzo Musso (Sumi)  [commissario politico del Comando Operativo della I^ Zona Liguria] ed il capitano Robert Bentley (Roberta) che avrebbero presenziato all’azione. Alle 4 del mattino la marcia veloce e silenziosa ebbe inizio. I nostri erano discretamente armati, grazie specialmente ai rifornimenti giunti nelle ultime settimane in montagna via mare.  Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

4 gennaio 1945 – Dal comando [comandante “Danko”, Giovanni Gatti] del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”, prot. n° 32, al comando della V^ Brigata – Relazione militare:”… da Sanremo (IM) erano partiti 2 Mas, con a bordo uomini della X^ Flottiglia disertori dalle file repubblichine, che sembravano diretti alla costa francese…

11 febbraio 1945 – Dal CLN di Sanremo prot. n° 276 S.I.M. alla Sezione S.I.M. della V^ Brigata [“Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] Z.O. [Zona Operativa]; p.c. all’Ispettorato Militare I^ Zona Operativa Liguria e alla Delegazione di zona militare Imperia – Oggetto: informazioni sui risultati dei bombardamenti alleati. Vi preghiamo di comunicare al cap. Roberto [capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] i risultati degli ultimi bombardamenti aereo-navali alleati nella zona di nostra competenza: … BORDIGHERA: martedì 6 febbraio = bombardamento aereo: le bombe sono cadute nei pressi del municipio uccidendo tre persone. Nessun obiettivo militare colpito. mercoledì 7 febbraio = bombardamento aereo = le bombe sono cadute a circa 8 metri dall’ospedale = 1 persona uccisa = obiettivo militare più vicino: radio goniometro a circa 400 metri di distanza. Con riserva di ulteriori comunicazioni. Fraterni saluti. C.L.N. = SANREMO il responsabile del SIM (Mimosa) [Emilio Mascia]

9 marzo 1945 – Dalla Sezione SIM del II° Battaglione “Marco Dino Rossi” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”, prot. n° 12, al comando della V^ Brigata – Segnalava che … Dolceacqua (IM) era presidiata da circa 500 tedeschi dotati di 400 cavalli; che a Cima Marta e sul Monte Gray si trovava una compagnia di tedeschi; che … ogni giorno da Briga Marittima salivano pattuglie fino a Sanson, Breil [Breil-sur-Roya] e Saorge; che a San Dalmazzo di Tenda continuava il “martellamento” da parte degli aerei alleati, che in un’occasione avevano centrato la stazione ferroviaria.

13 aprile 1945 – Da “Giglio” [G.B. Vento] alla Sezione SIM della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” – Comunicava che il tratto di fronte tra Ventimiglia e Limone Piemonte era stato “oggetto di una vivace attività di artiglieria“…

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II –, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 – 1999

Decidemmo di inviare Nino perché preparasse il terreno

Documento della No. 1 Special Force britannica relativo alla missione Bentley

Nell’estate del 1944 tra il CNL Liguria e il comando alleato, venne concordato di inviare un ufficiale di collegamento inglese presso i partigiani dell’estremo ponente ligure.
Con le disposizioni operative del comandante Holdsworth del 6 dicembre 1944, venne incaricato della missione il capitano Bentley con il radiotelegrafista caporale Millington, ai quali furono assegnate 500.000 lire di allora, per il compimento della missione e per aiutare i Partigiani.
Dapprima tentarono di passare le linee ed entrare in Liguria attraverso i passi alpini, ma il maltempo e l’accresciuta sorveglianza tedesca ne impedirono il risultato.
Visto l’esito positivo di alcuni passaggi effettuati via mare, fu deciso di tentare la medesima strada.
La missione fu rinominata “Chimpanzee”, composta oltre che dal cap. Bentley, dal radiotelegrafista caporale MacDougal e dal ten. Domenico Donesi; dopo un ulteriore rinvio per la preparazione e l’addestramento, sbarcò sulla spiaggia di Vallecrosia il 6 gennaio 1945.
Il ten. Donesi aveva fatto parte della missione Kahneman salpata sempre da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944, dopo tre giorni di attesa per un via libera dato dal comandante del distaccamento di bersaglieri di guardia sul litorale, sergente Bertelli, che avvisò per tempo che in quel giorno il suo reparto sarebbe stato impegnato a Ceriana (IM) con commilitoni tedeschi.
Dei risultati della missione, il comando del 20° distaccamento del N°1 Special Force teneva costantemente informato il comando del servizio informazioni americano (cap. Geoffrey “Jeff” M. T. Jones) anche esso operante a Nizza.
La missione del cap. Bentley è citata nel dettagliato rapporto del 26 maggio ‘45 redatto dal col. McMullen sui risultati delle missioni degli ufficiali di collegamento britannici inviati presso i Partigiani.
Giuseppe Mac Fiorucci, Bentley, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Comune di Vallecrosia (IM), Provincia di Imperia, Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

Uno stato recente della spiaggia di Camporosso Mare all’altezza della casa di Alberto Nino Guglielmi e della sua famiglia

Credo a settembre del 1944, “Nino” una notte portò a casa, a Vallecrosia Alta, una radio e la nascose nell’armadio a muro nell’ultima stanza. Qualche tempo dopo arrivò all’imbrunire, furtivamente come suo solito, si recò nella stanza della radio e mi chiese di andare dalla vicina di casa, Marinetta, chiudendomi dietro tutte le porte e di portare con me le chiavi. Obbedii. Presi mio fratellino piccolo Bruno e chiesi ospitalità al vicino dicendo che in casa eravamo soli; cosa che capitava sovente. Cenai con loro, al termine rientrai a casa nostra e trovai “Nino” che di fretta preparava alcuni indumenti in una sacca. Si apprestava a sparire un’altra volta. Mi accusò di non aver chiuso bene le porte. Non era vero, ero certa di aver chiuso bene tutte le 4 porte, ma “Nino” mi disse che XY, un nostro parente era entrato in casa e l’aveva sorpreso mentre usava la radio. Il giorno dopo papà nascose in un altro nascondiglio la radio. Venne la polizia rovistarono dappertutto ma fu facile dire che non sapevamo niente della radio e che non sapevamo dove “Nino” fosse fuggito forse con la radio stessa.
Aumentarono le nostre visite alla casa sulla costa. Accompagnavo mio padre con in braccio mio fratellino Bruno per rendere più facile il passaggio al posto di blocco all’altezza della caserma Bevilacqua. Sorpassavamo di lato la sbarra e i tedeschi e i fascisti di guardia ci salutavano dalla guardiola. A volte trascinavamo il carretto con sopra le ceste dei fiori. A Vallecrosia Alta coltivavamo un piccola piantagione di garofani. Spesse volte tra i garofani mio padre nascondeva casse che nottetempo erano sbarcate sulla costa.
Compresi che quando era in previsione uno sbarco pernottavamo al mare a dispetto dei cannoneggiamenti da Monte Agel, e al mattino ritornavamo ripetendo la manfrina delle ceste dei garofani invenduti al mercato. Da quei giorni nella cantina della casa al mare furono custodite anche strane casse.
Sono certa che sbarcarono o si imbarcarono anche altri soldati alleati. In particolare ricordo che prima di Natale del 1944 una notte riapparve “Nino” accompagnato da un uomo alto, biondo come uno svedese e due baffoni. Erano appena sbarcati dalla barca, perché i pantaloni erano bagnati, e avevano anche diverse casse che nascosero in cantina e che vennero recuperate nei giorni successivi dagli amici di “Nino”: Achille [Achille “Andrea” Lamberti], Lotti e altri. Ancora a notte partirono per Negi. La notte della Epifania riapparve mio fratello “Nino” con Mimmo [Domenico Dònesi] e un ufficiale inglese [il capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] bagnato fradicio. Era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina poi si incamminarono di nuovo […].
Emilia Guglielmi, sorella di Alberto Nino Guglielmi, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Ripassai in Francia e studiai un piano per entrare in Italia via mare… i vostri uomini di Bordighera e Vallecrosia, Leo [n.d.r.: Stefano Carabalona, già comandante dell’8° Distaccamento della IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”, poi comandante di un Distaccamento della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”, infine comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato], Renzo Rossi, Rosina [Luciano Mannini], Caronte [n.d.r.: detto anche Corsaro, Giulio Pedretti], Renzo Biancheri hanno seguito la stessa via numerose volte. Ad ogni modo presi contatto con Leo, che era appunto appena sbarcato in Francia in quel tempo, e poi con Kahnemann (Nuccia), il quale era pure passato [partendo con il suo gruppo da una spiaggia di Vallecrosia la notte del 14 dicembre 1944] a Nizza e mi posi immediatamente al lavoro. Tonino [Antonio Capacchioni], Mimmo [Domenico Dònesi] e Nino [Alberto Guglielmi] mi furono di grande ausilio durante la fase preparatoria. Le difficoltà di una traversata erano grandissime… decidemmo di inviare Nino perché preparasse il terreno.
capitano Robert Bentley in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Bentley [per diventare l’ufficiale di collegamento degli Alleati con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria], ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta.
Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano e finalmente nella notte fra il 6 e il 7 gennaio 1945 a Vallecrosia (IM) sbarcò Robert Bentley con il radio-telegrafista Mac Dougall.
Il Gruppo Sbarchi al completo si incaricò di accompagnare l’ufficiale inglese e il suo telegrafista ai Negi e consegnarlo ai garibaldini di Curto [n.d.r.: Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] e di Gino [n.d.r.: Luigi Napolitano di Sanremo (IM). In quel frangente ancora commissario politico del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”, circa venti giorni dopo vice comandante della V^ Brigata della II^ Divisione “Felice Cascione”].
Il tragitto fino ai Negi [n.d.r.: Frazione di Perinaldo (IM), vicina a Seborga (IM): alle spalle di Bordighera] non fu agevole; la radiotrasmittente era nascosta in un carretto con ceste di fiori condotto da Eraldo Fullone, Aldo Lotti e Achille (“Andrea” Lamberti), che precedeva Ampelio Elio Bregliano, il quale accompagnava i due inglesi. Vennero fermati da un tedesco. Achille passò senza problemi, e Aldo Lotti usò tutta la sua loquacità per distogliere le guardie e consentire a Bentley e Mac Dougall di passare. Superato l’ostacolo del tedesco, il capitano con il più smagliante dei sorrisi fece notare a Elio che, se fossero stati catturati, loro, sotto il pastrano borghese fornitogli dai partigiani, indossavano la regolare divisa inglese e quindi avrebbero potuto invocare il rispetto della Convenzione di Ginevra e essere considerati prigionieri di guerra, mentre lui sarebbe stato fucilato sul posto. Fuori paese, lungo il sentiero della collina che portava a Negi, uno dei due inglesi accese una sigaretta, inglese naturalmente. Elio sconsolato si fermò apostrofando gli inglesi in modo brusco ricordando che al momento dello sbarco per poco annegavano, che non contenti giravano con la divisa inglese, e da ultimo tanto per complicarsi ancor più la vita, fumavano tabacco Virginia, il cui profumo si sentiva da Perinaldo a Seborga. Se qualche tedesco fosse stato nei paraggi non avrebbe faticato ad individuarli. L’inglese spense la sigaretta e chiese scusa. Tutto andò nel migliore dei modi.
Con lo sbarco del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” [Stefano] Carabalona, del quale faceva parte Giulio “Caronte” [anche “Corsaro”] Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate.
Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio.
Renato Plancia Dorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Partigiani con la scorta di una vedetta francese

Una mappa d’epoca della zona di frontiera a mare tra Italia e Francia, presumibilmente in dotazione dell’agente francese Joseph Manzone, dit le Fou (1)

(1) […] Joseph Manzone, dalla cui temerarietà il gruppo C.F.L.N. da lui diretto prese il nome di Joseph le Fou, da dicembre 1944 alla fine della guerra svolse 51 missioni dietro le linee tedesche […] Il 16 ottobre 1944 i tedeschi sorpresero sul pianoro della Ceva, vicino a Fontan, Emile Grac, F.F.I. del gruppo C.F.L. Parent, che stava effettuando una ricognizione dietro le linee nemiche, e lo abbatterono […] Pierre-Emmanuel Klingbeil, Le front oublié des Alpes-Maritimes (15 août 1944 – 2 mai 1945), Ed. Serre, 2005

La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo Rossi.
Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò
[o Gireu, Pietro Gerolamo Marcenaro di Vallecrosia (IM), capo di una squadra della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi della II^ Divisione “Felice Cascione”], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo, molto più vicina a Seborga (IM) che a Perinaldo, in ogni caso subito alle spalle di Bordighera (IM)]. Dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto Gigetto Sequi a Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del C.L.N. di Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona, tra queste, quelle sotto il comando di Cekoff [Mario Alborno di Bordighera] e di Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM) (1)]    

(1) [ Luigi Gino Napolitano di Sanremo (IM). Dalle formazioni autonome di “Mauri” a marzo 1944 passò definitivamente alle formazioni Garibaldi dell’estremo ponente ligure.
Per le sue doti di coraggio e spirito combattivo veniva subito nominato comandante di un Distaccamento che, per l’aumentato numero di volontari, divenne poi Battaglione.
Come risulta da un rapporto, era considerato dai nazi-fascisti “elemento assai pericoloso”.
Protagonista di un gran numero di battaglie tra le quali: Carpenosa, Giugno 1944; Badalucco, 29 giuno 1944; Ceriana, Agosto 1944; Carmo Langan, 8 ottobre 1944 e febbraio 1945; Baiardo, marzo 1945.
Ferito in combattimento a Baiardo. Commissario politico del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata. Da fine gennaio 1945 vice comandante della V^ Brigata d’Assalto Partigiana Garibaldi “Luigi Nuvoloni”.
Insignito di Medaglia d’argento al V.M. Vittorio Detassis su Isrecim ].

Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona. A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto anche “Ivano” o “Vitò“, in quel momento comandante della V^ Brigata, dal 19 dicembre 1944 comandante della II^ Divisione].
Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva aderito alla Resistenza. Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M.
[Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P. : io fui nominato suo agente e collaboratore. In novembre mi aggregai al battaglione di Gino Napolitano a Vignai, ma dopo alcune operazioni di collegamento tra Vallebona e il comando di Vignai, il comando mi richiamò ad operare nel Gruppo Sbarchi di Vallecrosia.

[Il racconto del testimone Renzo Biancheri prosegue con la narrazione di altri episodi di vita partigiana, soprattutto con la sua partecipazione al trasporto clandestino via mare in Francia del comandante Stefano “Leo” Carabalona, già gravemente ferito in un agguato nemico]

Il nostro ritorno fu programmato subito con il motoscafo di Giulio “Corsaro” Pedretti e di Cesar, con il quale si dovevano recuperare anche alcuni prigionieri alleati; ma il motoscafo in mare aperto andò in panne e non ne volle sapere di riavviarsi. Eravamo in balia delle onde: Renzo Rossi, Pedretti e Cesar sotto un telo, al chiarore di una lampada, rabberciarono alla meglio il motore. Quasi albeggiava e la missione fu annullata perché ormai troppo tardi.
Sulla spiaggia di Vallecrosia il Gruppo Sbarchi attese invano con i 5  piloti.
I piloti vennero trasferiti in Francia nei giorni successivi da
Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e Achille [Achille “Andrea” Lamberti].
Io, Renzo Rossi, Achille Lamberti e
Girò ritornammo in un’altra occasione dalla Francia con un carico di armi. Per sbarcare dovemmo attendere il segnale dalla riva, ma, come altre volte, non arrivò alcun segnale. Sbarcammo proprio davanti alla postazione dei bersaglieri, vicino al bunker.
Pochi giorni dopo, senza Achille, che rimase a dirigere il Gruppo a Vallecrosia, effettuai con
Girò un’altra traversata, accompagnando “Plancia[Renato Dorgia] a prendere armi e materiale. Il ritorno lo effettuammo con la scorta di una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco; i nemici non si accorsero della nostra presenza e passarono oltre. Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali (1) [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò accompagnò ugualmente a terra tutta la comitiva, mentre io tornai a bordo della vedetta, perché nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua. Le difese di quel tratto di costa erano così composte: un bunker alla foce del torrente Borghetto, uno nei pressi della foce del Verbone, un altro quasi alla foce del Nervia.
Tra il bunker del Borghetto e quello del Verbone, era tutto un campo di mine, eccetto, giusto alla metà tra i due bunker, un passaggio largo meno di un metro, dalla battigia fino al rio Rattaconigli. Sbarcarono a Rattaconigli e superarono il campo minato attraverso quel sentiero. Quella sera dal bunker di Vallecrosia fino alla foce del Nervia era tutto un pullulare di tedeschi e fascisti. Ci aspettavano. La fortuna fu dalla nostra.

Renzo Gianni Biancheri , detto anche “Rensu u Longu“, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia  < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007 > 

(1) <15 gennaio 1945 – Dal Comando Militare Unificato della Liguria al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Si chiedevano chiarimenti circa il fermo effettuato ai danni del capitano Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione], si ricordava che vi era stata l’unificazione di tutti i comandi combattenti della Liguria, si sottolineava che “nella Liguria la parte operativa viene riassunta nelle persone di Miro [Anton Ukmar], Ferrero e Balbi [Tenente Colonnello Giulio Bertonelli ]” e veniva intimato il rilascio del capitano Bartali.<11 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione  – Veniva comunicato l’imminente sbarco di Bartali [Giovanni Bortoluzzi] e veniva ordinato di tenere a disposizione dello scrivente comando eventuale materiale arrivato nel frattempo via mare.

<14 aprile 1945  – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Veniva comunicato che Bartali, sbarcato il giorno 11, stava proseguendo verso la zona della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” per incontrare R.C.B. [capitano Bentley]  e che il 20 avrebbe avuto luogo una riunione tra le formazioni garibaldine, R.C.B. [capitano Bentley]  e i CLN interessati.                                                                            

<17 aprile 1945  – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Venivano annunciati l’arrivo di Bartali con una radio trasmittente e di 2 istruttori di sabotaggio, dei quali 1 <l’agente Raina> doveva essere indirizzato verso la VI^ Divisione.  

<24 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione – Scriveva che “il capitanoBartali” [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l’incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione “capitano Roberta” [capitano Bentley]. Si prega di fornire “Bartali” di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla II^ Divisione“.

< 30 maggio 1945 – Da H.Q. Allied Liaison Mission I^ Ligurian Zone a “Ramon” [Raymond Rosso, capo di Stato Maggiore della VI^ Divisione] –  Veniva espresso il ringraziamento del Capitano “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi], vice comandante della missione inglese nella I^ Zona, per la collaborazione accordata nei mesi passati.

da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998 – 1999

Parallelamente agli aviolanci nel mese di aprile del 1945, ma in modo più assiduo, nella zona del ponente ligure provenienti dalla Francia avvenivano sbarchi di materiale bellico (diversi Bren, Sten e Breda) a Vallecrosia. Sulla costa, nei punti di incontro stabiliti, garibaldini della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” o della locale SAP effettuavano a piccoli intervalli, a partire dalle ore 23 nelle notti concertate previe comunicazioni segrete, segnalazioni luminose all’indirizzo dei natanti di volta in volta in arrivo.  Rocco Fava, Op. cit., Tomo I

I Lilò avevano agganciato i bersaglieri che erano passati dalla nostra parte

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Bordighera (IM), Paese Alto: a destra le ex carceri

Il giorno 10 maggio 1943 mio figlio Nino venne preso in casa mentre ancora si trovava a cena insieme a noi e venne portato dai tedeschi e dai fascisti prima nel Castello Selvadolce [in Bordighera]; dopo due giorni fu portato in Paese Alto [sempre in Bordighera] nelle carceri alla Maddalena, innocentemente. E di lì fu sempre perseguitato, perché aveva suo fratello nei partigiani, finché stanco di non poter camminare libero prese anche lui la via dei monti insieme a suo fratello e tanti suoi compagni.
Il giorno 24 dicembre 1944, vigilia di Natale, dietro una lettera anonima, veniva preso come ostaggio mio marito e tenuto al Borghetto sotto sorveglianza dei tedeschi, e messo in libertà solo con la promessa che mi fece fare a me il Capitano tedesco Austin di ritrovare i miei figli. Io mi misi alla loro ricerca per informarli di quanto succedeva in casa nostra, girai nei boschi e nella neve dal 4 all’11 gennaio, sempre del 1945, e infine dopo inaudite sofferenze li trovai a Monte Ceppo e insieme a me fecero ritorno a casa.
Subito si presentarono e non gli fu fatto alcun male, furono messi a lavorare nella Paladina (la Todt che si occupava di bunker e delle difese costiere), una ditta tedesca [n.d.r.: invero, la ditta era la Palladino ed era italiana] e anche lì adoperarono tutte le loro forze e il loro coraggio per aiutare i loro fratelli della montagna, erano allegri e felici. Ma il giorno 19 marzo, giorno del fatale rastrellamento di Bordighera, vennero da spie italiane indicati ai tedeschi come capi partigiani mentre passavano in bicicletta alla galleria della Migliarese per sorvegliare e segnalare al comando chi veniva preso. Furono presi e portati a Villa Cava insieme a una SO. Mentre gli altri venivano consegnati alle Brigate Nere loro due e il loro compagno di sventura Paolo Biancheri venivano portati al Forte San Paolo di Ventimiglia e dopo quattro giorni, cioè il 22 marzo, venivano trucidati dai nazifascisti. Questa è la triste vita dei miei adorati figli Nino di anni 23 e Ettore di anni 21, la loro vita fu una lotta continua senza conoscere nessuna gioia, per loro non c’era che il lavoro e la casa, in quanti li conobbero lasciarono un caro ricordo. Questo mia figlia Diana lo scrivo io tua madre Ida Sasso solo perché quando io non ci sarò più non devi dimenticare quanto hanno fatto i tuoi cari fratelli, tu devi sempre ricordarli con grande affetto, e difenderli da chiunque osasse parlare male di loro, perché loro vissero eroi e morirono martiri, tutti e due ti amavano e avrebbero fatto la tua vita dolce e serena, ma il destino gli fu crudele. Dopo tante sofferenze sui monti, perché sappi che tuo fratello Ettore fece sedici mesi di montagna, privo tante volte anche della più piccola sostanza sia fisica sia morale; anche Nino dopo ventotto mesi di soldato come motorista sul Cacciatorpediniere Maestrale, dopo sei mesi di montagna per essere stati riconosciuti vennero barbaramente trucidati. Il dolore mi uccide, soffro in silenzio racchiudendo tutto in me, ma tu cara Diana diletta sii sempre orgogliosa dei tuoi cari e adorati fratelli, e se un giorno ti sposerai, ai tuoi figli non dimenticare di insegnare ad amare e venerare la memoria dei loro zii.
Ti raccomando Bernardo fa che Diana sia felice e guidala sempre su una buona strada.
Bordighera, 24 agosto 1945
Ida Sasso in Biancheri
Documento riprodotto con il titolo Tristi vicende della guerra vissute dai miei figli Nino e Ettore in Paize Autu, Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”, Anno 7, nr. 4, Aprile 2014

[…] Lavorai a Mentone, poi un giorno, un manifesto affisso sui muri della città non lasciava dubbi: Todt o non Todt, tutti gli uomini della classe 1921, la mia, e di altre venivano richiamati alle armi nell’esercito della Repubblica di Salò. I renitenti, “Kaputt!” Con i fratelli Biancheri  fuggimmo a Seborga. […] Ci spostammo a Perinaldo, perché là era troppo pericoloso… Eravamo al comando di Cekoff  [o Cecoff, Mario Alborno di Bordighera (IM)], comandante partigiano che da borghese abitava a Bordighera. […] Angelo Athos Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

La sorveglianza del tratto di costa di Vallecrosia (IM) era affidata a un distaccamento di circa 25 bersaglieri accasermato [n.d.r.: ed a fianco della sede del loro presidio c’era il vecchio mattatoio, punto di riferimento, citato in altre fonti, per gli arrivi notturni via mare di tante spedizioni] sul lungomare alla foce del torrente Verbone. Tra i bersaglieri c’era il sergente Bertelli, di Genova, che sembrava nutrire qualche simpatia per la Resistenza. Il Bertelli frequentava la barberia di Aldo Lotti [commissario del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia] e nei discorsi da… barbiere fece qualche allusione antifascista. Fu avvisato il C.L.N. [quello di Bordighera (IM)], che incaricò i fratelli Biancheri [Bartolomeo ed Ettore] di Bordighera, soprannominati Lilò, di prendere i necessari contatti. I bersaglieri volevano disertare e unirsi ai partigiani in montagna. I Lilò li convinsero a rimanere nel presidio sul lungomare ed a collaborare con la Resistenza nel nascente Gruppo Sbarchi. Renzo [Stienca] Rossi di Bordighera [n.d.r.: subentrato nel comando della missione presso gli alleati a Stefano Leo Carabalona, rimasto gravemente ferito in un agguato a febbraio 1945 proprio in Vallecrosia] organizzò un idoneo servizio per effettuare sbarchi di materiale e uomini da piccoli natanti provenienti dalla vicina Francia liberata. Venne il momento della prima operazione e bisognava concordarne i particolari con i bersaglieri… L’Operazione Sbarchi ebbe inizio…   Renato Plancia Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Il Gruppo Sbarchi Vallecrosia aveva frattanto predisposto una barca. Renzo Rossi con Lotti avevano preavvisato i bersaglieri della necessità di effettuare l’imbarco quanto prima possibile.
La collaborazione dei bersaglieri fu determinante per tutte le operazioni del Gruppo Sbarchi. Il sergente Bertelli comandava un gruppo di bersaglieri a Collasgarba – sopra Nervia di Ventimiglia – e aveva manifestato la volontà di aderire alla Resistenza. Fu avvicinato dai fratelli Biancheri, detti Lilò, per stabilire le modalità della diserzione, quando il plotone fu distaccato alla difesa costiera giusto sulla costa di Vallecrosia in prossimità del bunker alla foce del Verbone. I Lilò convinsero allora i bersaglieri a non disertare, ma ad operare dall’interno per consentire ed agevolare le nostre operazioni.
Renzo Gianni/Rensu u Longu Biancheri, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Il distaccamento di Bertelli venne in seguito inviato a presidiare il caposaldo in Collasgarba, collina in zona Nervia di Ventimiglia (IM).  Per la costruzione colà di una trincea a difesa della postazione dotata di cannone anticarro vennero impiegati operai della Todt, tra i quali i fratelli Biancheri di Bordighera. Con i fratelli Biancheri il sergente Bertelli esternò cautamente i sentimenti di disapprovazione della condotta della guerra.
I fratelli Biancheri favorirono l’incontro di Bertelli con il dottore Salvatore Turi Salibra/Salvamar Marchesi, membro di rilievo della Resistenza, ispettore circondariale del CLN di Sanremo per la zona Bordighera-Ventimiglia, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista, a sua volta impegnato nella Resistenza a livello nazionale.                                                                                             
Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Dopo quella avventura, Girò [Gireu, Giraud, Pietro Gerolamo Marcenaro] mi disse che occorreva mandare partigiani dagli alleati nella Francia liberata per stabilire rapporti e trasportare armi per i garibaldini. Come? Di notte, con un gozzo, remando da Vallecrosia a Monaco. I Lilò  avevano “agganciato” i bersaglieri che erano passati dalla nostra parte. Fregammo una barca dal deposito sottostrada vicino alla Casa Valdese di Vallecrosia e la portammo al mare. Con molta circospezione e furtivamente mettemmo in acqua la barca che… affondò. In attesa di poter fare qualcosa, la ancorammo sul fondo riempiendola di pietre per non farla portar via dalla corrente.                                                                
Ampelio Elio Bregliano, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
[…] indicò [Elda Casaroli] successivamente al Cap. Borro i due fratelli Biancheri che percorrevano la strada in bicicletta, i quali poi furono fucilati per patriottismo, poco importando che essa fosse in rapporti di amicizia con costoro, come afferma, avendo i buoni rapporti determinato le confidenze e l’arresto e la denunzia […]
Sentenza della Corte d’Assise Straordinaria (CAS) di Imperia contro Elda Casaroli del 7 settembre 1945, documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
Il 18 marzo 1945 in un rastrellamento nazifascista vennero catturati a Dolceacqua (IM) 5 partigiani. Detto rastrellamento era stato provocato dal maresciallo repubblichino Luigi Salvagni per vendicare il fratello Federico Agostino, maresciallo della G.N.R. ucciso dai patrioti in quanto guida dei tedeschi nelle pregresse barbare aggressioni a Rocchetta Nervina, Soldano e Seborga.
L’operazione riguardò anche il comune di Bordighera. Veniva cercato in modo particolare Ettore Biancheri. Otto giovani vennero riconosciuti come partigiani: arrestati, furono torturati e fucilati il 21 marzo 1945 presso Forte San Paolo di Ventimiglia. Tra questi martiri, Paolo Biancheri (Paolo), nato a Bordighera, e i due fratelli Biancheri Lilò, Bartolomeo ed Ettore, patrioti del Gruppo Sbarchi di Vallecrosia. Un documento d’epoca indirizzato al CLN di Bordighera, oggi conservato a Sanremo, ricorda che essi vennero fucilati insieme a Paolo Balbo (Pietro), Adolfo Piuri (Stella), Giuseppe Rosso (Pierino), Emilio Sasso (Puma) e Giuseppe Verrando (Mil).  
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo I – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 – 1999
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Circa i fratelli BIANCHERI di Bordighera, catturati e poi fucilati, conosco i seguenti particolari. Per opera della 34^ divisione [tedesca] fu effettuato un rastrellamento nell’abitato di Bordighera ed anche  dintorni. Terminato il rastrellamento, che aveva portato alla cattura di circa 200 persone, anche la SS, e naturalmente anch’io, si recò in quel luogo per controllare i documenti e per vedere se fra le persone arrestate ve ne erano di quelle a noi segnalate come partigiani o sospetti di attività contraria alla Germania. Oltre a noi delle SS era presente il capitano BORRO, capo dell’UPI [Ufficio politico e investigativo della Guardia nazionale repubblicana (fascista)] di Imperia ed un ufficiale delle B.N. [Brigate Nere repubblichine] del quale non ricordo il nome. Vi era poi il confidente DE MICHELI. I fermati erano stati messi nella galleria ferroviaria di S. Ampeglio [a Bordighera]. Delle 200 persone circa, fermate, tre che risultavano sospette furono accompagnate al carcere di villa OBER … Mentre si stava effettuando il controllo dei fermati, giunse sul posto un ufficiale della 34^ divisione, il quale disse di avere catturato in una casa poco distante due fratelli a nome BIANCHERI. Al sentire quel nome, il comandante dell’Orstkommandatur, che aveva in precedenza tenuto come ostaggio il padre dei BIANCHERI, affinché i figli scendessero dalla montagna, intervenne e disse che li voleva vedere. Il DE MICHELI [confidente e spia dei tedeschi], che era lì vicino, si offrì per andare col comandante della piazza. Dopo poco i due tornarono e dissero che realmente i due erano i fratelli BIANCHERI ambedue partigiani. Noi ritornammo a S.Remo e qualche giorno dopo da un ufficiale della 34^ div. seppi che i due Biancheri erano stati fucilati la sera della cattura. A parte il fatto già stabilito e cioé che egli accompagnò il comandante della piazza per il riconoscimento dei BIANCHERI non posso precisare se il DE MICHELI abbia in precedenza fornito indicazioni atte a portare alla cattura dei medesimi BIANCHERI e quale parte ne abbia avuto nella loro esecuzione.
Ernest Schifferegger, già SS ed interprete, in un verbale di reinterrogatorio confluito in un documento * del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense, antenata della CIA
* [Ernest Schifferegger era un italiano altoatesino che in occasione del referendum del 1939 aveva optato, come tutti i membri della sua numerosa famiglia, per la nazionalità tedesca. Entrato nelle SS, operò - a suo dire - solo nella logistica, su diversi punti del fronte occidentale. Era, tuttavia, a Roma come interprete, quando partecipò al prelievo di un gruppo 25 prigionieri politici italiani condotti a morte nella strage delle Fosse Ardeatine. Fece in seguito l’interprete per i nazisti anche a Sanremo. Il rapporto dell'OSS riporta che alla data del 2 giugno 1947 Schifferegger era ancora in custodia alla Corte d'Assise Straordinaria di Sanremo]
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