Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona

18_ott12 (202)
Una vista sull’abitato di Perinaldo (IM); dietro ancora, Baiardo

Nei giorni che seguirono l’armistizio dell’8 settembre 1943 numerosi soldati sbandati dell’ex Regio Esercito passarono sul territorio del comune di Perinaldo (IM). Ovunque essi vennero accolti ed assistiti dalla popolazione e aiutati nella loro fuga verso casa. Ben quattordici di loro tuttavia furono catturati dai tedeschi e deportati in Germania. I contadini raccolsero le armi da loro abbandonate per consegnarle in seguito ai partigiani… ben sette cittadini di Perinaldo combatterono nel Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.)… Alla fine di settembre 1943 un primo presidio tedesco costituito da un plotone di soldati si stabilì in località Massabò… Nel febbraio 1944 un altro forte presidio di trecento soldati tedeschi si insediò in permanenza nel centro abitato… La Resistenza fu animata da un CLN costituitosi nei primi mesi del 1944 per iniziativa dei tre militanti comunisti Pietro Guglielmi, Guglielmo Guglielmi e Armando Cassini. Le attività di questo Comitato furono volte essenzialmente a raccogliere viveri, denaro e indumenti per i partigiani, oltre al consueto lavoro di propaganda contro i tedeschi e i fascisti e a favore della guerriglia patriottica. Esso ebbe anche parte importante nella costituzione di una banda armata locale nel giugno 1944, banda prima composta da sette e poi da diciassette elementi, comandata inizialmente da Aniello Scarano [alla figura di Scarano, come a quella del dottor Giuseppe Leone, che, benché segretario comunale di Perinaldo, fu attivissimo patriota e collaboratore di Scarano, sono dedicate due ampie relazioni in data 20 maggio 1945, oggi, come si apprende da Biga-Iebole, Op. di cui infra, documenti Isrecim, di Kimi Ivar Oddone, commissario politico della II^ Divisione] e poi da Giobatta Guglielmi fino alla Liberazione.    Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016

… 1944…  20 giugno – …. La scorsa notte, circa 200 uomini, fra richiamati e operai della Todt, hanno preso la via della montagna per raggiungere i ribelli che, oggi, hanno fatto saltare il ponte di Perinaldo.   Caterina Gaggero Viale, Diario di Guerra della Zona Intemelia 1943-45, Edizioni Alzani, Pinerolo, 1988

perinaldo_ln
Perinaldo in una cartolina d’epoca (Archivio: Giulio Rigotti di Bordighera – Rielaborazione: Luca Nifosi di Bordighera)

Garibaldini della predetta brigata [V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”] distruggono con mine un ponte sulla rotabile Perinaldo-Apricale.       Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio Isrecim, Milanostampa Editore – Farigliano, 1977

Otto giorni dopo [il 27 giugno 1944] Argo [Altorino Iezzoni] moriva in un’operazione a Baiardo (IM). Fu il primo schiaffo che ricevetti dalla realtà della mia guerra di partigiano. Fummo segnati su un grosso registro e arruolati al comando di Vittò [Vitò/Ivano,  Giuseppe Vittorio Guglielmo]… Con altri 6 o 7 scendemmo in Alpicella, vicino a Perinaldo (IM), dove c’era un rudere di caserma con i muri perimetrali, ma senza tetto. Qui si radunarono fino a più di 40 partigiani. Per la fame, facevamo da mangiare in una enorme vecchia marmitta, ma avevamo poco o niente da mettere dentro. Decidemmo di andare in una osteria del paese (era di un noto fascista), l’albergo “Da Milano”. Erano i primi di luglio del 1944…     Renato Plancia Dorgia in Giuseppe Mac FiorucciGruppo Sbarchi Vallecrosia <ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [o Gireu, Pietro Gerolamo Marcenaro di Vallecrosia (IM)], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo]. Dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto Sequi a Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del C.L.N. di Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che operavano nella zona, tra queste, quelle sotto il comando di Cekoff [o Cecof, Mario Alborno di Bordighera] e di Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM)]. Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona. A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vitò… Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P.: io fui nominato suo agente e collaboratore.    Renzo Gianni Biancheri, “Rensu u Longu“, in  Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
 
A sinistra, la località Alpicella di Perinaldo (IM)

Alla fine di luglio del 1944 dei Distaccamenti della V Brigata garibaldina vennero a stabilirsi nel territorio del Comune e ivi operarono con largo appoggio della popolazione. I loro caposaldi furono le località Negi, Alpicella, Suseneo e un vecchio convento al centro dell’abitato… Una lettera inviata al comandante Vitò, datata 28 settembre 1944 e firmata con lo pseudonimo Vespa, ci informa che a Perinaldo già a partire dal precedente luglio era stato formato un embrione di Giunta Comunale clandestina… Un’importante riunione clandestina avveniva nel pomeriggio dell’8 ottobre 1944 con la presenza di Nuccia [dottor Eugenio Kahnemann di Sanremo (IM)] e Ormea…      Francesco Biga e Ferruccio Iebole, Op. cit.

Il 1° settembre [1944] operammo divisi in tre colonne una discesa su Perinaldo. L’azione si svolse fulminea. Giungemmo in paese alle prime luci dell’alba, bloccammo le strade e in pochi minuti eravamo padroni dell’abitato. Per alcuni giorni si rimase a Perinaldo… la popolazione fraternizzava con noi… Ferruccio Ragno Corte in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975

18_ago19 (158)
Uno scorcio di Negi

Ci spostammo a Perinaldo [(IM)] perché là era troppo pericoloso. La stessa notte i tedeschi rastrellarono Seborga e uccisero [era il 9 settembre 1944] il pilota inglese… Eravamo al comando di Cekoff, comandante partigiano che da borghese abitava a Bordighera. I problemi erano tanti e tutti molto seri.
Eravamo 30 partigiani tra cui una ragazza,  Sascia [Ada Pilastri, che lasciò su L’epopea dell’esercito scalzo, di Mario Mascia, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975, una vivida testimonianza delle difficoltà incontrate dai partigiani dell’imperiese per trovare rifornimenti, passando sulle montagne innevate, nel gelido novembre 1944], ma la metà era disarmata. Proposi a Cekoff  un piano per recuperare un po’ di armi e ne discutemmo a lungo. Alla fine accettò… Il gelataio Eccolo (Renzo Pirotelli) mi prestò il triciclo fatto a barchetta, con il quale durante l’estate vendeva i gelati sul lungomare di Bordighera e Vallecrosia. Mi procurai anche un attrezzo da scasso e un piccone, depositai tutto nel portone di casa mia e attesi la notte… Piano piano, per fare meno rumore possibile, forzai la porta. Proprio nell’ingresso era in bella mostra la rastrelliera dei fucili con casse di munizioni. Tre alla volta li caricai nel ventre della barchetta e al quindicesimo caricai le scatole di munizioni. Il triciclo era quasi colmo… Pedalai e pedalai con fatica sulla leggera salita per arrivare fino a Massabò, dove mi aspettava Franco Palombi, un amico di Bordighera che mi aiutò a spingere lungo i tornanti per Perinaldo. Senza il suo aiuto non ce l’avrei fatta. Arrivammo stremati in cima alla collina … un urlo di gioia ci accolse. Baci, abbracci e strette di mano. La  V^ Brigata partigiana Garibaldi era tutta armata!    Angelo Athos Mariani  in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

Quando le campane di Bordighera [(IM)] suonarono le 23.00, il 6 gennaio del 1945 il gruppo di sbarco composto dal caporale Mac Dougall, Mimmo [Domenico Dònesi], Nino [Alberto Guglielmi] e me, era riunito su di un battello pneumatico.  Avendo ricevuto dalla spiaggia il segnale di via libera, aiutati da Giulio [Giulio Corsaro/Caronte Pedretti, responsabile del gruppo clandestino di partigiani di Ventimiglia, operanti via mare con gli alleati nella Missione Corsaro] con il suo battello, ci dirigemmo verso la riva… A Vallecrosia prendemmo la mulattiera per Negi che raggiungemmo alle 03.30. L’8 gennaio alle 4 lasciammo Negi per salire a Monte Bignone…   capitano Robert Bentley in  Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

… le armi [arrivate via mare a Vallecrosia] venivano avviate in montagna a Negi dove Cekof  [o Cecof, Mario Alborno di Bordighera] le riceveva per inoltrarle alle formazioni; distribuite agli uomini di Bordighera o per mezzo di Piero (Angelo Amato), René (Renato Magni) e i Laura delle Sap di Ospedaletti …    Mario Mascia, Op. cit.

4 gennaio 1945 – Dal comando del I° Battaglione “Mario Bini”, prot. n° 32, al comando della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” – Relazione militare: … a Perinaldo si era portata una squadra di 20 tedeschi per riparare la strada Perinaldo-San Romolo [Frazione di Sanremo (IM)].

12 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 425, alla Sezione SIM della V^ Brigata – Segnalava che la Brigata Nera il giorno dopo alle 5 avrebbe lasciato Sanremo per dirigersi ad Imperia e e ricongiungersi con altre forze nazifasciste a Perinaldo

19 aprile 1945 – Dalla sezione SIM [responsabile Brunero, Francesco Bianchi] della V^ Brigata al Comando della I^ Zona Operativa Liguria – Segnalava che… ad Isolabona vi erano 50 tedeschi, ad Apricale 25, a Perinaldo 60-70 ma con alcuni pezzi di artiglieria, che sussistevano lavori in corso nelle postazioni nemiche di Località Alpicella [di Perinaldo] e che sul fronte italo-francese …

20 aprile 1945 – Da “Fedé” al SIM della V^ Brigata – Segnalava che “… Da Perinaldo truppe tedesche d’artiglieria lasciano la zona, forse dirette a Genova…“.

24 aprile 1945 – Dal C.L.N. di Perinaldo al comando della II^ Divisione [Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante] – Scriveva: “Comunichiamo che una nostra staffetta ha preso oggi contatto con un piccolo nucleo di degollisti dentro Ventimiglia. Tutta questa zona è tranquilla“.

da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), “La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945)” – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999

Negi 1. 5/1945
Egr. Sig. Marchesi
Vi faccio presente che oggi 17 maggio ci sono le votazioni in Perinaldo così che anche la Fraz. Negi é invitata a votare.
Siccome la popolazione é contraria nessuno ha partecipato. Date conferma
Distinti saluti
Il Partigiano VITTORIO
Documento desegretato OSS: il comandante della II^ Divisione Giuseppe Vittorio Guglielmo (Vittò/Ivano) riferiva a Salvatore Marchesi, membro del CLN di Sanremo, del referendum annessionistico indetto dalle truppe francesi che in quel periodo occupavano la zona

La Resistenza a Bordighera (IM): cenni

La propaganda antifascista e antitedesca fu praticata nella zona di Bordighera da Renato Brunati e da me in un contempo indipendentemente, senza che nemmeno ci conoscessimo: ma nel 1940 ci incontrammo e d’impulso associammo i nostri ideali e le nostre azioni, legati come ci trovammo subito anche da interessi intellettuali ed artistici.
La vera azione partigiana s’iniziò dopo il fatale 8 settembre 1943, allorchè Brunati e la sig. Maiffret [n.d.r.: cfr. Sarah Clarke, Lina Meiffret: storia di una partigiana sanremese deportata nei lager nazisti e dei suoi documenti… le vicende di Lina Meiffret e del suo compagno Renato Brunati, attivi militanti della lotta di liberazione dal nazifascismo. Renato Brunati morirà tragicamente fucilato al Turchino nel maggio del ’44. Lina Meiffret conoscerà invece gli orrori del campo di deportazione… L’importante testimonianza, pubblicata sull’organo del PCI sanremese diretto da Italo Calvino… Italinemo] subito dopo l’occupazione tedesca organizzarono un primo nucleo di fedeli e racimolarono per le montagne, sulla frontiera franco-italiana e nei depositi, armi e materiali: armi e materiali che essi vennero via via accumulando a Bajardo in una proprietà della Maiffret, che servì poi sempre di quartier generale in altura, mentre alla costa il luogo di ritrovo e smistamento si stabiliva in casa mia ad Arziglia e proprio sulla via Aurelia. Nei giorni piovosi di settembre ed ottobre 1943 i trasporti d’armi e munizioni, furon particolarmente gravosi: occorreva (ai due capi) far lunghissimi rigiri per evitar le pattuglie ed i curiosi, sempre pronti alle indiscrezioni e delazioni: così i nostri patrioti conobbero a fondo l’asprezza e le insidie della zona Negi, Monte Caggio, Bajardo […] L’armamento della banda, ormai numerosa di circa 40 elementi, raggiunse i 30 moschetti e le 5 mitragliatrici, più bombe a profusione e forti riserve di munizioni. Verso la metà di novembre [1943] due ufficiali inglesi, fuggiaschi del campo di ferma vennero a capitar nella zona di Bajardo, ricoverati e confortati dai nostri, sistemati poi nottetempo in un casolare di vetta  […] Purtroppo il 14 febbraio 1944 Brunati e la Maiffret, venivano definitivamente presi dai repubblicani, su denuncia di (……) Garzo partigiano traditore, ex camicia nera rientrato nella guardia repubblicana per inimicizia coi 2 eroici capi: la denuncia era tale da comportar pronta esecuzione capitale, ma l’intervento d’un agente bene intenzionato, faceva sospender le condanne e vi sarebbe riuscito del tutto se il console Bussi vigliaccamente non avesse distratto le pezze a scarico, consegnando i 2 capi alla S.S. tedesca. Sappiamo dolorosamente che Brunati e la Maiffret vennero bestialmente seviziati: il 1° fu poi fucilato il … maggio a … la seconda deportata in Germania ove languì per 10 mesi: ora essa è salva, il che ha del miracoloso. Io fui nell’ottobre ’43 interessato dal dott. Ronga di S. Remo a formare in Bordighera il Comitato di liberazione e più tardi, per incarico del noto cap. Gino [Luigi Punzi], iniziai i collegamenti col defunto gen. Pognisi, con il rev. Don Pellorese ed il dott. Marchesi [Salvatore Marchesi, Salibra, partecipe, come il citato dott. Ronga, del primo gruppo patriottico di Sanremo, connotato anche con i nomi di battaglia “Turi” e “Salvamar”, chimico, in seguito ispettore circondariale del CLN di Sanremo (IM) per la zona Bordighera  Ventimiglia, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista, a sua volta impegnato nella Resistenza a livello nazionale], ma per la morte del 1° e la non continua permanenza del 2° l’organizzazione restò imperfetta. Più tardi il dott. Marchesi, raccolte le fila di vari gruppi mi sollecitò nuovamente a costituire un nuovo comitato, ma la presenza in casa mia dei 2 ufficiali inglesi pur consentendomi i collegamenti con ufficiali del S.I.M. e di partigiani, non mi permetteva d’assumere posizioni ufficiali: avevo promesso a Brunati ed alla Maiffret di portare in salvo ad ogni costo i 2 alleati. Il cap. Gino ufficiale di collegamento cogli alleati e più volte sbarcato ad Arziglia aveva prescelto la mia casa per l’installazione radio trasmittente onde riferire oltre frontiera; 2 giorni prima del suo ritorno con gli apparecchi veniva ucciso da un colpo di scure vibratogli a tradimento da un marinaio rinnegato. Nel gennaio 1945 la Signora Marchesi, moglie del capo comunista Concetto Marchesi, e la figlia sposata Mendelssohn con un ebreo americano, venivano ricoverate in casa mia coll’aiuto del dott. Marchesi, fratello di Concetto; esse sottostavano alla taglia di 1 milione, già applicata a Concetto Marchesi; fuggito questo in Svizzera le sue familiari rilevarono il funesto privilegio. Esse restarono in casa mia 25 giorni mentre ivi albergavano pure i 2 ufficiali inglesi; la prudenza e infinite cautele oltre al volere degli ospiti stranieri ci obbligarono ad occultare la presenza di questi alle signore Marchesi: e ci riuscimmo. Il 24 gennaio il dott. Marchesi precipitatosi in casa mia comunicò che i tedeschi dovevan partire entro 2 giorni, prelevando tutti i designati ostaggi di cui io risultai capolista. Si impose una fuga generale; Marchesi collocò altrove cognata e nipote, noi ci rifugiammo nella villa di Kurt Hermann… nazista, naturalmente a sua insaputa: i 2 ufficiali inglesi, guidati da mio figlio pei monti, di notte, raggiunsero rifugi ignoti, mentre mio figlio scendeva la costa in attesa degli avvenimenti. La notizia dataci risultò imprecisa, chè la fuga tedesca tardò ancora 3 mesi. Ma i 2 inglesi dopo romanzesche avventure in montagna e sulla costa di Vallecrosia raggiunsero la Francia e si misero finalmente al sicuro. Giuseppe Porcheddu, manoscritto (documento Isrecim) edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019

brunati.renato1pgs
Renato Brunati

Alipio Amalberti, figura storica dell’antifascismo del Ponente ligure, già nei primi giorni seguenti l’8 settembre mette in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stanno formando in montagna insieme a Renato Brunati e Lina Meiffret. Preso come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, viene fucilato a Badalucco, come ritorsione ad un’azione del distaccamento di “Artù”, Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio, il 6 giugno 1944.
Giorgio Caudano [ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall’Autore, 2016  ]

La spiaggia tra Bordighera e Vallecrosia

Le prime voci di antifascismo a Vallecrosia si ebbero nel 1940/41 da parte di Achille [Achille Lamberti, “Andrea”], di Francesco “Cè” Garini, di “Girò” [n.d.r.: o “Gireu”, Pietro Gerolamo Marcenaro], di Aldo Lotti e di altri.
Un antifascismo molto riservato, anche perché le ritorsioni erano molto dure, come nel caso di Alipio Amalberti, zio materno di Girò, che per aver gridato in un bar di Vallecrosia “Viva la Francia” venne dapprima schedato e successivamente costantemente perseguitato, fino a essere fucilato per ritorsione dopo essere stato preso come ostaggio.
Renato Plancia Dorgia  in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2017

Una vista da Bordighera su Vallecrosia e Costa Azzurra

… il generale Cesare Rossi, che in Bordighera aveva allora la sua residenza. Mario Zino e il Caldani, in seguito ad una lettera del 2 gennaio 1944, inviata da Ferruccio Parri… erano venuti appositamente da Genova a Bordighera, dietro indicazione del generale Panizzi, anch’egli aderente alla Resistenza… Il generale Rossi aderì alle proposte… ma si trasferì nella sua casa di Genova… entrerà poi a fare parte del Comando militare del CLN regionale… infine arrestato dai nazifascisti il 4 gennaio 1945… e morrà il 24 aprile 1945, mentre incatenato con altri… è dai tedeschi fuggiaschi trasportato verso l’interno della pianura padana.  
Giovanni StratoStoria della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) – Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia

Una vista su Vallecrosia e Bordighera

Imperia
Il 1° corrente, in Bordighera e San Remo, vennero rinvenuti manifestini stampati a ciclostile e firmati “Comitato sindacale segreto provinciale e gruppi di difesa della donna per l’assistenza ai combattenti della libertà”, invitanti le masse lavoratrici allo sciopero generale.
Il 1° corrente, in Vallecrosia, furono rinvenuti affissi ai muri manifestini incitanti gli operai allo sciopero.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 10 marzo 1944, p. 6, Fondazione Luigi Micheletti

Nei primi mesi della lotta di liberazione si era anche formato un gruppo partigiano "Giustizia e Libertà", ossia del Partito d'Azione: era comandato dal capitano Umberto (Candido Bertassi) e in un certo momento giunse ad avere anche 200 uomini.
Operava fra Bordighera e Sanremo, sulla fascia collinare e montana in prossimità della costa. In seguito, verso la fine dell'ottobre '44 e i primi di novembre, fu per qualche tempo alle dipendenze del CLN circondariale sanremese.
"Si sciolse dopo il rastrellamento di San Romolo" (14 novembre 1944); ed i sui uomini "in parte passarono alle formazioni garibaldine, in parte si misero a disposizione del CLN di Sanremo, in parte si sbandarono". <49
49 Note ricavate da "L'epopea dell'esercito scalzo, Mascia, pag. 204. Sentite pure varie persone.
Giovanni  Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Anche Ventimiglia ha i suoi dolorosi ricordi: Alessandro Rubini, capostazione: carceri d’Oneglia, di Marassi, campo di Fossoli, di Bolzano e poi di Mauthausen; infine la morte il 17 dicembre 1944.
Il manovale Giuseppe Palmero, invece, non ebbe tempo per i trasferimenti ed a Fossoli morì.
A Bordighera il capitano Silvio Tomasi ed il tenente Giovanni Garibaldi toccarono Fossoli, anch’essi provenienti da Marassi. Anche per questi due patrioti il maledetto campo non rappresentò che una sosta prima di Mauthausen ed il sacrificio supremo.
Ettore Renacci, Tommaso Frontero e Angelo Schiva facevano parte di un gruppo comunista formatosi già all’inizio del 1943 in Bordighera. Nel dicembre dello stesso anno, tale gruppo assunse la denominazione di «Comitato Comunista di Settore» e si unì ad elementi di altre correnti e partiti antifascisti. In seguito all’attività comune fu creato il CLN di Bordighera per la lotta resistenziale, ma la rete clandestina venne scoperta e sgominata. Frontero e Renacci furono arrestati nelle rispettive abitazioni verso le 8 del 23 maggio 1944. Subirono maltrattamenti e furono condotti a Imperia: se ne decise la fucilazione per il 25 maggio. Ma la Gestapo li considerava elementi troppo preziosi e cercò di indurli a rivelare notizie utili sull’organizzazione antifascista. Frontero e Renacci raggiunsero quindi le carceri di Marassi e, nel giugno, fecero parte di un gruppo di 59 prigionieri trasferiti da Genova a Fossoli per mezzo di camion. A Fossoli il Renacci venne fucilato ed il Frontero inviato nei Lager in Germania. Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

È noto, altresì, che, sotto la stessa data [22 gennaio 1945] l’Ufficio di Polizia di Ospedaletti si trasferiva a Bordighera. Il provvedimento è stato preso in dipendenza dell’importanza assunta da quel Comune per effetto dell’aumento della popolazione dovuto al continuo affluire di sfollati dalle località viciniori e comune di Ventimiglia.
Sergiacomi, Questore di Imperia, Al capo della Polizia – Sede di campagna (visto di arrivo del Ministero dell’Interno della RSI in data 7 marzo 1945), Relazione mensile sulla situazione politica, militare ed economica della Provincia di Imperia, 1 febbraio 1945. Documento “MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4” dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma

Salvatore Marchesi, dottore in chimica e ammogliato, già combattente nella prima guerra mondiale, fu alla direzione degli sbarchi clandestini nella zona di Bordighera durante la Resistenza, fratello di Concetto Marchesi, il professore grande umanista e latinista, rettore dell’Università di Padova, il quale invitò i giovani studenti, durante l’apertura dell’anno di studio 1943 – 1944, a salire in montagna per combattere per la libertà.
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, da Isrec, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora)

11 febbraio 1945 – COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE SANREMO S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] prot. n° 276 –  Oggetto: informazioni sui risultati dei bombardamenti alleati. Alla Sezione S.I.M. della V^ Brigata Z.O. –  p.c. Ispettorato Militare I^ Zona Z.O. e Delegazione di zona militare Imperia  –  Vi preghiamo di comunicare al cap. Roberto [capitano Robert Bentley del SOE britannico, ufficiale di collegamento degli alleati presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] i risultati degli ultimi bombardamenti aereo-navali alleati nella zona di nostra competenza: … BORDIGHERA: martedì 6 febbraio = bombardamento aereo: le bombe sono cadute nei pressi del municipio uccidendo tre persone. Nessun obiettivo militare colpito. mercoledì 7 febbraio = bombardamento aereo = le bombe sono cadute a circa 8 metri dall’ospedale = 1 persona uccisa = obiettivo militare più vicino: radio goniometro a circa 400 metri di distanza. Con riserva di ulteriori comunicazioni. Fraterni saluti.  C.LN. = SANREMO il responsabile del SIM (Mimosa) [Emilio Mascia]

Documento, in data 10 febbraio 1945, del capo di Stato Maggiore del 1° Gruppo di Battaglioni del Raggruppamento Alpino Sud della I^ Armata Francese, da cui si estrapola la seguente frase: “Il 7 l’aviazione ha bombardato Bordighera”.

17 marzo 1945 – Dalla Sezione SIM della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni“, prot. n° 344, al Comando Operativo [comandante Nino “CurtoSiccardi] della I^ Zona Liguria ed al comando della II^ Divisione “Felice Cascione” [comandante Giuseppe Vittorio ‘Vittò/IvanoGuglielmo] – Riferiva che “… A Bordighera continua il bombardamento della città“.

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo I – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 – 1999

… Il Comune di Bordighera ebbe complessivamente 25 caduti partigiani… Moscone [Basilio Mosconi, comandante del II° Battaglione “Marco Dino Rossi” della V^ Brigata  “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] con il suo reparto occupa Bordighera il 25 aprile 1945. La situazione non era brillante. I francesi (per lo più con truppe senegalesi), che erano avanzati con gli inglesi dai fortini di confine, pretendevano di occupare la zona occidentale della Riviera dei Fiori sino a Sanremo e minacciavano rappresaglie. Dovettero intervenire le autorità del C.L.N. [circondariale di Sanremo (IM)] e americane per definire dei confini provvisori… don Ermando MichelettoOp. cit.

bordighera.250445-v2

[  Altri partigiani e patrioti di Bordighera (IM), caduti  su vari fronti: BERSIA TERESIO, NATO IL 29/11/1921 A BORDIGHERA, DECEDUTO IL 15/1/1945, sepolto nel CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE DI MONACO DI BAVIERA, come da ricerca di ROBERTO ZAMBONI su Dimenticati di Stato – BIANCHERI MULLER GIULIO – CATELANI FLAMINIO – COSTAMAGNA FRANCESCO – FOCA FRANCESCO –  MANASSERO CARMEN – MANASSERO GIOCONDA – MIRAGLIO FELICE – MIRANDA ABDON – MORETTA GIUSEPPE – OLIVA GIOVANNI – OLIVIERI CARLO – OLIVO GIOVANNI – PALLANCA LUIGI – POGGI ENRICO – RAINERI GIACOMO – RAMELLA ENRICO – SCARPARI RICCARDO – VERRANDO VINCENZO – ZAMBONI EMILIO  ]

 

Tra quei giovani credo ci fosse anche Italo Calvino

15_lug19 (463)
Uno scorcio di case Cristai-Peverei, in Negi, Frazione di Perinaldo (IM)

Trascorso il plenilunio, la notte del 14 [dicembre 1944] partiva con un’altra barca anche il partigiano dott. Kahneman (Nuccia) con la pianta di tutte le postazioni tedesche del primo schieramento costiero e le coordinate delle principali fortificazioni, ricevute a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] da un incaricato della Divisione Felice Cascione. Su interessamento del comando della I^ Brigata Silvano Belgrano [ n.d.r.: che faceva ancora parte della II^ Divisione “Felice Cascione”, ma asarebbe passata dopo pochi giorni a far parte della neo costituita Divisione “Silvio Bonfante” ], rientravano dal Piemonte nella prima decade di novembre e, con l’aiuto di Corsaro [Giulio Pedretti], dopo qualche giorno seguivano Nuccia verso la Francia anche due soldati R.T. americani, fuggiti ai tedeschi in Alta Italia, con il compito di sollecitare presso il Comando alleato l’invio di apparecchi radio ricetrasmittenti. Il tenente Antonio Capacchioni del gruppo Kanhemann veniva incaricato di preparare, in collaborazione con la S.A.P. di Vallecrosia, l’arrivo presso la Divisione Felice Cascione del capo della Missione alleata, il capitano inglese Robert Bentley. L’insieme degli uomini addetti al raggruppamento sbarchi e imbarchi, forniti quasi tutti dalla S.A.P. di Vallecrosia, comandati dal garibaldino Renzo Rossi di Bordighera e dal commissario Gerolamo Marcenaro di Vallecrosia, tra gli altri comprendeva i garibaldini Achille Andrea Lamberti [comandante del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia], Vittorio Lotti [in effetti Aldo Levis Lotti, commissario del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia], Renato Plancia Dorgia, Ezio Amalberti, Vincenzo Biamonti, Irene Anselmi, Eraldo [Mura] Fullone… Salvatore Marchesi [Turi Salibra Salvamar], Angelo Mariani [Athos], Luciano Mannini (Rosina), Renzo Biancheri [dai compagni di lotta ricordato sempre nelle testimonianze da loro rese come Rensu u Longu, mentre il nome di battaglia era Gianni], fino a raggiungere una forza di una ventina di uomini che funzionavano a pieno ritmo.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005

Le prime voci di antifascismo a Vallecrosia si ebbero nel 1940/41 da parte di Achille [Achille Lamberti, “Andrea”], di Francesco “Cè” Garini, di “Girò” [n.d.r.: o “Gireu”, Pietro Gerolamo Marcenaro], di Aldo Lotti e di altri.
Un antifascismo molto riservato, anche perché le ritorsioni erano molto dure, come nel caso di Alipio Amalberti, zio materno di Girò, che per aver gridato in un bar di Vallecrosia “Viva la Francia” venne dapprima schedato e successivamente costantemente perseguitato, fino a essere fucilato per ritorsione dopo essere stato preso come ostaggio.
Renato Plancia Dorgia  in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2017
 
[  n.d.r.: Sergio Sergio Marcenaro, all’epoca quattordicenne staffetta partigiana, nonché fratello del già citato Girò, precisa che lo zio materno Alipio per quella frase, riportata qui sopra da Dorgia, era stato condannato a cinque anni di confino. Ne fece poco più di tre, perché avendo dato prova pratica nel luogo di isolamento di essere un valido agricoltore del ponente ligure, il graduato fascista, che gli aveva già concesso la possibilità di lavorare, aveva altresì intercesso a quel punto per una riduzione della sua pena. Ma il suo nome era rimasto segnato e, a seguito di varie traversie, schematicamente indicate qui di seguito, venne trucidato a Badalucco (IM) il 5 giugno 1944  ]
[ n.d.r.: Pietro Gerolamo Marcenaro risultava latitante già nel verbale della Questura (fascista) di Imperia del 15 giugno 1944, riferito alle indagini ed agli arresti effettuati verso la fine di maggio nella zona di Ventimiglia e di Bordighera a danno del costituendo CLN di Ventimiglia, del già esistente CLN di Bordighera, del gruppo antifascista “Giovane Italia” e di altri patrioti collegati, un documento edito in don Nino Allaria Olivieri, Ventimiglia partigiana… in città, sui monti, nei lager 1943-1945, a cura del Comune di Ventimiglia, Tipolitografia Stalla, Albenga, 1999, pp. 9, 24 ]
[ n.d.r.:  Alipio Amalberti, nato a Soldano l’11 febbraio 1901, già nelle giornate che seguirono l’8 settembre metteva in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stavano formando in montagna a Baiardo (IM) insieme a Renato Brunati di Bordighera, fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino e Lina Meiffret, proprietaria di una villa poco fuori Baiardo, punto di riferimento e talora rifugio di quella piccola banda, che, catturata insieme al fidanzato Brunati, venne deportata in un campo di concentramento in Germania, da cui tornò fortemente provata, ma salva. Arrestato il 24 maggio 1944 a Vallecrosia e tenuto come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, Alipio Amalberti venne fucilato a Badalucco il 5 giugno 1944 come ritorsione ad un’azione del distaccamento di “Artù”,  Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio ]

Sono nato nel 1925 e nel 1943 ero uno studente, che frequentava con profitto il liceo classico di Sanremo, sempre promosso e anche un po’ imbevuto di fanatismo fascista, specialmente dopo la guerra di Spagna. A causa della propaganda di allora parteggiavo per i franchisti.

Ero renitente alla leva, ma non c’era ancora una resistenza organizzata. Per evitare di farmi catturare, mio padre mi nascose da parenti di mia madre a Isola del Cantone, in provincia di Genova. Venni dichiarato disertore e fui condannato a morte con sentenza del tribunale di Sanremo in data 28 febbraio 1944. Per i disertori la pena comminata dalla Repubblica Sociale di Salò era, infatti, la fucilazione immediata.
La mia permanenza a Isola del Cantone era dunque pericolosa per me e per i miei parenti.
Approfittando del bando che sospendeva la fucilazione per i disertori che si fossero presentati spontaneamente all’arruolamento, mio padre mi venne a prendere e col treno ritornai con lui fino ad Arma di Taggia [Taggia (IM)], poi da Arma a Vallecrosia in bicicletta, fortunatamente senza essere mai fermati. Nel frattempo Girò, Achille Lamberti ed altri avevano organizzato un principio di Resistenza.
Attraverso mio padre, presi contatto con loro e assieme ci demmo alla macchia.
Achille Lamberti, Cè Garini, Girò Marcenaro, Aldo Lotti, Nello Moro e io partimmo per il punto di raduno a Langan.
Poco pratici, percorremmo il tragitto più lungo e impervio dove Girò dimostrò tutta la sua volontà: per una malformazione camminava con difficoltà e meno agevolmente di noi, ma non si arrese.
In località San Martino di Soldano (IM) ci unimmo ad un gruppo di studenti di Sanremo che il C.L.N. aveva indirizzato verso noi per raggiungere Langan [Località di Castelvittorio (IM)]. Tra quei giovani credo ci fosse anche Italo Calvino [ n.d.r.: di lì a breve tra i redattori del giornale “Il Garibaldino”, stampato a Realdo, Frazione di Triora (IM), di cui furono creatori ed animatori Fragola Doria ([Armando Izzo) e Silla, Ferdinando Peitavino, di Isolabona (IM), quest’ultimo in seguito, da fine gennaio 1945, vice commissario politico della II^ Divisione “Felice Cascione”]. Non ne sono sicuro, ma dalle fotografie dello scrittore viste nel dopoguerra sono certo di aver riconosciuto un compagno con i quali trascorsi a Carmo Langan [località di Castelvittorio (IM)] i miei primi giorni da partigiano.
Quando giungemmo sopra Castelvittorio (IM), ci venne incontro un partigiano, un militare unitosi alla resistenza dopo l’8 settembre 1943, tale Iezzoni “Argo” [n.d.r.: Altorino Iezzoni, nato ad Atri (TE), il 26/04/1914, già caporale del Regio Esercito, commissario di Distaccamento della neoformata (il 20 giugno) IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”], che ci accompagnò fino a Langan, dove c’era il “quartier generale” e dove si concentravano tutti i neo-partigiani.
Salutandoci, il partigiano Iezzoni ci disse che l’indomani probabilmente sarebbero sbarcati gli alleati.  Sarebbe stato, invece, il giorno della da noi famosa “notte dei bengala” del 21 giugno del 1944, quando tutti credevano e speravano nello sbarco degli alleati e invece ci fu solo un grande bombardamento. Otto giorni dopo [il 27 giugno 1944] “Argo” moriva in un’operazione a Baiardo (IM).
Fu il primo schiaffo che ricevetti dalla realtà della mia guerra di partigiano.
Fummo segnati su un grosso registro e arruolati al comando di Vittò [anche Vitò e Ivano, nomi di battaglia di Vittorio Giuseppe Guglielmo, dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata d’assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”, dal 19 dicembre 1944  comandante della II^ Divisione “Felice Cascione”].
Girò mi attribuì il “nome di battaglia” di “Riccardo”, da Riccardo Cuor di Leone. In realtà non mi sono mai sentito tale.
Restammo a Langan un paio di giorni e depositammo le armi che ci eravamo procurati a Vallecrosia, tanto avevamo possibilità di averne altre, recuperandole tra quelle nelle caserme abbandonate o gettate dai soldati dell’armata italiana in rotta dal fronte francese dopo l’8 settembre.  […] Le merci sbarcate venivano nascoste e successivamente trasportate a Negi e consegnate ai garibaldini di “Curto” e Gino Napolitano. Sovente ero incaricato del trasporto a Negi. Tra gli altri carichi ricordo una macchina da scrivere. Era pesante, pesava quanto un mortaio; ricordo che, nella fatica, dovetti sforzarmi non poco per convincermi che per vincere la guerra fosse necessaria anche una macchina da scrivere e superare la tentazione di buttarla in una scarpata.
Chi dirigeva tutte le operazioni era Renzo Rossi “Rensu u Curtu” per distinguerlo da Renzo Biancheri “U Longu”. Il comando alleato aveva deciso già nel settembre ’44 di inviare presso le formazioni partigiane ufficiali-istruttori e di collegamento. […] Con lo sbarco [6 gennaio 1945] del capitano Bentley [n.d.r.: ufficiale del SOE britannico, incaricato del Comando Alleato presso il comando partigiano della I^ Zona Liguria] si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte Giulio Corsaro Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. […] L’organizzazione dell’Operazione Sbarchi non fu cosa semplice. Bisognò innanzitutto trovare natanti idonei a raggiungere la costa francese per le necessità di trasporto dall’Italia alla Francia; in senso inverso provvedevano gli alleati con potenti motoscafi pilotati da Pedretti […]

Renato Plancia Dorgia  in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. Cit.

gicd1
Una vista su Camporosso (Mare), Vallecrosia e Bordighera

4 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale rappresentante dell’Alto Comando Alleato al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”] – Veniva conferito incarico al commissario in indirizzo di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni alle ore 23.15 del giorno 4 stesso per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12  dovevano iniziare alle ore 24.  L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti.  Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco.

7 aprile 1945Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“] – Venivano chiesti, dietro protesta del capitano Roberta [Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento], chiarimenti circa la distribuzione di armi arrivate in tre differenti sbarchi, circostanze sulle quali non erano state fatte le dovute relazioni.

9 aprile 1945 – Dal comando della V^ Brigata  al Comando della I^ Zona Operativa Liguria – Riferiva che “… sono giunti 2 garibaldini dalla Francia che hanno colà seguito un periodo di istruzione e che hanno preannunciato un prossimo arrivo di materiale bellico...”

da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio / 30 Aprile 1945), Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998/1999
La base alleata in Francia era a Saint Jean Cap Ferrat, nella baia di Villafranca, nella villa Le Petit Rocher.
Da Vallecrosia si partiva, naturalmente di notte, e si raggiungeva il porto di Montecarlo, facilmente individuabile perché l’unico illuminato.
All’ingresso del porto una vedetta intimava l’alt e accompagnava il natante all’approdo sotto stretta sorveglianza.
Qui l’equipaggio forniva alle sentinelle alleate del porto di Monaco solo un numero di telefono o di codice e il nome dell’ufficiale dell’Intelligence Service. […] Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata.
Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit Rocher. Ci diede qualche istruzione, tra le quali ricordo che, alla mia richiesta di una qualche sorta di documento, ci disse che a eventuali controlli dovevamo solo rispondere che eravamo maltesi e di riferire il suo nome, capitano Lamb con il numero di riconoscimento.
Mettendo mano al portafoglio, Lamb cominciò a distribuire una banconota da 500 franchi. La sua intenzione era di consegnarne una per ognuno di noi, ma Renzo Rossi, intascata la prima banconota ringraziò dicendo che 500 franchi bastavano per tutti.
Il capitano, sorpreso, ci fissò negli occhi uno per uno e domandò:
“Ma voi siete proprio Italiani?”.
Scoppiò poi a ridere, ma, per un attimo, vidi nel suo sguardo il sospetto che fossimo sabotatori. […] Nei giorni successivi ci portarono nei pressi dell’aeroporto di Nizza.
In un capannone erano accatastate una quantità notevole di mitragliatrici italiane Breda nuove e imballate. Evidentemente preda di guerra dell’avanzata alleata su Nizza nell’agosto del 1944.
Ma perché non le avevano fornite a noi già l’anno prima?
Prelevammo armi, viveri, vestiario e materiale sanitario.
Al Petit Rocher predisponemmo tutto sulla banchina per stivare il carico sul motoscafo che ci avrebbe riportato a Vallecrosia.
Dovemmo imbarcare anche due agenti di Ventimiglia (Paolo Loi e un altro che non ricordo, che avevano seguito un corso di sabotatori imparando a maneggiare l’esplosivo al plastico).
Per far posto ai due sabotatori, lasciammo a terra i viveri e il vestiario imbarcando solo le armi e i medicinali, contro la volontà degli ufficiali inglesi.
Ricevemmo la direttiva di annullare lo sbarco se non avessimo avvistato da terra il segnale di riconoscimento.
Arrivati al largo di Vallecrosia, nessun segnale, ma Girò mise ugualmente in acqua i due canotti e disse che, per maggior sicurezza, saremmo approdati nel tratto di spiaggia davanti alla sua abitazione.
Era meno sorvegliato dai fascisti perché … minato.
Come “maggior sicurezza” non era male!
Ma Girò conosceva il posizionamento delle mine. Il canotto con i due sabotatori approdò sulla spiaggia più verso Bordighera, forse non si fidavano a seguirei o volevano mantenersi una probabilità di fuga in caso fossimo stati accolti dai nazifascisti.
Solo più tardi ci vennero incontro camminando sulla battigia per paura delle mine. Per un attimo tememmo si trattasse di una pattuglia nemica.
Con estrema cautela Girò ci guidò nel sentiero minato fino a casa sua.
Portammo le armi a Negi come le altre volte, rifornendo le brigate Garibaldine.

Renato Plancia Dorgia  in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

 

Un amico dei partigiani di Bordighera, non ricordo chi fosse, mise a disposizione gratuitamente due bare, una per mio fratello [Alberto Nino Guglielmi, del Gruppo Sbarchi] e l’altra per Alipio Amalberti, trucidato a Badalucco. Insieme a Ezio Amalberti, andammo [fine aprile-inizio maggio 1945] a Baiardo passando da Apricale. […] L’indomani mattina ritornò Ezio con la bara di Alipio. Ritornammo a Vallecrosia scendendo da Ceriana con quel triste carico. Al nostro passaggio la gente si segnava commossa. Il ponte danneggiato lungo la strada era stato reso parzialmente agibile con assi di fortuna. Alcuni uomini impietositi si levarono il cappello e ci aiutarono nel difficile passaggio del ponte. Arrivammo a Vallecrosia in serata ma ci aspettavano in tanti. Venne improvvisata una camera ardente nella sede del PCI. […] L’indomani i feretri furono portati in chiesa per la cerimonia religiosa (per evitare ulteriori problemi mio padre, prima di entrare, tolse le bandiere rosse che coprivano le bare) e quindi seppelliti nel cimitero di Vallecrosia alla presenza di tutti i partigiani e di tanta, tanta gente. […] testimonianza di Emilia Guglielmi in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: