Partecipai all’attacco al campo insieme ai sappisti di Vallecrosia

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La zona a mare di Camporosso (IM) e, dietro, Vallecrosia: una vista dalla zona Nervia di Ventimiglia

[…] uno scritto che dietro mia richiesta è stato gentilmente preparato dal dottor Ilo Martini, ex ufficiale dell’esercito, nominato Comandante della Divisione SAP “G.M. Serrati”. Lo scritto ciclostilato è intitolato Appunti, memorie e ricordi del Comandante Ilo Martini (Rolando) e porta la data dell’ottobre 1969: “[…] In primavera [del 1944] mi recai verso Arma di Taggia ove, tramite il CLN provinciale e quello locale, era stato fissato un incontro con il comandante ed il commissario di quel gruppo di azione partigiana […] Era importante prendere accordi sul piano operativo, coordinando le azioni con il CLN locale, il CLN provinciale, il Comando di zona delle formazioni partigiane e il nostro Comando Divisione “G.M. Serrati” […] Insistetti sulla necessità dei collegamenti zonali e settoriali, oltreché centrali, e diedi le istruzioni per prendere contatto con le formazioni di Sanremo, Bordighera, Ventimiglia, Riva e San Lorenzo, sino ad Imperia. Diedi incarico di organizzare un incontro con il Comando delle formazioni SAP di Sanremo e con quello di Bordighera e di Ventimiglia-confine. Fu anche ipotizzato un incontro con le forze operanti sulla costa francese di Mentone e Villafranca sino a Nizza […]”
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Dalla primavera del 1944 mio fratello [Alberto “Nino” Guglielmi] iniziò a fare qualche furtiva visita nottetempo. Confabulava con mio padre, poi spariva di nuovo. Spesse volte con mio padre ritornavamo alla casa al mare [in Camporosso (IM)] e a volte papà partiva per raggiungere la Francia con la barca. La cantina a volte era piena di merci le più varie, una volta persino dei datteri. Credo a settembre del 1944, Nino una notte portò a casa, a Vallecrosia Alta, una radio e la nascose nell’armadio a muro nell’ultima stanza. Qualche tempo dopo arrivò all’imbrunire, furtivamente come suo solito, si recò nella stanza della radio e mi chiese di andare dalla vicina di casa, Marinetta, chiudendomi dietro tutte le porte […] Il giorno dopo papà nascose in un altro nascondiglio la radio. Venne la polizia rovistarono dappertutto ma fu facile dire che non sapevamo niente della radio e che non sapevamo dove Nino fosse fuggito forse con la radio stessa.
Aumentarono le nostre visite alla casa sulla costa.
[…] Diverse volte tra i garofani mio padre nascondeva casse che nottetempo erano sbarcate sulla costa. Compresi che quando era in previsione uno sbarco pernottavamo al mare a dispetto dei cannoneggiamenti da Monte Agel, e al mattino ritornavamo ripetendo la manfrina delle ceste dei garofani invenduti al mercato. Da quei giorni nella cantina della casa al mare furono custodite anche strane casse.
Sono certa che sbarcarono o si imbarcarono anche altri soldati alleati.
In particolare ricordo che prima di Natale del 1944 una notte riapparve Nino accompagnato da un uomo alto, biondo come uno svedese e due baffoni. Erano appena sbarcati dalla barca, perché i pantaloni erano bagnati, e avevano anche diverse casse che nascosero in cantina e che vennero recuperate nei giorni successivi dagli amici di Nino: Achille [Achille “Andrea” Lamberti], Lotti e altri. Ancora a notte partirono per Negi. La notte della Epifania riapparve mio fratello Nino con Mimmo (Domenico Dònesi) e un ufficiale inglese [il capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] bagnato fradicio. Era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina poi si incamminarono di nuovo […]
Emilia Guglielmi, sorella di Alberto “Nino” Guglielmi, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007

Caramia Francesco (Franco) che dal primo C.L.N. Sanremese e per esso più precisamente da Salvatore Marchesi [Salvamar, Turi Salibra, delegato del CLN di Sanremo a seguire la zona di Bordighera] e da Adolfo Siffredi ebbe incarico di arruolarsi nella milizia per esperire opera di informatore e di disgregatore e che lascerà tale incarico dopo circa tre mesi per entrare direttamente alle dipendenze del CLN circondariale, per il quale dall’ottobre 1944 in poi presterà servizio di staffetta per il collegamento con Bordighera
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) – Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976

[…] il distaccamento SAP di Vallecrosia nato negli ultimi giorni di luglio ’44.
nota 63 a pagina 136 di Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998/1999

Nella mia Resistenza passata a Perinaldo partecipai all’attacco [3 settembre 1944] al campo di Vallecrosia insieme ai sappisti di Vallecrosia.
Angelo “Athos” Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Durante il periodo di attesa a PIGNA il comandante dei Partigiani della zona noto come LEO [Stefano Carabalona] ci parlò della possibilità di passare in FRANCIA in barca da VENTIMIGLIA e suggerì di inviare uno dei suoi uomini sulla costa per fare delle indagini […] I pescatori ci portarono vogando, senza ulteriori incidenti, in 3 ore e mezza a Monte Carlo dove sbarcammo [quindi, approssimativamente alle ore 4 del 9 ottobre 1944, data in ogni caso indicata da Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013] e ci arrendemmo alla guarnigione F.F.I. La mattina seguente ci recammo a Nizza e facemmo rapporto al Maggiore H. GUNN delle Forze Speciali […] A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana.
capitano G. K. Long, artista di guerra, documento britannico Mission Flap, copia di Giuseppe Mac Fiorucci

Un giorno mi fu ordinato di sorvegliare la strada per Pigna perché dovevano scendere dei partigiani, forse perché accompagnavano ufficiali alleati. Mi lasciarono sul ponte del Nervia al bivio per Rocchetta [Nervina (IM)] con due pecore e due capre per fingermi pastore al pascolo. Tutto andò bene, solo che alla sera le bestie non volevano saperne di ritornare al paese.
Dopo quella avventura, Girò [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] mi disse che occorreva mandare partigiani dagli alleati nella Francia liberata per stabilire rapporti e trasportare armi per i garibaldini. Come? Di notte, con un gozzo, remando da Vallecrosia a Monaco.
Ampelio “Elio” Bregliano in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Novembre 1944 mio passaggio in Francia perché in qualità di cap. pilota avrei potuto prospettare lanci nella zona. Per equivoco al mio arrivo fui arrestato e sottoposto a duri interrogatori da parte della polizia francese delle Nouvelle Prisons di Nizza. Chiarito l’equivoco, mi offro volontario per essere sbarcato da solo nella Val Nervia per preparare la ricezione della missione alleata capeggiata dal cap. Bentley. Sbarcato alle 2 di notte da un motoscafo inglese, mi trovai sulla spiaggia di Val Nervia solo per 6 giorni. Presi poi i contatti con Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM), in quel periodo commissario del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] e Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]. Segnalai per varie notti consecutive a mezzo di lampadina elettrica la possibilità di sbarco della missione. Il 6 gennaio 45 la missione sbarcava…
Antonio “Tonino” Capacchioni, manoscritto, documento IsrecIm, pubblicato in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

… si intende fare un ulteriore accenno ai rapporti intercorrenti tra i garibaldini dell’imperiese, I^ Zona Operativa Liguria, e la presenza anglo-americana in Costa Azzurra.
Le relazioni si intensificarono con il dicembre 1944, quando il giorno 10, come riportato in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), vol. III, Da agosto a dicembre 1944, pp. 514-515, 1994, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1977, “il garibaldino Leo [nome di battaglia di Stefano Carabalona, già eroico comandante di Distaccamento della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” nelle battaglie partigiane per Rocchetta Nervina (IM) e per Pigna (IM), responsabile della Missione Militare presso il Comando Alleato, con vice comandante Lolli (Giuseppe Longo)], Boia [Tullio Anfosso, comandante di Distaccamento della V^ Brigata], Corsaro [o Caronte, Giulio Pedretti, della V^ Brigata], i compagni Giulio Colombo Licasale [della V^ Brigata], Luigi Sirena Gastaudo [capo di una squadra della V^ Brigata], Katiuscia [Giovanni Leuzzi, anche Catuscia, commissario di un Distaccamento della V^ Brigata], Luciano Mannini (Rosina) [della V^ Brigata] ed altri per mezzo di una barca salparono clandestinamente da una località costiera di Vallecrosia (IM) e raggiunsero Villafranca [Villefranche-sur-Mer, dipartimento delle Alpes-Maritimes, regione francese Provence-Alpes-Côte d’Azur] all’alba incolumi e si insediarono nella base di Ville Petit Rocher“.
Rocco Fava, Op. cit., Tomo I

Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività.
[…] A dicembre 1944 alla S.A.P. di Vallecrosia si aggregarono alcuni partigiani scesi dalla montagna…
Giovanni Strato, Op. cit.

L’attività della Squadra di azione patriottica di Vallecrosia-Bordighera fu indubbiamente una delle più ardite più pericolose…
I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Stienca Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia].
All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra.
Dopo la costituzione della missione Leo [Stefano Carabalona] e l’arrivo in Italia del Cap. Bentley, ufficiale di collegamento alleato, la squadra collaborò con la missione Leo stessa e col cap. Gino [Luigi Punzi] allo scopo di preparare una zona di sbarco a Vallecrosia, dopo i tentativi effettuati ad Arma di Taggia allo stesso scopo, tutti falliti, e l’assassinio del Gino.
Preparare una zona di sbarco a pochi chilometri dal fronte, su una costa strettamente sorvegliata dal nemico, era impresa difficilissima, quasi disperata…
Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Trascorso il plenilunio, la notte del 14 [dicembre 1944] partiva da Vallecrosia con un’altra barca anche il partigiano dott. Kahnemann (Nuccia) con la pianta di tutte le postazioni tedesche del primo schieramento costiero e le coordinate delle principali fortificazioni, ricevute a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] da un incaricato della Divisione Felice Cascione. Su interessamento del comando della I^ Brigata Silvano Belgrano [della Divisione Silvio Bonfante], rientravano dal Piemonte nella prima decade di novembre e, con l’aiuto di Corsaro [Giulio Pedretti], dopo qualche giorno seguivano Nuccia verso la Francia anche due soldati R.T. americani, fuggiti ai tedeschi in Alta Italia, con il compito di sollecitare presso il Comando alleato l’invio di apparecchi radio ricetrasmittenti. Il tenente Antonio Capacchioni del gruppo Kanhemann veniva incaricato di preparare, in collaborazione con la S.A.P. di Vallecrosia, l’arrivo presso la Divisione Felice Cascione del capo della Missione alleata, il capitano inglese Robert Bentley.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005

Fra i componenti [missione Kahnemann] furono assunti fra gli altri (non li ricordo tutti) Alberto Guglielmi “Nino” e Luciano Mannini “Rosina”. Io, perché ufficiale dell’esercito, a conoscenza delle lingue francese e inglese, studiate a scuola e poi coltivate privatamente. Nino e Luciano perché conoscevano la zona a menadito, soprattutto i camminamenti tra le mine sulla spiaggia. Fu incluso nella missione anche certo Jean Gérard, francese… Non l’avessimo mai fatto, come dirò dopo!!! […] La gendarmeria di Monaco, informata dello scopo della nostra missione, si mise subito in contatto con quella di Nizza […] nelle prime ore del mattino successivo stavamo già nella sede della gendarmeria di Nizza […] Quasi subito fu prelevato Kanhemann, capo della nostra missione e portatore di tutti i documenti referenziali attestanti la nostra identità politica
Domenico “Mimmo” Donesi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Raggiunti gli alleati, Mimmo [Domenico Dònesi] e Nino [Alberto Guglielmi] furono ingaggiati dai servizi inglesi, sottoposti ad un breve addestramento e preparati alla missione di invio dell’ufficiale di collegamento presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, il capitano Robert Bentley, del SOE britannico. Dopo Natale [1944] Nino fu inviato a preparare lo sbarco di Bentley.
appunti inediti di Giuseppe Mac Fiorucci

Poi finalmente Girò [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] e gli amici prepararono la barca e partimmo. Era dicembre [1944] e tra i compagni di viaggio ricordo sicuramente Luciano “Rosina” Mannini.
Ampelio “Elio” Bregliano in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Rosina (Luciano Mannini) racconta: “Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. Il capitano Leo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre – parte attraverso i valichi alpini e parte via mare – in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta”.
[…] La missione Leo alla quale appartenevano Rosina, Lolli [Giuseppe Longo], Giulio [Corsaro/Caronte] Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [il 10] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall’infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l’altro, l’uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno…
Mario Mascia, Op. cit.

Intanto a Sanremo e a Bordighera viene costituita la Missione “Kahnemann”, di cui fa parte il tenente Capacchioni [Antonio Tonino Capacchioni], il quale viene incaricato di preparare in collaborazione con le SAP di Vallecrosia l’arrivo di una Missione Alleata (inglese) [quella del capitano Robert Bentley] con lo scopo di fornire armi alla Resistenza. Il Comando tedesco, avvertito dell’operazione che stava per svolgersi, aumenta la sua sorveglianza predisponendo nuove postazioni lungo la spiaggia, organizzate tra un campo di mine e l’altro, in modo da tenere tutta la costa sotto la più stretta sorveglianza diurna e notturna. Inoltre il nemico emana disposizioni per il ritiro e la distruzione di tutte le barche. Pertanto l’operazione da intraprendere diventa molto più rischiosa, per cui si deve stabilire come base centrale di operazione un tratto di costa maggiormente battuto dalle artiglierie franco-americane e quindi meno sorvegliato.
Dopo le prime esperienze portate positivamente a termine, nel comando della “Felice Cascione” maturò l’idea di costituire una Commissione che doveva portarsi in Francia presso i Comandi alleati, per sollecitare l’invio di attrezzatura bellica e per combinare azioni militari congiunte contro i nazifascisti. Trascorso il plenilunio, la notte del 14 [dicembre 1944] partiva con un’altra barca anche il partigiano Eugenio Kahneman (Nuccia) con la pianta di tutte le postazioni tedesche del primo schieramento costiero e le coordinate delle principali fortificazioni, ricevute a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] da un incaricato della Divisione Felice Cascione. Su interessamento del comando della I^ Brigata Silvano Belgrano, rientravano dal Piemonte nella prima decade di novembre e, con l’aiuto di Corsaro [Giulio Pedretti], dopo qualche giorno seguivano Nuccia verso la Francia anche due soldati R.T. [radiotelegrafisti] americani, fuggiti ai tedeschi in Alta Italia, con il compito di sollecitare presso il Comando alleato l’invio di apparecchi radio ricetrasmittenti. Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Op. cit.

La missione Kahneman salpò da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944, dopo tre giorni di attesa per un via libera dato dal comandante del distaccamento, che collaborava clandestinamente con i partigiani del mare, di bersaglieri di guardia sul litorale, sergente Bertelli, che avvisò per tempo che in quel giorno il suo reparto sarebbe stato impegnato a Ceriana (IM) con commilitoni tedeschi.  Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

La guerra partigiana intanto manifestava alcuni pesanti difetti organizzativi; c’erano contatti con gli alleati che erano sbarcati a St. Raphael in Provenza e, a settembre 1944, erano arrivati a Mentone, ma erano scarsamente coordinati. […] Lanci di paracadute con armi finiti in dirupi inaccessibili o addirittura in mano ai tedeschi.
Inoltre l’inverno giunse in anticipo sulle montagne e i collegamenti con gli alleati, che avvenivano attraverso i sentieri alpini, erano resi impossibili.
Si ipotizzò anche di tentare con i sommergibili, ma non ci fu nessun serio risultato. Si poteva tentare soltanto via mare.
Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Robert Bentley, ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano e finalmente la notte fra il 6 e il 7 gennaio 1945 sbarcò Bentley con il radiotelegrafista John Mac Dougall.
[…] Con lo sbarco [notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945] del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte Giulio Corsaro Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio.
[…] Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Tra queste operazioni vi fu la tragica Operazione Leo“, a seguito della “Operazione Gino” [capitano Luigi Punzi], di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione.
Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

La missione via mare di Bentley riuscì ad infiltrarsi nella notte del 6-7 gennaio 1945, dopo otto tentativi di sbarco, sulla spiaggia nei pressi di Bordighera […]
Antonio Martino, La missione alleata “Indelible” nella II^ Zona Operativa savonese in Storia e Memoria, rivista dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 2011-1

La missione Saki, guidata dal capitano Robert Bentley, giunse in Liguria non via aria, come siamo abituati, ma via mare. Il capitano aveva già tentato di entrare in Italia diverse volte passando dalla frontiera con la Francia, all’altezza di Nizza, in maniera simile a quanto fatto da O’Regan e la Donum. Tuttavia, questi tentativi erano tutti andati a monte per il maltempo e, alla fine, si era deciso di sbarcare la Saki sulla costa ligure usando una piccola barca a motore. Tuttavia, anche questo metodo si rivelò non facile da attuare. La costa ligure, infatti, era pesantemente sorvegliata dal nemico, che temeva un possibile sbarco alleato come quello che era avvenuto in Provenza e che avrebbe potuto tagliare le sue retrovie sul fronte italiano.
Redazione, Episodio 39 – Saki, Racconti dal nascondiglio, 1 maggio 2021

Nel febbraio del 1945 un agente telegrafista di una radio rice-trasmittente clandestina che operava nella nostra zona venne scoperto e catturato. La scoperta del telegrafista bloccò il flusso di informazioni militari tra i partigiani e gli alleati. Viste le mie qualifiche militari di “operatore radio”, il CLN dispose il mio trasferimento nella vicina Francia liberata […]
Angelo “Athos” Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Renzo [Renzo Stienca/Gianni Rossi] si accreditò presso l’OSS a Nizza. In seguito fece 4 viaggi [recando armi, documenti, uomini di collegamento, materiale vario] via mare dalla Francia [alla costa di Vallecrosia]… Renzo propose una nuova procedura con la quale si potevano avvisare i partigiani in attesa sulla costa italiana. Procedura che consisteva nello sparare due razzi da Cap Martin di modo che fossero visibili dall’area di Bordighera. Un compito che fu affidato al comando francese di Mentone. Il 17 marzo un battello, che portava due pacchi di armi e di munizioni per i partigiani, partiva da Villefranche con a bordo Renzo ed altri 2 uomini. Ma nessun razzo venne sparato, non ci fu nessuno ad accogliere in Italia quella piccola spedizione ed il battello tornò indietro. L’operazione venne ritentata con successo due notti più tardi, quella del 19 marzo… Renzo tornò definitivamente in Italia la notte del 27 aprile 1945, sbarcando a Sanremo…
Sir Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013

Renzo Rossi entra in contatto con le Special Forces e continua l’opera di Leo, trasportando in Italia armi automatiche e munizioni… le armi venivano avviate in montagna a Negi dove Cekof le riceveva per inoltrarle alle formazioni; distribuite agli uomini di Bordighera o per mezzo di Piero (Angelo Amato), René (Renato Magni) e i Laura delle Sap di Ospedaletti.
Mario Mascia, Op. cit.

Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze.
[…] Iniziò ufficialmente una più stretta collaborazione tra la Resistenza italiana e le forze alleate.
Al Belgrano, antico palazzo-maniero di Nizza ove risiedeva il comando interalleato, presentai le mie credenziali e fummo accolti e considerati a tutti gli effetti come “collaboratori”, anche se non ancora “alleati”.
Facemmo presente anche che il nostro impegno alla lotta della liberazione dell’Italia era dettato da motivi ideali e non da convenienze personali.
Chiarimmo anche con gli altri agenti italiani che già operavano con i servizi alleati, in gran parte contrabbandieri ed avventurieri, che non era nostra intenzione rischiare la pelle per fare le spie prezzolate, ancorché dalla parte giusta.
Tutti si dichiararono entusiasti di partecipare alla lotta per la liberazione dell’Italia dai nazifascisti.
Il contributo dei contrabbandieri alla Resistenza fu enorme ed è bene che venga reso pubblico e riconosciuto.
Quando necessario partecipavamo alle riunioni dei comandi alleati.
Compito della Resistenza era quello di raccogliere quante più informazioni possibili sul dislocamento e sui movimenti delle forze nazifasciste e sul posizionamento dei campi minati lungo la costa.
I viaggi tra la Francia e Vallecrosia si intensificarono, con l’invio di armi ed equipaggiamenti per i partigiani. L’invio di armi era sempre stato un problema. l lanci con i paracadute quasi un disastro, e, quando andavano a buon fine, le armi si rivelavano inadeguate.
Su indicazione del commissario Mascia di Sanremo rappresentai con insistenza la necessità che ci venissero fornite armi e munizioni compatibili con la preda bellica tedesca che riuscivamo a sottrarre ai nazifascisti.
Per quanto possibile cercammo di evitare i bombardamenti per abbattere i ponti e gli altri obiettivi militari, perché creavano troppi danni alla popolazione civile.
Venimmo incaricati di far saltare ponti e rendere inagibili altre strutture.
Da Vallecrosia verso la Francia furono trasportati prigionieri di guerra alleati fuggiti dai campi di prigionia dopo l’8 settembre ’43 e partigiani italiani ricercati dai fascisti.
Renzo “Stienca” Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo [Stienca] Rossi.
Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo]. Dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto [Gigetto] Sequi a Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del C.L.N. di Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona, tra queste, quelle sotto il comando di Cekoff [Mario Alborno di Bordighera] e di Gino [Luigi Napolitano]
[…] La collaborazione dei bersaglieri fu determinante per tutte le operazioni del Gruppo Sbarchi. Il sergente Bertelli comandava un gruppo di bersaglieri a Collasgarba – sopra Nervia di Ventimiglia – e aveva manifestato la volontà di aderire alla Resistenza. Fu avvicinato dai fratelli Biancheri, detti Lilò, per stabilire le modalità della diserzione, quando il plotone fu distaccato alla difesa costiera giusto sulla costa di Vallecrosia in prossimità del bunker alla foce del Verbone. I Lilò convinsero allora i bersaglieri a non disertare, ma ad operare dall’interno per consentire ed agevolare le nostre operazioni.
[…] Il nostro ritorno [6 marzo 1945] fu programmato subito con il motoscafo di Giulio “Corsaro” Pedretti e di Cesar, con il quale si dovevano recuperare anche alcuni prigionieri alleati; ma il motoscafo in mare aperto andò in panne e non ne volle sapere di riavviarsi. Eravamo in balia delle onde: Renzo Rossi, Pedretti e Cesar sotto un telo, al chiarore di una lampada, rabberciarono alla meglio il motore. Quasi albeggiava e la missione fu annullata perché ormai troppo tardi. Sulla spiaggia di Vallecrosia il Gruppo Sbarchi attese invano con i 5 piloti. […] Pochi giorni dopo, senza Achille [Achille “Andrea” Lamberti], che rimase a dirigere il Gruppo a Vallecrosia, effettuai con Girò un’altra traversata, accompagnando “Plancia” [Renato Dorgia] a prendere armi e materiale. Il ritorno lo effettuammo con la scorta di una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco; i nemici non si accorsero della nostra presenza e passarono oltre. Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò accompagnò ugualmente a terra tutta la comitiva, mentre io tornai a bordo della vedetta, perché nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua.
Renzo “Gianni” Biancheri, “Rensu u Longu” in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

I tedeschi aumentarono notevolmente la sorveglianza e con essa le nostre difficoltà.
Finalmente portammo i battelli al mare e i 7 passeggeri, (i 5 piloti alleati e i due passeur). Prima di partire, uno dei passeur volle “collaudare” le barche per verificare che tenessero il mare.
Imbarcati tutti, partirono in 9 guidati da Achille e un altro, che non ricordo se Girò o Renzo Rossi o altri.
Credo Renzo Rossi, che era il capo di tutta l’organizzazione sbarchi.
Arrivarono sani e salvi e questa operazione accrebbe non poco la considerazione degli alleati per la Sezione Sbarchi di Vallecrosia.
Renato “Plancia” Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

24 gennaio 1945 – Dal C.L.N. di Sanremo, prot. N° 219/CL, al comando della V^ Brigata – Si comunicava che la zona di competenza del C.L.N. di Sanremo comprendeva la zona costiera da Ventimiglia a Santo Stefano al Mare (IM).
14 febbraio 1945 – Dal Comando Operativo [comandante “Curto” Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando della Divisione “Silvio Bonfante” – Comunicava che erano imminenti alcuni sbarchi di materiali da parte degli alleati sulle coste controllate dalla II^ Divisione “Luigi Nuvoloni” e precisava i criteri di distribuzione dei medesimi.
10 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 410, al CLN di Bordighera – Segnalava che il Comando Operativo della I^ Zona Liguria desiderava inviare alcuni documenti in Francia tramite “Leo” [Stefano Carabalona, che, ferito, dal 5 marzo era già stato portato in salvo in Costa Azzurra] e di conseguenza chiedeva la data in cui fosse stato disponibile “Leo”.
19 aprile 1945 – Dal dottor “Turi Salibra” [dottor Salvatore Marchesi] al commissario “Orsini” [Agostino Bramè] della V^ Brigata – Riferiva che i partigiani di Vallecrosia comunicavano che il capitano “Lemme” aveva autorizzato “Renzo” [Renzo Rossi] a trattenere 12 sten per armare le SAP di Vallecrosia [Gruppo Sbarchi Vallecrosia] “che rischiano notte per notte la vita durante l’imbarco e lo sbarco dei nostri organizzati” e che al CLN di Sanremo erano stati consegnati tramite “Piero” 14 sten, 2 Breda oltre che varie munizioni e 2 pacchi di bombe a mano [arrivati con i predetti sbarchi].
da documenti Isrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II

Ebrei deportati, arrestati a Bordighera

Uno scorcio di Bordighera (IM)

Raimonda Devaux, figlia di Luciano Devaux e Elisa Carrier è nata in Francia a Chauny il 31 luglio 1901. Coniugata con Orlando Perera. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di concentramento di Bergen Belsen. È sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 15/02/1944
luogo di detenzione: IMPERIA carcere
luogo di raccolta: FOSSOLI campo
numero di convoglio: convoglio n. 17, FOSSOLI campo 02/08/1944
data di partenza del convoglio: 02/08/1944
data di arrivo del convoglio: 05/08/1944
campo di destinazione: Bergen Belsen
Elide Levi è nata in Italia a Modena il 7 agosto 1875. Coniugata con Giuseppe Benedetto Bassani. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 24/10/1943
luogo di detenzione: MILANO carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 06, MILANO carcere 30/01/1944
data di partenza del convoglio: 30/01/1944
data di arrivo del convoglio: 06/02/1944
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
Giuseppe Benedetto Bassani, figlio di Isacco Bassani e Delfina Colorni è nato in Italia a Modena l’ 11 novembre 1866. Coniugato con Elide Levi. Arrestato a Bordighera (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 24/10/1943
luogo di detenzione: MILANO carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 06, MILANO carcere 30/01/1944
data di partenza del convoglio: 30/01/1944
data di arrivo del convoglio: 06/02/1944
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
Linda Misrachi è nata in Turchia a Istanbul nel 1892. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 26/11/1943
luogo di detenzione: IMPERIA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 5, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: –
Virginia Misrachi è nata in Turchia a Istanbul nel 1872. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 26/11/1943
luogo di detenzione: IMPERIA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 5, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
Isaac Assa, figlio di Salvatore Assa e Mercada Behar è nato in Turchia a Istanbul il 12 dicembre 1882. Coniugato con Camelia Abolaffio. Arrestato a Bordighera (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 18/11/1943
luogo di detenzione: GENOVA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 05, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
Gabriella Perera, figlia di Orlando Perera e Raimonda Devaux è nata in Italia a Genova il 26 aprile 1932. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di concentramento di Ravensbrueck. È sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 15/02/1944
luogo di detenzione: VALLECROSIA campo
luogo di raccolta: FOSSOLI campo
numero di convoglio: convoglio n. 16, FOSSOLI campo 02/08/1944
data di partenza del convoglio: 02/08/1944
data di arrivo del convoglio: 05/08/1944
campo di destinazione: Ravensbrueck
numero di matricola: 49542
Mirella Perera, figlia di Orlando Perera e Raimonda Devaux è nata in Italia a Milano il 4 dicembre 1924. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di concentramento di Ravensbrueck. È sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 15/02/1944
luogo di detenzione: VALLECROSIA campo
luogo di raccolta: FOSSOLI campo
numero di convoglio: convoglio n. 16, FOSSOLI campo 02/08/1944
data di partenza del convoglio: 02/08/1944
data di arrivo del convoglio: 05/08/1944
campo di destinazione: Ravensbrueck
numero di matricola: ?
data di liberazione: 15/04/1945
Clotilde Segre, figlia di Emanuele Segre e Vittorina Levi è nata in Italia a Torino il 9 maggio 1875. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 26/11/1943
luogo di detenzione: IMPERIA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 05, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
Eva Raffaella Segre, figlia di Emanuele Segre e Vittorina Levi è nata in Italia a Moncalieri il 10 settembre 1885. Coniugata con Salvatore Samuele Segre. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 24/11/1943
luogo di detenzione: GENOVA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 05, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: –
Salvatore Samuele Segre figlio di Bonaiuto Segre è nato in Italia a Saluzzo il 13 settembre 1880. Coniugato con Eva Raffaella Segre. Arrestato a Bordighera (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 24/11/1943
luogo di detenzione: GENOVA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 05, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
Eleonora Bensussan figlia di Bonomo Bensussan è nata in Grecia a Salonicco. Coniugata con Alberto Mosseri. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 26/11/1943
luogo di detenzione: IMPERIA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 5, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: –
Camelia Abolaffio figlia di Jacob Abolaffio è nata in Turchia a Smirne il 24 marzo 1902. Coniugata con Isaac Assa. Arrestata a Bordighera (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 18/11/1943
luogo di detenzione: GENOVA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
destino: Morto/a in campo di sterminio
numero di convoglio: convoglio n. 05, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: S
André Jacques Assa, figlio di Isaac Assa e Camelia Abolaffio è nato in Francia a Parigi l’ 11 maggio 1927. Arrestato a Bordighera (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. È sopravvissuto alla Shoah.
luogo di arresto: Bordighera
data di arresto: 18/11/1943
luogo di detenzione: GENOVA carcere
luogo di raccolta: MILANO carcere
numero di convoglio: convoglio n. 05, MILANO carcere 06/12/1943
data di partenza del convoglio: 06/12/1943
data di arrivo del convoglio: 11/12/1943
campo di destinazione: Auschwitz
numero di matricola: 167971
data di liberazione: 11/04/1945
[…] Fonti: Il libro della memoria : gli ebrei deportati dall’Italia, 1943-1945 / Liliana Picciotto ; ricerca della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. – Ed. 2002: altri nomi ritrovati. – Milano : Mursia, 2002, pp. 77-80, pp. 66-71.
Digital Library

[…] Abbiamo qualche cifra legata all’attività di questo campo?
“Il campo di raccolta di Vallecrosia funzionò come tale, dal 9 febbraio al 2 agosto 1944, secondo quanto risulta da una relazione del Questore di Imperia del 10 agosto 1944 e da quella del Direttore del campo, del 28 giugno 1944, indirizzate entrambe al Ministero dell’Interno della Repubblica Sociale. In esso vennero detenuti, ciascuno per un periodo assai breve: circa 40 persone. A questo proposito, interessante è la vicenda che di due sorelle detenute, Gabriella e Mirella Perera e della loro madre, Raimonda Devaux, arrestate tutte insieme, in quanto ebree, a Bordighera, dove abitavano, il 15 febbraio del 1944 e subito portate al campo di Vallecrosia. Un altro figlio della signora Devaux fu arrestato, come ebreo, a Milano, l’11 settembre del 1944 e finì anch’egli in un Konzentration-lager in Germania. E’ da ricordare, in riferimento a questa vicenda, che il padre, Orlando Perera, non fu arrestato, poiché di religione cattolica; i suoi tre figli invece lo furono e vennero successivamente deportati in Germania, in quanto ritenuti automaticamente ebrei poiché nati da donna ebrea e, secondo la legge talmudica, tutti i nati da donna ebrea sono considerati ebrei”.
Quale epilogo ebbe la vicenda delle sorelle Perera?
“Gabriella, che all’epoca aveva 12 anni, venne poi trasferita da Vallecrosia al centro di raccolta di Fassoli da cui venne inviata al carcere di Verona e quindi al Konzentrationlager di Ravensbrueck. Fu liberata dagli americani, il 30 aprile del 1945e rientrò in Italia. Mirella, all’epoca ventenne, assieme alla madre finì al Konzentrationlager di Bergen-Belsen e venne liberata dagli americani, il 15 aprile del 1945, rientrando quindi in Italia. Durante la loro breve detenzione nel “campo” di Vallecrosia le sorelle Perera e la loro madre furono assistite da alcune compagne di scuola di Mirella: Angela Biancheri ed Esterina Ursida, che, rientrando a casa dalla Scuola Maria Ausiliatrice di Vallecrosia e passando accanto al campo, portarono loro viveri di conforto”.
Ci sono altre storie che possiamo ricordare?
“Altra vicenda interessante du quella di Franco Bragadin che, nel mese di febbraio del 1944, prese alloggio al primo piano della villetta di Giorgio Pellegrino nella via Romana, attuale civico 73, per poter essere vicino e assistere la moglie ebrea, arrestata a Imperia, il 12 febbraio del 1944 e detenuta nel campo di Vallecrosia, sino al 22 febbraio del 1944, quando venne inviata al campo di Fossoli, per poi essere trasferita in Germania. Pare che si sia salvata e che abbia poi preso dimora a Genova”.
Gustavo Ottolenghi intervistato da Fabrizio Tenerelli, Shoah, a Vallecrosia quel campo di concentramento terribile ma sconosciuto, Vivi Israele, 24 gennaio 2019

Non c’erano rose a Ravensbrück nell’estate del 1944, quando Gabriella Perera, dodici anni, arrivò al lager nascosto tra i boschi, 80 chilometri a nord di Berlino, insieme con la mamma Raimonda Devaux e la sorella ventenne Mirella, portate via a febbraio, dalla loro casa di Bordighera, dai repubblichini. Erano partite da Vallecrosia, estremo ponente ligure: un piccolo campo di raccolta della Rsi – praticamente dimenticato o più facilmente una memoria rimossa, com’è accaduto a decine e decine di altri in Italia – un edificio austero a neanche quindici chilometri dal confine francese che avrebbe significato la salvezza e la libertà, per lei come per le altre donne ebree recluse. Una ex caserma diventata prigione per gli ebrei e i detenuti politici ma anche per i militari che si erano rifiutati di aderire alla Repubblica sociale, insieme con le famiglie dei partigiani e dei giovani renitenti al bando di Badoglio. Gabriella, che riuscì a tornare, dopo aver trascorso un anno tra Ravensbrück e Bergen Belsen, e a vivere la sua vita a Genova, raccontava cinquant’anni dopo il suo disorientamento ma anche l’amarezza e la rassegnazione: nella sua famiglia, come in molte altre, si sapeva quale futuro fosse destinato agli ebrei; la speranza di sopravvivere, o anche solo di non vivere al peggio quei mesi, era affidata all’incontro con poche, singole persone, e ai loro comportamenti.
I tedeschi mi hanno tolto tutto e, inoltre, mi hanno umiliata con l’intenzione di disumanizzarmi; però nella cattiva sorte sono stata fortunata. Infatti, una kapò mi aveva offerto un po’ del suo spazio in un letto che era molto meglio del mio. L’orrore che ha affrontato, invece, Gabriella non lo racconta. Nella sua testimonianza, davanti ai ragazzi di una scuola media, dice di aver assistito a episodi tragici e di averli anche subiti «ma non posso descriverli perché siete troppo piccoli»
[…] No, non c’erano le rose, allora. Ci sono oggi, piantate lungo i muri della recinzione, sopra la terra che ricopre ciò che resta delle tante che da quel campo, nascosto tra i boschi, affacciato su un laghetto circondato da conifere e betulle […]
tratto da “DESTINAZIONE RAVENSBRÜCK. L’orrore e la bellezza nel lager delle donne” di DONATELLA ALFONSO, LAURA AMORETTI, RAFFAELLA RANISE
Redazione, Destinazione Ravensbruck. Le rose fioriranno ancora, ANPI Genova, 4 febbraio 2020 

Alcune erano bambine, partite sole o con l’intera famiglia, altre ragazze di vent’anni, madri di famiglia oppure già anziane.
Sui treni che le portavano al campo di concentramento di Ravensbrück il lager delle donne, a nord di Berlino, finirono detenute politiche, prostitute, o appartenenti a famiglie ebraiche. Reiette da isolare, da eliminare, per il regime nazista. Mille tra le italiane deportate, di ogni età, non tornarono mai: tra loro anche alcune passate per un piccolo e quasi dimenticato centro di detenzione nell’estremo ponente ligure, a Vallecrosia, simbolo del desiderio di rimozione. La storia di queste donne, ragazze e bambine, i ricordi, la capacità che ebbero molte di loro, nonostante la tragedia che stavano vivendo, di ritrovare un affetto, un gesto, un sorriso, si affiancano ai momenti più cupi vissuti nel lager e, per le sopravvissute, riportati nella vita vissuta a partire dal loro ritorno […]
Donatella Alfonso, Laura Amoretti, Raffaella Ranise, Destinazione Ravensbrück. L’orrore e la bellezza nel lager delle donne, All Around, 2020

Campo di concentramento di Vallecrosia
Data:
28-02-1944
Ente intestario:
Repubblica sociale italiana. Commissariato PS di Ventimiglia. Campo di concentramento di Vallecrosia
Autore:
Marchetti
Qualifica:
Commissario di Polizia. Dirigente del campo
Destinatario:
Comando Guardia Nazionale Repubblicana Ventimiglia
Contenuto:
Ordine di trasferimento di due donne ebree dal campo di concentramento di Vallecrosia al campo di concentramento di Fossoli.
Luoghi citati:
Vallecrosia – Campo di concentramento RSI Fossoli – Campo di concentramento RSI
documento riprodotto in I campi fascisti

Giuseppe Palmero, ferroviere di Ventimiglia (IM), martire della Resistenza

WBC (13)

… e si formano i primi nuclei della Resistenza… … uno di questi, costituito da giovani ferrovieri nella Stazione Ferroviaria col compito di assicurare collegamenti, verrà più tardi scoperto ed i suoi membri arrestati e inviati in un campo di concentramento, dal quale non faranno più ritorno.  Eccone i nomi:  Edoardo Ferrari, cantoniere [fucilato nella strage nazifascista del Turchino] – Olimpio Muratore, alunno – Giuseppe Palmero, manovale – Alessandro Rubini, capo stazione di I^ classe – Ernesto Lerzo, conduttore – Pietro Trucchi, conduttore – Eraldo Viale, operaio…

da MARTIRIO E RESISTENZA della Città di Ventimiglia nel corso della 2^ Guerra Mondiale, Relazione per il conferimento di una Medaglia d’Oro al Valor Militare – Edita dal Comune di Ventimiglia (IM), 10  aprile 1971 – Tipografia Penone di Ventimiglia (IM)

Questi patrioti facevano parte del Gruppo Giovine Italia.  Il capitano Silvio Tomasi era anche un membro del C.L.N. di Bordighera (IM), del primo C.L.N. di Bordighera. Di questo Comitato vennero arrestati in quel periodo anche Ettore Renacci, anch’egli deceduto a Fossoli, e Tommaso Frontero, il quale ultimo invece sopravvisse alla terribile esperienza dei lager nazisti. Adriano Maini

Aveva compiuto da poco vent’anni, Giuseppe Palmero *, manovale alle Ferrovie di Ventimiglia (IM): era membro del gruppo “Giovine Italia”, che agiva alle dipendenze dell’omonima associazione clandestina repubblicana formata da molti ferrovieri di Ventimiglia, civili, militari e carabinieri – più di sessanta persone – che prendeva ordini dal capitano di fanteria Silvio Tomasi ** (anch’egli passato da Fossoli, deportato a Mauthausen e là deceduto).
L’organizzazione aveva lo scopo di ostacolare il traffico di materiale bellico sia in Francia sia In Italia, ritenendo imminente lo sbarco alleato.
Il gruppo doveva occupare militarmente la stazione ed un tratto della linea ferroviaria, per preservarle da sabotaggi delle truppe nemiche durante la prevista evacuazione.
Tra il 22 e il 23 maggio 1944  una ventina di affiliati furono arrestati per la delazione di due infiltrati.
Giuseppe Palmero fu arrestato a Bordighera, il 23 maggio 1944, portato a Oneglia assieme ai fratelli Remo ed Ettore Renacci, trasferito al carcere di Marassi (Genova) e poi a Fossoli (1).

[ Di quel manipolo di coraggiosi ferrovieri si salvò, invero, l’alunno d’ordine Filippo Airaldi. Riuscì dalle parti di Bolzano ad evadere e a lanciarsi dal carro merci che trasportava diversi detenuti in Germania. Aiutato da colleghi, 3 mesi dopo faceva rientro in provincia di Imperia. Arrestato ancora due volte, tornò ogni volta a combattere insieme ai partigiani in montagna.  Adriano Maini ]

La sorella di Giuseppe Palmero, Elga, in data 27 febbraio 1996 scriveva al Sindaco di Carpi:
Sig. Malavasi
Io sono la sorella di Palmero Giuseppe, perché mia madre è mancata nel 1987 e si è portata questo dolore della perdita di un figlio di 20 anni.
Mio Fratello era un manovale nelle Ferrovie dello Stato.
Quando al mattino si recò sul lavoro a Ventimiglia non fece più ritorno a casa, mio Fratello era un Politico e fu portato a Oneglia nelle carceri.
Io e mia madre quando ci hanno avvisati ci siamo recate sul posto, mi dissero che erano partiti, e diedero a mia madre i suoi effetti personali/
Dal campo concentramento di Fossoli abbiamo ricevuto delle lettere che ci portava una Signora, perché la sorella aveva il marito a Fossoli e così potevamo avere notizie, l’ultima lettera che abbiamo ricevuto ci informava che sarebbe tato mandato in una zona di lavoro e poi il silenzio.
Nel 1945 mia madre fu avvisata che le salme erano già a Milano.
Un mio cugino andò ed è stato facile identificarlo perché si era fatto un cuore con una pietra rossa con scritto (Palmero Giuseppe, Politico) 23.05.44 Oneglia Ventimiglia.
Sono passati 50 anni sarà molto difficile trovare i responsabili ma penso che qualcuno ci sarà da qualche parte della terra.
Saluti e auguri
Palmero Elga

Probabilmente la signora che portava i messaggi era Carmelina Gatto, cognata di Ettore Renacci di Bordighera (IM).

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La lapide nella Stazione di Genova Principe, dedicata ai ferrovieri patrioti della Liguria caduti per la Libertà. Giuseppe Palmero appare come sesto dal basso nella colonna di destra.

* Giuseppe Palmero, di anni 20, nato il 3 giugno 1924 a Ventimiglia e ivi residente, celibe.
Il numero di matricola a Fossoli, 1422, colloca il suo arrivo dopo il 6 giugno 1944.
Il suo corpo, contrassegnato all’esumazione col numero 15, fu riconosciuto da due conoscenti e identificato da un cugino.
Il suo nome figura tra quelli dei ferrovieri caduti per la lotta di liberazione in due lapidi, rispettivamente nella stazione di Genova e in quella di Ventimiglia.

 Anna Maria Ori, Carla Bianchi Iacono e Metella Montanari

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Comune di Carpi (MO),  Fondazione ex Campo Fossoli, Edizioni APM, 2004

** Silvio Tomasi era nato a Trento il 23 giugno 1907. Frequentò il Corso Allievi Ufficiali di Complemento presso la Scuola del Corpo d’Armata di Verona, diventando sottotenente di complemento. Venne assegnato al 62º Reggimento il 4 ottobre 1928. Volontario nella guerra d’Abissinia, in Etiopia rimase ferito. Nel 1937 venne trasferito all’89º Reggimento di stanza a Ventimiglia (IM). Nel 1940 fu sul Fronte Occidentale: venne proposto per la Medaglia d’Argento al Valor Militare, ma la decorazione non gli fu assegnata perché Tomasi non era iscritto al Partito Nazionale Fascista. Venne quindi inviato sul Fronte Greco-Albanese, dove riportò un grave congelamento ai piedi. Il 5 luglio 1942 partì con l’89° Reggimento per il Fronte Russo: colpito da un nuovo congelamento,  venne rimpatriato. Riprese servizio come aiutante maggiore del I° Battaglione con il grado di capitano. L’8 settembre 1943 si trovava a Monza, dove fu l’ultimo ufficiale a fuggire. Salvò la bandiera del Reggimento, custodita ora presso il Museo delle Bandiere a Roma. Nell’inverno 1943-1944 organizzò a Ventimiglia un gruppo di patrioti. Nel 1944 venne arrestato, torturato, consegnato alla Gestapo e deportato a Gusen-Mathausen, dove, arrivato il 7 agosto 1944, morì il 27 aprile 1945. Adriano Maini

(1) Più precisamente Giuseppe Palmero (come, del resto, Ettore Renacci) venne trucidato nel corso della strage del poligono di Cibeno  Adriano Maini

La strage nazista del 12 luglio 1944 compiuta al poligono di Cibeno presenta ancora molti aspetti oscuri e di difficile lettura. Le ricostruzioni di quell’evento concordano comunque sul fatto che alle vittime, tutti prigionieri politici internati al campo di Fossoli a Carpi (Mo), fu letta la sentenza di condanna a morte, motivata come rappresaglia per un attentato a Genova. Alle 4 del mattino del 12 luglio 1944, 71 prigionieri politici, selezionati la sera prima formalmente per partire per la Germania, furono fatti uscire dalla baracca in cui avevano alloggiato la notte. Renato Carenini fu escluso, Teresio Olivelli riuscì a nascondersi mentre un primo gruppo di 20 prigionieri venne condotto al poligono di tiro. Quando il secondo gruppo di 25 persone giunse al poligono, Mario Fasoli ed Eugenio Jemina si resero conto del pericolo e innescarono una ribellione durante la quale riuscirono a fuggire. I restanti ribelli furono uccisi sul posto dalla guardia russa del campo. Dopodiché i 24 componenti del terzo gruppo partirono dal campo ammanettati per essere fucilati al poligono dove i corpi venivano gettati insieme agli altri in una fossa comune scavata precedentemente da ebrei del campo. 67 furono i prigionieri politici coinvolti nella strage: Achille Andrea, Alagna Vincenzo, Arosio Enrico, Baletti Emilio, Balzarini Bruno, Barbera Giovanni, Bellino Vincenzo, Bertaccini Edo, Bertoni Giovanni, Biagini Primo, Bianchi Carlo, Bona Marcello, Brenna Ferdinando, Broglio Luigi Alberto, Caglio Francesco, Ten. Carioni Emanuele, Carlini Davide, Cavallari Brenno, Celada Ernesto, Ciceri Lino, Cocquio Alfonso Marco, Colombo Antonio, Colombo Bruno, Culin Roberto, Dal Pozzo Manfredo, Dall’Asta Ettore, De Grandi Carlo, Di Pietro Armando, Dolla Enzo, Col. Ferrighi Luigi, Frigerio Luigi, Fugazza Alberto Antonio, Gambacorti Passerini Antonio, Ghelfi Walter, Giovanelli Emanuele, Guarenti Davide, Ingeme Antonio, Kulczycki Sas Jerzj, Lacerra Felice, Lari Pietro, Levrino Michele, Liberti Bruno, Luraghi Luigi, Mancini Renato, Manzi Antonio, Col. Marini Gino, Marsilio Nilo, Martinelli Arturo, Mazzoli Armando, Messa Ernesto, Minonzio Franco, Molari Rino, Montini Gino, Mormino Pietro, Palmero Giuseppe, Col. Panceri Ubaldo, Pasut Arturo, Pompilio Cesare, Pozzoli Mario, Prina Carlo, Renacci Ettore, Gen. Robolotti Giuseppe, Tassinati Corrado, Col. Tirale Napoleone, Trebsé Milan, Vercesi Galileo, Vercesi Luigi.  Enrica Cavina, Ettore Renacci, Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana

Elio Riello:”… i punti fissi del costituendo Comitato di Liberazione di Ventimiglia erano il Cap. Silvio Tomasi, presidente, ed Elio Riello, segretario… Il costituendo C.L.N. di Ventimiglia, tramite il Baletti Emilio, aveva rapporti con il C.L.N. di Torino e precisamente con l’avv. Martorelli Renato. Nel frattempo il Cap. Tomasi aveva preso contatto con il Gruppo della Giovane Italia, operante attivamente soprattutto nella Stazione di Ventimiglia…”
don Nino Allaria Olivieri, Ventimiglia partigiana… in città, sui monti, nei lager 1943-1945, a cura del Comune di Ventimiglia, Tipolitografia Stalla, Albenga, 1999

Giuseppe Palmero: nato a Ventimiglia (IM) il 3 giugno 1924, residente a Ventimiglia, celibe, ferroviere, antifascista del gruppo “Giovine Italia”. Impegnato nei sabotaggi che impediscono il flusso del materiale bellico nelle reti di trasporto, viene arrestato a Bordighera il 23 maggio 1944 e finisce nel Campo di Fossoli dopo il 6 giugno 1944. Riceve la matricola 1422. Viene fucilato al Poligono di Tiro di Cibeno il 12 luglio 1944 ed è riconosciuto da due conoscenti e identificato dal cugino.
Daniel Degli Esposti, Episodio del Poligono del Cibeno, Fossoli, Carpi, 12.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Nella relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti di cui alla legge n. 107 del 2003, trasmessa alle Presidenze delle Camere il 9 febbraio 2006, la figura di Giuseppe Palmero viene ricordata nel seguente modo: Imputati: Ignoti militari tedeschi – Delitto previsto dagli art. 185, 2° comma, e 211 c.p.m.g. – Parte lesa: Palmero Giuseppe – ECCIDIO DI FOSSOLI ABBINATO AL FASCICOLI RG 2 – INVIATO ALL’AMBASCIATA DI GERMANIA Archiviato dal Gip della Procura della Repubblica presso il Tribunale Militare di La Spezia (p. 27 del doc. 86/0). Adriano Maini

Azioni partigiane ai primi di settembre 1944 tra Val Roia, Pigna e Bordighera

Dolceacqua (IM) in Val Nervia e dintorni
Dolceacqua (IM): una vista verso l’Alta Val Nervia

1.9.1944
Una pattuglia del IV° Distaccamento della V^ Brigata [n.d.r.: V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” dell’appena costituita Divisione “Felice Cascione“, quest’ultima derivata dalla precedente IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”] in agguato sulla rotabile di Val Roia sbrindellava un camion tedesco e metteva fuori combattimento alcuni soldati di guardia.

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Zone poco a monte di Pigna

2.9.1944
Distaccamenti della V^ Brigata combattono oltre Pigna (IM). A Dolceacqua (IM) colpi di cannone dei partigiani hanno messo fuori combattimento due carri armati tedeschi tipo “Tigre”. I tedeschi hanno abbandonato diverse zone.
Una squadra del Distaccamento Comando della V^ Brigata, dopo aver fatto un’azione di cannoneggiamento sulle posizioni tedesche di Dolceacqua, attaccava sulla rotabile Pigna-Isolabona (IM) un’ottantina di tedeschi, che tentavano di passare il ponte rotto per entrare in Pigna. Dopo parecchie ore la squadra ripiegava perché i tedeschi abbandonavano la zona. Da parte tedesca tre morti e diversi feriti. Per quanto riguarda i partigiani, veniva preso prigioniero il Vice Comandante “Fuoco” [Marco Dino Rossi] e si registravano due feriti.

3.9.1944
Il VI° Distaccamento della V^ Brigata disarmava nei pressi di Bordighera (IM) una postazione tenuta da un presidio della S.S. italiana. Venivano catturati 18 militi e tutto il materiale d’armamento costituito da 3 mortai da 81 mm con relative munizioni, 5 armi automatiche e 4 mitra, tutti con relative munizioni.
Nella notte una squadra del IV° Distaccamento della IV^ Brigata [“Elsio Guarrini” della II^ Divisione “Felice Cascione“] penetrava nel campo di concentramento di Vallecrosia (IM), riuscendo a liberare 88 prigionieri politici, fra cui 8 donne [ n.d.r.: scesi da Perinaldo (IM), muniti anche di un mitragliatore Breda e di una St. Etienne, parteciparono all’azione, tra gli altri, Mario Miguel Adler, Giovanni Tobruk Vesco, Moro (probabilmente Giuseppe Arnaldi), un Barba, un Robinson ed un Tarzan non identificabili; quindici uomini in tutto; un ragazzo, di cui il narratore non ricorda il nome, e Robinson si avvicinarono all’obiettivo camuffati da fascisti, Adler da tedesco: così nella testimonianza di Ferruccio Ragno Corte, un racconto pittoresco, ricompreso all’interno di Mascia, Op. cit. infra, un racconto che sostiene che il “colpo era fallito, ma i tedeschi avevano lasciato sul terreno un morto ed un ferito”  (1) ].

Da documentazione ufficiale d’epoca della II^ Divisione “Felice Cascione” riprodotta in L’epopea dell’esercito scalzo, ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975, di Mario Mascia

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Vallecrosia (IM): uno scorcio della zona delle ex caserme

(1) … Nella mia Resistenza passata a Perinaldo partecipai all’attacco al campo di Vallecrosia insieme ai sappisti di Vallecrosia. Scendemmo nottetempo e prendemmo posizione sulla riva sinistra del torrente dirimpetto alla caserma che adesso è sede della Fassi. Neutralizzammo la sentinella e i sappisti dal lato di Via San Rocco penetrarono nella caserma e liberarono alcuni prigionieri rinchiusi nel campo… venimmo attaccati da una autocolonna di tedeschi… Il sanremese Adler venne raggiunto da una raffica di ben 8 colpi. Non morì. Era un giovane di origine ebrea, sfollato a Perinaldo con la madre austriaca per sfuggire alle deportazioni. A Perinaldo si era arruolato con noi. Quando fu ferito la madre contattò l’ufficiale tedesco che lo aveva catturato, diede false generalità e spiegò che lei ed il figlio erano solo degli sfollati e che non avevano niente a che fare con i partigiani. L’ufficiale si convinse ed autorizzò il ricovero di Adler all’ospedale di Sanremo, dove fu trasportato su un carretto da alcuni contadini di Perinaldo. Su disposizione del CLN portai personalmente alla mamma di Adler, all’ospedale di Sanremo, 5.000 lire di allora. Fu un grosso rischio: ero giovane e renitente alla leva; se fossi stato fermato, sarei stato passato per le armi sul posto. Mi abbigliai con il vestito migliore e un po’ a piedi un po’ in bicicletta raggiunsi Adler all’ospedale. Era sotto la tenda ad ossigeno, crivelato di colpi. A detta dei medici difficilmente si sarebbe salvato. Si salvò e a guerra finita fummo colleghi di lavoro per tanti anni…
Angelo Athos Mariani in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007

… il distaccamento SAP di Vallecrosia nato negli ultimi giorni di luglio ’44.
nota 63 a pagina 136 di Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo I – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999

Una squadra del 4° distaccamento [della IV^ Brigata] penetra nel campo di concentramento di Vallecrosia la notte del 3 di settembre, riesce a liberare ottantotto prigionieri politici tra cui otto donne. L’azione era stata programmata da tempo da una quindicina di partigiani tra cui Alberto Quadrio (Robinson), che poi diventerà comandante del distaccamento G.A.P. “Zamboni” della brigata “G. Matteotti” di San Remo, da Ferruccio Corte (Ragno), da “Barba”, “Tarzan”, “Moro”, “Ciccio”, “Vesco” ed alcuni altri.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, 1977

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