Documento della No. 1 Special Force britannica relativo alla missione Bentley
Nell’estate del 1944 tra il CNL Liguria e il comando alleato, venne concordato di inviare un ufficiale di collegamento inglese presso i partigiani dell’estremo ponente ligure. Con le disposizioni operative del comandante Holdsworth del 6 dicembre 1944, venne incaricato della missione il capitano Bentley con il radiotelegrafista caporale Millington, ai quali furono assegnate 500.000 lire di allora, per il compimento della missione e per aiutare i Partigiani. Dapprima tentarono di passare le linee ed entrare in Liguria attraverso i passi alpini, ma il maltempo e l’accresciuta sorveglianza tedesca ne impedirono il risultato. Visto l’esito positivo di alcuni passaggi effettuati via mare, fu deciso di tentare la medesima strada. La missione fu rinominata “Chimpanzee”, composta oltre che dal cap. Bentley, dal radiotelegrafista caporale MacDougal e dal ten. Domenico Donesi; dopo un ulteriore rinvio per la preparazione e l’addestramento, sbarcò sulla spiaggia di Vallecrosia il 6 gennaio 1945. Il ten. Donesi aveva fatto parte della missione Kahneman salpata sempre da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944, dopo tre giorni di attesa per un via libera dato dal comandante del distaccamento di bersaglieri di guardia sul litorale, sergente Bertelli, che avvisò per tempo che in quel giorno il suo reparto sarebbe stato impegnato a Ceriana (IM) con commilitoni tedeschi. Dei risultati della missione, il comando del 20° distaccamento del N°1 Special Force teneva costantemente informato il comando del servizio informazioni americano (cap. Geoffrey “Jeff” M. T. Jones) anche esso operante a Nizza. La missione del cap. Bentley è citata nel dettagliato rapporto del 26 maggio ‘45 redatto dal col. McMullen sui risultati delle missioni degli ufficiali di collegamento britannici inviati presso i Partigiani. Giuseppe Mac Fiorucci, Bentley, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Comune di Vallecrosia (IM), Provincia di Imperia, Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Uno stato recente della spiaggia di Camporosso Mare all’altezza della casa di Alberto Nino Guglielmi e della sua famiglia
Credo a settembre del 1944, “Nino” una notte portò a casa, a Vallecrosia Alta, una radio e la nascose nell’armadio a muro nell’ultima stanza. Qualche tempo dopo arrivò all’imbrunire, furtivamente come suo solito, si recò nella stanza della radio e mi chiese di andare dalla vicina di casa, Marinetta, chiudendomi dietro tutte le porte e di portare con me le chiavi. Obbedii. Presi mio fratellino piccolo Bruno e chiesi ospitalità al vicino dicendo che in casa eravamo soli; cosa che capitava sovente. Cenai con loro, al termine rientrai a casa nostra e trovai “Nino” che di fretta preparava alcuni indumenti in una sacca. Si apprestava a sparire un’altra volta. Mi accusò di non aver chiuso bene le porte. Non era vero, ero certa di aver chiuso bene tutte le 4 porte, ma “Nino” mi disse che XY, un nostro parente era entrato in casa e l’aveva sorpreso mentre usava la radio. Il giorno dopo papà nascose in un altro nascondiglio la radio. Venne la polizia rovistarono dappertutto ma fu facile dire che non sapevamo niente della radio e che non sapevamo dove “Nino” fosse fuggito forse con la radio stessa. Aumentarono le nostre visite alla casa sulla costa. Accompagnavo mio padre con in braccio mio fratellino Bruno per rendere più facile il passaggio al posto di blocco all’altezza della caserma Bevilacqua. Sorpassavamo di lato la sbarra e i tedeschi e i fascisti di guardia ci salutavano dalla guardiola. A volte trascinavamo il carretto con sopra le ceste dei fiori. A Vallecrosia Alta coltivavamo un piccola piantagione di garofani. Spesse volte tra i garofani mio padre nascondeva casse che nottetempo erano sbarcate sulla costa. Compresi che quando era in previsione uno sbarco pernottavamo al mare a dispetto dei cannoneggiamenti da Monte Agel, e al mattino ritornavamo ripetendo la manfrina delle ceste dei garofani invenduti al mercato. Da quei giorni nella cantina della casa al mare furono custodite anche strane casse. Sono certa che sbarcarono o si imbarcarono anche altri soldati alleati. In particolare ricordo che prima di Natale del 1944 una notte riapparve “Nino” accompagnato da un uomo alto, biondo come uno svedese e due baffoni. Erano appena sbarcati dalla barca, perché i pantaloni erano bagnati, e avevano anche diverse casse che nascosero in cantina e che vennero recuperate nei giorni successivi dagli amici di “Nino”: Achille [Achille “Andrea” Lamberti], Lotti e altri. Ancora a notte partirono per Negi. La notte della Epifania riapparve mio fratello “Nino” con Mimmo [Domenico Dònesi] e un ufficiale inglese [il capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] bagnato fradicio. Era evidentemente appena sbarcato. Sistemarono delle casse in cantina poi si incamminarono di nuovo […]. Emilia Guglielmi, sorella di Alberto Nino Guglielmi, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Ripassai in Francia e studiai un piano per entrare in Italia via mare… i vostri uomini di Bordighera e Vallecrosia, Leo [n.d.r.: Stefano Carabalona, già comandante dell’8° Distaccamento della IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”, poi comandante di un Distaccamento della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”, infine comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato], Renzo Rossi, Rosina [Luciano Mannini], Caronte [n.d.r.: detto anche Corsaro, Giulio Pedretti], Renzo Biancheri hanno seguito la stessa via numerose volte. Ad ogni modo presi contatto con Leo, che era appunto appena sbarcato in Francia in quel tempo, e poi con Kahnemann (Nuccia), il quale era pure passato [partendo con il suo gruppo da una spiaggia di Vallecrosia la notte del 14 dicembre 1944] a Nizza e mi posi immediatamente al lavoro. Tonino [Antonio Capacchioni], Mimmo [Domenico Dònesi] e Nino [Alberto Guglielmi] mi furono di grande ausilio durante la fase preparatoria. Le difficoltà di una traversata erano grandissime… decidemmo di inviare Nino perché preparasse il terreno. capitano Robert Bentley in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia
Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Bentley [per diventare l’ufficiale di collegamento degli Alleati con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria], ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano e finalmente nella notte fra il 6 e il 7 gennaio 1945 a Vallecrosia (IM) sbarcò Robert Bentley con il radio-telegrafista Mac Dougall. Il Gruppo Sbarchi al completo si incaricò di accompagnare l’ufficiale inglese e il suo telegrafista ai Negi e consegnarlo ai garibaldini di Curto [n.d.r.: Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] e di Gino [n.d.r.: Luigi Napolitano di Sanremo (IM). In quel frangente ancora commissario politico del I° Battaglione “Mario Bini” della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”, circa venti giorni dopo vice comandante della V^ Brigata della II^ Divisione “Felice Cascione”]. Il tragitto fino ai Negi [n.d.r.: Frazione di Perinaldo (IM), vicina a Seborga (IM): alle spalle di Bordighera] non fu agevole; la radiotrasmittente era nascosta in un carretto con ceste di fiori condotto da Eraldo Fullone, Aldo Lotti e Achille (“Andrea” Lamberti), che precedeva Ampelio Elio Bregliano, il quale accompagnava i due inglesi. Vennero fermati da un tedesco. Achille passò senza problemi, e Aldo Lotti usò tutta la sua loquacità per distogliere le guardie e consentire a Bentley e Mac Dougall di passare. Superato l’ostacolo del tedesco, il capitano con il più smagliante dei sorrisi fece notare a Elio che, se fossero stati catturati, loro, sotto il pastrano borghese fornitogli dai partigiani, indossavano la regolare divisa inglese e quindi avrebbero potuto invocare il rispetto della Convenzione di Ginevra e essere considerati prigionieri di guerra, mentre lui sarebbe stato fucilato sul posto. Fuori paese, lungo il sentiero della collina che portava a Negi, uno dei due inglesi accese una sigaretta, inglese naturalmente. Elio sconsolato si fermò apostrofando gli inglesi in modo brusco ricordando che al momento dello sbarco per poco annegavano, che non contenti giravano con la divisa inglese, e da ultimo tanto per complicarsi ancor più la vita, fumavano tabacco Virginia, il cui profumo si sentiva da Perinaldo a Seborga. Se qualche tedesco fosse stato nei paraggi non avrebbe faticato ad individuarli. L’inglese spense la sigaretta e chiese scusa. Tutto andò nel migliore dei modi. Con lo sbarco del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” [Stefano] Carabalona, del quale faceva parte Giulio “Caronte” [anche “Corsaro”] Pedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Renato Plancia Dorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Una Vallecrosia (IM) d’anteguerra – Fonte: Fiorucci, Op. cit.
… urgente necessità di cautelarsi con le forze alleate della vicina Francia per una maggior collaborazione e soprattutto coordinamento… Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze… Renzo Stienca Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)>, 2007
Venne fissata la segnalazione da Radio Londra per la coordinazione dell’attacco: “la neve cade sui monti”, stabilito il luogo, Baiardo, il giorno 17 marzo [1945], e l’ora, le 7 del mattino. […] I nostri erano discretamente armati, grazie specialmente ai rifornimenti giunti nelle ultime settimane in montagna via mare. Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975
Trasbordammo sul motoscafo e sul canotto gli uomini e il materiale delle missioni “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]
e “Serpente”, composte da agenti addestrati al sabotaggio. Nelle operazioni di trasbordo alcuni caddero in mare e recuperarli nel buio non fu cosa facile, dovendosi osservare il silenzio assoluto. Attendemmo i segnali convenuti da riva. Anche quella volta nessun segnale. Gli ordini erano di annullare tutto, ma Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] accompagnò ugualmente a terra tutta la missione, mentre io tornai a bordo della vedetta, e nel buio pesto riuscì ad individuare il tratto di spiaggia dinanzi a casa sua. Le difese di quel tratto di costa erano così composte: un bunker alla foce del torrente Borghetto, uno nei pressi della foce del Verbone, un altro quasi alla foce del Nervia. RenzoGianniBiancheri, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
12 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 424, al “capitano Roberta” [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] – Comunicava che… quel giorno stesso il CLN di Bordighera aveva avvertito che “Leo” [Stefano Carabalona] e “Rosina” [Luciano Mannini], accompagnati da altri due partigiani [Renzo Biancheri e Renzo Rossi], erano, nella notte tra il 5 ed il 6 marzo [una notte prima, dunque, rispetto alla data indicata da altre fonti] partiti per la Francia; che “Leo” era sempre ferito; che il suo passaggio in Francia era stato affrettato…
14 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. n° 436, a “R.C.B.” [Robert Bentley] – Comunicava che … i garibaldini partiti tra il 5 ed il 6 marzo per la Francia non erano ancora rientrati.
4 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale rappresentante dell’Alto Comando Alleato al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“] – Veniva conferito incarico al commissario in indirizzo di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni alle ore 23.15 del giorno 4 stesso per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12 dovevano iniziare alle ore 24. L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti. Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco.
7 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini – Venivano chiesti, dietro protesta del capitano Robert Bentley, chiarimenti circa la distribuzione di armi arrivate in tre differenti sbarchi, circostanze sulle quali non erano state fatte le dovute relazioni.
11 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Comunicava che quella notte sarebbe sbarcato al “solito posto” di Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione], che “CapitanoRoberta” [capitano Bentley] chiedeva di essere accompagnato a raggiungere il comando della VI^ Divisione e che eventuale altro materiale ricevuto via mare doveva essere tenuto a disposzione del comando zona, che ne avrebbe curato in seguito la distribuzione.
13 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini – Si sollecitava maggiore attenzione nell’individuare per tempo e nell’avvertire di movimenti del nemico rispetto alla tematica sbarchi, in quanto il motoscafo di Renzo [Renzo Stienca Rossi], ricevuta una segnalazione sospetta dalla costa, era appena tornato indietro.
13 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, forse in zona Rattaconigli, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti]
14 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Veniva comunicato che Bartali, sbarcato il giorno 11, stava proseguendo verso la zona della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” per incontrare R.C.B.[capitano Bentley] e che il 20 avrebbe avuto luogo una riunione tra le formazioni garibaldine, R.C.B. e i CLN interessati.
17 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Venivano annunciati l’arrivo di Bartali con una radio trasmittente e di 2 istruttori di sabotaggio, dei quali 1 <l’agente Raina> doveva essere indirizzato verso la VI^ Divisione.
18 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione – Veniva criticato il fatto che non era ancora pervenuto l’elenco del materiale arrivato con gli sbarchi.
19 aprile 1945 – Dal dottor “Turi Salibra” * al commissario “Orsini” [Agostino Bramè] della V^ Brigata – Riferiva che i partigiani di Vallecrosia comunicavano che il capitano “Lemme” [forse, invece, il maggiore Lamb] aveva autorizzato “Renzo” [Renzo Rossi] a trattenere 12 sten per armare le SAP di Vallecrosia [Gruppo Sbarchi Vallecrosia] “che rischiano notte per notte la vita durante l’imbarco e lo sbarco dei nostri organizzati” e che al CLN di Sanremo erano stati consegnati tramite “Piero” 14 sten, 2 Breda oltre che varie munizioni e 2 pacchi di bombe a mano [arrivati con i predetti sbarchi].
22 aprile 1945 – Dal comando della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” al Comando della I^ Zona Operativa Liguria – Comunicazione attinente l’attività della SAP di Vallecrosia (IM) , nella quale si sosteneva che, riguardo ai 12 sten in dotazione alla S.A.P. di Vallecrosia (IM), risultava accertata l’autorizzazione del capitano “Lemme“, “responsabile inglese a Nizza degli imbarchi” [clandestini per e dall’Italia], di trattenere le armi per la sicurezza della cittadina; che anche una lettera di “Salibra” * confermava la decisione; che seguiva l’elenco del materiale ricevuto in tre sbarchi; che l’ultimo sbarco non era potuto avvenire per l’incidente accaduto all’imbarcazione; che risultavano pervenuti in totale 35 sten, 1 bren, 2 mitragliatrici Breda ed una cassetta di munizioni [ come ricorda la staffetta partigiana Sergio Sergio Marcenaro una cassetta di munizioni pesava in media 50 Kg. ] per sten .**
da documentiIsrecim inRocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo II – Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia – Anno Accademico 1998 – 1999
* [Salvatore Marchesi, attivo anche con i nomi di battaglia “Turi” e “Salvamar”, chimico, ispettore circondariale del CLN di Sanremo per la zona Bordighera–Ventimiglia, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista, a sua volta impegnato nella Resistenza a livello nazionale < un esempio: 7 aprile 1945 – Dal CLN di Sanremo a Turi Salibra ed al CLN di Bordighera – L’ufficiale addetto al Comando, Piero, sarebbe stato con il CLN di Bordighera al momento dello sbarco per la ripartizione delle armi provenienti dalla Francia. In base agli accordi le armi sarebbero state assegnate per un 25% alle SAP di Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera e per il restante alle SAP di Ospedaletti, Sanremo, Taggia e Riva-Santo Stefano [allora comune unico]… Rocco Fava, Op. cit. >]
**[Composizione, secondo quanto riportato in Mario Mascia, “L’epopea dell’esercito scalzo“, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975, del [IX°] Distaccamento S.A.P. di Vallecrosia (IM): Achille Andrea Lamberti, comandante, Aldo LevisLotti, commissario, Nino Toro Alampi, Ezio Amalberti, Renzo Biancheri, Antonio Tom Demonte, Renato Plancia Dorgia, Saverio Ficara, Eraldo Mura Fullone, Francesco Cé Garini, Mario Grossi, Secondino Maccario, Biagio Maiolino, Agostino Marcenaro, Domenico Marenco, Maria Martini, Gino Moro, Giobatta Ravera, Pietro Raimondo, Enrico Rondelli, Renzo Stienca Rossi, Ennio Sasso, Giacomo Sasso, Giuseppe Spagarino. Si trattava di un Distaccamento dipendente dalla V^ Brigata S.A.P. “Giacomo Matteotti” [comandante Fortunato Carretta, vice comandante Eugenio Carugati, commissario Vincenzo Riveta], con sede a Sanremo (IM), della Divisione S.A.P. “Giacinto Menotti Serrati”].
Aldo Lotti, Achille Lamberti, Pietro Gerolamo Marcenaro e Renzo Biancheri in Bordighera (IM), 30 aprile 1945 – Fonte: G. Fiorucci, Op. cit.
Alberto Nino Guglielmi
[ Per le azioni del Gruppo Sbarchi Vallecrosia (si veda a questo link) che si intrecciarono con quelle della richiamata S.A.P. erano attivi, tra gli altri, Pietro Gerolamo Girò Marcenaro, suo fratello Sergio Marcenaro, quattordicenne staffetta, Luciano Mannini (Rosina), Alberto Nino Guglielmi, i fratelli Bartolomeo (Lilò – Volpe) ed Ettore (Lilò – Lupo) Biancheri, Enzo Giribaldi, Francesco Cè Bussi, Renato Plancia Dorgia, Angelo Athos Mariani, Eraldo Mura Fullone. Azioni che si coordinarono al meglio, come ben sottolineato in una sua testimonianza da Paolo Pollastro Loi, con i componenti della Missione Corsaro. Due squadre dirette da Stefano Leo Carabalona [già comandante di un Distaccamento della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”: in tale veste si era particolarmente distinto nelle battaglie di Rocchetta Nervina (IM) e di Pigna (IM); comandante poi, per l’appunto, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] sino all’agguato nemico in cui rimase gravemente ferito in Vallecrosia, l’8 febbraio 1945: gli subentrò Renzo Stienca Rossi. Molti dei patrioti presenti nei due raggruppamenti erano già stati combattenti in montagna ]
[…] uno scritto che dietro mia richiesta è stato gentilmente preparato dal dottor Ilo Martini, ex ufficiale dell’esercito, nominato Comandante della Divisione SAP “G.M. Serrati”. Lo scritto ciclostilato è intitolato Appunti, memorie e ricordi del Comandante Ilo Martini (Rolando) e porta la data dell’ottobre 1969: “[…] In primavera [del 1944] mi recai verso Arma di Taggia ove, tramite il CLN provinciale e quello locale, era stato fissato un incontro con il comandante ed il commissario di quel gruppo di azione partigiana […] Era importante prendere accordi sul piano operativo, coordinando le azioni con il CLN locale, il CLN provinciale, il Comando di zona delle formazioni partigiane e il nostro Comando Divisione “G.M. Serrati” […] Insistetti sulla necessità dei collegamenti zonali e settoriali, oltreché centrali, e diedi le istruzioni per prendere contatto con le formazioni di Sanremo, Bordighera, Ventimiglia, Riva e San Lorenzo, sino ad Imperia. Diedi incarico di organizzare un incontro con il Comando delle formazioni SAP di Sanremo e con quello di Bordighera e di Ventimiglia-confine. Fu anche ipotizzato un incontro con le forze operanti sulla costa francese di Mentone e Villafranca sino a Nizza […]” Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992
… di Sanremo… Caramia Francesco (Franco) che dal primo C.L.N. Sanremese e per esso più precisamente da Salvatore Marchesi e da Adolfo Siffredi ebbe incarico di arruolarsi nella milizia per esperire opera di informatore e di disgregatore e che lascerà tale incarico dopo circa tre mesi per entrare direttamente alle dipendenze del CLN circondariale, per il quale dall’ottobre 1944 in poi presterà servizio di staffetta per il collegamento con Bordighera... Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività…Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese(I^ zona Liguria) – Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
A quel proclama [quello del generale Alexander del 13 novembre 1944] rispose duramente Carlo Farini [Simon], … incitando i partigiani a serrare le fila e a combattere ancora più duramente contro i nazifascisti, rinfacciando altresì agli alleati la scarsissima consistenza degli aiuti inviati ai garibaldini, sporadicamente, e fino ad allora solo per mare con una minuscola imbarcazione che sbarcava nella zona tra Bordighera e Ventimiglia. Sandro Badellino, Mia memoria partigiana <Esperienze di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese (1944-1945)>, edizioni Amadeo, Imperia, 1998
Rosina (Luciano Mannini) racconta: Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“] di ufficiali americani ed inglesi [della Missione alleata Flap, che contribuì a gettare le basi della Missione Corsaro] giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. […] Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975
Fonte: Partigiani d’Italia
[…] della nostra denominata Corsaro. I componenti, tornati a Ventimiglia col materiale necessario, fra cui due ricetrasmittenti […] Accettando l’incarico di capo dell’Ufficio Operazioni della Missione in zona nemica, tramite Corsaro il comandante Stefano Carabalona (Leo) poteva inviare da Pigna (IM) al Comando alleato le informazioni necessarie sui dispositivi di difesa tedeschi, allestiti lungo la costa e nel retroterra, da distruggere con bombardamenti aerei… Carabalona, ancora nella zona di Pigna, da una loro lettera apprendeva che il generale americano Alexander aveva incaricato il capitano inglese Robert Bentley (Bob) di raggiungere, con il sergente radiotelegrafista John Mac Dougall (Mac) munito di ricetrasmittente, il comando della Divisione Garibaldi… Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016
Le relazioni si intensificarono con il dicembre 1944, quando il giorno 10, come riportato in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), vol. III, Da agosto a dicembre 1944, pp. 514-515, 1994, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1977, “il garibaldino Leo [nome di battaglia di Stefano Carabalona, già eroico comandante di Distaccamento della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” nelle battaglie partigiane per Rocchetta Nervina (IM) e per Pigna (IM), responsabile <si veda Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975> della Missione Militare presso il Comando Alleato, con vice comandante Lolli (Giuseppe Longo)]*, Boia [Tullio Anfosso, comandante di Distaccamento della V^ Brigata], Corsaro [o Caronte, Giulio Pedretti, della V^ Brigata], i compagni Giulio Colombo Licasale [della V^ Brigata], Luigi Sirena Gastaudo [capo di una squadra della V^ Brigata], Katiuscia [Giovanni Leuzzi, anche Catuscia, commissario di un Distaccamento della V^ Brigata], Luciano Mannini (Rosina) [della V^ Brigata] ed altri per mezzo di una barca salparono clandestinamente da una località costiera di Vallecrosia (IM) e raggiunsero Villafranca [Villefranche-sur-Mer, dipartimento delle Alpes-Maritimes, regione francese Provence-Alpes-Côte d’Azur] all’alba incolumi e si insediarono nella base di Ville Petit Rocher“. Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio / 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia (Anno Accademico 1998/1999)
Il quadro sopra descritto ricevette definitivo suggello con il successo della Missione Kahnemann (dal nome del responsabile, dottor Eugenio Kahnemann, il cui appellativo di battaglia era Nuccia, come ad esempio racconta lo stesso capitano Robert Bentley, ufficiale di collegamento degli alleati con i partigiani, in alcune sue conversazioni con Mario Mascia, Op. cit., Missione Kahnemann partita anch’essa da Vallecrosia (IM), la notte del 14 dicembre 1944. Due gruppi italiani operavano, pertanto, clandestinamente via mare in interazione con la figura di Stefano Leo Carabalona. Quello di Ventimiglia (IM), guidato da Pedretti, che dava vita alla Missione Corsaro: Giulio Corsaro Pedretti divenne presto, tuttavia, sostanzialmente addetto alla guida di motoscafi alleati che facevano la spola con l’estremo ponente ligure, anche a prescindere dal Gruppo Sbarchi di Vallecrosia: ed alla fine del conflitto aveva totalizzato ben ventisette traversate clandestine via mare. E con gli uomini della SAP di Vallecrosia, invece, costretti talvolta ad improvvisare i loro viaggi anche con mezzi di fortuna. Su tutte queste vicende qui di seguito si produce qualche ulteriore esempio. Lo stesso arrivo di Bentley venne preparato in questo contesto. La supervisione di questa missione fu logicamente del SOE britannico. Le altre operazioni che coinvolsero i partigiani del ponente ligure furono spesso predisposte dall’OSS statutinense. Come nel caso della Missione Gino, il cui tragico esito comportò altre tristi conseguenze per i resistenti, come il ferimento di Leo Carabalona in un agguato nemico in Vallecrosia l’8 febbraio 1945 (per altre fonti, il 9 febbraio), nascosto, curato e portato poi in salvo a Monaco da uomini del Gruppo Sbarchi. Dopo quest’ultima data responsabile del collegamento con gli alleati divenne a tutti gli effetti Renzo StiencaRossi. Adriano Maini
Ruolo di primo piano rivestirono i partigiani del distaccamento S.A.P. ** di Vallecrosia (IM), nato negli ultimi giorni di luglio 1944, che ebbero, tra l’altro, l’incarico di accogliere il capo della missione alleata tra i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, capitano Robert Bentley. Rocco Fava, Op. cit.
… su interessamento del comando della I^ Brigata “Silvano Belgrano” [n.d.r.: a quella data ancora facente parte della II^ Divisione Garibaldi “Felice Cascione”, e non ancora della Divisione “Silvio Bonfante”, perché questa non era ancora stata formta] due soldati radiotelegrafisti americani, sfuggiti ai tedeschi in Alta Italia e fatti scendere in Riviera nella prima decade di novembre [1944], con l’aiuto di Pedretti seguivano dopo qualche giorno il Kahnemann verso la Francia anche con il compito di sollecitare presso il Comando Alleato l’invio di apparecchi ricetrasmittenti. Infine, il tenente Antonio Capacchioni (Tonino), del gruppo Kahnemann, veniva incaricato di preparare, in collaborazione con le SAP di Ventimiglia [invero, di Vallecrosia], il trasferimento via mare del capitano Bentley presso la Divisione “F. Cascione”. Francesco Biga e Ferruccio Iebole, Op. cit.
Il Gruppo Sbarchi era stato creato dal nostro CLN, che mi incaricò ufficialmente, con tanto di credenziali dell’Alto Comando, di rappresentare la Resistenza Italiana presso il comando alleato e di coordinare le loro azioni alle nostre esigenze. Renzo Rossi in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia < Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Con lo sbarco del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte GiulioPedretti, che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. RenatoPlanciaDorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
L’attività della Squadra di azione patriottica di Vallecrosia-Bordighera fu indubbiamente una delle più ardite più pericolose… I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Stienca Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra. Dopo la costituzione della missione Leo e l’arrivo in Italia del Cap. Bentley, ufficiale di collegamento alleato, la squadra collaborò con la missione Leo stessa e col cap. Gino *** [Luigi Punzi] allo scopo di preparare una zona di sbarco a Vallecrosia, dopo i tentativi effettuati ad Arma di Taggia allo stesso scopo, tutti falliti, e l’assassinio del Gino. Preparare una zona di sbarco a pochi chilometri dal fronte, su una costa strettamente sorvegliata dal nemico, era impresa difficilissima, quasi disperata… Mario Mascia, Op. cit.
Nel febbraio del ’45 un agente telegrafista di una radio ricetrasmittente clandestina che operava nella nostra zona venne scoperto e catturato. Viste le mie qualifiche di “operatore radio”, il CLN dispose il mio trasferimento nella vicina Francia liberata per il necessario addestramento… il mio trasferimento sarebbe dovuto avvenire imbarcandomi a Vallecrosia su un piccolo natante per raggiungere il largo, essere trasbordato su di un sottomarino o sul motoscafo di Pedretti e quindi essere sbarcato in Francia. Con Achille [Achille Andrea Lamberti] e Girò [Gireu/Giraud, Pietro Gerolamo Marcenaro] ci imbarcammo di notte su un canotto e ci dirigemmo pagaiando verso il largo. Nè sottomarino. nè motoscafo. Tornare indietro era pericoloso. Girò decise di continuare pagaiando di buona lena… Inzuppati e fradici giungemmo al porto di Monaco… portato a Nizza dove mi abbigliarono con divisa americana. Angelo Athos Mariani, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Il Gruppo Sbarchi (1), di Vallecrosia, emanazione in ultima istanza della locale SAP, ma interagente con varie strutture patriottiche, tra le quali il C.L.N. circondariale di Sanremo tramite il CLN di Bordighera ed il comando della V^ Brigata, comprendeva, tra gli altri, Pietro Gerolamo Girò Marcenaro, citato in diverse testimonianze, come, ad esempio, quella di cui a questo link, di Paolo Pollastro Loi, Achille Andrea Lamberti, comandante del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia, Aldo Levis Lotti, commissario del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia, Renzo Stienca Rossi, Renzo Biancheri (dai compagni di lotta ricordato sempre nelle testimonianze da loro rese come Rensu u Longu, mentre il nome di battaglia era Gianni), Luciano Mannini (Rosina), Alberto Nino Guglielmi, i fratelli Bartolomeo (Lilò – Volpe) ed Ettore (Lilò – Lupo) Biancheri, Ampelio Elio Bregliano, Renato Plancia Dorgia, Angelo Athos Mariani, Eraldo Mura Fullone, Nino Toro Alampi, Enzo Giribaldi, Francesco Cé Bussi, il quattordicenne Sergio Marcenaro, fratello di Girò, impiegato come staffetta. Da sottolineare la preziosa collaborazione clandestina di un gruppo di bersaglieri, guidati dal sergente Bertelli, l’impegno particolare del dottor Salvatore Marchesi (Turi Salibra/Salvamar), ispettore circondariale del CLN di Sanremo, l’interazione con il Distaccamento SAP di Vallecrosia… E Sergio Marcenaro (classe 1931) racconta che almeno saltuariamente ed almeno agli inizi della sua specifica attività tra i contatti che egli doveva tenere come staffetta per il Gruppo Sbarchi vi erano anche Angelo Calcagno di Camporosso Mare, Romano [“Mano/Mario“] Rondelli, floricoltore, di Camporosso, in seguito sindaco della città nella Giunta della Liberazione insediata il 26 aprile 1945, Annibale [“Pichepein“] Vedovati, di Vallecrosia, falegname in Bordighera. Adriano Maini
… “Leo” dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale [per via della grave ferita ricevuta, come si riporta a questo link, l’8 febbraio 1945 > secondo altre fonti il 9 febbraio> in un agguato nazista in Vallecrosia (IM)] e diversi altri nascosto in due differenti case di patrioti , la prima a Bordighera di Renzo “il lungo” Gianni Biancheri, la seconda a Vallecrosia di Achille Andrea Lamberti, venne fatto fuggire dalla S.A.P. (2) di Vallecrosia, che riuscì ad organizzare il suo passaggio in Francia [avvenuto nella notte tra il 5 ed il 6 marzo 1945] con l’impegno dei patrioti Renzo “il lungo” [Renzo Gianni Biancheri], Renzo [Stienca] Rossi, “Rosina” [Luciano Mannini] e “Caronte” [o “Corsaro“, Giulio Pedretti], il quale ultimo compì ben ventisette traversate dall’Italia alla Francia. Rocco Fava, Op. cit.
12 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Sanremo all’ispettore della I^ Zona Operativa Liguria – Comunicava l’elenco dei C.L.N. comunali e rionali costituiti o in via di riconoscimento. Nel comune di Sanremo Bussana, Poggio, San Martino, Centro e Borgo ed altri 3 in corso di riconoscimento. Informava che i Comitati dei comuni di Taggia, Bordighera e Ventimiglia erano già funzionanti, mentre quello di Vallecrosia era in via di riconoscimento. Aggiungeva che i Comitati di Arma di Taggia, Ospedaletti e Coldirodi [rionale] erano già stati riconosciuti. 14 febbraio 1945 – Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” – Comunicava che “sono imminenti alcuni sbarchi di materiali da parte degli alleati sulle coste controllate dalla II^ Divisione e che i materiali andranno distribuiti tra le Divisioni a seconda delle esigenze…“ 26 febbraio 1945 – Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2, al comandante Curto [Nino Siccardi comandante della I^ Zona Operativa Liguria] – Informava che il Comitato era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea; che Leo era poi stato ferito [8 febbraio 1945] da agenti dell’U.P.I. [Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò] in seguito a una delazione del suo radiotelegrafista… che Leo aveva parlato della presa di contatto del dottor Kahnemann con il Comando inglese, al quale aveva reso per iscritto i profili di 53 capi delle II^ Divisione, e che Kanheman si era presentato come capo della stessa Divisione… che Leo aveva confermato di essere passato il 10 dicembre 1944 in Francia, dove aveva preso contatto con il Comando americano di Nizza e con il capitano Roberta [capitano inglese Bentley, ufficiale incaricato del collegamento degli alleati con i partigiani del ponente ligure]; che quest’ultimo volle avere molte notizie sugli uomini della II^ Divisione “Felice Cascione”… 1 marzo 1945 – Dal CLN di Sanremo, prot. 350/SIM, al “Capitano Roberta” [Robert Bentley] – Comunicava che nell’occasione venivano inviati i lucidi richiesti in relazione alle operazioni di sbarco materiali progettate dalla Missione Alleata, esprimendo, altresì, rammarico per il ritardo con cui si era proceduto a tale inoltro, ritardo determinato dal rastrellamento nemico del 18 febbraio. [ … Sergio [Giovanni Sibelli, membro del CLN di Alassio e comandante sapista], mercoledì 21 marzo [1945] segnalava a Giorgio [Giorgio Olivero, comandante della VI^ Divisione “Silvio Bonfante”] l’avvenuta sostituzione di persona di un agente segreto degli Alleati con uno spione tedesco. Appena sbarcato nei pressi di Ventimiglia, l’agente alleato, un italiano nativo di Parma, era stato ferito, catturato e ricoverato ad Alassio in un’infermeria tedesca. Un temerario, appartenente ai servizi segreti germanici, aveva assunto le generalità dell’agente ferito e raggiunto i partigiani in qualche distaccamento montano, con una radio ricetrasmittente per accreditare la sua falsa identità. L’efficiente rete ‘sapista’ alassina aveva permesso di segnalare tempestivamente il caso, contribuendo così in modo determinante a sventare la pericolosa infiltrazione… Francesco Biga e Ferruccio Iebole, Op. cit.] 4 aprile 1945 – Dal Rappresentante Alleato [capitano Bentley] al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] – Veniva conferito l’incarico di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni “alle ore 23.15 del giorno 4 c.m. per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12 p.v. dovevano iniziare alle ore 24. L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti“. Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo 1945 con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco. 24 aprile 1945 – Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione “Felice Cascione” – Scriveva che “il capitano “Bartali” [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l’incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione “capitano Roberta” [capitano Bentley]. Si prega di fornire “Bartali” di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla Divisione”. da documentiIsrecimin Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
Parallelamente agli aviolanci nel mese di aprile del 1945, ma in modo più assiduo, nella zona del ponente ligure provenienti dalla Francia avvenivano sbarchi di materiale bellico (diversi Bren, Sten e Breda) a Vallecrosia. Sulla costa, nei punti di incontro stabiliti, garibaldini della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione” o della locale SAP effettuavano a piccoli intervalli, a partire dalle ore 23 nelle notti concertate previe comunicazioni segrete, segnalazioni luminose all’indirizzo dei natanti di volta in volta in arrivo. Rocco Fava, Op. cit., Tomo I
… Rossi [Renzo Rossi] si accreditò [7 o 8 marzo 1945] presso l’OSS a Nizza. In seguito fece 4 viaggi [recando armi, documenti, uomini di collegamento, materiale vario] via mare dalla Francia [alla costa di Vallecrosia]. Tornò definitivamente in Italia la notte del 27 aprile 1945, sbarcando a Sanremo…Sir Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013
Un’altra missione partiva tra il 22 e il 23 marzo, la quale tornava tra il 4 e il 5 aprile, con armi e munizioni che erano date in consegna alle SAP di Sanremo. In questo periodo sbarchi ed imbarchi si effettuavano fortunosamente, ora in un luogo, ora in un altro […] le SS, consce di tale collegamento, ma incapaci di sapere alcunché di preciso, effettuavano un rastrellamento in Bordighera, catturando i fratelli Biancheri […] Giungono ancora armi nella notte tra il 10 e l’11, tra il 15 e il 16, e tra il 20 e il 21 del mese di aprile 1945. In questo periodo si attuano collegamenti giornalieri con il CLN di Sanremo, con il comando della Divisione “F. Cascione” e con il Comando I Zona Operativa. Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Grafiche Amadeo, 2005
* secondo don Ermando Micheletto, La V ^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975, Augusto Gianni Bracco era invece il coordinatore della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato
** A settembre 1944 insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto anche "Ivano", in quel momento comandante della V^ Brigata d'Assalto "Luigi Nuvoloni", da dicembre 1944 comandante della II^ Divisione Garibaldi "Felice Cascione"]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva aderito alla Resistenza. Vitò investì formalmente Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] e la S.A.P.: io fui nominato suo agente e collaboratore... Renzo Gianni Biancheri, "Rensu u Longu", in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
*** Nell’estate 1944 i servizi segreti americani avevano inviato sulla costa una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi. Dovendo tornare in Francia, per attraversare le linee Gino Punzi si avvalse della collaborazione di un passeur, dal quale, poiché era passato al soldo dei tedeschi, durante il viaggio venne ucciso. Il comandante tedesco si infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a conoscenza del fatto che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti alleati. I tedeschi predisposero una trappola... RenzoGianniBiancheri, "Rensu u Longu", in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Tra queste operazioni vi fu la tragica "Operazione Leo", a seguito della "Operazione Gino", di cui non conosco i particolari, ma che mise a repentaglio tutta la nostra organizzazione. Renato "Plancia" Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit
Luigi Gino Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare, nato ad Acquafondata (Frosinone) nel 1917, già del 5° reggimento di artiglieria alpina, combattè nei Balcani. Luigi Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione: Combattente in territorio oltre confine non si arrendeva ai tedeschi ed in impari lotta opponeva fiera resistenza mantenendo alto l’onore e il valore del soldato italiano. Benché ferito riusciva a sfuggire alla cattura e unitosi al movimento clandestino francese organizzava la partecipazione al “Maquis” di formazioni partigiane composte di connazionali in Francia. A Peille, Peiracava e alla Turbie si univa ad essi ed eseguiva ardite missioni per collegare e coordinare nella zona di frontiera ed in quella rivierasca l’azione dei partigiani francesi e italiani. Mentre rientrava alla base di ritorno da una missione particolarmente rischiosa, veniva proditoriamente colpito da un sicario prezzolato che lo finiva a colpi di scure. Cadeva nel compimento del dovere dopo aver riassunto nella sua opera le belle virtù come militare e partigiano d’Italia - Alpi Marittime - Ventimiglia, 8 settembre 1943 - 6 gennaio 1945 [in effetti il capitano Punzi venne ucciso il 4 gennaio 1945]
L’8 settembre 1943 colse Punzi nella IV^ armata italiana, presente nel sud-est della Francia. Probabilmente combattè in quei frangenti contro le occupanti truppe naziste e, benché ferito, riuscì a fuggire per unirsi in Costa Azzurra a costituende formazioni partigiane composte di francesi e di connazionali. Una testimonianza scritta, rilasciata in Imperia dal sottocitato Panascì alla fine della guerra, come riportato in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, 1977, lascia emergere che, arrestato a Ventimiglia (IM) nel dicembre 1943, il capitano aveva potuto esibire, per salvarsi, altresì aiutato in questo tentativo dall’interessamento inopinato degli agenti di polizia Antonino Panascì e Gaetano Iannacone, documenti rilasciatigli dal Comando di Milizia Confinaria; che era già attivo nel tentativo di creare una rete clandestina antifascista in provincia di Imperia; che aveva continuato ad operare nel mentovato senso nel ponente ligure, soprattutto tenendo contatti con il già rammentato Panascì. Punzi combatté, poi, valorosamente, alla fine di agosto 1944 con i partigiani francesi del Nizzardo per la liberazione di Peille e dintorni. Ormai stabilmente operativo con l’O.S.S. americano a Villa Petit Rocher, in quel sito dovrebbe avere conosciuto Stefano Leo Carabalona, colà giunto (o ritornato) il 10 dicembre 1944 in qualità di responsabile (con vice Lolli, Giuseppe Longo) della Missione dei partigiani del ponente ligure presso il Comando Alleato.
... In questo frattempo arrivò dalla Francia il Cap. Gino [Luigi Punzi: vedere sopra] per mettere il piano <la missione del capitano inglese Robert Bentley quale ufficiale di collegamento degli alleati con i garibaldini> in esecuzione. La base di sbarco doveva essere il giro del Don, tra Arma di Taggia e Riva Ligure. Mi procurai una casetta nelle vicinanze come punto di appoggio. Tutto era pronto e si attendeva il primo sbarco, quando... saputo che l'ufficiale aveva con sé una forte somma lo rapinò e lo uccise... Domenico Gori Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione in Mario Mascia, Op. cit
Da sinistra, i garibaldini Francesco Cé Garini ed Ampelio Elio Bregliano a Negi - Fonte: Fiorucci, Op. cit.
(2) Composizione, anche secondo quanto riportato in Mario Mascia, "L'epopea dell'esercito scalzo", Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975, del distaccamento S.A.P. di Vallecrosia (IM): oltre Achille Lamberti e Lotti, Nino Toro Alampi, Ezio Amalberti, RenzoGianni Biancheri, Antonio Tom Demonte, Renato Plancia Dorgia, Saverio Ficara, Eraldo Mura Fullone, Francesco Cé Garini, Mario Grossi, Secondino Maccario, Biagio Maiolino, Agostino Marcenaro, Sergio Sergio Marcenaro (quattordicenne staffetta), Domenico Marenco, Maria Martini, Gino Moro, Giobatta Ravera, Pietro Raimondo, Enrico Rondelli, Renzo Stienca Rossi, Ennio Sasso, Giacomo Sasso, Giuseppe Macal Spagarino. Questo Distaccamento S.A.P. faceva capo alla V^ Brigata S.A.P. “Giacomo Matteotti” [con sede a Sanremo (IM), comandante Fortunato Tonio Carretta [che fino dai primi momenti dell'occupazione tedesca lavorò ad organizzare la Resistenza per incarico del PCI, funzionò poi da informatore per il CLN e, a cominciare dal 1° ottobre 1944, darà la sua opera, per il PCI, all'organizzazione del Fronte della Gioventù...Giovanni Strato, Op. cit.] vice comandante Eugenio Carugati, commissario Vincenzo Riveta] della Divisione S.A.P. “Giacinto Menotti Serrati”, unica in provincia di Imperia.
Il tratto di mare attraversato con viaggi clandestini dai partigiani del ponente ligure
Rino Poli nell’autunno del 1944 partecipa all’organizzazione di una spedizione via mare [da Ventimiglia] con un gozzo a remi, che porterà in Francia diversi antifascisti che saranno integrati come ausiliari presso il comando alleato di Nizza. In questo collabora con i “Gruppi di sbarco” di Giulio Pedretti “Corsaro”… Vittorio Detassis, Profili di alcuni partigiani imperiesi, IsrecIm
19/9/1944 – Per motivi di sicurezza ci trasferiamo dalla pensione Mimosa a Villa Lucca, sotto Roquebrune, di fronte a Montecarlo. Davanti allo splendido mare della Costa Azzurra […] Ogni settimana, al comando degli Americani, eravamo destinati ad eseguire missioni sempre più pericolose. Divisi in due gruppi, uno agiva in montagna per individuare le posizioni tedesche, l’altro, via mare, stabiliva collegamenti con i partigiani di Ventimiglia. Giorgio Lavagna (Tigre), Dall’Arroscia alla Provenza, Fazzoletti Garibaldini nella Resistenza, Isrecim, Ed. Cav. A. Dominici, Oneglia Imperia, 1982 [ A settembre 1944 Lavagna ed il suo gruppo sono arruolati nella FSSF, First Special Service Force (chiamata anche The Devil’s Brigade, The Black Devils, The Black Devils’ Brigade, Freddie’s Freighters), reparto d’elite statunitense-canadese di commando, impiegato anche nella Operazione Dragoon nel sud della Francia, tuttavia sciolto nel dicembre 1944; a questa data per non farsi internare, questi garibaldini sono costretti ad immatricolarsi nel 21/XV Bataillon Volontaires Etrangérs francese ]
Rosina (Luciano Mannini) racconta: “Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l’arrivo nella zona della V^ Brigata [d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione”] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. Il capitanoLeo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre – parte attraverso i valichi alpini e parte via mare – in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta”. La missione Leo alla quale appartenevano Rosina, Lolli, Giulio [Corsaro] Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [il 10] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall’infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l’altro, l’uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno… L’attività della Squadra di azione patriottica di Vallecrosia-Bordighera fu indubbiamente una delle più ardite più pericolose… I collegamenti con la montagna venivano mantenuti dai sapisti stessi; e quelli con Sanremo da Renzo [Stienca Rossi] e negli ultimi tempi dal giovanissimo studente Enrico Cauvin [di Vallecrosia]. All’inizio l’attività della SAP aveva carattere informativo, costituendo essa il SIM della zona e funzionando spesso di collegamento con le formazioni di montagna, stanziate nell’immediato retroterra. Dopo la costituzione della missione Leo e l’arrivo in Italia del Cap. Bentley, ufficiale di collegamento alleato, la squadra collaborò con la missione Leo stessa e col cap. Gino *[Luigi Punzi] allo scopo di preparare una zona di sbarco a Vallecrosia, dopo i tentativi effettuati ad Arma di Taggia allo stesso scopo, tutti falliti, e l’assassinio del Gino *. Preparare una zona di sbarco a pochi chilometri dal fronte, su una costa strettamente sorvegliata dal nemico, era impresa difficilissima, quasi disperata […] Mario Mascia, L’Epopea dell’Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975
* [ Luigi Gino Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare, nato ad Acquafondata (Frosinone) nel 1917, già del 5° reggimento di artiglieria alpina, aveva combattuto prima dell'8 settembre 1943 nei Balcani.
Luigi Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione: Combattente in territorio oltre confine non si arrendeva ai tedeschi ed in impari lotta opponeva fiera resistenza mantenendo alto l’onore e il valore del soldato italiano. Benché ferito riusciva a sfuggire alla cattura e unitosi al movimento clandestino francese organizzava la partecipazione al “Maquis” di formazioni partigiane composte di connazionali in Francia. A Peille, Peiracava e alla Turbie si univa ad essi ed eseguiva ardite missioni per collegare e coordinare nella zona di frontiera ed in quella rivierasca l’azione dei partigiani francesi e italiani. Mentre rientrava alla base di ritorno da una missione particolarmente rischiosa, veniva proditoriamente colpito da un sicario prezzolato che lo finiva a colpi di scure. Cadeva nel compimento del dovere dopo aver riassunto nella sua opera le belle virtù come militare e partigiano d’Italia – Alpi Marittime – Ventimiglia, 8 settembre 1943 – 6 gennaio 1945 [in effetti il capitano Punzi venne ucciso il 4 gennaio 1945
L’8 settembre 1943 colse Punzi nella IV^ armata italiana, presente nel sud-est della Francia. Probabilmente combattè in quei frangenti contro le occupanti truppe naziste e, benché ferito, riuscì a fuggire per unirsi in Costa Azzurra a costituende formazioni partigiane composte di francesi e di connazionali. Una testimonianza scritta, rilasciata in Imperia dal sottocitato Panascì alla fine della guerra, come riportato in Francesco Biga < Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. III, Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, Milanostampa, 1977>, lascia emergere che, arrestato a Ventimiglia (IM) nel dicembre 1943, il capitano aveva potuto esibire, per salvarsi, altresì aiutato in questo tentativo dall’interessamento inopinato degli agenti di polizia Antonino Panascì e Gaetano Iannacone, documenti rilasciatigli dal Comando di Milizia Confinaria; che era già attivo nel tentativo di creare una rete clandestina antifascista in provincia di Imperia; che aveva continuato ad operare nel mentovato senso nel ponente ligure, soprattutto tenendo contatti con il già rammentato Panascì.
Punzi combatté, poi, valorosamente, alla fine di agosto 1944 con i partigiani francesi del Nizzardo per la liberazione di Peille e dintorni. Ormai stabilmente operativo con l’O.S.S. americano a Villa Petit Rocher, in quel sito dovrebbe avere conosciuto Stefano Leo Carabalona, colà giunto (o ritornato) il 10 dicembre 1944 in qualità di responsabile (con vice Lolli, Giuseppe Longo) della Missione dei partigiani del ponente ligure presso il Comando Alleato ]
Come si desume dall’opera “MARTIRIO E RESISTENZA della Città di Ventimiglia nel corso della 2^ Guerra Mondiale” <Relazione per il conferimento di una Medaglia d’Oro al Valor Militare – Edita dal Comune di Ventimiglia (IM), 10 aprile 1971 – Tipografia Penone di Ventimiglia (IM)>, dopo lo sbarco alleato del 30 agosto 1944 sulla Costa Azzurra, il comandante di Distaccamento della V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione “Felice Cascione“, Stefano Leo Carabalona, che di lì a breve sarebbe diventato comandante, con Lolli, o Loli, Giuseppe Longo, vice comandante, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato a Nizza, indirizzava ai primi di ottobre di quell’anno da Pigna (IM), Alta Val Nervia, dove infuriava la lotta per la difesa della neonata Repubblica Partigiana dalla vita sin troppo breve, a Ventimiglia (IM), da Giulio Corsaro/Caronte Pedretti e Pasquale Pirata Corradi, Pascalin per gli amici, quattro militari anglo-americani, che dovevano raggiungere la zona liberata.
Si trattava, come si riporta anche a questo link, di una componente della Missione Flap e di due ex prigionieri di guerra.
Lo stato attuale – in uno scorcio – di Marina San Giuseppe di Ventimiglia (IM), zona in cui abitavano Pedretti e CorradiLa spiaggia di Marina San Giuseppe di Ventimiglia (IM) da cui Pedretti e Corradi partirono per portare in Francia i militari alleati
Pedretti e Corradi riuscirono a condurre i militari alleati, di cui si è già detto, di notte con una barca a remi a Montecarlo nel Principato di Monaco, sbarcando colà all’incirca alle 4 del 9 ottobre 1944. Pedretti e Corradi passarono di lì a breve in forza al Comando statunitense dell’O.S.S.(antesignana della più nota CIA) di Nizza, con il quale erano già attivi circa 25 italiani. Prima di rivestire tali incarichi, nel Principato di Monaco, poco dopo essere approdati, Pedretti e Corradi erano stati interrogati all’Hotel Excelsior dal maggiore scozzese Gunn e rivestiti con divise militari inglesi. Dopo di che, alloggiati in rue Hugo a Nizza, erano stati interrogati sulle attività e sulla situazione dei partigiani della provincia di Imperia
Adriano Maini
Su proposta dei Comandi alleati Corsaro e Pascalin entrarono a fare parte dell’organizzazione americana O.S.S. (Organization Secret Service) composta [nella sede di Nizza, Alpi Marittime, Francia] da circa venticinque membri. Nell’ambito dell’O.S.S. veniva così costituita la Missione Corsaro, che assumeva il compito del collegamento tra il Comando alleato e i Comandi partigiani operanti nella zona Ventimiglia-Limone [Piemonte]-Nava-Oneglia, della raccolta e della trasmissione di informazioni militari e di procurare asilo e assistenza alle Missioni alleate in transito. Numerose Missioni alleate vennero facilitate ospitandone i componenti, fornendo loro le carte d’identità e le tessere annonarie procurate dall’impiegato comunale [di Ventimiglia (IM)] Arturo Viale… Corsaro aveva già fatto più volte la spola tra Vallecrosia e la costa francese in settembre [1944], viaggiando con una barca a remi nelle notti più oscure, trasbordando armi e plichi con le informazioni militari per gli Americani, più comprensivi degli Inglesi. Accettando l’incarico di capo dell’Ufficio Operazioni della Missione in zona nemica, tramite Corsaro, Leo poteva inviare da Pigna al comando alleato le informazioni necessarie… Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005
Dopo la battaglia di Pigna Carabalona non seguì Vitò [“Ivano“, Giuseppe Vittorio Guglielmo] in Piemonte: era stato delegato ad avere rapporti con gli alleati. Ricavo le notizie da un’intervista con Vitò: «Stefano Carabalona, tenente nell’esercito nelle forze G.A.F., dopo l’8 settembre iniziò la sua propaganda per la formazione di gruppi partigiani. Radunò i ragazzi della bassa Val Nervia e soprattutto quelli di Rocchetta Nervina, sulle cui alture aveva stabilito la sede del distaccamento. I giovani che raccolse erano numerosi e furono anche ben organizzati […] Quando con la venuta a Pigna degli alleati si presentò la necessità di una missione alleata tra noi la chiedemmo: furono loro stessi ad appoggiare la nostra richiesta. Qualcuno di noi doveva essere preparato e delegato per avere un contatto diretto. Designai Carabalona e Lolli [Giuseppe Longo], che mi sembravano più adatti. Dovevamo superare anche la questione del colore politico. Non volevamo che questo ci danneggiasse. Se mai era una questione nostra. Anche tra gli alleati vi erano delle divergenze di opinioni. A noi interessava il loro aiuto. Così Carabalona, dopo accordi presi, si era recato presso Nizza, nel golfo di Villafranca. Qui in una villetta presero contatto con gli alleati. Fu lì che partì il capitano Bentley per venire in mezzo a noi come osservatore e come elemento di collegamento. Carabalona ed il suo gruppo sono sempre stati in Francia, collegati con gli americani. Venivano di tanto in tanto in Italia per collegamenti con i nostri gruppi. In uno di questi rientri Carabalona fu colpito piuttosto gravemente ed ebbe molto a soffrire […] Durante i suoi rimpatri aveva formato un secondo gruppo partigiano». don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” – Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
Sempre attingendo all’opera “MARTIRIO E RESISTENZA della Città di Ventimiglia nel corso della 2^ Guerra Mondiale”, Op. cit., si viene a sapere che, rientrati a Ventimiglia con materiale necessario, fra cui due radio ricetrasmittenti, ebbero base logistica negli appartamenti delle famiglie Pedretti e Corradi e di Renato Sibono, già tenente di artiglieria. In seguito si occuparono, sempre in interazione con il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia (IM) e sotto la già citata direzione di Stefano Leo Carabalona, di collegamento fra truppe alleate e reparti partigiani, di raccolta e trasmissione di informazioni militari, di asilo, assistenza e smistamento dei componenti delle missioni alleate da e per l’Italia e dei partigiani che dovevano espatriare. I collegamenti con le forze partigiane erano assicurati dal maggiore – a riposo – degli Alpini, Luigi Raimondo e dal figlio, Mario, Mariun, che si spesero, anche assieme a Efisio Mare Loi, appartenente alla citata V^ Brigata, già maresciallo maggiore della Regia Guardia di Finanza, ed Albino Machnich, nella raccolta delle informazioni militari. Le responsabilità e i rischi maggiori del Gruppo di Ventimiglia, Missione Corsaro, furono di Giulio CorsaroPedretti. Alcune missioni alleate vennero, inoltre, prima e dopo gli episodi già messi in evidenza, facilitate dal manipolo di patrioti della città di confine, organizzato intorno a “Corsaro“, che ne accoglieva i componenti, per poi fornirli di carte di identità e tessere annonarie – trafugate da un impiegato del Comune di Ventimiglia (IM), Arturo Viale -, ed aiutarli a raggiungere Imperia, dove in quel torno di tempo si fermava, causa bombardamenti, la ferrovia. Dopo la rioccupazione di Pigna (IM) ad ottobre 1944 da parte dei tedeschi, si rifugiarono in casa Pedretti a Ventimiglia sei partigiani del comando della V^ Brigata, Stefano LeoCarabalona, e Longo, già menzionati, Tullio Boia Anfosso, comandante di Distaccamento della V^ Brigata, Giulio Colombo Licasale, Luigi Sirena Gastaudo, capo di una squadra della V^ Brigata, e Gennaro Luisito Filatro, nato il 24 giugno 1917 a Civita (CS), già sergente maggiore del Regio Esercito. Lanotte tra il 10 e l’11 dicembre 1944 vennero portati da Pedretti in Francia, dove si trasferirono anche altri componenti del Gruppo “Corsaro“: più precisamente nella Villa Le Petit Rocher (situata a St. Jean Cap Ferrat, nella baia di Villafranca), punto di riferimento alleato anche per il “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”. Infatti, venne istituito un regolare servizio di rifornimenti di armi, medicinali e viveri per i partigiani italiani – e di esfiltrazione in Francia di ex-prigionieri alleati – tramite la S.A.P. (di cui era emanazione il Gruppo Partigiano Sbarchi) di Vallecrosia (IM).
Da sinistra Villa Iberia e Villa Le Petit Rocher
Carabalona andò, dunque, a dirigere due raggruppamenti operativi, interconnessi tra di loro, la Missione Corsaro ed il Gruppo Sbarchi Vallecrosia.
Ampelio Elio Bregliano, terzo da sinistra, nella baia di Villafranca
Ampelio Elio Bregliano all’imbarcadero di Villa Le Petit Rocher
Al Petit Rocher il Comando alleato aveva anche costituito una scuola sabotatori, frequentata da ventimigliesi, come Giuseppe Brancaleone Stroppelli (o Stropelli) e Giovanni Leuzzi [Catuscia o Katiuscia, commissario di Distaccamento della V^ Brigata], e vallecrosini, quali Ampelio “Elio” Bregliano e Renato “Plancia” Dorgia, questi ultimi appartenenti al già menzionato “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”.
Pedretti cumulò alla fine della guerra una trentina di perigliose missioni via mare, quasi tutte con motoscafi forniti a quel punto dagli alleati. Ad esempio, il 6 gennaio 1945 guidò il mezzo che condusse il capitano Robert Bentley del SOE britannico (ed un suo sottoposto, il radiotelegrafista caporale MacDougall) davanti a Vallecrosia (IM) per adempiere, dopo trasbordo ed inoltro in montagna, alle funzioni di ufficiale alleato di collegamento con la Resistenza della provincia di Imperia. E fu attivo a marzo, quando si trattò di tentare di fare rientrare – in modo rocambolesco – la squadra che aveva portato, precisamente la notte del 7 marzo 1945, in salvo a Nizza Stefano Leo Carabalona, rimasto gravemente ferito nel corso di una operazione clandestina a Vallecrosia. E nell’incarico di ufficiale partigiano di collegamento con gli alleati gli subentrò Renzo Stienca Rossi. Infatti, nella testimonianza di RenzoGianniBiancheri (Rensu U Longu nelle memorie dei compagni), in “Gruppo Sbarchi Vallecrosia” (<ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007) di Giuseppe Mac Fiorucci si legge: “Il nostro ritorno fu programmato subito con il motoscafo di Pedretti e Cesar, che doveva recuperare anche alcuni prigionieri alleati (5 piloti: 2 inglesi, 2 americani, 1 francese); ma il motoscafo in mare aperto andò in panne e non ne volle sapere di riavviarsi. Eravamo in balia delle onde; Renzo Rossi, “Corsaro” e Cesar sotto un telo, al chiarore di una lampada, rabberciarono alla meglio il motore. Quasi albeggiava e la missione fu annullata perché ormai troppo tardi“. Ed ancora, Renzo Biancheri: “Pochi giorni dopo, senza Achille [Andrea Lamberti], che rimase a dirigere il Gruppo a Vallecrosia, effettuai con Girò [Gerolamo Pietro Marcenaro] un’altra traversata, accompagnando “Plancia” [Renato Dorgia] a prendere armi e materiale per i garibaldini. Il ritorno lo effettuammo con la scorta di una vedetta francese, che accompagnò il motoscafo di Pedretti. Vi furono momenti di apprensione perché da bordo della vedetta si udì distintamente il rombo del motore di un motoscafo tedesco, che, tuttavia, non essendosi gli occupanti accorti della nostra presenza, passò oltre”
Adriano Maini
Credo che dal lungomare tenuto “aperto” dalla sezione sbarchi salpasse anche la prima imbarcazione con “Leo” Carabalona, “Rosina” (Luciano Mannini), “Caronte” (Pedretti) e altri di Ventimiglia… Con lo sbarco del capitano Bentley si strinsero ancor più i rapporti tra il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia e il gruppo di “Leo” Carabalona, del quale faceva parte Giulio Pedretti [“Corsaro“], che per primi avevano preso contatto con le forze alleate. Gli sbarchi si susseguirono con invio di armi e anche di agenti radiotelegrafisti per azioni di spionaggio. Renato “Plancia”Dorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.
[…] avevano luogo sbarchi di materiale bellico nella zona di Vallecrosia-Bordighera. I volontari che si occuparono di tali trasporti appartenevano al gruppo di “Leo“, che fungeva da tramite tra i garibaldini e la missione alleata in Francia. Giulio Pedretti fu il partigiano che più di ogni altro si impegnò in tali operazioni, al punto che alla fine della guerra aveva effettuato 27 traversate per recapitare armi e uomini attraverso il tratto di mare prospicente la zona di confine italo-francese. Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico 1998/1999
Nell’ambito dell’O.S.S. veniva così costituita la Missione Corsaro, che assumeva il compito del collegamento tra il Comando alleato e i Comandi partigiani operanti nella zona Ventimiglia… Accettando l’incarico di capo dell’Ufficio Operazioni della Missione in zona nemica, tramite Corsaro [Giulio Pedretti], Leo [Stefano Carabalona] poteva inviare da Pigna al comando alleato le informazioni necessarie… Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2005
Il teatro di mare su cui operavano di notte i partigiani del mare
[A metà dicembre del 1944 vennero ufficializzati con la Missione Kanheman i rapporti tra i partigiani del ponente ligure con gli alleati, ormai attestati sul vecchio confine italo francese. Due gruppi italiani operavano clandestinamente via mare in collaborazione con gli alleati, entrambi sotto la responsabilità di Stefano Leo Carabalona. La Missione Corsaro, guidata da Giulio Pedretti, con radici in Ventimiglia (IM). Di quello di Vallecrosia, Gruppo Sbarchi, faceva parte l’estensore della presente testimonianza]
Nell’estate 1944 i servizi segreti americani avevano inviato sulla costa una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi .
Dovendo tornare in Francia, per attraversare le linee [non era certo la prima volta] Gino Punzi si avvalse della collaborazione di un passeur, dal quale, poiché era passato al soldo dei tedeschi, durante il viaggio venne ucciso [nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 1945 in zona Marina San Giuseppe a Ventimiglia]. Il comandante tedesco si infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a conoscenza del fatto che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti alleati.
I tedeschi predisposero una trappola e quando arrivò il telegrafista “Eros” lo catturarono ferendolo. Si avvalsero di lui per trasmettere falsi messaggi al comando alleato di Nizza.
Con questi falsi messaggi fu richiesto l’invio di un’altra missione: la missione “Leo”.
Al centro della fotografia Stefano Leo Carabalona nella baia di Villefranche-sur-Mer
[ Luciano “Rosina” Mannini in Mario Mascia, Op. cit., definisce, invece, come si è letto qui sopra, “Missione Leo” la vera e propria presa di contatto di Carabalona, comandante della Missione Militare (dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria) presso il Comando Alleato, con gli Alleati, Missione perfezionata il 15 dicembre 1944 con l’arrivo tra gli Alleati della Missione partigiana Kanheman; nella missione Leo erano – lo si ripete, sempre secondo Mannini – coinvolti, tra gli altri, Giulio “Caronte” o “Corsaro” Pedretti e Pasquale Pirata Corradi di Ventimiglia (IM), della Missione o Gruppo Corsaro di Ventimiglia, nonché Lolli, Giuseppe Longo, vice comandante di Carabalona, e lui stesso, Mannini (di Vallecrosia); rientrarono, dopo adeguata preparazione fornita dagli Alleati, a metà gennaio 1945, come si può leggere anche in Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II, Paperback, 2013, che definisce tale rientro come una missione dell’OSS statunitense ].
La missione andò a rotoli con il ferimento[era l’8, forse il 9, febbraio 1945] di “Leo” [Stefano Carabalona], che venne nascosto nella cantina di casa mia.
I tedeschi rastrellarono tutta la zona cercando “Leo”; “visitarono” anche la mia casa: sulla porta rimasero le impronte dei chiodi degli scarponi di quando sfondarono l’ingresso a calci.
Ma non cercarono in cantina. Si limitarono ad arraffare del cibo dalla cucina. Con Renzo Rossi nascondemmo tutti i documenti del SIM e del CNL nel mio giardino, preparandoci al trasferimento di “Leo” in Francia.
Il Gruppo Sbarchi Vallecrosia aveva frattanto predisposto una barca. Renzo Rossi con Lotti [Aldo Levis Lotti, commissario della squadra S.A.P. di Vallecrosia] avevano preavvisato i bersaglieri della necessità di effettuare l’imbarco quanto prima possibile.
La collaborazione dei bersaglieri fu determinante per tutte le operazioni del Gruppo Sbarchi. Il sergente Bertelli comandava un gruppo di bersaglieri a Collasgarba – sopra Nervia di Ventimiglia – e aveva manifestato la volontà di aderire alla Resistenza. Fu avvicinato dai fratelli Biancheri [martiri della Resistenza], detti Lilò, per stabilire le modalità della diserzione, quando il plotone fu distaccato alla difesa costiera giusto sulla costa di Vallecrosia in prossimità del bunker alla foce del Verbone.
Una vecchia fotografia, tratta da Gruppo Sbarchi Vallecrosia, Op. cit. infra, attinente il presidio dei bersaglieri a Vallecrosia (IM)
I Lilò convinsero allora i bersaglieri a non disertare, ma ad operare dall’interno per consentire ed agevolare le nostre operazioni. Alla data convenuta, in pieno giorno trasferimmo “Leo” a Vallecrosia, facendolo sedere sulla canna della bicicletta di Renzo. In pieno giorno, perché approfittammo di un furioso bombardamento. Le strade erano deserte, solo granate che esplodevano da tutte le parti. Ricoverammo “Leo” in casa di Achille [Achille Lamberti di Vallecrosia, “Andrea“], aspettando la notte. Al momento opportuno ci trasferimmo sul lungomare; il soldato tedesco di guardia, come al solito, era stato addormentato da Achille con del sonnifero fornito dal dr. [Salvatore] Marchesi [nomi di battaglia “Turi“, “Salibra“, “Salvamar“, ispettore circondariale del CLN di Sanremo, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista e figura di spicco della Resistenza a livello nazionale], laureato in chimica.
[ 7 aprile 1945 - Dal CLN di Sanremo a Turi Salibra ed al CLN di Bordighera - L'ufficiale addetto al Comando, Piero [Pietro De Andreis], sarebbe stato con il CLN di Bordighera al momento dello sbarco per la ripartizione delle armi provenienti dalla Francia. In base agli accordi le armi sarebbero state assegnate per il 25% alle SAP di Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera e per il restante alle SAP di Ospedaletti, Sanremo, Taggia e Riva-Santo Stefano [allora comune unico]... da un documentoIsrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999 ]
I bersaglieri ci aiutarono a mettere in acqua la barca e a caricare “Leo” ferito. Cominciammo a remare, ma, dopo poche centinaia di metri, la barca cominciò ad imbarcare acqua. Non potevamo tornare indietro. Mentre io e “Rosina” (Luciano Mannini) remavamo, “Leo” e Renzo [Renzo Rossi] si misero di buona lena a gottare, con una sassola che, per puro caso, avevamo portato con noi.
Riuscimmo a tenere il mare e ad arrivare al porto di Monaco. Con la pila facemmo i soliti segnali, ma non ricevemmo alcuna risposta; entrammo nel porto e accostammo alla banchina. Chiamammo una ronda di passaggio, che ci portò al comando di polizia, dove chiedemmo di informare Milou, l’agente di collegamento.
Arrivarono gli inglesi e “Leo” fu finalmente ricoverato al Pasteur di Nizza. Anche io e “Rosina” ci facemmo medicare il palmo delle mani piagate dal remare.
Renzo Gianni Biancheri (2), detto anche “Rensu u Longu“, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM), 2007 >
(2) ... Anche io fui condotto a Montecarlo, con Renzo Rossi, Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro] e Renzo Biancheri, già allora sordo come una campana. Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit Rocher... Renzo Biancheri chiese di poter usare il telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo stupore generale iniziò a cantare Polvere di Stelle. Renzo era sordo e come tutti i duri d’orecchio cantava bene. Sussurrava la melodia d’amore di “Polvere di Stelle”, alle orecchie di una interlocutrice, evidentemente conosciuta in qualche precedente missione e con la quale di certo non scambiava lunghe conversazioni:
Sometimes I wonder why I spend
The lonely night dreaming of a song
Renato Plancia Dorgia inGiuseppe Mac Fiorucci, Op.cit.Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero)… dopo aver riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna lavorerà per il CLN circondariale adoperandosi tra l’altro in viaggi via mare… per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e ufficiali americani, inglesi, francesi… Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività… Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976